Pietre d'inciampo in Emilia-Romagna

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Voce principale: Pietre d'inciampo in Italia.
Pietre d'inciampo a Parma

La lista delle pietre d'inciampo in Emilia-Romagna contiene l'elenco delle pietre d'inciampo (in tedesco Stolpersteine) poste in Emilia-Romagna. Esse commemorano le vittime della persecuzione del regime nazista nell'ambito di un'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig estesa a tutta l'Europa. La prima pietra d'inciampo in Emilia-Romagna è stata collocata a Ravenna il 13 gennaio 2013. Al 2023 le Stolpersteine in Emilia-Romagna sono 244.

Città metropolitana di Bologna[modifica | modifica wikitesto]

In provincia di Bologna sono presenti 17 pietre d'inciampo. La prima pietra venne collocata a Casalecchio di Reno il 12 gennaio 2018.

Bologna[modifica | modifica wikitesto]

Nel comune di Bologna si trovano 15 pietre di inciampo, tutte poste l'8 gennaio 2020 nell'ambito di un progetto sostenuto dal Tavolo della Memoria, che riunisce Comune, Regione, Università, Ufficio scolastico regionale, Istituto Parri, Comunità ebraica, Museo ebraico di Bologna, Associazione Figli della Shoah, ANPI e ANED.[1] Nel 2021 gli alunni dell'IIS Aldini Valeriani hanno partecipato al progetto Proiettiamo sui muri la storia delle pietre d'inciampo, raccontando la storia delle famiglie Calò e Baroncini e di Mario Finzi con un video proiettato sul muro del Quadriportico dell'Istituto Parri.[2][3]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
8 gennaio 2020 Via de' Gombruti 9[E 1]

44°29′37.03″N 11°20′14.13″E / 44.493619°N 11.337258°E44.493619; 11.337258
QUI ABITAVA
LEONE ALBERTO ORVIETO
NATO 1866
ARRESTATO DIC.1943
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 6.2.1944
Orvieto, Leone Alberto Leone Alberto Orvieto (Livorno 6 dicembre 1866 - Auschwitz 6 febbraio 1944), dal 1899 rabbino capo della comunità ebraica bolognese, fu durante il suo incarico che nel 1928 venne edificata la nuova Sinagoga di Bologna. Rifugiatosi a Firenze dopo l'8 settembre 1943, nel dicembre venne però denunciato e arrestato assieme alla moglie Margherita dal Reparto dei Servizi Speciali fiorentino, meglio noto come Banda Carità. Fu trasferito prima a Milano, da dove il 30 gennaio 1944 fu deportato ad Auschwitz. Morì all'arrivo, il 6 febbraio dello stesso anno.[1]
QUI ABITAVA
MARGHERITA CANTONI ORVIETO
NATA 1872
ARRESTATA DIC. 1943
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944
Cantoni, Margherita Margherita Cantoni (Mantova 2 dicembre 1872 - Auschwitz 6 febbraio 1944), moglie del Rabbino Leone Alberto Orvieto, era anch'essa attiva all'interno della comunità ebraica. Fu arrestata a Firenze assieme al marito e come lui morì all'arrivo ad Auschwitz, il 6 febbraio 1944.[1]
Strada Maggiore 13

44°29′36.72″N 11°20′53.02″E / 44.493533°N 11.348061°E44.493533; 11.348061
QUI ABITAVA
ADELAIDE DI SEGNI CALÒ
NATA 1896
ARRESTATA 13.5.1944
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 30.6.1944
Di Segni, Adelaide Adelaide Di Segni (Roma 21 ottobre 1896 - Auschwitz 30 giugno 1944), commerciante ambulante. Dopo che le fu vietato di svolgere il suo lavoro a causa delle leggi razziali, sopravvisse molto probabilmente grazie all'aiuto dell'associazione ebraica DELASEM, tramite il suo segretario emiliano Mario Finzi, e di confraternite. Successivamente si nascose assieme ai figli sulle colline bolognesi a Savigno, dove però, disperata, senza denaro, tessere annonarie e documenti, si consegnò il 13 maggio 1944 ai Carabinieri locali che la arrestarono assieme ai figli. Dopo essere stata trasferita in un primo tempo a Bologna, il 26 giugno venne internata a Fossoli e da lì venne deportata ad Auschwitz. Morì all'arrivo, il 30 giugno 1944.[1]
QUI ABITAVA
DAVID CALÒ
NATO 1917
ARRESTATO 13.5.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 3.3.1945
BUCHENWALD
Calò, David David Calò (Roma 10 agosto 1917 - Buchenwald 3 marzo 1945), figlio di Samuele Calò e Adelaide Di Segni, venne arrestato e deportato assieme alla madre e ai fratelli. Morì a Buchenwald il 3 marzo del 1945.[1]
QUI ABITAVA
RAIMONDO CALÒ
NATO 1926
ARRESTATO 13.5.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Calò, Raimondo Raimondo Calò, (Bologna 25 dicembre 1926 - ?), figlio di Samuele Calò e Adelaide Di Segni, venne arrestato e deportato assieme alla madre e ai fratelli. Non sopravvisse.[1]
QUI ABITAVA
JAK EMANUELE CALÒ
NATO 1927
ARRESTATO 13.5.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Calò, Jak Emanuele Jak Emanuele Calò, (Bologna 25 dicembre 1927 - ?), figlio di Samuele Calò e Adelaide Di Segni, venne arrestato e deportato assieme alla madre e ai fratelli. Non sopravvisse.[1]
QUI ABITAVA
SERGIO CALÒ
NATO 1930
ARRESTATO 13.5.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Calò, Sergio Sergio Calò, (Bologna 2 settembre 1930 - ?), figlio di Samuele Calò e Adelaide Di Segni, venne arrestato e deportato assieme alla madre e ai fratelli. Non sopravvisse.[1]
QUI ABITAVA
AURELIANO CALÒ
NATO 1932
ARRESTATO 13.5.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 30.6.1944
Calò, Aureliano Aureliano Calò, (Bologna 2 luglio 1932 - Auschwitz 30 giugno 1944), figlio di Samuele Calò e Adelaide Di Segni, venne arrestato e deportato assieme alla madre e ai fratelli. Morì all'arrivo il 30 giugno 1944.[1]
QUI ABITAVA
ALBERTA CALÒ
NATA 1932
ARRESTATA 13.5.1944
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 30.6.1944
Calò, Alberta Alberta Calò (Bologna 11 gennaio 1935 - Auschwitz 30 giugno 1944), figlia di Samuele Calò e Adelaide Di Segni, venne arrestata e deportata assieme alla madre e ai fratelli. Morì all'arrivo il 30 giugno 1944.[1]
Via del Cestello 4

44°29′16.53″N 11°20′49.55″E / 44.487925°N 11.347097°E44.487925; 11.347097
QUI ABITAVA
MARIO FINZI
NATO 1913
ARRESTATO 6.4.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
MORTO 27.2.1945
Finzi, Mario Mario Finzi (Bologna 15 luglio 1913 - Auschwitz 22 o 27 febbraio 1945), laureato giovanissimo in legge, dal 1937 era uditore giudiziario, incarico che perse nel 1938 a causa delle leggi razziali. Nel 1939 emigrò a Parigi dove lavorò come pianista, ma scaduto il visto dovette tornare in Italia. Lo stesso anno si avvicinò ai gruppi clandestini di Giustizia e Libertà e ai gruppi di assistenza ai suoi correligionari, divenendo segretario emiliano della DELASEM. Dopo un breve arresto per antifascismo nel 1943, dall'8 settembre iniziò a prestare aiuto ai partigiani di Vergato, fino al 6 aprile 1944 quando fu arrestato a Bologna. Internato a Fossoli, il 16 maggio venne deportato ad Auschwitz, dove morì il 27 febbraio, un mese dopo la liberazione, a causa dei maltrattamenti subiti.[1]
Via Rimesse 25

44°29′42.21″N 11°22′22.69″E / 44.495058°N 11.372969°E44.495058; 11.372969
QUI ABITAVA
ADELCHI BARONCINI
NATO 1889
ARRESTATO 24.2.1944
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 1944
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 3.1.1945
Baroncini, Adelchi Adelchi Baroncini (Conselice 4 novembre 1889 - Castello di Hartheim 3 gennaio 1945), sposato con Teresa Benini, era operaio alla O.A.R.E., Officina Automezzi Riparazione dell'Esercito. Dopo l'8 settembre entrò nella Resistenza nella 7ª Brigata GAP Garibaldi "Gianni", stampando in casa volantini antifascisti, con l'aiuto delle figlie. Il 24 febbraio 1944 il suo arresto da parte della Gestapo per sabotaggio della produzione bellica portò alla scoperta della tipografia clandestina e all'arresto del resto della famiglia. Adelchi e la figlia Lina vennero interrogati e torturati per un mese nella sede bolognese della Gestapo, per poi raggiungere il resto della famiglia nelle carceri cittadine. Il 6 maggio tutta la famiglia venne internata a Fossoli, ma in seguito il solo Adelchi fu trasferito nel campo di Bolzano. Da qui venne deportato come prigioniero politico a Mauthausen, dove arrivò il 7 agosto. Fu ucciso il 3 gennaio 1945 nel Castello di Hartheim, campo di sterminio destinato agli inabili al lavoro di Mauthausen e Dachau.[1][4]
QUI ABITAVA
TERESA BENINI BARONCINI
NATA 1893
ARRESTATA 24.2.1944
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 1944
RAVENSBRÜCK
ASSASSINATA 26.1.1945
Benini, Teresa Teresa Benini (Imola 19 maggio 1893 - Ravensbrück 26 gennaio 1945), moglie di Adelchi Baroncini, casalinga. Venne arrestata assieme alle figlie e trasferita nel carcere cittadino di Bologna. Il 6 maggio fu internata assieme al marito e alle figlie a Fossoli, da dove il 2 agosto venne inizialmente trasferita con le figlie a Verona, venendo poi tutte deportate a Ravensbrück come prigioniere politiche, dove arrivarono quattro giorni dopo. Morì nel campo il 26 gennaio 1945.[1][5]
QUI ABITAVA
JOLE BARONCINI
NATA 1917
ARRESTATA 24.2.1944
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 1944
RAVENSBRÜCK
ASSASSINATA 4.3.1945
Baroncini, Jole Jole Baroncini (Imola 13 agosto 1917 - Ravensbrück 4 marzo 1945), figlia di Adelchi Baroncini e Teresa Benini, impiegata. Arrestata assieme alle madre e alle sorelle, ne seguì il destino fino a Ravensbrück. Morì nel campo il 4 marzo 1945.[1]
QUI ABITAVA
ANGELA BARONCINI
NATA 1923
ARRESTATA 24.2.1944
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 1944
RAVENSBRÜCK
Baroncini, Angela Angela Baroncini detta Lina (Bologna 20 luglio 1923 - ??), figlia di Adelchi Baroncini e Teresa Benini, impiegata. All'arresto, dopo aver tentato inutilmente di addossarne su di sé la responsabilità del materiale clandestino e di scagionare madre e sorelle, venne portata nella sede della Gestapo, dove fu interrogata e torturata per un mese assieme al padre, per poi essere trasferiti nelle carceri cittadine assieme al resto della famiglia. Da qui seguì il destino della madre e delle sorelle fino a Ravensbrück. Successivamente fu nuovamente trasferita a Salzwedel, un sottocampo di Neuengamme, dove il 12 aprile 1945 fu liberata dalle truppe americane. Nel 1978 testimoniò assieme alla sorella Nella la propria esperienza di deportata nel libro Le donne di Ravensbrueck. Testimonianze di deportate politiche italiane.[1][6]
QUI ABITAVA
NELLA BARONCINI
NATA 1925
ARRESTATA 24.2.1944
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 1944
RAVENSBRÜCK
Baroncini, Nella Nella Baroncini, (Bologna 26 agosto 1925 - Bologna 19 aprile 2015), figlia di Adelchi Baroncini e Teresa Benini, impiegata. Arrestata assieme alle madre e alle sorelle, fu deportata assieme a loro a Ravensbrück. Sopravvisse e il 30 aprile 1945 fu liberata nel campo dalle truppe sovietiche. Tornata nella città natale, vi visse sino alla morte, avvenuta in tarda età. Nel corso degli anni fece numerose testimonianze della propria esperienza di deportata: la prima nel 1961, poi ancora nel 1978 (assieme alla sorella Lina) nel libro Le donne di Ravensbrueck. Testimonianze di deportate politiche italiane, poi ancora nel 1980 nell'opera La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, e infine nel 2000 con una video-testimonianza a Rai Educational.[1][7][8]

Casalecchio di Reno[modifica | modifica wikitesto]

Casalecchio di Reno accoglie due pietre d'inciampo, poste il 12 gennaio 2018 nell'ambito di un'iniziativa promossa dal Comune in collaborazione con l'Istituto storico Parri Emilia-Romagna, la scuola secondaria "G. Galilei" (i cui studenti hanno contribuito a ricostruire le biografie dei deportati), e con le associazioni che compongono il Tavolo di co-progettazione della Memoria Civile.[9]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
12 gennaio 2018 Piazza del Popolo[E 2]

44°28′39.81″N 11°16′35.09″E / 44.477725°N 11.276414°E44.477725; 11.276414
A CASALECCHIO VIVEVA
VANES DE MARIA
NATO 1921
PARTIGIANO
ARRESTATO 10.11.1943
CHERSO, JUGOSLAVIA
DEPORTATO 1943
DACHAU
LIBERATO
De Maria, Vanes Vanes De Maria (Casalecchio di Reno 7 settembre 1921 - ??), disegnatore meccanico. Nel 1940 fu convocato alla leva e prestò servizio come marconista nell'Isola di Cherso, nella Jugoslavia occupata dagli italiani. Dopo l'8 settembre fu fatto prigioniero dagli ustascia, ma fu liberato dai partigiani comunisti dell'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia. Si unì a loro col nome di battaglia "Druse", ma due mesi dopo fu catturato dai nazisti e deportato come prigioniero politico a Dachau, dove arrivò il 20 novembre 1943. Passò per i sottocampi di Kempten e Kottern, dove riuscì a sfuggire alla marcia della morte verso Innsbruck e dove il 30 aprile 1945 venne liberato dalle truppe americane. Nel 2004 testimoniò la propria esperienza di deportato per il progetto Lager e Deportazione dei Comuni di Nova Milanese e Bolzano (vedi Lager e deportazione – Le testimonianze: Vanes De Maria (PDF) [collegamento interrotto], su lageredeportazione.org.)[9]
A CASALECCHIO VIVEVA
GIOVANNI GALLI
NATO 1923
PARTIGIANO
ARRESTATO 24.12.1944
CARCERE DI TORINO
DEPORTATO 1945
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 17.3.1945
Galli, Giovanni Giovanni Galli (Casalecchio di Reno 24 giugno 1923 - Gusen 17 marzo 1945), diplomato in ragioneria. A dicembre 1943 venne chiamato alle armi dalla Repubblica Sociale, si presentò, e fu destinato a Torino, nell'aeronautica. Nell'agosto 1944 disertò, aderendo alla Brigata Giustizia e Libertà "Nanni Camporese", operante nella città, col nome di battaglia "Raggi". Il 24 dicembre venne catturato, a gennaio venne internato nel campo di Bolzano-Gries, da dove fu deportato come prigioniero politico a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio 1945. Successivamente fu trasferito nel campo di Gusen, dove morì il 17 marzo 1945.[9]

Provincia di Forlì-Cesena[modifica | modifica wikitesto]

Nella provincia di Forlì-Cesena si trovano 23 pietre d'inciampo. La prima pietra è stata collocata a Cesena il 19 gennaio 2022.

Cesena[modifica | modifica wikitesto]

A Cesena si trovano 9 pietre d'inciampo, posate nel gennaio 2022.[10][11]


Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
19 gennaio 2022 Piazza del Popolo, 3

44°08′14.14″N 12°14′31.52″E / 44.137262°N 12.242089°E44.137262; 12.242089 (Pietra d'inciampo per Mario Saralvo, Giorgio Saralvo e Amalia Levi Saralvo)
QUI ABITAVA
MARIO SARALVO
NATO 1891
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 23.5.1944
Saralvo, Mario Mario Saralvo (Cesena, 19 maggio 1891 - Auschwitz, 23 maggio 1944), figlio di Samuele e Luigia Ester Del Vecchio, marito di Amalia Levi, padre di Giorgio Saralvo. La famiglia gestiva un negozio di generi diversi. Arrestato con la famiglia probabilmente nel dicembre 1943 e trasferiti nel carcere “Caterina Sforza” di Forlì, a cui segue la prigionia a Fossoli ed infine la deportazione nel Reich con il trasporto n° 10 del 16 maggio 1944 con destinazione Auschwitz con arrivo il 23 maggio 1944. A questa data viene viene fatta risalire la morte.[12]
QUI ABITAVA
AMALIA LEVI
NATA 1893
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA MAGGIO 1944
Levi Saralvo, Amalia Amalia Levi Saralvo (Casale Monferrato, 12 settembre 1893 - Auschwitz, ???.5.1944), figlia di Aronne e Romilda Treves, moglie di Mario Saralvo, madre di Giorgio Saralvo; condivide il tragico destino della famiglia: arrestata probabilmente nel dicembre 1943, trasferita nel carcere “Caterina Sforza” di Forlì, a cui segue la prigionia a Fossoli ed infine la deportazione nel Reich con il trasporto n° 10 del 16 maggio 1944 con destinazione Auschwitz con arrivo il 23 maggio 1944. Si ipotizza la morte all'arrivo al campo.[13]
QUI ABITAVA
GIORGIO SARALVO
NATO 1915
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 23.5.1944
Saralvo, Giorgio Giorgio Saralvo (Cesena, 14 giugno 1915 - Auschwitz, 23 maggio 1944), figlio di Mario Saralvo e Amalia Levi Saralvo, segue la famiglia nel suo tragico destino: arrestato probabilmente nel dicembre 1943, trasferito nel carcere “Caterina Sforza” di Forlì, a cui segue la prigionia a Fossoli ed infine la deportazione nel Reich con il trasporto n° 10 del 16 maggio 1944 con destinazione Auschwitz con arrivo il 23 maggio 1944. Si ipotizza la morte all'arrivo al campo.[14]
25 gennaio 2022 Corso Giuseppe Garibaldi

