Disco sottile

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Rappresentazione di taglio della Via Lattea con le varie strutture presenti al suo interno (non in scala). Il disco sottile è colorato in verde.

Il disco sottile è un costituente della struttura delle galassie a spirale e di quelle lenticolari (galassie di tipo S0), composto da stelle, gas e polvere cosmica. È la zona di maggiore densità di materia al di fuori del bulge, il rigonfiamento galattico.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Nel caso della nostra Via Lattea, si ritiene che la sua altezza di scala sia di circa 300–400 parsec (980–1 300 al) sull'asse verticale perpendicolare al disco galattico,[1] e di circa 2,5–4,5 chiloparsec (8,2–14,7 kly) sull'asse orizzontale in direzione del raggio.[2] Il nostro Sole è situato a 8 chiloparsec (26 kly) al di fuori del centro galattico.

Popolazioni stellari[modifica | modifica wikitesto]

Il disco sottile contribuisce all'85% delle stelle del piano galattico[3] e al 95% del totale delle stelle del disco.[2] Si distingue dal disco spesso in quanto quest'ultimo è composto da stelle di popolazione più vecchia, risalenti a uno stadio precedente della formazione galattica e pertanto con un minore contenuto di elementi pesanti. Invece le stelle del disco sottile si sono formate dall'accrezione di gas in uno stadio più avanzato della formazione e quindi in media hanno una metallicità superiore.[4]

Il disco sottile contiene stelle con ampia gamma di età e può essere suddiviso in una serie di sub-popolazioni di età crescente, ma nel complesso è considerevolmente più giovane del disco spesso.[5]

Secondo studi recenti di nucleocosmocronologia, si stima che il disco sottile della Via Lattea si sia formato 8,8 ± 1,7 miliardi di anni fa.[6] Si ritiene che sia entrato in collisione con una piccola galassia satellite, provocando uno sconvolgimento nelle stelle del disco sottile e dando origine al disco spesso,[7] mentre il gas si sarebbe posizionato sul piano galattico riformando il disco sottile.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bradley W. Carroll e Dale A. Ostlie, An Introduction to Modern Astrophysics, 2ª ed., 2007.
  2. ^ a b c Linda S. Sparke e John S. III Gallagher, Galaxies in the Universe: An Introduction, 2ª ed., Cambridge, Cambridge Univ. Press, 2007, ISBN 978-0521671866.
  3. ^ Carlos Allende Prieto, The Stellar Population of the Thin Disk, in Proceedings IAU Symposium, vol. 265, n. 265, Nov 2009, pp. 304–312, Bibcode:2010IAUS..265..304A, DOI:10.1017/S1743921310000785, arXiv:0911.3598.
  4. ^ OpenStax CNX, su cnx.org. URL consultato il 31 gennaio 2017.
  5. ^ Bensby & Sofia Feltzing, The Galactic thin and thick discs in the context of galaxy formation, arΧiv:0908.3807
  6. ^ Eduardo F. del Peloso a1a, Licio da Silva a1, Gustavo F. Porto de Mello and Lilia I. Arany-Prado (2005), The age of the Galactic thin disk from Th/Eu nucleocosmochronology: extended sample, (Proceedings of the International Astronomical Union (2005), 1: 485-486 Cambridge University Press)
  7. ^ A. Kasparova, The Diversity of Thick Galactic Discs, in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society: Letters, vol. 460, n. 1, 2016, pp. 89–93, Bibcode:2016MNRAS.460L..89K, DOI:10.1093/mnrasl/slw083, arXiv:1604.07624.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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