Galassia Leo T

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Galassia Leo T
Galassia nana
Galassia Leo T (Hubble Legacy Archive)
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazioneLeone
Ascensione retta09h 34m 53.4s
Declinazione+17° 03′ 05″
Distanza1.365.000 a.l.
(420.000 pc)
Magnitudine apparente (V)16
Dimensione apparente (V)2,8'
Redshift0,000117
Caratteristiche fisiche
TipoGalassia nana
ClassedSph/dIrr
Altre designazioni
LEDA 4713564
Mappa di localizzazione
Galassia Leo T
Categoria di galassie nane

Coordinate: Carta celeste 09h 34m 53.4s, +17° 03′ 05″

Leo T è una galassia nana situata nella costellazione del Leone e scoperta nel 2006 grazie ai dati raccolti dallo Sloan Digital Sky Survey[1]. La galassia dista circa 420.000 parsec dalla Terra, dalla quale si allontana alla velocità di 35 km/s[1][2]. La velocità, rispetto alla Via Lattea, è di circa -60 km/s che implica un lento avvicinamento alla nostra galassia[2]. Leo T è classificata come un oggetto transizionale (da qui la T del suo nome) tra galassia nana sferoidale (dSph) e galassia nana irregolare (dIrr). Il suo raggio effettivo è di circa 180 parsec[1].

Caratteristiche fisiche[modifica | modifica wikitesto]

Leo T è una delle galassie satelliti della Via Lattea più piccole e deboli; la sua luminosità integrata è di circa 40.000 volte quella del Sole (luminosità assoluta visibile di −7,1)[1]. Tuttavia la sua massa è circa di 8 milioni di masse solari con un rapporto massa/luminosità intorno a 140, e pertanto un valore così alto implica che Leo T è dominata dalla materia oscura[2].

La popolazione stellare di Leo T è composta sia da stelle vecchie che stelle giovani. Le prime si sono formate probabilmente tra 12 e 6 miliardi di anni fa[3]. La metallicità delle vecchie stelle è molto bassa con un rapporto [Fe/H] ≈ −2,02 ± 0,54 e quindi contengono elementi pesanti in una quantità 100 volte inferiore a quella del Sole[4]. Le vecchie stelle osservate sono principalmente giganti rosse, benché siano state scoperte un certo numero di stelle del ramo orizzontale del diagramma H-R e stelle red clump (stelle intermedie ad alta metalliticità, con bassa temperatura e luminosità intermedia)[3]. Dopo una pausa, l'attività di formazione stellare è ripresa circa un miliardo di anni fa con una generazione di giovani stelle blu che attualmente costituiscono circa il 10% di tutta la massa stellare e sembrano più concentrate nelle regioni centrali di Leo T rispetto alla popolazione stellare anziana. Attualmente non si rileva un'attività di formazione stellare[3].

Leo T contiene una notevole quantità di gas di idrogeno neutro (HI) con una massa pari a 2,8 x 105 masse solari, che rappresenta tre volte la massa delle stelle contenute nella galassia[5]. Il gas è costituito da due componenti principali: uno freddo, al centro, di temperatura intorno a 500 K e uno caldo, distribuito in tutta la galassia, con una temperatura di 6.000 K[5]. Tuttavia, la densità del gas non è sufficiente per avviare la formazione stellare, ma la presenza di idrogeno gassoso potrebbe indicare la possibilità, in futuro, della formazione di nuove stelle[5].

Leo T potrebbe essersi formata quando, dopo l'epoca della reionizzazione, un piccolo alone di materia oscura aveva dato inizio all'accrescimento di gas che in seguito innescò la nascita della prima generazione di vecchie stelle[6].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) M. J. Irwin, V. Belokurov e N. W. Evans, Discovery of an Unusual Dwarf Galaxy in the Outskirts of the Milky Way, in The Astrophysical Journal, vol. 656, n. 1, 10 febbraio 2007, pp. L13-L16, DOI:10.1086/512183. URL consultato l'8 dicembre 2015.
  2. ^ a b c (EN) Joshua D. Simon e Marla Geha, The Kinematics of the Ultra‐faint Milky Way Satellites: Solving the Missing Satellite Problem, in The Astrophysical Journal, vol. 670, n. 1, 20 novembre 2007, pp. 313-331, DOI:10.1086/521816. URL consultato l'8 dicembre 2015.
  3. ^ a b c (EN) J. T. A. de Jong, J. Harris e M. G. Coleman, The Structural Properties and Star Formation History of Leo T from Deep LBT Photometry, in The Astrophysical Journal, vol. 680, n. 2, 20 giugno 2008, pp. 1112-1119, DOI:10.1086/587835. URL consultato l'8 dicembre 2015.
  4. ^ (EN) Evan N. Kirby, Joshua D. Simon e Marla Geha, Uncovering Extremely Metal-Poor Stars in the Milky Way's Ultrafaint Dwarf Spheroidal Satellite Galaxies, in The Astrophysical Journal, vol. 685, n. 1, 20 settembre 2008, pp. L43-L46, DOI:10.1086/592432. URL consultato l'8 dicembre 2015.
  5. ^ a b c (EN) Emma V. Ryan-Weber, Ayesha Begum e Tom Oosterloo, The Local Group dwarf Leo T: H i on the brink of star formation, in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, vol. 384, n. 2, 21 febbraio 2008, pp. 535-540, DOI:10.1111/j.1365-2966.2007.12734.x. URL consultato l'8 dicembre 2015.
  6. ^ (EN) Massimo Ricotti, Late gas accretion on to primordial minihaloes: a model for Leo T, dark galaxies and extragalactic high-velocity clouds, in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society: Letters, vol. 392, n. 1, 1º gennaio 2009, pp. L45-L49, DOI:10.1111/j.1745-3933.2008.00586.x. URL consultato l'8 dicembre 2015.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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