44°08′11.62″N 12°14′49.2″E / 44.13656°N 12.247001°E44.13656; 12.247001 (Pietra d'inciampo per Lucia, Elda, Lina, Anna Forti)
QUI ABITAVA
LUCIA FORTI
NATA 1879
ARRESTATA 17.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944
Forti, Lucia Lucia Forti (Lugo di Romagna, 20 febbraio 1879 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), figlia di Emanuele e Cleofe Jachia. Con le sorelle Elda Forti, Lina Forti, Anna Forti, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 sfollano a Cesena da Bologna ospitate dalle cugine Diana Jacchia e Dina Jacchia. Saranno tutte arrestate a Cesena il 17 dicembre 1943. Portate temporaneamente a Forlì, in seguito a Ravenna, quindi trasferite a San Vittore[15] ed infine deportate nel Reich col "treno della morte" n°06 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz, dove giungono il 6 febbraio 1944. Tutte assassinate all'arrivo al lager.[17][18]
QUI ABITAVA
ELDA FORTI
NATA 1881
ARRESTATA 17.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944
Forti, Elda Elda Forti (Lugo di Romagna, 7 agosto 1881 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), condivide il tragico destino delle sorelle Lucia Forti, Lina Forti, Anna Forti, e delle cugine Diana Jacchia e Dina Jacchia presso le quali, le quattro sorelle Forti, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 sfollano, a Cesena da Bologna. Saranno tutte arrestate a Cesena il 17 dicembre 1943. Portate temporaneamente a Forlì, in seguito a Ravenna, quindi trasferite a San Vittore[15] ed infine deportate nel Reich col "treno della morte" n°06 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz, dove giungono il 6 febbraio 1944. Tutte assassinate all'arrivo al lager.[17][19]
QUI ABITAVA
LINA FORTI
NATA 1883
ARRESTATA 17.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944
Forti, Lina Lina Forti (Lugo di Romagna, 4 agosto 1883 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), condivide il tragico destino delle sorelle Lucia Forti, Elda Forti, Anna Forti, e delle cugine Diana Jacchia e Dina Jacchia presso le quali, le quattro sorelle Forti, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 sfollano, a Cesena da Bologna. Saranno tutte arrestate a Cesena il 17 dicembre 1943. Portate temporaneamente a Forlì, in seguito a Ravenna, quindi trasferite a San Vittore[15] ed infine deportate nel Reich col "treno della morte" n°06 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz, dove giungono il 6 febbraio 1944. Tutte assassinate all'arrivo al lager.[17][20]
QUI ABITAVA
ANNA FORTI
NATA 1885
ARRESTATA 17.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944
Forti, Anna Anna Forti (Lugo di Romagna, 3 novembre 1885 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), condivide il tragico destino delle sorelle Lucia Forti, Elda Forti, Lina Forti, e delle cugine Diana Jacchia e Dina Jacchia presso le quali, le quattro sorelle Forti, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 sfollano, a Cesena da Bologna. Saranno tutte arrestate a Cesena il 17 dicembre 1943. Portate temporaneamente a Forlì, in seguito a Ravenna, quindi trasferite a San Vittore[15] ed infine deportate nel Reich col "treno della morte" n°06 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz, dove giungono il 6 febbraio 1944. Tutte assassinate all'arrivo al lager.[17][21]
Corso Ubaldo Comandini, 54

44°08′11.22″N 12°15′06.42″E / 44.136449°N 12.251783°E44.136449; 12.251783 (Pietra d'inciampo per Diana e Dina Jacchia)
QUI ABITAVA
DIANA JACCHIA
NATA 1881
ARRESTATA 17.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944
Jacchia, Diana Diana Jacchia (Lugo di Romagna, 21 maggio 1881 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), figlia di Sabatino e Fanny Forti, sorella di Dina Jacchia, nubile, residente a Cesena fin dalla giovinezza, modista come la sorella. Ebrea, è arrestata il 17 dicembre 1943 insieme alla sorella e alle quattro cugine, Lucia, Elda, Lina e Anna Forti, sfollate da Bologna e ospitate in casa Jacchia. Condotte temporaneamente a Forlì, in seguito a Ravenna, quindi trasferite a San Vittore[15] ed infine deportate nel Reich col "treno della morte" n°06 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz, dove giungono il 6 febbraio 1944. Tutte assassinate all'arrivo al lager.[17][22]
QUI ABITAVA
DINA JACCHIA
NATA 1884
ARRESTATA 17.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944
Jacchia, Dina Dina Jacchia (Lugo di Romagna, 16 ottobre 1884 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), sorella di Diana Jacchia, anch'essa nubile, a Cesena dalla giovinezza come la sorella, modista come la sorella. Ebrea, è arrestata il 17 dicembre 1943 insieme alla sorella e alle quattro cugine, Lucia, Elda, Lina e Anna Forti, sfollate da Bologna e ospitate in casa Jacchia. Condotte temporaneamente a Forlì, in seguito a Ravenna, quindi trasferite a San Vittore[15] ed infine deportate nel Reich col "treno della morte" n°06 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[16] di Milano il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz, dove giungono il 6 febbraio 1944. Tutte assassinate all'arrivo al lager.[17][23]

Forlì[modifica | modifica wikitesto]

A Forlì si trovano 14 pietre d'inciampo, posate tra il 2022 e 2023.[24][25]


Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
25 gennaio 2022 Corso Giuseppe Garibaldi, 2

44°13′21.03″N 12°02′23.56″E / 44.222508°N 12.039878°E44.222508; 12.039878 (Pietra d'inciampo per la famiglia Matatia)
QUI ABITAVA
NISSIM MATATIA
NATO 1889
ARRESTATO NOV.1943
DEPORTATO 1943
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 27.4.1944
Matatia, Nissim Nissim Matatia (Smirne, ??? 1889 - Auschwitz, 27 aprile 1944), ebreo, figlio di Salomon, sposa Matilde Hakim dalla quale avrà tre figli: Beniamino Nino Matatia, Camelia Matatia e Roberto Matatia. Commerciante pellicciaio benestante, veste le mogli dei gerarchi fascisti locali. A Riccione, la villa di proprietà, in cui la famiglia Matatia trascorre le vacanze, confina con quella di Mussolini. L'emanazione delle leggi razziali fasciste, le conseguenti discriminazioni, sono il preludio alla tragedia della Shoah. Arrestato a Bologna nel novembre 1943 è internato a Verona quindi da lì deportato nel Reich con il trasporto n° 5 del 6 dicembre 1943 con destinazione Auschwitz dove arriva l'11 dicembre 1943; numero di matricola 16801, muore il 27 aprile 1944.[24][26][27]
QUI ABITAVA
MATILDE HAKIM
NATA 1897
ARRESTATA 1.12.1943
DEPORTATA 1944
ASSASSINATA
Hakim, Matilde Matilde Hakim (Smirne, 12 aprile 1895 - Auschwitz, ???), ebrea, figlia di Samuele e Luna Norma Sardas, moglie di Nissim Matatia dalla quale avrà tre figli: Beniamino Nino Matatia, Camelia Matatia e Roberto Matatia. Catturata a Savigno dov'era sfollata con i figli, arrestata a Savignano sul Panaro il 1º dicembre 1943. Rinchiusa prima a Bologna quindi San Vittore[15], infine deportata nel Reich con il convoglio n° 6 del 30 gennaio 1944 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[28] di Milano con destinazione Auschwitz. Più nulla è dato di sapere sul suo destino.[24][29]
QUI ABITAVA
NINO MATATIA
NATO 1924
ARRESTATO 1.12.1943
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
LIBERATO
Matatia, Beniamino "Nino" Beniamino "Nino" Matatia (Forlì, 1 febbraio 1924 - ???, 1947), figlio di Nissim Matatia e Matilde Hakim, è arrestato a Savignano sul Panaro il 4 dicembre 1943. Come la madre ed i fratelli è rinchiuso prima a Bologna quindi San Vittore,[15] infine deportato nel Reich con il convoglio n° 6 del 30 gennaio 1944 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[28] di Milano con destinazione Auschwitz; numero di matricola 173446. Suona la fisarmonica nella macabra orchestrina del campo ed è probabilmente la sua salvezza. È liberato il 27 gennaio 1945, ma gravemente debilitato dalla prigionia muore due anni dopo. Riposa nel Campo Nuovo Israelitico della Certosa di Bologna.[30][24][31][27]
QUI ABITAVA
CAMELIA MATATIA
NATA 1926
ARRESTATA 1.12.1943
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Matatia, Camelia Camelia Matatia (Forlì, 5 marzo 1926 - Auschwitz, ???), figlia di Nissim Matatia e Matilde Hakim, sorella di Nino e Roberto, è arrestata con la famiglia a Savignano sul Panaro il 1 dicembre 1943. Come la madre ed i fratelli rinchiusa prima a Bologna quindi San Vittore,[15] infine deportata nel Reich con il convoglio n° 6 del 30 gennaio 1944 partito dal Binario 21 della Stazione Centrale[28] di Milano con destinazione Auschwitz. Ignota la data della sua morte.[24][32].
QUI ABITAVA
ROBERTO MATATIA
NATO 1929
ARRESTATO NOV.1943
DEPORTATO 1943
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 18.1.1945
Matatia, Roberto Roberto Matatia (Forlì, ??? 1929 - Auschwitz, 18 gennaio 1945), figlio di Nissim Matatia e Matilde Hakim, fratello di Nino e Camelia. Col padre condivide il tragico destino: arrestato a Bologna nel novembre 1943 è internato a Verona quindi da lì deportato nel Reich con il trasporto n° 5 del 6 dicembre 1943 con destinazione Auschwitz, numero di matricola 168013, muore il 18 gennaio 1945.[24][33]
Corso Armando Diaz, 63

44°13′13.37″N 12°02′21.11″E / 44.220379°N 12.039197°E44.220379; 12.039197 (Pietra d'inciampo per Remigio Diena)
QUI ABITAVA
REMIGIO DIENA
NATO 1923
ARRESTATO 8.3.1944
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 1945
Diena, Remigio Remigio Diena (Milano, 13 marzo 1923 - Auschwitz, ??? 1945), figlio di Arturo e Lidia Sacerdoti. Studente di medicina, è arrestato nel marzo del 1944 a Parma. Deportato nel Reich partendo da Modena con destinazione Auschwitz. Assassinato durante una delle marce della morte per l'evacuazione del campo nel 1945.[24][34][27]
Corso della Repubblica, 108

44°13′10.91″N 12°02′45.78″E / 44.219696°N 12.046049°E44.219696; 12.046049 (Pietra d'inciampo per Gustavo Saralvo)
QUI ABITAVA
GUSTAVO SARALVO
NATO 1890
ARRESTATO GIUGNO 1944
IMPRIGIONATO 1944
MARRADI
MORTO 27.6.1944
Saralvo, Gustavo Gustavo Saralvo (Cesena), 18 marzo 1890 - Marradi, 27 giugno 1944), figlio di Davide e Frusina Sinigallia, fratello di Renzo Saralvo. Col fratello gestisce un negozio di tessuti nel centro città; per sfuggire alla cattura, dismessa l'attività si nasconde, ospite pagante, in una clinica psichiatrica a Bologna; esaurita la disponibilità economica, all’inizio del 1944, raggiunge la moglie Clara Mughini, di religione cattolica che con i figli è sfollata a Marradi, suo paese d'origine. Una delazione causa il suo arresto. Stroncato da un infarto nel corso di un interrogatorio delle SS il 27 giugno 1944. La moglie e i due figli, di cui eran stati falsificati i certificati di battesimo, si salvano.[35][24][36]
26 gennaio 2023 Via Giorgio Regnoli, 88
angolo via Cairoli

44°13′18.65″N 12°02′44.93″E / 44.221848°N 12.045814°E44.221848; 12.045814 (Pietra d'inciampo per Renzo Saralvo e Celeste Sonnino)
QUI ABITAVA
RENZO SARALVO
NATO 1891
SOPRAVVISSUTO
NASCONDENDOSI
Saralvo, Renzo Renzo Saralvo (Cesena, 18 luglio 1891 - ???), coniugato con l’ebrea Celeste Sonnino, gestisce, oltre al negozio di tessuti col fratello Gustavo Saralvo, anche un commercio di manifatture. Censiti, dopo la promulgazione delle leggi razziali fasciste del 1938, tra i quattordici nuclei familiari di origine ebraica residenti in città, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, l'unica speranza di salvezza è la fuga. Il loro appartamento sarà occupato dal giudice del tribunale che prende possesso di tutte le loro proprietà. Renzo e Celeste trovano inizialmente rifugio e nascondiglio in montagna, ospiti paganti, presso l'abitazione di alcuni mezzadri, in zona di attività partigiana, ma anche di frequenti controlli dei nazifascisti, in occasione dei quali il nascondiglio è la vigna. Finito il denaro, ripararono presso alcune formazioni partigiane fino alla liberazione. Dopo di essa si trasferirono a Roma.[37][24][36]
QUI ABITAVA
CELESTE SONNINO
NATA 1901
SOPRAVVISSUTA
NASCONDENDOSI
Sonnino, Celeste Celeste Sonnino (???, ??? 1901 - ???, ???), moglie di Renzo Saralvo, condivide la sorte del marito.[24][36]
Piazzetta Don Pietro Garbin, 5

44°13′38.23″N 12°02′13.62″E / 44.227287°N 12.037118°E44.227287; 12.037118 (Pietra d'inciampo per don Pietro Garbin)
QUI ABITAVA
DON PIETRO GARBIN
NATO 1907
DAVA RIFUGIO AD EBREI
ARRESTATO AGOSTO 1944
TORTURATO
LIBERATO AGOSTO 1944
Garbin, don Pietro don Pietro Garbin (Saletto, ??? 1907 - Forlì, 9 ottobre 1973), ordinato sacerdote nel 1934, vive a Parma fino al 1940, dall’ottobre ‘42 a Forlì. Convinto antifascista, ospita ebrei, antifascisti, sfollati e renitenti alla chiamata della Repubblica di Salò, sostiene le formazioni partigiane. Per questa sua attività è arrestato nell’agosto del 1944 e torturato prima della sua liberazione. Alla liberazione della città, novembre 1944, il CLN lo incarica di creare la Casa del Reduce per accogliere e aiutare i forlivesi che rientravano nella loro città, offendo loro viveri e pasti caldi. Riferimento per i concittadini nella ricostruzione dell'immediato dopoguerra, prosegue la sua missione pastorale all'Aquila, poi Roma, Faenza per fare ritorno alla sua Forlì nel 1973, dove muore il 9 ottobre dello stesso anno.[38][27]
Via Bruni, 16

44°13′15.26″N 12°02′26.59″E / 44.220904°N 12.04072°E44.220904; 12.04072 (Pietra d'inciampo per Itala Spazzoli e Franca Ferrini)
QUI ABITAVA
ITALA SPAZZOLI
NATA 1904
ARRESTATA 7.8.1944
DEPORTATA 1944
DACHAU
LIBERATA
Spazzoli, Itala Itala Spazzoli (Ravenna, 26 gennaio 1904 - Padova, 9 agosto 1993), figlia di Emidio e Teresa Fantinelli, madre di Orsola Franca Ferrini e sorella dei partigiani Tonino Spazzoli e Arturo Spazzoli. Condividere le idee dei fratelli è l'accusa che la porta in carcere a Forlì, insieme alla figlia, nello stesso giorno dell'arresto del fratello Tonino alle cui torture è costretta ad assistere e lei stessa a subire percosse. Al trasferimento a Fossoli, segue la deportazione a Dachau con la figlia; sopravvivono e vengono liberate entrambe, fanno ritorno in Italia nel 1946.[24][39]
QUI ABITAVA
ORSOLA FRANCA
FERRINI
NATA 1923
ARRESTATA 7.8.1944
DEPORTATA 1944
DACHAU
LIBERATA
Spazzoli, Orsola Franca Orsola Franca Spazzoli (Forlì, 16 agosto 1923- Fogliano Redipuglia, 13 gennaio 2012), ragioniera, staffetta partigiana, è arrestata con la madre Itala Spazzoli e lo zio partigiano Tonino Spazzoli dalla Gestapo il 7 agosto 1944. Condivide con la madre la terribile esperienza della deportazione nel campo di Fossoli prima e Dachau dopo. Sopravvivono entrambe e fanno ritorno in Italia. Sposa Oliviero Trentin dal quale avrà una figlia.[24][40]
17 aprile 2023 Viale Fratelli Spazzoli, 41

44°12′48.38″N 12°02′54.25″E / 44.213439°N 12.048402°E44.213439; 12.048402 (Pietra d'inciampo per Tonino e Arturo Spazzoli)
QUI ABITAVA
TONINO SPAZZOLI
NATO 1899
PARTIGIANO
ARRESTATO 7.8.1944
ASSASSINATO 19.8.1944
COCCOLIA
Spazzoli, Tonino Tonino Spazzoli (Ravenna, 2 giugno 1899 - Coccolia, 19 agosto 1944), partigiano, figlio di Emidio e Teresa Fantinelli, fratello di Arturo Spazzoli. Antonio "Tonino" combattente nella Grande Guerra, pluridecorato, volontario nell’Impresa_di_Fiume. Imprenditore, poi antifascista, nel 1934 è confinato politico. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 è attivo insieme al fratello Arturo, in una rete clandestina in stretto collegamento con gli Alleati. Notevoli le imprese, alle quali collaborano i due fratelli, che portano al salvataggio dei Generali Inglesi che dall’alta Valle del Bidente sono fatti passare oltre le linee del fronte, nel sud Italia; offrono assistenza, protezione, salvataggio e scambio di informazioni ed aiuto a molti prigionieri britannici e americani. Subisce un primo arresto nel maggio del 1944, rilasciato riprende l'attività partigiana che si conclude con l'arresto definitivo, ad opera della Gestapo, il 7 agosto; per giorni subisce sevizie e torture. É assassinato il 19 agosto 1944. Un cippo è stato posto sul luogo dove avvenne l'uccisione, sulla Via Ravegnana SS67, tra Ravenna e Forlì, in territorio di Coccolia. Tonino Spazzoli è considerato come la figura probabilmente di maggior rilievo della Resistenza romagnola.[25][39]
QUI ABITAVA
ARTURO SPAZZOLI
NATO 1923
PARTIGIANO
ARRESTATO E ASSASSINATO
18.8.1944
MONTE TREBBIO
Spazzoli, Arturo Arturo Spazzoli (Forlì, 15 aprile 1923 - Monte Trebbio, 18 agosto 1944), figlio di Emidio e Teresa Fantinelli, fratello di Tonino Spazzoli. Studente, antifascista, partigiano, partecipa alle attività clandestine organizzate dal fratello maggiore Tonino . Attivo come agente dell'OSS, il servizio segreto americano, entra a far parte del "Battglione Corbari" dopo l’arresto del fratello per cercare di liberarlo. Il 18 agosto 1944, alla base di Ca’ Cornio[41] nelle colline fra Modigliana e Tredozio, rimane vittima dell'attacco dei nazifascisti, insieme ai compagni Iris Versari, Adriano Casadei e Silvio Corbari. I loro corpi senza vita saranno appesi ai lampioni di piazza Saffi, alla vista di tutti i forlivesi, in segno di disprezzo e monito. [25][42][39]

Provincia di Modena[modifica | modifica wikitesto]

In provincia di Modena sono presenti 4 pietre d'inciampo. La prima è stata collocata a Mirandola il 16 gennaio 2019.

Finale Emilia[modifica | modifica wikitesto]

Finale Emilia accoglie 2 pietre d'inciampo, le quali sono state collocate il 27 gennaio 2019 nell'ambito di un'iniziativa sostenuta dal Comune, dalla Biblioteca Comunale, dall'Associazione Alma Finalis, dal Liceo scientifico Morandi e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola.[43][44]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
27 gennaio 2019[43] via Torre Portello 4

44°50′00.59″N 11°17′42.03″E / 44.833496°N 11.295009°E44.833496; 11.295009 (Pietra d'inciampo per Emilio Castelfranchi)
QUI ABITAVA
EMILIO CASTELFRANCHI
NATO 1918
PERSEGUITATO
LEGGI RAZZISTE ITALIANE
1938
COLPITO
DA MALE IMPROVVISO
MORTO 4.1.1942
Castelfranchi, Emilio Emilio Castelfranchi, medico militare. Fu licenziato nel 1939 a causa delle Leggi razziali.[43][45]
via Mazzini, 6

44°50′01.43″N 11°17′37.61″E / 44.83373°N 11.29378°E44.83373; 11.29378 (Pietra d'inciampo per Ada Osima)
QUI ABITAVA
ADA OSIMA
NATA 1892
ARRESTATA 7.12.1943
INTERNATA
ASTI
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
DESTINO IGNOTO
Osima, Ada Ada Osima (Finale Emilia 6 gennaio 1892 - ?), farmacista, costretta a lasciare il proprio incarico nel 1939 a causa delle Leggi razziali. Fu arrestata ad Asti il 28 gennaio 1944. Dopo un transito per le carceri di Milano, venne deportata ad Auschwitz, dove arrivò il 6 febbraio 1944. Non sopravvisse.[43][45][46]

Mirandola[modifica | modifica wikitesto]

Mirandola accoglie una sola pietra d'inciampo, la quale è stata collocata il 16 gennaio 2019 per iniziativa dell'Associazione culturale "Educamente" in collaborazione con ANPI, Università della Libera Età, Comitato per la Pace e il patrocionio dei Comuni di Mirandola e Carpi.

«Non dobbiamo dimenticare che Focherini ha agito come sappiamo perché era un cristiano autentico, perché viveva la sua fede con impegno. Se non si considera questo, si rischia di menomare la memoria di Odoardo»

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
16 gennaio 2019[47] piazza Costituente, 58

44°53′21.36″N 11°03′58.64″E / 44.889268°N 11.066289°E44.889268; 11.066289 (Pietra d'inciampo per Odoardo Focherini)
QUI ABITAVA
ODORARDO FOCHERINI
NATO 1907
ARRESTATO 11.3.1944
DEPORTATO
FOSSOLI
GRIES, FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 27.12.1944
HERSBRUCK
Focherini, Odoardo Odoardo Focherini (Carpi, 6 giugno 1907 – Hersbruck, 27 dicembre 1944), dirigente d'azienda e intellettuale cattolico, medaglia d'oro al merito civile della Repubblica Italiana e riconosciuto tra i Giusti tra le Nazioni. L'11 marzo 1944 Odoardo Focherini organizzò la fuga dal campo di concentramento di Fossoli del medico ebreo Enrico Donati con la scusa di un'operazione chirurgica urgente.[48] Giunto presso l'ospedale di Carpi Focherini fu arrestato. Successivamente venne trasferito al campo di concentramento di Fossoli e dopo diverse detenzioni venne deportato in Germania, nel campo di concentramento di Flossenbürg e poi nel sottocampo di Hersbruck.[48] Lì trovò la morte a causa di una setticemia conseguente a una ferita alla gamba.[49]

Vignola[modifica | modifica wikitesto]

A Vignola è presente una pietra d'inciampo, posta il 27 gennaio 2021 per iniziativa del Comune, in collaborazione con ANPI e Università Popolare N. Ginzburg. La ricerca storica è iniziata col lavoro di una classe della scuola media di Vignola, e poi portata avanti dall'Associazione di documentazione Mezaluna. Contestualmente alla posa è stato realizzato un video sulla storia della vittima in collaborazione con Emilia Romagna Teatro.[50][51]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
27 gennaio 2021 via Fontana 2

44°28′39.89″N 11°00′34.87″E / 44.477748°N 11.009687°E44.477748; 11.009687 (Pietra d'inciampo per Ugo Milla)
QUI NACQUE
UGO MILLA
NATO 1894
ARRESTATO 13.10.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 11.12.1943
Milla, Ugo Ugo Milla (Vignola 4 novembre 1894 – Auschwitz 11 dicembre 1943), commesso viaggiatore, ebreo. La pietra d'inciampo è posta di fronte alla casa dove nacque. Un'altra pietra d'inciampo a lui dedicata è presente a Milano, dove viveva prima della deportazione. Per la sua biografia vedi la voce dedicata alle pietre d'inciampo a Milano.[52][53]

Provincia di Parma[modifica | modifica wikitesto]

In provincia di Parma sono presenti 123 pietre d'inciampo. La prima pietra venne collocata a Parma il 16 gennaio 2017.

Bedonia[modifica | modifica wikitesto]

A Bedonia sono state posate otto pietre d'inciampo il 26 gennaio 2022,[54]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
26 gennaio 2022 Piazza Caduti per la Patria, 1
dinanzi Municipio

44°30′12.21″N 9°37′52.68″E / 44.503391°N 9.631299°E44.503391; 9.631299 (Pietra d'inciampo per Maria Domaic, Davide e Stella Levic, Carlo Bergamaschi e Rudolf Marton)
QUI ABITAVA
MARIA DOMAIC
NATA 1900
ARRESTATA 20.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Domaic, Maria Maria Domaic (Belgrado, ??? 1900 - Auschwitz, ???), ebrea, in seguito all'occupazione della Jugoslavia da parte delle forze dell’Asse, per sfuggire alle persecuzioni si rifugia, con i figli Davide Levic e la figlia Stella Levic a Spalato, all'epoca sotto controllo delle autorità italiane. Nel 1941, vengono trasferiti in Italia, nel comune di Bedonia in regime di “internamento libero”[55]. A seguito dell'armistizio dell'8 settembre 1943, il 30 novembre 1943 i nazifascisti arrestano i due figli, il 20 dicembre sarà la volta di Maria. Le due donne sono internate nel campo di Monticelli Terme[56], il figlio in quello di Scipione[57]. Si ritroveranno al Fossoli a cui segue la deportazione nel Reich; il 10 aprile sono ad Auschwitz. Nessuno dei tre sopravvive: Maria e Davide muoiono in data ignota; Stella, all’età di soli 17 anni, è assassinata il 30 settembre 1944.[58]
QUI ABITAVA
DAVIDE LEVIC
NATO 1924
ARRESTATO 30.11.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Levic, Davide Davide Levic (Belgrado, ??? 1924 - Auschwitz, ???), Davide con la sorella Stella Levic e la madre Maria Dovaic, "internati liberi"[55] nel Comune di Bedonia, vengono arrestati dai nazifascisti: Davide e la sorella il 30 novembre 1943, la madre il 20 dicembre. Le due donne vengono internate nel campo di Monticelli Terme,[56] Davide a Scipione[57]. Il 9 marzo 1944 vengono trasferiti a Fossoli da dove, il 5 aprile 1944, vengono caricati sul convoglio che li avrebbe condotti ad Auschwitz, dove tutti e tre trovano la morte.[59]
QUI ABITAVA
STELLA LEVIC
NATA 1927
ARRESTATA 30.11.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 30.9.1944
Levic, Stella Stella Levic (Belgrado, ??? 1927 - Auschwitz, 30 settembre 1944), come il fratello Davide Levic e la madre Maria Dovaic, è soggetta al regime di "internati liberi"[55] nel Comune di Bedonia. il 30 novembre 1943 è arrestata dai nazifascisti insieme al fratello. La madre è arrestata il 20 dicembre. Le due donne vengono internate nel campo di Monticelli Terme,[56] Davide a Scipione[57]. Il 9 marzo 1944 vengono trasferiti a Fossoli da dove, il 5 aprile 1944, vengono caricati sul convoglio che li avrebbe condotti ad Auschwitz, dove tutti e tre trovano la morte. Della madre e del fratello non è nota la data della morte, Stella, all’età di soli 17 anni, fu assassinata il 30 settembre 1944.[60]
QUI ABITAVA
RUDOLF MARTON
NATO 1916
ARRESTATO 30.11.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Marton, Rudolf Rudolf Marton (Sarajevo, 11 novembre 1916 - Auschwitz, ???), ebreo jugoslavo in seguito all'occupazione della Jugoslavia da parte delle forze dell’Asse, per sfuggire alle persecuzioni degli ustascia, si rifugia in Montenegro: fu uno dei 192 ebrei stranieri rastrellati in Montenegro dalle autorità italiane. Internato nel campo di Kavaja[62], in Albania, poi trasferito nel campo di Ferramonti di Tarsia, a Cosenza. Nel 1942 è sottoposto al regime di “internamento libero”[55] nel Comune di Bedonia, da dove riesce a fuggire grazie ai documenti falsi fornitigli da Emilio Cellurale[63], responsabile dell’ufficio stranieri della Questura di Parma. Il 30 novembre 1943, tuttavia, è catturato ed internato nel campo di Scipione,[57] fino al 9 marzo 1944, data del suo trasferimento a Fossoli. Infine deportato a Auschwitz, dove muore in data ignota.[64]
QUI ABITAVA
CARLO BERGAMASCHI
NATO 1912
CATTURATO
INTERNATO BRUX
ASSASSINATO 27.3.1945
Bergamaschi, Carlo Carlo Bergamaschi (Bedonia, ??? 1912 - Brux, ???), è catturato col fratello dai nazisti e destinato la lavoro coatto nel Reich. Il fratello riesce a fuggire ai nazisti nei pressi di Fontanellato, Carlo è trasferito nel campo di lavoro di Brux, in Cecoslovacchia (oggi Most, Repubblica Ceca), dove muore il 27 marzo 1945.[61]
Via Don S.Raffi, 19

44°30′19.08″N 9°37′49.57″E / 44.505299°N 9.630435°E44.505299; 9.630435 (Pietra d'inciampo per Tina Ornstein, Alfredo e Marcello Finz)
QUI ABITAVA
TINA ORNSTEIN
NAT 1880
ARRESTATA 30.11.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 10.4.1944
Ornstein, Tina Tina Ornstein (Vienna, ??? 1880 - Auschwitz, ???), di religione ebraica, due figli: Alfredo Finz e Marcello Finz. "Internati liberi"[55] a Sorbolo, trasferiti poi nell’agosto 1941, nel comune di Bedonia. Riescono a fuggire, ma il 30 novembre 1943 vengono rintracciati e arrestati. Tina è internata nel campo di Monticelli Terme,[56] i figli rinchiusi nel campo di Scipione[57]. Trasferiti in seguito a Fossoli ed il 5 aprile deportati ad Auschwitz. Tina è immediatamente assassinata nella camera a gas, i due figli muoiono entrambi nel campo in data ignota.[65]
QUI ABITAVA
ALFREDO FINZ
NATO 1905
ARRESTATO 30.11.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Finz, Alfredo Alfredo Finz (???, 1905 - Auschwitz, ???), con il fratello Marcello Finz e la madre Tina Ornstein è sottoposto al regime di "Internati liberi"[55] a Sorbolo, trasferiti poi nell’agosto 1941, nel comune di Bedonia. Riescono a fuggire, ma il 30 novembre 1943 vengono rintracciati e arrestati. Alfredo ed il fratello sono rinchiusi nel campo di Scipione[57], la madre internata nel campo di Monticelli Terme.[56] Quindi internati a Fossoli ed il 5 aprile deportati ad Auschwitz. Alfredo ed il fratello muoiono entrambi nel campo in data ignota. La madre, anziana, è assassinata all'arrivo al campo nella camera a gas.[66]
QUI ABITAVA
MARCELLO FINZ
NATO 1909
ARRESTATO 30.11.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Finz, Marcello Marcello Finz (???, 1909 - Auschwitz, ???), con il fratello Alfredo Finz e la madre Tina Ornstein è sottoposto al regime di "Internati liberi"[55] a Sorbolo, trasferiti poi nell’agosto 1941, nel comune di Bedonia. Riescono a fuggire, ma il 30 novembre 1943 vengono rintracciati e arrestati. Marcello ed il fratello sono rinchiusi nel campo di Scipione[57], la madre internata nel campo di Monticelli Terme.[56] Quindi internati a Fossoli ed il 5 aprile deportati ad Auschwitz. Marcello ed il fratello muoiono entrambi nel campo in data ignota. La madre, anziana, è assassinata all'arrivo al campo nella camera a gas.[67]

Borgotaro[modifica | modifica wikitesto]

A Borgotaro sono state posate tre pietre d'inciampo il 26 gennaio 2022.[68]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
26 gennaio 2022 Piazza Prospero Manara, 6
dinanzi Municipio

44°29′17.17″N 9°46′01.97″E / 44.488102°N 9.767213°E44.488102; 9.767213 (Pietra d'inciampo per Bartolomeo Leonardi, Dora Klein e Giovanni Brattesani)
QUI ABITAVA
BARTOLOMEO
LEONARDI
NATO 1917
CATTURATO 9.8.1943
INTERNATO FALLINGBOSTEL
MORTO 20.5.1945
Leonardi, Bartolomeo Bartolomeo Leonardi (Borgotaro, 19 gennaio 1917 - Bad_Fallingbostel, 20 maggio 1945), arruolato nel 1º Reggimento di Fanteria, l'armistizio dell'8 settembre 1943 lo coglie a Bologna. Lo stesso giorno è catturato dai tedeschi: uno degli oltre 600.000 militari italiani che rifiutano l'arruolamento nell'esercito nazista e di aderire alla RSI e che saranno deportati nel Reich. Leonardi è internato nel campo di prigionia di Fallingbostel,[69], situato nella Bassa Sassonia. Muore nel campo il 20 maggio 1945.[70][68]
QUI ABITAVA
DORA KLEIN
NATA 1913
ARRESTATA 30.11.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
LIBERATA
BERGEN-BELSEN
Klein, Dora Dora Klein (Łódź, 25 gennaio 1913 - ???), ebrea di origini polacche si laurea in medicina all'Università di Bologna nel 1936; un anno più tardi, ottenuta l'abilitazione alla professione, diviene la più giovane donna medico in Italia . In seguito all'emanazione delle leggi razziali fasciste le condizioni di vita degli ebrei, sono soggette a privazioni e persecuzioni cui non sfugge Dora. Nel 1941, a causa delle sue origini, insieme alla figlia, nata da una relazione con un ufficiale della Marina militare, è soggetta alle imposizioni dello stato di “internata libera”[55] in Borgotaro. Presagendo l'insprirsi della loro condizione, si separa dalla figlia per evitarle conseguenze più tragiche. È arrestata il 30 novembre del 1943 e internata nel campo di Monticelli Terme.[56] Trasferita a Fossoli, col convoglio n. 09 è deportata nel Reich destinata a Auschwitz. Nel campo, riconosciutole competenze professionali, da medico si prodiga per alleviare le sofferenze degli internati. All'evacuazione del campo per l'avanzata dell'armata rossa è costretta ad una delle tante marce della morte verso il campo di Bergen-Belsen. Il 14 aprile 1945 il campo è liberato dagli inglesi e Dora ritorna in libertà.[71] [68]
QUI ABITAVA
GIOVANNI
BRATTESANI
NATO 1920
CATTURATO
INTERNATO GÖRLITZ
ASSASSINATO 8.6.1944
Brattesani, Giovanni Giovanni Brattesani (Borgotaro, 20 giugno 1920 - Görlitz, 8 giugno 1944), caporale del 9º Reggimento G.a.f. Artiglieria, a seguito dell'armistizio dell'8 settembre 1943, è arrestato il giorno immediatamente successivo condividendo la sorte di altri centinaia di migliaia di militari italiani che rifiutano di combattere per i nazisti e di aderire alla RSI. Come conseguenza segue la deportazione nel Reich e l'internamento nei campi per IMI, una definizione coniata da Hitler per distinguere gli internati militari italiani – privati delle tutele stabilite dalle Convenzioni di Ginevra del 1929 – dagli altri prigionieri di guerra. Giovanni Brattesani è internato nello Stalag_VIII-A, campo di prigionia nelle vicinanze di Görlitz rimanendovi fino alla sua morte: 8 giugno 1944.[72][68]

Busseto[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
24 gennaio 2022 Piazza Verdi, 10
cortile della Rocca

44°58′53.18″N 10°02′29.29″E / 44.981438°N 10.041468°E44.981438; 10.041468 (Pietra d'inciampo per Descio Foà e Faustino Cavagna)
A BUSSETO ABITAVA
DESCIO FOÀ
NATO 1879
ARRESTATO 26.11.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Foà, Descio Descio Foà (Busseto, 1 febbraio 1879 - Auschwitz, 10 aprile 1944), gestisce insieme al fratello Dante un negozio di vetri e cornici. Il 26 novembre 1943, Descio e la moglie sono arrestati e prelevati a casa dai fascisti. Descio è condotto nel campo di internamento di Scipione[57], mentre la moglie in quello di Monticelli Terme[56]. Il 9 marzo 1944 l’uomo viene trasferito a Fossoli, per essere deportato nel Reich con destinazione Auschwitz. Al suo arrivo al campo viene immediatamente condotto al crematorio. Nulla è dato di sapere del destino della moglie.[73]
A BUSSETO ABITAVA
FAUSTINO CAVAGNA
NATO 1921
ARRESTATO 6.1.1945
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 23.3.1945
Cavagna, Faustino Faustino Cavagna (Busseto, 11 giugno 1921 - Mauthausen, 23 marzo 1945), dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 si unisce alle formazioni partigiane di stanza a Bore. Dopo un periodo trascorso al fianco dei partigiani, viene convinto dal padre Anteo a tornare a casa, dove però, dopo alcuni giorni, è arrestato nel corso di un controllo da parte di un gruppo di fascisti. Trasferito a Fossoli, quindi deportato nel Reich con destinazione Mauthausen, dove muore il 23 marzo 1945.
Nei primi anni Settanta a Faustino Cavagna, che era stato un giocatore della formazione calcistica del paese, è stato intitolato lo Stadio Comunale di Busseto.[74]

Calestano[modifica | modifica wikitesto]

A Calestano sono presenti 4 pietre d'inciampo posate l'otto febbraio 2023.[75]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
8 febbraio 2023 Via Giuseppe Mazzini, 16
dinanzi Municipio

44°36′02.14″N 10°07′19.43″E / 44.600594°N 10.122063°E44.600594; 10.122063 (Pietre d'inciampo per la famiglia Reknitzer)
QUI ABITAVA
MEHEMED REKNITZER
NATO 1880
ARRESTATO 30.11.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Reknitzer, Mehemed Mehemed Reknitzer (Ptuj, 10 gennaio 1880 – Auschwitz, 6 febbraio 1944), ebreo, figlio di Adolfo e Elisa Vermuth, cognato di Melania Bermann, come tanti connazionali per sfuggire le persecuzioni degli Ustascia ripara a Spalato, all'epoca parte del Governatorato della Dalmazia italiano. Raggiunge la famiglia della cognata, forzatamente trasferita in regime di "internamento libero"[76] nel comune di Calestano. Non gli riesce il tentativo di evasione ed espatrio del settembre 1943: il 4 dicembre è catturato con la cognata, a Cernobbio a cui segue l'internamento a Scipione[77] per lui ed il nipote, invece la cognata e la nipote a Monticelli[78]. Il 5 aprile 1944 è deportato ad Auschwitz, dove è assassinato il 10 aprile.[75]
QUI ABITAVA
MELANIA BERMANN
NATA 1891
ARRESTATA 7.12.1943
DEPORTATA
BERGEN-BELSEN
LIBERATA
Bermann, Melania Melania Bermann (Zagabria, 11 marzo 1891 - ???, ???), figlia di Bernardo e Giulia Piset, coniugata con Bernardo Reknitzer, madre di Adolfo Reknitzer e Carlotta Reknitzer. Per sfuggire le persecuzioni degli Ustascia ripara a Spalato, all'epoca parte del Governatorato della Dalmazia italiano. Nel dicembre del 1941 è forzatamente inviata nel comune di Calestano in regime di "internamento libero"[76]. Per sollevarsi dallo stato di indigenza, sollecita ed ottiene che la raggiunga il cognato Mehemed Reknitzer. Falliscono il tentativo di evasione ed espatrio del settembre 1943; il 4 dicembre è catturata con i figli ed il cognato a Cernobbio, a cui segue l'internamento a Scipione[77] per i due maschi ed a Monticelli[78] per lei e la figlia, in seguito Fossoli e la deportazione nel Reich: Melania destinata a Bergen-Belsen, la figlia a Ravensbrück, Adolfo a Buchenwald. Tutti e tre saranno liberati.[75]
QUI ABITAVA
ADOLDO REKNITZER
NATO 1926
ARRESTATO 30.11.1943
DEPORTATO
BUCHENWALD
LIBERATO
Reknitzer, Adolfo Adolfo Reknitzer (Zagabria, 6 maggio 1926 - ???, ???), figlio di Melania Bermann, fratello di Carlotta Reknitzer, condivide il destino della famiglia. Fuga dalle persecuzioni dal paese di origine, nel 1941 inviato nel comune di Calestano in regime di "internamento libero"[76] dal quale tenta di evadere con la famiglia, ma è catturato il 4 dicembre 1943, insieme alla madre, sorella, cognato, a Cernobbio, a cui segue l'internamento a Scipione[77] fino a marzo '44, quindi internato a Fossoli e la deportazione nel Reich, destinazione Buchenwald, matricola44507. Sarà liberato come la sorella e la madre.[75]
QUI ABITAVA
CARLOTTA REKNITZER
NATA 1930
ARRESTATA 30.11.1943
DEPORTATA
RAVENSBRÜCK
LIBERATA
Reknitzer, Carlotta Carlotta Reknitzer (Zagabria, 6 maggio 1930 - ???, ???), figlia di Melania Bermann, sorella di Adolfo Reknitzer. Condivide il destino della sua famiflia. Fuga dalle persecuzioni dal paese di origine; nel 1941 inviata nel comune di Calestano in regime di "internamento libero"[76] dal quale, con la famiglia, tenta di evadere ma è catturata il 4 dicembre 1943, insieme alla madre, fratello, cognato, a Cernobbio, a cui segue l'internamento a Monticelli[78] per lei e la madre, in seguito Fossoli e la deportazione nel Reich, con destinazione Ravensbrück. Sarà liberata come la madre ed il fratello.[75]

Colorno[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
23 gennaio 2021 Via Matteotti 5

44°55′52.32″N 10°22′30.8″E / 44.9312°N 10.375221°E44.9312; 10.375221
QUI ABITAVA
BATTISTELLI
PASQUALINO
NATO 1908
CATTURATO 11.9.1943
INTERNATO
STALAG TORGAU
ASSASSINATO 7.6.1944
Battistelli, Pasqualino Pasqualino Battistelli (Colorno 17 aprile 1908 - Torgau 7 giugno 1944), arruolato nel IV Reggimento Artiglieria Divisione Fanteria, è catturato l’11 settembre 1943 dai tedeschi ad Halle, deportato nel Reich è internato in Sassonia, dapprima a Mühlberg, nello Stalag IV B[79], e successivamente a Torgau, nello Stalag IV D[80]. Muore il 7 giugno 1944.[81]
Piazza Garibaldi 20

44°55′49.44″N 10°22′31.36″E / 44.930401°N 10.375379°E44.930401; 10.375379
QUI ABITAVA
MASSIMILIANO POLLITZER
NATO 1885
ARRESTATO 7.10.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 19.1.1945
DACHAU
Pollitzer, Massimiliano Massimiliano Pollitzer (Istanbul 23 marzo 1885 - Dachau, 19 gennaio 1945), ebreo di origini cecoslovacche, si trasferisce a Milano nel 1907, rappresentante di commercio presso un’azienda inglese. È arrestato a Milano, per la sua avversione al fascismo e suoi sentimenti filo inglesi, ed internato nel campo di Ferramonti di Tarsia, da dove, nel gennaio 1941, è trasferito nel campo di Montechiarugolo. Nel maggio del 1942 è sottoposto al “regime” di “internamento libero” nel comune di Colorno. Arrestato dalle SS il 17 febbraio 1944, è internaato a Fossoli, quindi carcere di Verona; il 2 agosto 1944 è deportato nel Reich destinato a Auschwitz ed infine Dachau, dove muore il 19 gennaio 1945.[82]

Collecchio[modifica | modifica wikitesto]

A Collecchio sono presenti due pietre d'inciampo, poste il 26 gennaio 2021, grazie a un'iniziativa dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune e con l'ANPI locale.[83][84]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
26 gennaio 2021 Vicolo Manghi, 1

44°45′09.48″N 10°12′43.11″E / 44.752633°N 10.211976°E44.752633; 10.211976
QUI ABITAVA
GUIDO BONATI
NATO 1923
ARRESTATO 9.1.1945
DEPORTATO
MAUTHAUSEN-GUSEN
ASSASSINATO 26.4.1945
Bonati, Guido Guido Bonati (Collecchio 21 marzo 1923 - Gusen 26 aprile 1945).
Gaiano, Strada Ripa 47

44°43′26.05″N 10°10′28.6″E / 44.723902°N 10.17461°E44.723902; 10.17461
QUI ABITAVA
ARNALDO CASOLI
NATO 1911
CATTURATO
DEPORTATO
CAMPO MARKT PONGAU
ASSASSINATO 11.8.1944
Casoli, Arnaldo Arnaldo Casoli (Collecchio 3 aprile 1911 - Markt Pongau 11 agosto 1944).

Fidenza[modifica | modifica wikitesto]

A Fidenza si trovano 6 pietre d'inciampo, posate tra il 2020 e il 2021, grazie a un'iniziativa dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune.[85][86]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
11 gennaio 2020 Via Malpeli 70

44°51′57.79″N 10°03′51.95″E / 44.866053°N 10.064431°E44.866053; 10.064431
QUI ABITAVA
GUIDO CAMORALI
NATO 1902
ARRESTATO
DEPORTATO 1945
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 31.3.1945
GUSEN
Camorali, Guido Guido Camorali (Fontevivo 20 luglio 1902 - Gusen 31 marzo 1945), operaio. Fu deportato come prigioniero politico prima a Bolzano il 24 gennaio 1945 e poi a Mauthausen, dove arrivò il 1 febbraio. Di lì fu poi trasferito a Gusen, dove morirà.[87][88]
Piazza Garibaldi 1[E 3]

44°52′00.48″N 10°03′40.77″E / 44.8668°N 10.061325°E44.8668; 10.061325
A FIDENZA ABITAVA
NANDO PINCOLINI
NATO 1924
ARRESTATO
DEPORTATO 1945
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 10.4.1945
GUSEN
Pincolini, Nando Nando Pincolini (Fidenza 21 dicembre 1924 - Gusen 10 aprile 1945), contadino. Dopo l'8 settembre si unì alla 31ª Brigata Garibaldi "Forni", nome di battaglia Lucia. Venne però arrestato qualche mese dopo a Tabiano di Salso e venne deportato come prigioniero politico a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio 1945. Trasferito nel sottocampo di Gusen, vi morirà.[89][90]
A FIDENZA ABITAVA
RENZO PINCOLINI
NATO 1925
ARRESTATO 14.2.1945
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 25.4.1945
GUSEN
Pincolini, Renzo Renzo Pincolini, (Fidenza 21 dicembre 1925 - Gusen 25 aprile 1945), contadino. Dopo l'8 settembre si unì ai partigiani assieme al fratello, col nome di battaglia Cocca. Fu arrestato e deportato assieme al fratello, morendo sempre a Gusen 15 giorni dopo di lui.[89][91]
A FIDENZA ABITAVA
GUALTIERO REBECCHI
NATO 1924
ARRESTATO 21.11.1944
DEPORTATO 1945
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 15.3.1945
Rebecchi, Gualtiero Gualtiero Rebecchi (Fidenza 16 luglio 1924[E 4] - Mauthausen 15 marzo 1945), sarto. Dopo l'8 settembre si unì ai partigiani nel distaccamento Sorrenti della 31ª Brigata Garibaldi "Forni", nome di battaglia Aldo, ma fu arrestato e deportato come prigioniero politico a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio 1945 e morì poco più di un mese dopo.[92]
26 gennaio 2021
QUI ABITAVA
PARIDE MORELLI
NATO 1919
CATTURATO 10.9.1943
DEPORTATO
KZ RATHENOW
ASSASSINATO 3.5.1944
Morelli, Paride Paride Morelli
QUI ABITAVA
GINO ZANELLATI
NATO 1915
CATTURATO 9.9.1943
INTERNATO
BENZEN-WALSRODE
LIBERATO
Zanellati, Gino Gino Zanellati

Fontanellato[modifica | modifica wikitesto]

A Fontanellato si trovano 2 pietre d'inciampo, posate il 26 gennaio 2021, grazie a un'iniziativa dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune e l'ANPI locale.[84]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
26 gennaio 2021 Piazza Giacomo Matteotti 1
(Davanti alla Rocca di Fontanellato)

44°52′56.57″N 10°10′22.97″E / 44.88238°N 10.173046°E44.88238; 10.173046
QUI ABITAVA
ANDREA BARUFFINI
NATO 1892
ARRESTATO 11.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 11.4.1945
Baruffini, Andrea Andrea Baruffini (Medesano, 24 marzo 1892 - Mauthausen, 11 aprile 1945), contadino. Veterano plurimedagliato della guerra di Libia e della prima guerra mondiale, nel corso delle quali aveva acquisito il grado di maresciallo, dopo l'8 settembre aiutò alcuni prigionieri inglesi internati a Cannetolo di Fontanellato, dove viveva, nascondendoli prima nella propria abitazione e poi presso amici. I prigionieri riuscirono a riparare in Svizzera nel gennaio 1944, ma Baruffini venne comunque scoperto e arrestato dalle brigate nere nel marzo dello stesso anno, che lo portarono nelle carceri cittadine. Nel maggio non approfittò del bombardamento del carcere per fuggire, temendo rappresaglie per la famiglia. Il giorno dopo sarà però trasferito a Fossoli, e di qui prima a Bolzano e poi a Mauthausen, dove arrivò il 24 giugno. Sarà poi trasferito nei sottocampi di Großraming e di Redl-Zipf, per poi essere riportato nel campo principale, dove morì.[93][94]
QUI ABITAVA
MARINO MINGARDI
NATO 1920
CATTURATO 11.9.1943
DEPORTATO
SACHSENHAUSEN-
TREUENBRIETZEN
ASSASSINATO 23.4.1945
Mingardi, Marino Marino Mingardi (Fontanellato, 22 marzo 1920 - Treuenbrietzen, 23 aprile 1945).

Langhirano[modifica | modifica wikitesto]

Langhirano accoglie 5 pietre d'inciampo, di cui due nella frazione di Torrechiara, poste nell'ambito di un progetto del l'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Parma in collaborazione col Comune e con l'Istituto Gadda, una classe del quale ha contribuito a ricostruire la storia della famiglia Israel.[95]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
11 gennaio 2020 Torrechiara, Strada Pilastro 4

44°39′23.74″N 10°16′43.31″E / 44.656594°N 10.278697°E44.656594; 10.278697
QUI TROVÒ RIFUGIO
ARMANDO BACHI
NATO 1883
ARRESTATO 17.10.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 11.12.1943
Bachi, Armando Armando Bachi (Verona 17 gennaio 1883 - Auschwitz 6 febbraio 1944), militare, dal 1937 generale di divisione. Congedato nel 1939 a causa delle leggi razziali, si trasferì con la famiglia a Parma. Dopo l'8 settembre si nascosero a Torrechiara, ma padre e figlio vennero scoperti e arrestati dalle SS il 16 ottobre 1943. Incarcerato a Milano, venne percosso e dovette essere ricoverato. Qui rifiutò la possibilità di fuga per non lasciare solo il figlio, che credeva ancora carcerato. Fu così deportato anch'egli ad Auschwitz, dove venne ucciso all'arrivo, il 6 febbraio 1944. È da escludersi invece l'ipotesi secondo la quale sarebbe stato deportato assieme al figlio e ucciso sempre all'arrivo, l'11 dicembre 1943.[96][97][98]
QUI TROVÒ RIFUGIO
ROBERTO BACHI
NATO 1929
ARRESTATO 17.10.1943
DEPORTATO 1943
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Bachi, Roberto Roberto Bachi (Torino 12 marzo 1929 - Auschwitz ottobre 1944), figlio di Armando Bachi. Venne arrestato assieme al padre, e deportato ad Auschwitz prima di lui, il 6 dicembre 1943. Morì circa un anno dopo, nel 1944, per tubercolosi. Gli è dedicata un'altra pietra d'inciampo a Ravenna, dove la famiglia risiedette tra 1937 e 1938. Alla sua storia è stata dedicata un'opera, Il Viaggio di Roberto. Un treno verso Auschwitz, diretta e composta da Paolo Marzocchi, su un libretto di Guido Barbieri, andata in scena per la prima volta nel 2014.[96][97][99][100]
12 gennaio 2020 Via XX Settembre 15[E 5]

44°36′55.87″N 10°16′01.83″E / 44.615519°N 10.267175°E44.615519; 10.267175
QUI ABITAVA
JESUA ISRAEL
NATO 1883
ARRESTATO 3.12.1943
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 22.2.1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 26.2.1944
Israel, Ieshua Ieshua Israel (Sarajevo 26 settembre 1883 - Auschwitz 26 febbraio 1944), commerciante, originario di Sarajevo, ebreo. All'invasione della Jugoslavia, la famiglia fuggì a Spalato nella Dalmazia occupata dagli italiani, per sfuggire a tedeschi e ustascia croati. Internati in un primo tempo in un campo a Curzola, vennero poi trasferiti come altri ebrei croati in Italia, arrivando il 20 dicembre 1941 a Langhirano, dove vennero poi posti in internamento libero e sopravvissero col magro sussidio fornito dallo Stato. Dopo l'8 settembre fuggirono in Svizzera, ma, giunti alla frontiera il 3 dicembre, furono respinti dalle guardie confinarie svizzere e arrestati subito dopo nel paese di Lanzo d'Intelvi e di lì trasferiti prima nel carcere di Como e poi a Fossoli. Vennero deportati ad Auschwitz, dove Jesua morì all'arrivo.[101][102][103]
QUI ABITAVA
MASALTA CABILIO
NATA 1885
ARRESTATA 3.12.1943
INTERNATA FOSSOLI
DEPORTATA 22.2.1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Cabilio, Masalta Masalta Cabilio (Sarajevo 25 agosto 1885 - Auschwitz ?) casalinga, ebrea. Seguì il marito Ieshua Israel nella fuga e nella deportazione. Non sopravvisse.[101][104]
QUI ABITAVA
MOSHE LIKO ISRAEL
NATO 1911
ARRESTATO 3.12.1943
INTERNATO FOSSOLI
DEPORTATO 22.2.1944
AUSCHWITZ
BERGEN-BELSEN
LIBERATO
Israel, Liko Liko Israel (Sarajevo 13 febbraio 1911 - Israele 1987), ingegnere elettrico. Per lavoro a Belgrado al momento dell'invasione tedesca del suo paese, riuscì a riunirsi ai genitori Ieshua Israel e Masalta Cabilio, dei quali condivise le vicende fino all'arrivo ad Auschwitz. Qui si finse fabbro e venne assegnato al campo di Monowitz, dove conobbe Primo Levi. Poco prima della liberazione del campo, fu nuovamente trasferito a Bergen-Belsen, dove, nonostante si fosse ammalato di tifo, sopravvisse e fu liberato dalle truppe americane. Dopo la guerra tornò a Belgrado, dove si sposò, trasferendosi poi in Israele, dove morì in tarda età. Rimase sempre in contatto con Onesto Coruzzi, il vicino di casa degli Israel durante il loro soggiorno a Langhirano, che li aveva aiutati durante e subito dopo la guerra.[101][105]

Montechiarugolo[modifica | modifica wikitesto]

Montechiarugolo ospita 3 pietre d'inciampo posate il 4 febbraio 2024.[106]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
4 febbraio 2024 Piazza Rivasi, 3
davanti Municipio

44°41′36.4″N 10°25′20.5″E / 44.693444°N 10.422361°E44.693444; 10.422361 (Pietra d'inciampo per Rino Buratti, Ermes Manfredini, Vito Ghiretti)
QUI ABITAVA
VITO GHIRETTI
NATO 1918
CATTURATO 8.9.1943
INTERNATO LIMBURG
LIBERATO
Ghiretti, Vito Vito Ghiretti (Basilicagoiano, 26 ottobre 1918 - ???, ???), manovale, catturato a Maratona, sul fronte greco il giorno stesso della proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943, è deportato nel Reich come altri centinaia di migliaia di soldati italiani, gli IMI. Destinato al lavoro coatto nello Stalag_XII-A nei pressi di Limburg, è liberato il 6 maggio 1945. 7 luglio 1945 la data del suo rientro in Patria.[107]
QUI ABITAVA
RINO BURATTI
NATO 1924
CATTURATO 9.9.1943
INTERNATO PUPPING
ASSASSINATO 25.7.1944
Buratti, Rino Rino Buratti (Basilicanova, 24 marzo 1924 - Stalag 398[108] (Pupping), 25 luglio 1944), catturato il giorno successivo alla proclamazione dell'armistizio, è deportato nel Reich come altri centinaia di migliaia di soldati italiani, gli IMI. Internato nello Stalag 398 di Pupping nei pressi di Linz, matricola 92916, è impiegato nel lavoro coatto presso la la fabbrica P.K.I. a Linz – Donau. Muore il 25 luglio 1944 durante un bombardamento aereo sul campo.[109]
QUI ABITAVA
ERMES MANFRINI
NATO 1922
CATTURATO 10.9.1943
INTERNATO KÜSTRIN
LIBERATO
Manfrini, Ermes Ermes Manfrini (Montechiarugolo, 1922 - ???, ???), catturato successivamente alla proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943, è deportato nel Reich come i concittadini Vito Ghiretti e Rino Buratti e così come altri centinaia di migliaia di soldati italiani, gli IMI. Internato nel nello Stalag III-C [110] nei pressi di Küstrin destinato al lavoro coatto, sopravvive ed è liberato.

Parma[modifica | modifica wikitesto]

Nella città di Parma si trovano 51 pietre d'inciampo, posate tra il 2017 e il 2024. Il progetto è nato nel 2017 per iniziativa del Comune e dell'Istituto storico della Resistenza in collaborazione con Comunità ebraica, ANPI, ANED e, nel 2019, ANPPIA, ALPI e ANPC. Nel 2019 le pietre poste sono state inizialmente pietre in terracotta create dagli allievi del Liceo artistico "Toschi", poi sostituite dalle pietre "ufficiali" dell'artista Gunter Demnig.[111][112][113][114][115][116] Nel 2020 gli alunni del Liceo Marconi e del Liceo Romagnosi, nell'ambito del progetto Nei luoghi della guerra e della Resistenza a Parma, hanno ricostruito in una webserie, tra le altre cose, le storie della Famiglia Della Pergola, di Sergio e Giuseppe Barbieri, di Samuel Spritzman e del gruppo clandestino cui apparteneva Luigi Longhi.[117] Nel 2021 di nuovo gli alunni del Liceo Toschi hanno partecipato al progetto Proiettiamo sui muri la storia delle pietre d'inciampo, raccontando la storia di Carolina Blum, Primo Polizzi, Ugo Franchini e Sergio Barbieri con un video proiettato sul muro del Palazzo della Pilotta.[118][115] Il 27 gennaio 2023 posizionate 4 nuove pietre d'inciampo.[119]Sei le pietre posate nel 2024.[120]


Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
16 gennaio 2017 Via Torelli 10

44°47′38.99″N 10°20′13.19″E / 44.794164°N 10.336997°E44.794164; 10.336997
QUI ABITAVA
EMILIA CAMERINI
SPOSATA DELLA PERGOLA
NATA 1895
ARRESTATA 10.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 23.5.1944
Camerini, Emilia Lea Emilia Lea Camerini (Pitigliano 15 luglio 1885 - Auschwitz 23 maggio 1944), moglie del rabbino di Parma Enrico Della Pergola. Il 9 dicembre 1943, alla vigilia di un tentativo di arresto da parte fascista, la famiglia fuggì da Parma, dividendosi: Enrico si rifugiò in Svizzera, mentre i fratelli di Emilia furono costretti a nascondersi prima a Voghera e poi a Genova. Emilia invece fu arrestata il giorno successivo da una squadra fascista a Tizzano Val Parma assieme ai figli, alla madre Orsola Amar e alle sorelle Ulda, Gemma e Letizia. La madre fu rilasciata per anzianità (fuggirà poi da Parma rimanendo nascosta fino alla Liberazione), mentre Gemma e Letizia furono ricoverate all'Ospedale Maggiore, dove Letizia sarà fatta fuggire dalla crocerossina Luisa Minardi, mentre Gemma rimarrà ricoverata e poi convalescente sotto sorveglianza. Emilia, i figli e la sorella invece furono internati prima nel campo di Monticelli Terme[121], dove Emilia fu anche rappresentante delle internate. Il 9 marzo vennero trasferiti a Fossoli, da dove il 5 aprile furono deportati ad Auschwitz, dove Emilia morì un mese dopo l'arrivo.[122][123][124][125][126]
QUI ABITAVA
CESARE
DELLA PERGOLA
NATO 1935
ARRESTATO 10.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Della Pergola, Cesare Davide Cesare Davide Della Pergola (Parma 19 gennaio 1935 - Auschwitz 10 aprile 1944), figlio di Enrico Della Pergola e di Emilia Camerini. Fu arrestato e deportato assieme alla madre e al fratello Donato. Fu ucciso all'arrivo ad Auschwitz.[122][127]
QUI ABITAVA
DONATO
DELLA PERGOLA
NATO 1932
ARRESTATO 10.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Della Pergola, Donato Donato Della Pergola (Parma 30 marzo 1932 - Auschwitz 10 aprile 1944), figlio di Enrico Della Pergola e di Emilia Camerini. Fu arrestato e deportato assieme alla madre e al fratello Cesare. Fu ucciso all'arrivo ad Auschwitz.[122][128]
Strada Nino Bixio 116

44°47′50.44″N 10°19′09.49″E / 44.797344°N 10.319303°E44.797344; 10.319303
QUI ABITAVA
FORTUNATA LEVI
NATA 1869
ARRESTATA 21.7.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.8.1944
Levi, Fortunata Fortunata Levi (Busseto 27 aprile 1869 - Auschwitz 6 agosto 1944), ebrea. Inizialmente risparmiate per la tarda età, il 21 luglio 1944 lei e la sorella Libera furono arrestate nella loro casa a Parma da militari tedeschi, che poi razziarono l'abitazione. Le due sorelle furono internate a Fossoli, poi trasferite nel carcere di Verona e infine deportate ad Auschwitz, dove furono uccise all'arrivo.[129][130]
QUI ABITAVA
LIBERA LEVI
NATA 1863
ARRESTATA 21.7.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.8.1944
Levi, Libera Libera Levi (Busseto 1863 - Auschwitz 6 agosto 1944), fu arrestata e deportata assieme alla sorella e assieme a lei fu uccisa all'arrivo nel campo di sterminio.[129][131]
Vicolo Santa Maria 6

44°48′14.05″N 10°19′04.02″E / 44.803903°N 10.317783°E44.803903; 10.317783
QUI ABITAVA
SECONDO POLIZZI
DETTO ERNESTO
NATO 1898
ARRESTATO 31.7.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 22.4.1944
Polizzi, Secondo Secondo Polizzi detto Ernesto (Salsomaggiore 20 aprile 1898 - Mauthausen 22 aprile 1945), falegname. Proveniente da una famiglia di tradizioni socialiste, fu attivo nel 1922 nel respingimento delle squadre fasciste di Balbo, mentre il fratello e il cognato divennero dirigenti locali del PCdI e per questo furono a più riprese arrestati e inviati al confino. Dopo l'8 settembre l'attività politica venne ripresa soprattutto dai figli, ma il 31 luglio 1944 Ernesto venne arrestato assieme alla moglie Ida e alla figlia Lina, e interrogato e torturato nel carcere cittadino e presso la sede del SD tedesco. In settembre vennero trasferiti tutti e tre come prigionieri politici nel campo di Bolzano-Gries, ma a ottobre venne deportato da solo a Mauthausen, dove fu ucciso pochi giorni prima della Liberazione.[132][133][134]
QUI ABITAVA
IDA MUSSINI
SPOSATA POLIZZI
NATA 1906
ARRESTATA 31.7.1944
DEPORTATA
RAVENSBRUECK
FLOSSENBUERG
LIBERATA
Mussini, Ida Ida Mussini (Parma 1 gennaio 1906 - Parma 15 ottobre 1964), casalinga, moglie di Secondo Polizzi. Venne arrestata assieme al marito e alla figlia il 31 luglio 1944 e assieme a loro detenuta e poi trasferita a Bolzano. Nell'ottobre 1944 fu deportata assieme alla figlia Lina come prigioniera politica a Ravensbrück, dove riuscì a sopravvivere fino alla Liberazione, dopo la quale tornerà nella città natale.[132]
QUI ABITAVA
PRIMO POLIZZI
NATO 1925
ARRESTATO 4.11.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
GUSEN
LIBERATO
Polizzi, Primo Primo Polizzi detto Manetto (Parma 1 dicembre 1925 - Parma 30 novembre 2000), figlio di Secondo Polizzi ed Ida Mussini, allievo capostazione. Dopo alcuni atti di sabotaggio sul luogo di lavoro, nel maggio 1944 diventò partigiano nella 12ª Brigata Garibaldi, diventando prima commissario politico del Distaccamento "Betti" e poi comandante del Distaccamento "Remagni". A fine ottobre venne arrestato dalla brigata nera a Parma assieme all'amico Sergio Barbieri e ai genitori di quest'ultimo, venendo poi torturato nelle carceri cittadine e in quelle del SD. Successivamente fu deportato anch'egli come prigioniero politico prima nel campo di Bolzano e poi a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio 1945, per essere poi trasferito nuovamente nel sottocampo di Gusen, dove lavorò nelle cave e riuscì a sopravvivere fino alla liberazione da parte delle truppe americane. Dopo un soggiorno a Mauthausen nel centro di ricovero americano, tornò nella città natale, dove si sposerà e morirà in tarda età. A causa degli effetti della deportazione fu riconosciuto grande invalido di guerra e dovette fare lunghi soggiorni in ospedale. Nel dopoguerra inoltre fondò e diresse l'ANED provinciale. Tra 1984 e 1985 testimoniò la propria esperienza di deportato in un'intervista depositata all'Istituto Storico della Resistenza di Parma. e pubblicata integralmente nel 2010 nell'opera Primo Polizzi, il prigioniero che canta. Intervista sulla deportazione.[132][133][118]
QUI ABITAVA
LINA POLIZZI
NATA 1926
ARRESTATO 31.7.1944
DEPORTATA
RAVENSBRUECK
LIBERATA
Polizzi, Lina Lina Polizzi (Parma 10 dicembre 1926 - Parma 1984), figlia di Secondo Polizzi e Ida Mussini. Dopo l'8 settembre seguì l'attività politica degli zii e divenne staffetta nella 12ª Brigata Garibaldi col nome di battaglia "Gabriella", subendo un primo arresto a febbraio 1944. Liberata, riprese l'attività con anche missioni in altre province e trasformando la propria casa in base partigiana, ma a causa dell'attività di due spie fasciste, venne scoperta e il suo arresto portò anche a quello dei genitori. Fu arrestata, torturata e deportata assieme ai genitori prima e alla sola madre poi. Sopravvissuta fino alla liberazione da parte delle truppe sovietiche, dovette essere ricoverata a Lubecca a causa dei maltrattamenti subiti, tornando nella città natale solo a settembre 1945, dove rimase fino alla morte avvenuta a soli 57 anni. Nel 1977 testimoniò la propria esperienza di deportata in un dattiloscritto depositato all'Istituto Storico della Resistenza di Parma.[132][135][136]
Strada del Quartiere 9

44°48′03″N 10°18′52.91″E / 44.800833°N 10.314697°E44.800833; 10.314697
QUI ABITAVA
ENRICO FANO
NATO 1863
ARRESTATO
CARCERE DI PARMA
ASSASSINATO 25.1.1945
Fano, Enrico Enrico Fano (Soragna 15 gennaio 1863 - Parma 25 gennaio 1945), ebreo, inizialmente risparmiato a causa della tarda età, fu arrestato assieme alla moglie il 2 agosto 1944, morendo in carcere a Parma.[113][137]
QUI ABITAVA
GIULIA BIANCHINI
SPOSATA FANO
NATA 1866
ARRESTATA
DEPORTATA
BOLZANO
ASSASSINATA
Bianchini, Giulia Giulia Bianchini (Ferrara 20 maggio 1866 - Bolzano 9 febbraio 1945), ebrea, moglie di Enrico Fano, fu arrestata assieme al marito, morendo nel Campo di transito di Bolzano.[113][138]
QUI ABITAVA
ALBA FANO
NATA 1905
ARRESTATA 8.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Fano, Alba Fausta Alba Fausta Fano (Soragna 23 dicembre 1905 - Auschwitz ?), figlia di Enrico e sorella di Ernesto Fano, insegnante, ebrea. Iscritta al Fascio femminile dal 1930, era attiva nelle attività assistenziali in campo sanitario, sia nel PNF che nella Croce Rossa Italiana. Fu arrestata il 7 dicembre 1943 assieme al fratello, alla cognata e ai nipoti, e assieme a questi ultimi fu internata nel campo di Monticelli[121] prima e a Fossoli il 9 marzo 1944. Tutta la famiglia fu deportata ad Auschwitz, dove arrivarono il 10 aprile dello stesso anno. Non sopravvisse.[113][139][140]
QUI ABITAVA
ERMANNO FANO
NATO 1903
ARRESTATO 8.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Fano, Ermanno Ermanno Fano (Soragna 26 marzo 1903 - Auschwitz ?), farmacista. Costretto a lasciare la farmacia a Pellegrino Parmense nel 1939 a causa delle leggi razziali, si convertì assieme alla moglie e ai figli al cattolicesimo, prima di riunirsi al resto della famiglia di origine a Parma, ma la conversione non bastò per la salvezza: arrestato assieme alla moglie, alla sorella e ai figli, fu internato inizialmente da solo nel Castello di Scipione, per poi essere riunito al resto della famiglia a Fossoli, condividendone in seguito le vicende. Non sopravvisse.[113][141][139][140]
QUI ABITAVA
LILIANA FANO
NATA 1934
ARRESTATA 8.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 10.4.1944
Fano, Liliana Liliana Fano (Pellegrino Parmense 25 febbraio 1934 - Auschwitz 10 aprile 1944), figlia di Ermanno Fano e Giorgina Padova, fu arrestata e deportata assieme ai genitori e ai fratelli. Fu uccisa all'arrivo nel campo.[113][142]
QUI ABITAVA
LUCIANO FANO
NATO 1936
ARRESTATO 8.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Fano, Luciano Luciano Fano (Pellegrino Parmense 16 febbraio 1932 - Auschwitz 10 aprile 1944), figlio di Ermanno Fano e Giorgina Padova, fu arrestato e deportato assieme ai genitori e ai fratelli. Fu ucciso all'arrivo nel campo.[113][143]
QUI ABITAVA
ROBERTO FANO
NATO 1942
ARRESTATO 8.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Fano, Roberto Roberto Fano (Parma 27 marzo 1942 - Auschwitz 10 aprile 1944), figlio di Ermanno Fano e Giorgina Padova, a un anno e mezzo di età fu arrestato e deportato assieme ai genitori e ai fratelli. Fu ucciso all'arrivo nel campo.[113][144]
QUI ABITAVA
GIORGINA PADOVA
SPOSATA FANO
NATA 1905
ARRESTATA 8.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Padova, Giorgina Giorgina Padova (Firenze 29 settembre 1905 - Auschwitz ?), moglie di Ermanno Fano, casalinga, ebrea. Fu arrestata e deportata assieme a figli, marito e cognata. Non sopravvisse.[113][145]
13 gennaio 2018 Piazza Garibaldi 1

44°48′03.84″N 10°19′41.21″E / 44.801067°N 10.328114°E44.801067; 10.328114
QUI LAVORAVA
GIORGIO NULLO FOÀ
NATO 1919
ARRESTATO 29.9.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 4.2.1944
Foà, Giorgio Nullo Giorgio Nullo Foà, (Parma 27 marzo 1919 - Auschwitz 4 febbraio 1944, commesso, figlio di Doralice Muggia. Costretto ad abbandonare gli studi nel 1938 a causa delle leggi razziali, venne preso come commesso da Achille Bonelli nel proprio negozio, nonostante le stesse leggi razziali lo vietassero. La pietra d'inciampo è situata di fronte a quel negozio ed è proprio lì dove fu arrestato dai tedeschi il 15 settembre 1943. Dopo l'arresto fu internato nel carcere di Milano, per essere poi deportato il 6 dicembre dello stesso anno ad Auschwitz, dove morì. Nel 2019 gli è stata intitolata un'aula del liceo Romagnosi da dove era stato espulso.[146][147][148]
Strada Felice Cavallotti 30

44°48′21.34″N 10°19′51.22″E / 44.805928°N 10.330894°E44.805928; 10.330894
QUI ABITAVA
RENZO MOSÈ LEVI
NATO 1887
ARRESTATO 27.9.1943
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 20.3.1944
Levi, Renzo Mosè Renzo Mosè Levi, (Soragna 3 febbraio 1887 - Mauthausen 20 marzo 1945), proprietario terriero, ebreo. Trasferitosi da Parma alla natia Soragna dopo l'8 settembre, fu arrestato dai tedeschi il 27 settembre, il giorno prima del programmato tentativo di raggiungere con la moglie i figli già in salvo in Svizzera. La moglie riuscì però a scampare all'arresto e a rifugiarsi a Parma da amici. Detenuto inizialmente nel carcere di Parma, fu internato prima nel Castello di Scipione e poi a Fossoli, venendo infine deportato ad Auschwitz il 5 aprile 1944. Prima della liberazione del campo fu costretto a una marcia della morte, arrivando infine a Mauthausen, dove sarà ucciso.[149][150]
Viale delle Rimembranze 36

44°47′40.23″N 10°19′56.71″E / 44.794508°N 10.332419°E44.794508; 10.332419
QUI ABITAVA
GIUSEPPE BARBIERI
NATO 1897
ARRESTATO 4.11.1944
DEPORTATO
GUSEN
ASSASSINATO 25.3.1945
Barbieri, Giuseppe Giuseppe Barbieri (Santa Cristina e Bissone 15 maggio 1887 - Gusen 25 marzo 1945), ferroviere. Antifascista, fu arrestato assieme alla moglie, al figlio partigiano Sergio e al suo amico Primo Polizzi, nonostante non avesse alcun ruolo nella Resistenza. Liberato in un primo tempo assieme alla moglie, poco dopo fu internato nuovamente e deportato come prigioniero politico assieme al figlio, da cui fu diviso all'arrivo a Mauthausen, pur venendo trasferiti entrambi nel febbraio a Gusen II, dove morì.[133][151][152]
QUI ABITAVA
SERGIO BARBIERI
NATO 1926
ARRESTATO 4.11.1944
DEPORTATO
GUSEN
ASSASSINATO 28.3.1945
Barbieri, Sergio Sergio Barbieri (Parma 5 maggio 1926 - Gusen 28 marzo 1945), ferroviere, figlio di Giuseppe Barbieri. Dopo le prime azioni di sabotaggio assieme all'amico Primo Polizzi, nel maggio 1944 si unì alla 12ª Brigata Garibaldi, prima come staffetta poi come partigiano del Distaccamento "Betti", nome di battaglia Gabor. A fine ottobre, durante una missione in città con Primo Polizzi, passò dalla casa dei suoi genitori, ma vennero tutti arrestati dalla brigata nera. Sergio venne quindi detenuto prima presso la sede delle brigate nere e poi nel carcere del SD. Il 17 dicembre fu deportato come prigioniero politico col padre prima a Bolzano poi a Mauthausen, dove arrivò nel gennaio 1945 e dove i due furono divisi, venendo poi trasferito nel febbraio a Gusen II. Piegato dalla notizia della morte del padre, morì qualche giorno dopo.[151][153][118]
Viale Duca Alessandro 56

44°47′21.94″N 10°19′58.41″E / 44.789428°N 10.332892°E44.789428; 10.332892
QUI ABITAVA
ULDA CAMERINI
NATA 1906
ARRESTATA 10.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Camerini, Ulda Ulda Camerini (Parma 20 giugno 1906 - Auschwitz 10 aprile 1944), insegnante, ebrea, figlia di Orsola Amar e sorella di Letizia, Gemma ed Emilia Lea. Fu arrestata insieme alle sorelle e ai nipoti ed internata con loro nel campo di Monticelli[121], prima di essere deportata assieme alla sorella Emilia Lea e ai nipoti prima a Fossoli e poi ad Auschwitz. Fu uccisa all'arrivo.[122][154]
6 febbraio 2019 Stradone Martiri della Libertà 13[E 6]

44°47′43.76″N 10°19′45.71″E / 44.795489°N 10.329364°E44.795489; 10.329364
QUI ABITAVA
SAMUEL SPRITZMAN
NATO 1904
ARRESTATO 20.11.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ-BIRKENAU
GROSS-ROSEN
LANDESHUT
LIBERATO
Spritzman, Samuel Samuel Spritzman (Chișinău 24 aprile 1904 - Parma 13 giugno 1982), ingegnere. Trasferitosi in Italia per gli studi, fu licenziato nel 1939 per effetto delle leggi razziali. Nel 1940 viene internato a Nepi e di lì iniziano una serie di vicende che lo porteranno a Roma, nel campo di Corropoli e infine nuovamente a Parma, in libertà vigilata. Dopo l'8 settembre fu arrestato dalla polizia tedesca, che lo internò nel Castello di Scipione. Dopo un rifiuto di collaborare con i tedeschi, nel febbraio 1944 fu trasportato prima a Bologna, poi a Verona, a Bolzano e in altri sottocampi. Il 28 ottobre 1944 fu deportato a Birkenau, dove, accusato di sabotaggio, sopravvisse al blocco di rigore, venendo trasferito in seguito a Gross-Rosen e poi nel sottocampo di Landeshut. Liberato il 9 maggio 1945, tornò in Italia nell’agosto del 1945. Successivamente si trasferirà a New York, si sposerà e in tarda età tornerà a Parma.[155][156]
Via della Salute 46

44°47′53.32″N 10°19′04.42″E / 44.798144°N 10.317894°E44.798144; 10.317894
QUI ABITAVA
LUIGI LONGHI
NATO 1925
ARRESTATO 14.2.1945
DEPORTATO
DACHAU
ASSASSINATO 7.3.1945
ÜBERLINGEN
Longhi, Luigi Luigi Longhi (Parma 8 marzo 1925 - Überlingen,[157] 7 marzo 1945), elettrotecnico. Influenzato dall'attività del fratello Bruno (militante del PCd'I clandestino e futuro membro del CLN parmigiano), crea una cellula clandestina assieme ad altri 3 colleghi all'interno della società telefonica TIMO, dove lavora, e che dopo l'8 settembre è controllata dai tedeschi. Il gruppo nell'estate 1944 è inquadrato nelle SAP, intercetta le comunicazioni telefoniche nemiche girando poi le informazioni ai servizi informazioni partigiani, il SIP e il SIM. Svolge attività di sabotaggio alle linee telefoniche e partecipa direttamente alle azioni armate in città. Il 21 agosto 1944 Longhi ed altri tre compagni (Gaudenzio Anselmo, Bolsi e Corsini) sono arrestati e interrogati per otto giorni dal SD tedesco, per poi essere trasferiti nelle carceri cittadine. Per Longhi e Anselmo segue la deportazione, come prigionieri politici, prima a Bolzano, poi a Dachau, dove Longhi arriva il 9 ottobre e costretto ai lavori forzati. Morirà di stenti nel sottocampo di Überlingen,[157]. Insignito della Medaglia d'argento al valor militare alla memoria. Un'altra pietra d'inciampo intitolata a Luigi è posata in via Cavesto 8/a dov'era la sede della TIMO. Alla vicenda della cellula clandestina della TIMO è dedicata l'opera di B. Manotti, I ribelli della TIMO. Storia di un gruppo sappista nella Resistenza. Parma 1943-1945.[158][159][160][161]
Strada dell'Università 9

44°48′05.01″N 10°19′30.37″E / 44.801392°N 10.325103°E44.801392; 10.325103
QUI ABITAVA
DORALICE MUGGIA
NATA 1876
ARRESTATA 1944
INTERNATA
BOLZANO
ASSASSINATA
MERANO
Muggia, Doralice Doralice Muggia (Colorno 2 giugno 1876 - Merano 15 maggio 1945), ebrea, madre di Gastone e di Giorgio Nullo Foà, il primo dei quali fuggito in Palestina nel 1940. Inizialmente risparmiata per la tarda età, fu arrestata il 30 novembre 1944 e deportata a Bolzano e poi nel sottocampo di Merano, dove morì.[147][162]
Via Pellegrino Strobel
(Accanto alla fermata dell'autobus)

44°48′20.09″N 10°20′43.08″E / 44.80558°N 10.3453°E44.80558; 10.3453
QUI ABITAVA
UGO FRANCHINI
NATO 1929
ARRESTATO 24.12.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 9.4.1945
GUSEN
Franchini, Ugo Ugo Franchini (Parma 4 maggio 1929 - Gusen 9 aprile 1945), apprendista sarto. Di famiglia antifascista, nel 1939 fu trasferito forzosamente assieme ad essa nei cosiddetti "Capannoni", abitati semi-fatiscenti costruiti dall'amministrazione fascista. Subito dopo l'8 settembre 1943, iniziò a raccogliere armi assieme ai fratelli maggiori, seguendoli poi in montagna, dove a soli 14 anni si unì alla 47ª Brigata Garibaldi, nome di battaglia Scampolo. A fine 1944 fu catturato dai nazifascisti e incarcerato nelle prigioni cittadine. Dopo alcune settimane fu deportato come prigioniero politico prima a Bolzano e infine nel febbraio 1945 a Mauthausen, da dove fu poco dopo trasferito a Gusen II, dove morirà di polmonite per le condizioni di vita del campo.[163][118]
11 gennaio 2020 Via Emilia Est 54

44°47′48.55″N 10°20′44.11″E / 44.796819°N 10.345586°E44.796819; 10.345586
QUI ABITAVA
GINO RAVANETTI
NATO 1910
CATTURATO 8.9.1943
INTERNATO 1943
FALLINGBOSTEL
HILDESHEIM
ASSASSINATO 20.3.1944
Ravanetti, Gino Gino Ravanetti (Felino 2 giugno 1910 - Bad Fallingbostel 20 marzo 1945), soldato del 3º Reggimento artiglieria, batteria addestramento, l'8 settembre fu catturato a Bologna dai tedeschi e internato come internato militare italiano nello Stalag XI B nei pressi di Bad Fallingbostel. Morì fucilato dai tedeschi per rappresaglia.[164]
Viale Vittorio Bottego 10

44°48′31.69″N 10°19′35.69″E / 44.808803°N 10.326581°E44.808803; 10.326581
QUI ABITAVA
AUGUSTO OLIVIERI
NATO 1891
ARRESTATO 20.3.1944
DEPORTATO 1944
MAUTHAUSEN-GUSEN
ASSASSINATO 29.4.1945
Olivieri, Augusto Augusto Olivieri (Parma 4 maggio 1891 - Gusen 28 aprile[E 7] 1945), avvocato. Figlio di Erminio Olivieri, ex deputato radicale e sindaco di Parma, Augusto nella prima guerra mondiale era stato volontario negli Alpini, pluridecorato e promosso sul campo a maggiore per meriti di guerra (sarà poi membro dell'ANA parmigiana e anche suo presidente per un biennio). Appartenente a una loggia massonica collegata al Grande Oriente d'Italia fino alla dissoluzione delle logge da parte del regime nel 1925, durante il Ventennio fu antifascista, mantenendo le proprie idee liberal-socialiste. Dopo l'8 settembre rifiutò l'offerta del prefetto di diventare podestà della città, finendo nel mirino delle autorità fasciste: il 20 marzo 1944 fu arrestato dal SD tedesco e portato nelle carceri di Bologna. Il 6 giugno fu condotto a Fossoli, poi trasferito a Bolzano e infine deportato come prigioniero politico a Mauthausen, dove arrivò il 7 agosto 1944, venendo subito dopo trasferito a Gusen I. A causa dell'età e delle pessime condizioni di vita, già il 7 settembre venne ricoverato nel Revier, l'infermeria, fino al 1 novembre quando venne dimesso e trasferito a Gusen II. Lì venne nuovamente ricoverato alla metà di marzo, anche a causa di maltrattamenti che gli fratturarono un braccio. Dimesso il 22 aprile in condizioni che gli impedivano di reggersi in piedi, venne portato con loro e nascosto dai compagni di prigionia sul luogo di lavoro, ma non resse ugualmente e morì pochi giorni dopo.[165][166][167]
Borgo XX Marzo 11

44°48′06.71″N 10°19′48.38″E / 44.801864°N 10.330106°E44.801864; 10.330106
QUI ABITAVA
GINO AMADASI
NATO 1919
CATTURATO 9.9.1943
INTERNATO 1943
BERLINO
ASSASSINATO 25.4.1945
Amadasi, Gino Gino Amadasi (Parma 24 luglio 1909 - Berlino 25 aprile 1945), impiegato comunale. Soldato del 3º Reggimento artiglieria, il 9 settembre 1943 fu catturato dai tedeschi a Capo Papas in Grecia e internato come internato militare italiano nello Stalag III-D a Berlino, dove morì per malattia.[168]
Strada Nino Bixio 64

44°48′00.65″N 10°19′18.09″E / 44.800181°N 10.321692°E44.800181; 10.321692
QUI ABITAVA
RENZO ILDEBRANDO
BOCCHI
NATO 1913
ARRESTATO 29.5.1944
DEPORTATO 1944
FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 20.12.1944
HERSBRUCK
Bocchi, Renzo Ildebrando Renzo Ildebrando Bocchi (Parma 1 settembre 1913 - Flossenbürg 15 dicembre 1944), commesso viaggiatore. Di educazione cattolica, entrò fin da giovanissimo nell'Azione Cattolica. Non ancora antifascista ma insofferente verso la violenza della dittatura, fu inviato dal regime come "volontario" nel corpo di spedizione italiano a supporto di Franco nella guerra civile spagnola (durante la quale compose anche dei versi a ricordo dei Fratelli Rosselli) e poi sul fronte libico durante la seconda guerra mondiale. Dopo l’8 settembre 1943 divenne prima uno dei leader politici dei partigiani cattolici nel Parmense, nome di battaglia Ruffini, poi capo del servizio informazioni partigiano per l’Emilia-Romagna, collaborando con l’OSS. Arrestato il 13 maggio 1944 al rientro da una missione in Svizzera, fu trasferito prima nel carcere di Como, poi a San Vittore a Milano, dove fu torturato. Fu poi deportato, via Bolzano, prima a Flossenbürg, poi nel sottocampo di Hersbruck, dove lavorò in miniera, e infine nuovamente a Flossenbürg, dove morì.[169][170]
27 gennaio 2021 Strada A. Saffi 13

44°48′07.02″N 10°20′04.46″E / 44.80195°N 10.334573°E44.80195; 10.334573
QUI ABITAVA
ARNALDO CANALI
NATO 1894
ARRESTATO 13.7.1944
DEPORTATO
FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 16.11.1944
Canali, Arnaldo Arnaldo Canali
Piazzale Risorgimento
(Davanti all'ingresso monumentale dello Stadio Ennio Tardini)

44°47′44.61″N 10°20′11.71″E / 44.795724°N 10.336587°E44.795724; 10.336587
A PARMA ABITAVA
RENZO CAVALLINA
NATO 1921
CATTURATO 8.9.1943
INTERNATO
BERLINO-LICHTERFELDE
LIBERATO
Cavallina, Renzo Renzo Cavallina
Viale Maria Luigia, 1
(Davanti all'ingresso del Liceo Romagnosi)

44°47′52.23″N 10°19′19.6″E / 44.797842°N 10.32211°E44.797842; 10.32211
QUI STUDIAVA
GIORGIO NULLO FOÀ
NATO 1919
ARRESTATO 29.9.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 4.2.1944
Foà, Giorgio Nullo Giorgio Nullo Foà, (Parma 27 marzo 1919 - Auschwitz 4 febbraio 1944). La pietra è stata posta di fronte al Liceo Romagnosi, dove aveva studiato prima di esserne espulso nel 1938 a causa delle leggi razziali. Una pietra a lui dedicata è presente anche in Piazza Garibaldi 1, di fronte al negozio dove lavorava e dove venne arrestato. Per la sua biografia vedi sopra.
Strada Bixio, 151

44°47′48.95″N 10°19′06.7″E / 44.796931°N 10.318529°E44.796931; 10.318529
QUI ABITAVA
GIUSEPPE FRAGNI
NATO 1922
CATTURATO 15.4.1944
INTERNATO
GRAZ-EGGENBERG
LIBERATO
Fragni, Giuseppe Giuseppe Fragni,
Via Costituente, 4/A
(Davanti all'ingresso del Liceo Marconi)

44°48′01.84″N 10°19′14.47″E / 44.800512°N 10.320687°E44.800512; 10.320687
QUI STUDIAVA
PIERO IOTTI
NATO 1926
ARRESTATO 15.11.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN-GUSEN
LIBERATO
Iotti, Piero Piero Iotti,
Viale Basetti, 12

44°47′47.23″N 10°19′28.96″E / 44.796452°N 10.32471°E44.796452; 10.32471
QUI ABITAVA
MICHELE VALENTI
NATO 1894
CATTURATO 8.9.1943
INTERNATO
MEPPEN
LIBERATO
Valenti, Michele Michele Valenti,
27 gennaio 2022 Via Emilia est 140

44°47′43.59″N 10°20′58.64″E / 44.795442°N 10.349623°E44.795442; 10.349623
QUI ABITAVA
ENZO DALL'AGLIO
NATO 1923
ARRESTATO 1.8.1944
DEPORTATO
KÖNIGSBERG/KALININGRAD
LIBERATO
Dall'Aglio, Enzo Enzo Dall'Aglio
Piazzale Santa Croce 9

44°48′14.84″N 10°18′48.17″E / 44.804123°N 10.31338°E44.804123; 10.31338
QUI ABITAVA
EUGENIO FRIGERI
NATO 1926
ARRESTATO
DEPORTATO
GUSEN
ASSASSINATO 20.3.1945
Frigeri, Eugenio Eugenio Frigeri
Via D'Azeglio 23

44°48′10.42″N 10°19′15.82″E / 44.802894°N 10.321062°E44.802894; 10.321062
QUI ABITAVA
GUIDO TOSCANI
NATO 1922
ARRESTATO 15.8.1944
DEPORTATO
CHORZOW/KÖNIGSHÜTTE
LIBERATO
Toscani, Guido Guido Toscani
Via della Salute 43

44°47′52.36″N 10°19′03.39″E / 44.797877°N 10.317609°E44.797877; 10.317609
QUI ABITAVA
FERDINANDO VIGNALI
NATO 1920
ARRESTATO
DEPORTATO
MAUTHAUSEN-GUSEN
ASSASSINATO 4.2.1945
Vignali, Ferdinando Ferdinando Vignali
Via Corso Corsi 58

44°48′03.79″N 10°20′11″E / 44.801052°N 10.336389°E44.801052; 10.336389
QUI ABITAVA
ARISTIDE ZANACCA
NATO 1903
ARRESTATO 8.1.1945
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 28.2.1945
Zanacca, Aristide Aristide Zanacca
27 gennaio 2023 Borgo Pace, 8

44°48′13.61″N 10°20′05.95″E / 44.80378°N 10.334985°E44.80378; 10.334985 (Pietra d'inciampo di Sergio Larini)
QUI ABITAVA
SERGIO LARINI
NATO 1921
ARRESTATO 23.10.1943
INTERNATO ATENE
DEPORTATO
LIBERATO
HOHENSTEIN
Larini, Sergio Sergio Larini, (Parma, 29 dicembre 1921 - ???), infermiere nel 33º Reggimento Artiglieria della Divisione “Acqui”, scampa all’eccidio di Cefalonia, sul fronte greco. Dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943 il suo Reggimento è protagonista del primo atto resistenziale contro il nemico tedesco. Il 23 ottobre 1943 Larini è catturato dai tedeschi sull’isola greca e internato a Vilnius, quindi in Bielorussia, poi in Polonia, infine deportato nel Reich a Hohenstein, in Prussia Orientale, nello Stalag IB[171], dal quale riesce a fuggire, ma è nuovamente catturato dai tedeschi a Danzica, rimanendovi fino all’arrivo degli uomini dell'Armata Rossa, che liberano la città nel maggio 1945.[172]
Borgo XX Marzo, 9

44°48′06.68″N 10°19′48.7″E / 44.801857°N 10.330193°E44.801857; 10.330193 (Pietra d'inciampo di Luigi Lusardi)
QUI ABITAVA
LUIGI LUSARDI
NATO 1895
ARRESTATO 31.1.1944

DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 20.2.1945
EBENSEE
Lusardi, Luigi Luigi Lusardi, (Santa Maria del Taro, ??? 1895 - Ebensee, 20 febbraio 1945), partigiano, esponente del CLN di Parma, il 31 gennaio 1944 è arrestato per la sua attività nelle file della Resistenza, ma anche con l'accusa di aver ospitato alcuni soldati inglesi fuggiti dal campo di prigionia di Fontanellato dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Inviato a Fossoli, quindi deportato a Mauthausen ed infine nel sottocampo di Ebensee, dove muore il 20 febbraio 1945.[173]
Via Paolo Raccagni, 12

44°47′37.19″N 10°20′01.45″E / 44.793664°N 10.333737°E44.793664; 10.333737 (Pietra d'inciampo di Marcello Jannucci)
QUI ABITAVA
MARCELLO JANNUCCI
NATO 1921
ARRESTATO 10.10.1943
INTERNATO BELGRADO
LIBERATO
EBENSEE
Jannucci, Marcello Marcello Jannucci, (Napoli, 28 febbraio 1921 - ???), comandante della decima compagnia del III Battaglione dell’83º Reggimento Fanteria “Venezia”, l'armistizio dell'8 settembre 1943 lo coglie sul fronte balcanico dove dà luogo, con i compagni, a forme di resistenza ai nazisti e come conseguenza è catturato il 10 ottobre 1943 a Podgorica, in Montenegro. Internato a Belgrado quindi deportato nel Reich, nel lager di Ebensee, dove rimane fino alla liberazione del campo ad opera degli americani, maggio 1945, tornando ad essere un uomo libero.[174]
Via Navetta, 33
sul ciglio stradale

44°47′10.9″N 10°19′12.46″E / 44.78636°N 10.320127°E44.78636; 10.320127 (Pietra d'inciampo di Luciano Jaschi)
QUI ABITAVA
LUCIANO JASCHI
NATO 1925
ARRESTATO 10.1.1945
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 10.4.1945
GUSEN
Jaschi, Luciano Luciano Jaschi, (Roma, 14 dicembre 1925 - Gusen, 18 aprile 1945), partigiano, nel gennaio 1944 entra a far parte della Resistenza tra le file della 31ª Brigata Garibaldi “Copelli”, nome di battaglia “Dipaco”. Il 10 gennaio 1945 è catturato dai nazisti a Varano de' Melegari, durante un rastrellamento. Internato Bolzano, quindi deportato a Mauthausen, dove giunge il 4 febbraio 1945. Il 17 febbraio, infine trasferito nel sottocampo di Gusen dov'è assassinato il 18 aprile 1945.[175]
27 gennaio 2024 Via Sidoli, 70

44°47′12.08″N 10°21′16.88″E / 44.786689°N 10.354689°E44.786689; 10.354689 (Pietra d'inciampo di Pietro Cavazzini)
QUI ABITAVA
PIETRO CAVAZZINI
NATO 1912
ARRESTATO 10.9.1943
INTERNATO GÖRLITZ
LIBERATO
Cavazzini, Pietro Pietro Cavazzini, (San Lazzaro Parmense, 28 dicembre 1912 - Parma, 1992), del 1938 la laurea in Medicina, nel 1939 inviato Sottotenente medico in Albania, dove si trova all'indomani della proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943. In seguito al rifiuto di aderire alla RSI è deportato, come altri circa 700mila IMI nel Reich. Recluso nello Stalag_VIII-A nei pressi di Görlitz si prodica nelle cure ai soldati italiani come lui internati. Rimpatriato nel marzo del '45 è richiuso dai fascisti nelle carceri prima di Varese, quindi San Vittore. È liberato dai partigiani il 25 aprile 1945. Ritornato a Parma, riprende il suo lavoro di medico presso gli Ospedali riuniti di Parma.[120]
Viale Cocconi,30

44°48′37.8″N 10°20′49.18″E / 44.8105°N 10.346996°E44.8105; 10.346996 (Pietra d'inciampo di Emilio Soncini)
QUI ABITAVA
EMILIO SONCINI
NATO 1915
ARRESTATO 1944
INTERNATO MAGDEBURG
LIBERATO
Soncini, Emilio Emilio Soncini, (???, 1915 - Parma, 1944), considerato pericoloso sovversivo è arrestato dalle camicie nere nel giugno 1944, viene rinchiuso prima nelle cantine dei bagni pubblici, quindi a Vicopò poi Suzzara e Verona ed infine deportato nel Reichnel destinato al lavoro coatto presso Magdeburgo. Pesantemente debilitato dai precedenti trattamenti r torture degli interrogatori, ritenuto inabile al lavoro è rimpatriato, ma muore in ospedale a Parma dopo solo qualche qualche mese.[120]
Via Cavestro, 8/a

44°48′02.58″N 10°19′36.12″E / 44.800717°N 10.326699°E44.800717; 10.326699 (Pietra d'inciampo di Anselmo Gaudenzio)
QUI LAVORAVA
GAUDENZIO ANSELMO
NATO 1926
ARRESTATO 21.8.1944
DEPORTATO
DACHAU
ASSASSINATO 7.3.1945
EBENSEE
Anselmo, Gaudenzio Gaudenzio Anselmo, (Torino, 3 luglio 1926 - Dachau, 7 marzo 1945), operaio, antifascista, partigiano, è nelle fila della Resistenza dal 1 ottobre 1943 tra le formazioni delle SAP. Insieme al collega Luigi Longhi ed altri due compagni da' vita ad una cellula clandestina all'interno della società telefonica TIMO (che in questo luogo, dov'è posata la pietra, aveva la sede) dove lavorano e che dopo l'8 settembre è controllata dai tedeschi; avendo modo di intercettare le comunicazioni telefoniche nemiche girano le informazioni ai servizi informazioni partigiani, svolge attività di sabotaggio alle linee telefoniche e partecipa direttamente alle azioni armate in città. Arrestati, è deportato insieme a Longhi nel Reich con destinazione Dachau dove muore il 7 marzo 1945. [176]
QUI LAVORAVA
LUIGI LONGHI
NATO 1925
ARRESTATO 21.8.1944
DEPORTATO
DACHAU
ASSASSINATO 7.3.1945
UÜBERLINGEN
Longhi, Luigi Luigi Longhi, (Parma, 8 marzo 1925 - Überlingen[157], 7 marzo 1945), partigiano, fratello di quel Bruno (militante del PCd'I clandestino e futuro membro del CLN parmigiano), che lo inizierà all'attivismo resistenziale. Da' vita ad una cellula clandestina assieme ad altri 3 colleghi all'interno della società telefonica TIMO (che aveva sede in questo luogo dov'è posata la pietra d'inciampo), dove lavora, e che dopo l'8 settembre è controllata dai tedeschi. Il gruppo nell'estate 1944 è inquadrato nelle SAP, intercetta le comunicazioni telefoniche nemiche girando poi le informazioni ai servizi informazioni partigiani, svolge attività di sabotaggio alle linee telefoniche e partecipa direttamente alle azioni armate in città. Il 21 agosto 1944 Longhi ed altri tre compagni (Gaudenzio Anselmo, Bolsi e Corsini) sono arrestati e interrogati per otto giorni dal SD tedesco, per poi essere trasferiti nelle carceri cittadine. Per Longhi e Anselmo segue la deportazione, come prigionieri politici, prima a Bolzano, poi a Dachau, dove Longhi arriva il 9 ottobre e costretto ai lavori forzati. Muore di stenti nel sottocampo di Überlingen[157]. Insignito della Medaglia d'argento al valor militare alla memoria. Un'altra pietra d'inciampo intitolata a Luigi è posata in Via della Salute 46 dove abitava. Alla vicenda della cellula clandestina della TIMO è dedicata l'opera di B. Manotti, I ribelli della TIMO. Storia di un gruppo sappista nella Resistenza. Parma 1943-1945.[177][178][179][180][120]
Vicolo Santa Maria, 6

44°48′15.01″N 10°19′03.81″E / 44.804169°N 10.317724°E44.804169; 10.317724 (Pietra d'inciampo di Julka Deskovic e Maria Luigia Badiali)
QUI ABITAVA
JULKA DESKOVIC
NATA 1917
ARRESTATA 31.7.1944
DEPORTATA
RAVENSBRÜCK
MORTA 29.5.1945
Deskovic, Julka Julka Deskovic, (???, 1895 - Ravensbrück , 29 maggio 1945), studentessa di origini croate, partigiana, combatte il fascismo in Patria come nell' Italia occupata. È arrestata in Iugoslavia e condannata al confino da scontare a Ventotene. Appena libera entra nella Resistenza parmense come staffetta partigiana. Scoperta è deportata nel campo di Ravensbrück dove muore a liberazione del campo già avvenuta.[120]
QUI ABITAVA
MARIA LUIGIA
BADIALI
NATA 1910
ARRESTATA 31.7.1944
DEPORTATA
RAVENSBRÜCK
LIBERATA
Badiali, Maria Luigia Maria Luigia Badiali, (Medicina, 11 maggio 1910 - ???, ???), operaia, antifascista, partigiana. Tra le fila della Resistenza bolognese e romagnola prima, inviata poi nel parmense. Catturata a Parma, interrogata e torturata. Dopo Verona è trasferita a Bolzano e da qui internata nel campo di Ravensbrück. Sopravvive eed è liberata.[120]

Sala Baganza[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
25 gennaio 2023 Via Vittorio Emanuele II, 34
dinanzi Municipio

44°42′55.92″N 10°13′42.03″E / 44.715533°N 10.228341°E44.715533; 10.228341 (Pietra d'inciampo per Davide Apfel)
QUI ABITAVA
DAVIDE APFEL
NATO 1871
ARRESTATO 6.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Apfel, Davide Davide Apfel (Jevíčko, 26 aprile 1871 - Auschwitz, 10 aprile 1944), ebreo cecoslovacco, il 23 luglio 1940 è l'inizio della sua discesa agli inferi: internato nel campo di Montechiarugolo [181], quindi, ottobre 1940 trasferito nel campo di Civitella del Tronto, infine, dopo il campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, viene inviato come "internato libero"[55] nel comune di Sala Baganza. Nel dicembre 1943 è arrestato e trasferito nel campo di internamento di Scipione, [57] a cui segue, il 9 marzo 1944 Fossoli, da dove viene deportato nel Reich, destinazione Auschwitz: assassinato il 10 aprile 1944.[182]

Salsomaggiore Terme[modifica | modifica wikitesto]

A Salsomaggiore Terme sono presenti 3 pietre d'inciampo, tutte poste il 24 gennaio 2022, nell'ambito di un'iniziativa dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune.[183]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
24 gennaio 2022 Piazza Libertà, 1
ingresso Municipio

44°48′56.45″N 9°58′41.61″E / 44.815681°N 9.978224°E44.815681; 9.978224 (Pietra d'inciampo di Anna Kresic e Dragica Oblath)
A SALSOMAGGIORE ABITAVA
ANNA KRESIC
NATA 1900
ARRESTATA 21.2.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Kresic, Anna Anna Kresic (Lubiana, 2 maggio 1900 - Auschwitz, ???), figlia di Mario e Teresa Svarz, coniugata con Alessandro Oblath, madre di Dragica Oblath. In seguito all’occupazione della Jugoslavia da parte delle forze dell’Asse e conseguente annessione di Lubiana all'italia, le due donne, in quanto ebree sono colpite dal provvedimento di "internamento libero"[184] e trasferite nel comune di Salsomaggiore. In seguito sono entrambe arrestate il 21 febbraio 1944 e internate a Monticelli Terme[185], poi trasferite a Fossoli, a cui segue Verona quindi la deportazione ad Auschwitz per la madre e Bergen-Belsen per la figlia. Non sopravvivono alla Shoah. [186]
A SALSOMAGGIORE ABITAVA
DRAGICA OBLATH
NATA 1924
ARRESTATA 21.2.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Oblath, Dragica Dragica Oblath (Lubiana, 9 aprile 1924 - Auschwitz, ???),, 17 febbraio 1945), figlia di Alessandro e Anna Kresic. condivide il tragico destino della madre.
Via Crispi, 8

44°49′02.03″N 9°58′15.26″E / 44.817229°N 9.970906°E44.817229; 9.970906 (Pietra d'inciampo di Pietro Corsini)
QUI ABITAVA
PIETRO CORSINI
NATO 1924
ARRESTATO 11.1.1945
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 27.4.1945
GUSEN
Corsini, Pietro Pietro Corsini (Salsomaggiore, 3 marzo 1924 - Mauthausen, 27 aprile 1945), partigiano “Friz” della 31ª Brigata Garibaldi “Forni”, è arrestato dai nazifascisti l’11 gennaio 1945. Internato nel campo di Bolzano il 1º febbraio 1945, quindi deportato nel Reich destinazione Mauthausen. Trasferito infine nel sottocampo di Gusen, muore il 27 aprile 1945. [187]

San Secondo Parmense[modifica | modifica wikitesto]

A San Secondo Parmense sono presenti 3 pietre d'inciampo, tutte posate il 25 gennaio 2022, nell'ambito di un'iniziativa dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune.[188]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
25 gennaio 2022 Piazza Mazzini, 1
dinanzi "La Volpe"

44°55′11.92″N 10°13′38.82″E / 44.919979°N 10.22745°E44.919979; 10.22745 (Pietre d'inciampo per la famiglia Schiffeldrin)
QUI ABITAVA
MOSÉ
SCHIFFELDRIN
NATO 1890
ARRESTATO 20.3.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Schiffeldrin, Mosè Mosè Schiffeldrin (Mszana_Dolna, 18 aprile 1880 – Auschwitz, ???), ebreo di origini tedesche, figlio di Marko e Rosa Buchsbaum, coniugato con Feigel Haendler, risiede a Vienna. Commesso viaggiatore effettua parecchi viaggi in Italia suscitando il sospetto di spionaggio e dal 1933 una segnalazione di polizia. Ottenuta la cittadinanza, insieme alla moglie ed ai due figli, Kurt Schiffeldrin e Rosa, si stabilisce a Roma, ma a seguito della promulgazione delle leggi razziali fasciste del 1938, è raggiunto da provvedimento di espulsione non eseguito poichè arrestato nel 1940 ed internato a Ferramonti di Tarsia, raggiunto dai familiari saranno poi inviati in regime di "internamento libero"[76] a San Secondo Parmense a cui nel dicembre '43 segue l'internamento a Scipione[77] per Mosè e a Monticelli[78] per la moglie e il figlio. Si ricongiungono a Fossoli prima della deportazione ad Auschwitz-Birkenau dal quale nessuno dei tre farà più ritorno, vittime della Shoah.[189]
QUI ABITAVA
FEIGEL HAENDLER
NATA 1893
ARRESTATA 7.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Haendler, Feigel Feigel Haendler (Myślenice, 13 luglio 1893 - Auschwitz, ???), figlia di Jacob e Jaube Lehrfeld, coniugata con Mosè Schiffeldrin, madre di Kurt Schiffeldrin e Rosa. Dopo le nozze con Mosè ne condivide il tragico destino: in italia a Roma, a seguito della promulgazione delle leggi razziali fasciste nel 1940 raggiunge il marito internato a Ferramonti di Tarsia, quindi in regime di "internamento libero"[76] a San Secondo Parmense a cui nel dicembre '43 segue l'internamento a Scipione[77] per il marito e a Monticelli[78] per lei ed il figlio. Si ricongiungono a Fossoli prima della deportazione ad Auschwitz-Birkenau dal quale nessuno dei tre farà più ritorno, vittime della Shoah. Quanto la figlia Rosa, parrebbe riuscì nel 1941 a raggiungere la Palestina.[189]
QUI ABITAVA
KURT
SCHIFFELDRIN
NATO 1931
ARRESTATO 7.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Schiffeldrin, Kurt Kurt Schiffeldrin (Vienna, 29 marzo 1931 - Auschwitz, 10 aprile 1944), figlio di Mosè Schiffeldrin e Feigel Haendler, fratello di Rosa, condivide il destino tragico della famiglia: in italia a Roma, a seguito della promulgazione delle leggi razziali fasciste nel 1940 con la madre raggiunge Ferramonti di Tarsia, dove è internato il padre; quindi in regime di "internamento libero"[76] la famiglia è inviata a San Secondo Parmense a cui nel dicembre '43 segue l'internamento a Scipione[77] per il padre e a Monticelli[78] per lui ed la madre. Si ricongiungono a Fossoli da dove, col convoglio n°9, parte il 5 marzo del '44 deportato ad Auschwitz-Birkenau dove è assassinato all'arrivo, 10 aprile 1944.[189]

Sissa Trecasali[modifica | modifica wikitesto]

Nel comune di Sissa Trecasali sono presenti 3 pietre d'inciampo, tutte poste il 23 gennaio 2021, nell'ambito di un'iniziativa dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune.[84]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
23 gennaio 2021 Trecasali, Piazza Fontana 1[E 8]

44°56′16.52″N 10°16′14.74″E / 44.937922°N 10.270761°E44.937922; 10.270761
QUI ABITAVA
RINO ADORNI
NATO 1926
ARRESTATO 15.11.1944
DEPORTATO
DACHAU
LIBERATO
Adorni, Rino Rino Adorni
QUI ABITAVA
JACOB MUSAFIA
NATO 1895
ARRESTATO 4.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Musafia, Jacob Jacob Musafia (Sarajevo 1895 - Auschwitz 10 aprile 1944).
QUI ABITAVA
RENO TINELLI
NATO 1913
CATTURATO 9.9.1943
INTERNATO
GROSS LÜBARS
ASSASSINATO 26.7.1944
Tinelli, Reno Reno Tinelli

Soragna[modifica | modifica wikitesto]

A Soragna sono presenti due pietre d'inciampo, tutte posate il 28 gennaio 2022, nell'ambito di un'iniziativa dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune.[190]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
28 gennaio 2022 Piazzale Meli Lupi, 1
ingresso Municipio

44°55′36.77″N 10°07′21.06″E / 44.92688°N 10.122516°E44.92688; 10.122516 (Pietre d'inciampo per Renzo Mosè Levi e Wilhelm Hochberger)
QUI ABITAVA
RENZO MOSÉ
LEVI
NATO 1887
ARRESTATO 27.9.1943
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 20.3.1945
Levi, Renzo Mosè Renzo Mosè Levi (Soragna, 3 febbraio 1887 – Mauthausen, 20 marzo 1945), figlio di Abramo e Giulia Boch, sposato con Elena Foà. Si trasferisce a Parma, ma rimane legato al paese natio dove coltiva un podere di proprietà. Dopo l'emanazione delle leggi razziali fasciste si preoccunano di mettere al sicuro i due figli espatriandoli. Con l'occupazione tedesca successiva all'armistizio dell'8 settembre 1943, progettano la fuga, ma Renzo è arrestato a Soragna il 27 settembre; in carcere a Parma riceve quella che sarà l'ultima visita della moglie prima dell'internamento a Fossoli da dove il 5 aprile 1944, col convoglio n°9 è deportato ad Auschwitz, quindi a Mauthausen, dove muore il 20 marzo 1945.[191]
QUI ABITAVA
WILHELM
HOCHBERGER
NATO 1919
ARRESTATO 30.11.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 6.2.1945
MAUTHAUSEN
Hochberger, Wilhelm Wilhelm Hochberger (Vienna, 23 ottobre 1919 - Mauthausen, 6 febbraio 1945), figlio di Isacco e Maria Braun, sposato con Edvige Neumann. A seguito dell'Anschluss, l'annessione dell'Austria alla Germania nazista ripara a Soragna dove esiste una comunità di ebrei apolidi. La situazione precipita dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e l'occupazione tedesca. Avvisato dai Carabinieri del suo imminente arresto, si nasconde in montagna, ma a causa dell'ammalarsi del figlio neonato fa ritorno in paese. È arrestato il 30 novembre 1943 a Soragna ed inviato a Scipione[77], quindi internato a Fossoli da cui, il 5 aprile 1944 è deportato ad Auschwitz da dove non farà ritorno.[192]

Sorbolo Mezzani[modifica | modifica wikitesto]

Nel comune di Sorbolo Mezzani sono presenti 12 pietre d'inciampo, posate tra 2020 e 2024, nell'ambito di un'iniziativa dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma in collaborazione con il Comune, la Comunità ebraica e l'ANPI locale. All'interno del comune le pietre sono così ripartite: 9 a Mezzano Inferiore, 1 ciascuna a Mezzano Superiore, Sorbolo e Casale di Mezzani.[193][84]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
10 gennaio 2020 Mezzano Inferiore, Viale Martiri della Libertà 9

44°54′17.03″N 10°28′02.44″E / 44.90473°N 10.467345°E44.90473; 10.467345
QUI ABITAVA
EVARISTO SACCANI
NATO 1911
ARRESTATO 2.1.1945
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 23.3.1945
AMSTETTEN
Saccani, Evaristo Evaristo Saccani (Sorbolo 14 aprile 1911 - Amstetten 25 marzo 1945?), bracciante agricolo. Entrò nella 78ª Brigata SAP nel settembre 1944, divenendo il capo del gruppo partigiano di Mezzano Inferiore, nome di battaglia Pellico. Il 2 gennaio 1945 però fu arrestato dai tedeschi a Coenzo, grazie a informazioni ricevute negli interrogatori, e venne portato nelle carceri cittadine. Da lì venne deportato prima a Bolzano e poi a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio, venendo poi trasferito ad Amstetten, dove presumibilmente morì il 25 marzo 1945, ma il suo corpo non sarà mai ritrovato e nel 1946 sarà dato per disperso.[194][195]
Mezzano Superiore, Via Argine destro del Parma 1

44°56′06.68″N 10°25′25.34″E / 44.935188°N 10.423705°E44.935188; 10.423705
QUI ABITAVA
MARIO VIETTA
NATO 1923
ARRESTATO 10.12.1944
INTERNATO BOLZANO
DEPORTATO 1945
MAUTHAUSEN-GUSEN
ASSASSINATO 24.4.1945
Vietta, Mario Mario Vietta (Mezzani 14 luglio 1923 - Gusen 24 aprile 1945), boscaiolo. Entrò nella 78ª Brigata SAP nel maggio 1944, nome di battaglia Fulmine. Il 10 dicembre 1944 fu arrestato dai tedeschi, e portato prima nei sotterranei di Palazzo Rolli, sede parmigiana del SD, e poi nelle carceri cittadine. Da lì verrà deportato prima a Bolzano e poi a Mauthausen, dove arrivò il 4 febbraio, venendo poi trasferito a Gusen, dove morì.[196][197]
11 gennaio 2020 Sorbolo, Via Gramsci[E 9] 16

44°50′45.62″N 10°26′54.11″E / 44.846006°N 10.448363°E44.846006; 10.448363
QUI ABITAVA
CAROLINA BLUM
NATA 1881
ARRESTATA 11.12.1943
INTERNATA
MONTICELLI TERME, FOSSOLI
DEPORTATA
AUSCHWITZ-BIRKENAU
ASSASSINATA 10.4.1944
Blum, Carolina Carolina Blum (Sulz 21 febbraio 1881 - Auschwitz 10 aprile 1944), casalinga, ebrea. Nata nell'allora Reichsland di Alsazia-Lorena, era divenuta francese con la riannessione dell'Alsazia alla Francia nel 1918. Come la maggior parte degli altri ebrei stranieri, dall'entrata in guerra dell'Italia nel 1940 non era più libera, ma rientrava nella categoria di persone a cui era stato concesso il cosiddetto “internamento libero”[55], una sorta di libertà vigilata con molte limitazioni e obbligo di dimora in un determinato domicilio. Nel suo caso veniva ospitata dalla famiglia Fontana-Salvarani, coi quali arrivò da Genova a Sorbolo nel settembre 1943. Fu arrestata dai tedeschi l'11 dicembre 1943 (dopo segnalazione del Commissario prefettizio fascista), e portata al campo di Monticelli[198], da dove il 9 marzo 1944 fu trasferita a Fossoli, da dove il 5 aprile fu deportata ad Auschwitz. Fu uccisa all'arrivo.[199][118][103][200]
Mezzano Inferiore, Via Castello 14

44°54′27.57″N 10°28′07.68″E / 44.907658°N 10.4688°E44.907658; 10.4688
QUI ABITAVA
JACOB ISAKOVIC
NATO 1899
ARRESTATO 4.12.1943
INTERNATO
SCIPIONE, FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Isakovic, Jacob Jacob Isakovic (Belgrado 7 giugno 1899 - Auschwitz ?), commerciante, ebreo. All'Invasione della Jugoslavia, fuggì assieme alla famiglia nel Montenegro occupato dagli italiani. Qui però, dopo l'insurrezione generale del 13 luglio 1941 e la successiva repressione, tra il 22 e 23 luglio furono arrestati tutti gli ebrei stranieri e internati nel campo di Kavaja, assieme agli insorti montenegrini, in condizioni pessime e con scarso vitto. Le autorità italiane nell'Albania occupata però protestarono contro la presenza ebraica nel paese, e dunque il 25 ottobre 1941 la gran parte degli ebrei venne trasferita in Italia, nel campo di Ferramonti di Tarsia. Successivamente la famiglia Isakovic ottenne di poter passare al libero internamento[55], venendo assegnati a Mezzani. Dopo l'8 settembre 1943 rimasero a Mezzani, venendo arrestati dai tedeschi il 30 novembre. Jacob fu separato dalla moglie e dal figlio e fu mandato nel castello di Scipione. Di qui il 9 marzo 1944 venne trasferito a Fossoli, dove ritrovò i famigliari, ma da dove vennero tutti deportati ad Auschwitz, dove arrivarono il 10 aprile. Non sopravvisse.[201][202]
QUI ABITAVA
RACHELE SCIOAMOVIC
NATA 1913
ARRESTATA 30.11.1943
INTERNATA
MONTICELLI TERME, FOSSOLI
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Scioamovic, Rachele Rachele Scioamovic (Niš, 8 settembre 1913 - Auschwitz ?), casalinga, ebrea, moglie di Jacob Isakovic. Seguì il marito Jacob nella fuga e nella deportazione, venendo deportata il 1 dicembre 1944 al campo di Monticelli Terme[198] dopo l'arresto, e ricongiungendosi col marito da Fossoli in poi. Non sopravvisse.[201]
QUI ABITAVA
JOSIF ISAKOVIC
NATO 1937
ARRESTATO 4.12.1943
INTERNATO
MONTICELLI TERME, FOSSOLI
DEPORTATO 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 10.4.1944
Isakovic, Josif Josif Isakovic (Belgrado 10 marzo 1937 - Auschwitz 10 aprile 1944), figlio di Jacob Isakovic e di Rachele Scioamovic. Bambino, condivise le vicende dei genitori. Dopo l'arresto rimase col padre per ricongiungersi con la madre il 4 dicembre 1944. Fu ucciso all'arrivo nel campo di sterminio.[201]
23 gennaio 2021 Mezzano Inferiore, Via Martiri della Libertà 22

44°54′16.09″N 10°28′03.48″E / 44.904469°N 10.467634°E44.904469; 10.467634
QUI ABITAVA
NATAN BARUCH
NATO 1905
ARRESTATO 4.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
LIBERATO
Baruch, Natan Natan Baruch (Šabac 23 luglio 1905 - ??), impiegato, ebreo. All'Invasione della Jugoslavia, fuggì assieme al fratello a Spalato, nella Dalmazia occupata dagli italiani. Da lì, nel dicembre 1941 venne trasferito in Italia, assieme alla maggioranza degli ebrei rifugiati dalle altre zone dell'ex-Jugoslavia, e mandato col fratello a Mezzani, luogo individuato per il loro internamento libero[55]. Rimasti in paese dopo l'8 settembre 1943, il 20 dicembre vennero arrestati dai tedeschi e internati nel Castello di Scipione. Nel marzo 1944 vennero trasferiti a Fossoli, e da lì vennero deportati ad Auschwitz, dove arrivarono il 10 aprile. Il 22 gennaio 1945, poco prima della liberazione di Auschwitz, venne trasferito a Buchenwald. Sopravvisse.[203][204][205]
QUI ABITAVA
AVRAM BARUCH
NATO 1911
ARRESTATO 4.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Baruch, Avram Avram Baruch (Babiči 17 gennaio 1911 - Auschwitz ?), ebreo, fratello di Natan. Seguì il fratello nella fuga e nella deportazione. Non sopravvisse.[203]
Casale di Mezzani, Strada della Resistenza 55

44°55′12.5″N 10°26′24.69″E / 44.920139°N 10.440191°E44.920139; 10.440191
QUI ABITAVA
GIACOMO FONTANILI
NATO 1924
ARRESTATO 6.1.1945
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
MORTO 8.5.1945
Fontanili, Giacomo Giacomo Fontanili (Collecchio 29 settembre 1924-Mauthausen 8 maggio 1945), carpentiere. Nel giugno 1944 entrò nella 78ª Brigata SAP, ma il 6 gennaio 1945 fu catturato a Mezzani dal SD tedesco, nell'ambito di una serie di rastrellamenti che entro il mese successivo sgominarono le squadre SAP nella pianura parmense. Trasferito prima nei sotterranei di Palazzo Rolli, sede parmigiana del SD, e poi nelle carceri cittadine, il 24 gennaio fu deportato a Bolzano e di lì a Mauthausen. Poco dopo fu trasferito a Sankt Aegyd, ma il 4 aprile fu nuovamente trasferito nel campo principale. A causa della condizione fisica ormai compromessa, morì il giorno della liberazione del campo da parte delle truppe americane.[206][207]
3 febbraio 2024 Via Mosconi, 2
Mezzano Inferiore

44°54′44.6″N 10°27′38.6″E / 44.912389°N 10.460722°E44.912389; 10.460722 (Pietra d'inciampo per Sultana Levi, Miscia Alkalay e Josif Alkalay)
QUI ABITAVA
MISCIA ALKALAY
NATO 1892
ARRESTATO 1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
BUCHENWALD
ASSASSINATO
Alkalay, Miscia Miscia Alkalay (Belgrado 11 agosto 1892 - Buchenwald, 28 gennaio 1945), figlio di Davide e di Rachele Alkalay, fratello di Josif Alkalay, cognato di Sultana Levi. Avvocato come il fratello, con cui e con la cognata è a Mezzano Inferiore in regime di “internamento libero”[55], il 10 ottobre 1943 vengono prelevati dalla locale milizia fascista e inviati prima nel campo di Scipione[208], quindi dopo un periodo di detenzione nel campo di transito di Fossoli sono deportati nel Reich destinati ad Auschwitz dove giungono il 10 aprile 1944. Miscia ed il fratello Josif non sopravvivono alla Shoah. [209][210]
QUI ABITAVA
JOSIF ALKALAY
NATO 1900
ARRESTATO 1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
BUCHENWALD
ASSASSINATO
Alkalay, Josif Josif Alkalay (Belgrado 27 luglio 1900 - Buchenwald 28 gennaio 1945), figlio di Davide e di Rachele Alkalay, fratello di Miscia Alkalay, marito di Sultana Levi. Avvocato come il fratello, con cui e con la moglie è a Mezzano Inferiore in regime di “internamento libero”[55], il 10 ottobre 1943 i due vengono prelevati dalla locale milizia fascista e inviati al campo di Scipione[208], quindi dopo un periodo di detenzione nel campo di transito di Fossoli sono deportati nel Reich destinati ad Auschwitz dove giungono il 10 aprile 1944. Josif ed il fratello non sopravvivono alla Shoah. [209][211]
QUI ABITAVA
SULTANA LEVI
NATA 1908
ARRESTATA 1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
LIBERATA
DACHAU
Levi, Sultana Sultana Levi (Belgrado 22 ottobre 1908 - ???, ???), figlia di Miska e Linke Farki, moglie di Josif Alkalay, cognata di Miscia Alkalay. È a Mezzano Inferiore in regime di “internamento libero”[55]. Arrestata il 30 novembre 1943 è inviata al campo di Monticelli Terme[198], quindi dopo un periodo di detenzione nel campo di transito di Fossoli dove si ricongiunge al marito, con lui è deportata nel Reich destinatazione Auschwitz dove giungono il 10 aprile 1944. Diversamente dal coniuge soppravvive ed è liberata 29 aprile 1945. [209][212]

Tizzano Val Parma[modifica | modifica wikitesto]

A Tizzano Val Parma si trovano nove pietre d'inciampo, posate tra il 2023 e 2024.[213]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
7 febbraio 2023 Piazza Roma, 1
ingresso Municipio

44°31′14.08″N 10°11′55.38″E / 44.520578°N 10.198716°E44.520578; 10.198716 (Pietre d'inciampo per la famiglia Yesua e Sara Levy)
QUI ABITAVA
DAVID YESUA
NATO 1887
ARRESTATO 30.11.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Yesua, David David Yesua (Sielec, 24 luglio 1897 – Auschwitz, ???), ebreo, figlio di Jasha e Carlotta Russo, sposa Jenni Ben Aron da cui avrà Carlotta Yesua e Alessandro Yesua. Per sfuggire le persecuzioni degli Ustascia ripara con la famiglia a Spalato, all'epoca parte del Governatorato della Dalmazia italiano. Forzatamente trasferiti nel 1941 in regime di "internamento libero"[214] nel comune di Tizzano Val Parma fino al 30 novembre 1943 quando è arresto con la famiglia ed internato a Scipione[77] mentre la moglie ed i figli nel campo di Monticelli[78]. La famiglia si ricongiunge per un breve periodo a Fossoli prima di essere deportati, il 5 aprile 1944, ad Auschwitz. Nessuno sopravvive alla Shoah.[215]
QUI ABITAVA
JENNI
BEN ARON
NATA 1908
ARRESTATA 7.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Ben Aron, Jenni Jenni Ben Aron (Belgrado, 19 febbraio 1906 - Auschwitz, ???), figlia di Nissim e Paola Coen, moglie di Davide Yesua, madre di Carlotta Yesua e Alessandro Yesua. Condivide il tragico destino dei familiari. Da Spalato la famiglia è forzatamente inviata nel 1941, in regime di "internamento libero",[214] nel comune di Tizzano Val Parma fino alla fine di novembre, primi di dicembre 1943 quando è arresta con la famiglia ed internata a Monticelli[78] con i due figli, mentre il marito è internato a Scipione[77]. Si ricongiungono per un breve periodo a Fossoli prima di essere deportati, il 5 aprile 1944, ad Auschwitz. Nessuno sopravvive alla Shoah.[215]
QUI ABITAVA
CARLOTTA YESUA
NATA 1927
ARRESTATA 30.11.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Yesua, Carlotta Carlotta Yesua (Belgrado, 13 maggio 1927 - Auschwitz, ???), figlia di Davide e Jenni, condivide il destino tragico della famiglia. Da Spalato la famiglia è forzatamente inviata nel 1941, in regime di "internamento libero",[214] nel comune di Tizzano Val Parma fino alla fine di novembre, primi di dicembre 1943 quando è arresta con la famiglia ed internata a Monticelli[78] con la madre ed il fratello, mentre il padre è internato a Scipione[77]. Si ricongiungono per un breve periodo a Fossoli prima di essere deportati, il 5 aprile 1944, ad Auschwitz. Nessuno sopravvive alla Shoah. [215]
QUI ABITAVA
ALESSANDRO YESUA
NATO 1931
ARRESTATO 30.11.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Yesua, Alessandro Alessandro Yesua (Belgrado, 7 novembre 1931 - Auschwitz, 10 aprile 1944), figlio di Davide e Jenni, fratello di Carlotta, condivide il tragico destino della sua famiglia. Da Spalato la famiglia è forzatamente inviata nel 1941, in regime di "internamento libero",[214] nel comune di Tizzano Val Parma fino alla fine di novembre, primi di dicembre 1943 quando è arresto con la famiglia ed internato a Monticelli[78] con la madre e la sorella, mentre il padre è internato a Scipione[77]. Si ricongiungono per un breve periodo a Fossoli prima di essere deportati, il 5 aprile 1944, ad Auschwitz. Nessuno sopravvive alla Shoah. Alessandro è assassinato il giorno stesso del loro arrivo al campo, il 10 aprile 1944 [215]
QUI ABITAVA
SARA LEVY
NATA 1928
ARRESTATA 9.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Levy, Sara Sara Levy (Belgrado, 5 maggio 1928 - Auschwitz, ???), figlia di Isacco e Lella Burlan. Come gran parte dei connazionali, per sfuggire le persecuzioni degli Ustascia ripara con la famiglia a Spalato, all'epoca parte del Governatorato della Dalmazia italiano. Forzatamente trasferiti nel 1941 in regime di "internamento libero"[214] nel comune di Tizzano Val Parma. Il 2 dicembre 1943 Sara, insieme alla famiglia e a un altro gruppo di ebrei internati nel paese, tenta di evadere, ma solo a tre riesce e tra essi al fraello. Il 9 dicembre 1943 è arresta con la famiglia ed internata nel campo di Monticelli[78] a cui segue un breve periodo a Fossoli prima di essere deportata, il 5 aprile 1944, ad Auschwitz. Non sopravvive alla Shoah.[216]
31 gennaio 2024 Piazza Roma, 1
ingresso Municipio

44°31′14.08″N 10°11′55.38″E / 44.520578°N 10.198716°E44.520578; 10.198716 (Pietre d'inciampo per Mika Avramovic, Sarika Avramovic, Nissim Levi, Giacomo Saya)
QUI ABITAVA
MIKA AVRAMOVIC
NATA 1887
ARRESTATA 1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Avramovic, Mika Mika Avramovic (Sabac, 5 maggio 1928 - Auschwitz, ???), figlio di Avram e Sara Anaf, genitore di Sarika Avramovic. Come gran parte dei connazionali, per sfuggire le persecuzioni degli Ustascia ripara con la famiglia a Spalato, all'epoca parte del Governatorato della Dalmazia italiano. Forzatamente trasferiti nel 1941 in regime di "internamento libero"[214] nel comune di Tizzano Val Parma, il 3 dicembre 1943 è arrestato insieme alla famiglia e un altro gruppo di ebrei internati. Dopo la reclusione nel campo di Scipione[77], a cui segue la detenzione a Fossoli, è deportato nel Reich destinato ad Auschwitz. Non sopravvive alla Shoah.[217]
QUI ABITAVA
SARIKA AVRAMOVIC
NATA 1916
ARRESTATA 1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Avramovic, Sarika Sarika Avramovic (Labrezja, 27 febbraio 1916 - Auschwitz, ???), figlia di Mika e Vichizza Burlan, coniuge di Nissim Levi. Da Spalato dov'era rifugiata con la famiglia, è trasferita in regime di "internamento libero"[214] nel comune di Tizzano Val Parma; quindi arrestata con i famigliari il 3 dicembre 1943. Inviata al campo di Monticelli[78] e da qui a Fossoli, infine deportata il 5 aprile 1944 ad Auschwitz. Non sopravvive alla Shoah.[218]
QUI ABITAVA
NISSIM LEVI
NATO 1912
ARRESTATO 1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
LIBERATO
THERESIENSTADT
Levi, Nissim Nissim Levi (Belgrado, 28 aprile 1912 - ???, ???), figlio di Moses e Rosa Coen, marito di Sarika Avramovic; con lei da Spalato a Tizzano in regime di "internamento libero"[214]. È arrestato con la famiglia il 3 dicembre 1943 ed inviato al campo di Scipione[77], a cui segue Fossoli, quindi la deportazione, il 5 aprile 1944, ad Auschwitz, infine Theresienstadt dove è liberato.[219]
QUI ABITAVA
GIACOMO SAYA
NATO 1913
ARRESTATO 1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Saya, Giacomo Giacomo Saya (Litz, 12 novembre 1913 - Auschwitz, ???), figlio di Saya e Matilde Adania. A tizzano in "internamento libero"[214] , all'arresto del dicembre 1943 segue la reclusione nel campo di Scipione[77] e il trasferimento a Fossoli. Deportato ad Auschwitz non è certo il suo destino.[220]

Traversetolo[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
24 gennaio 2023 Piazza Vittorio Veneto, 30
dinanzi Municipio

44°38′23.34″N 10°22′54.34″E / 44.639816°N 10.38176°E44.639816; 10.38176 (Pietra d'inciampo per Clara Baruk e Hermann Alkalay)
QUI ABITAVA
CLARA BARUK
NATA 1890
ARRESTATA 30.11.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Baruk, Clara Clara Baruk (Sarajevo, 18 gennaio 1890 - Auschwitz, ???), ebrea jugoslava, con il marito Hermann Alkalay, per sfuggire alle persecuzioni degli ustaša nel 1941 ripara a Spalato, ma a seguito dell'annessione della città al Regno d’Italia i coniugi Alkalay sono inviati, in regime di “internamento libero”[55] nel comune di Traversetolo. Il 30 novembre 1943 sono arrestati entrambi: Clara è internata nel campo di Monticelli Terme,[56] per essere poi trasferita ai primi del marzo 1944 a Fossoli, dove si riunisce al marito proveniente dal campo di internamento di Scipione[57]. Il 5 aprile, infine, entrambi deportati nel Reich, il marito a Buchenwald, Clara ad Auschwitz. Entrambi assassinati ai campi in data ignota.[221]
QUI ABITAVA
HERMANN ALKALAY
NATO 1883
ARRESTATO 30.11.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 29.1.1945
BUCHENWALD
Alkalay, Hermann Hermann Alkalay (Brnjic, 29 gennaio 1883 - Buchenwald, ???), di religione ebraica, con la moglie Clara Baruk, per sfuggire alle persecuzioni degli ustaša nel 1941 ripara a Spalato, ma a seguito dell'annessione della città al Regno d’Italia i coniugi Alkalay sono inviati, in regime di “internamento libero”[55] nel comune di Traversetolo. Il 30 novembre 1943 sono arrestati entrambi; Hermann è inviato al campo di internamento di Scipione[57], quindi il 9 marzo 1944 giunge a Fossoli per essere deportato nel Reich dapprima ad Auschwitz, quindi nel lager di Buchenwald, dove è assassinato in data ignota.[222]

Provincia di Piacenza[modifica | modifica wikitesto]

In provincia di Piacenza sono cinque le pietre d'inciampo posate al 2023.

Borgonovo Val Tidone[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
23 aprile 2022 Piazza Garibaldi
vialetto d'accesso alla Scuola

45°01′05.77″N 9°26′51.39″E / 45.01827°N 9.447607°E45.01827; 9.447607 (Pietra d'inciampo per Luigi Razza)
QUI FU ARRESTATO
LUIGI RAZZA
NATO 1925
DEPORTATO
MAUTHAUSEN-GUSEN
ASSASSINATO 21.4.1945
Razza, Luigi Luigi Razza (Borgonovo Val Tidone, ??? 1925 - Gusen, 21 aprile 1945), partigiano tra le file della Brigata "Busconi" facente parte della Divisione “Piacenza”[223] comandata dal tenente dei carabinieri Fausto Cossu; nella mattina del 23 novembre del 1944 è catturato e portato in prigione prima a Piacenza e poi a Parma. Successivamente trasferito a Verona quindi Bolzano. Infine deportato a Mauthausen poi nel sottocampo di Gusen, dove è assassinato a pochi giorni dalla liberazione.[224] [225]

Carpaneto Piacentino[modifica | modifica wikitesto]

Carpaneto Piacentino accoglie una sola pietra d'inciampo, collocata il 2 febbraio 2020.[226]

La pietra dedicata a Markus Nichtberger ha scatenato diverse polemiche poiché l'incisione presente sulla lapide risulterebbe sbagliata.[227] Il 5 febbraio 2020, infatti, l'Istituto di storia contemporanea di Piacenza ha inviato redatto un elenco di errori commessi durante la cerimonia di posa, sottolineando che documentazione corretta poteva essere fornita dall'ente stesso.[227] In primo luogo venne evidenziato che il nome corretto della vittima era Markus (e non Marcus), mentre una nota importante riguardò la dicitura "abitava", scorretta dal momento che in quella casa Nichtberger era in residenza forzata.[227]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
Via Cesare Battisti 10
Marcus Nichtberger (Miasteczko Śląskie, Polonia 9 marzo 1895 - Auschwitz), figlio di Sara Kornagert e Davide Nichtberger fu arrestato assieme alla moglie Susanna Wormann ed i figli Bobi e Dina il 30 novembre 1943. La famiglia fu internata nel carcere di Piacenza, poi nel Campo di Fossoli. Il 5 aprile 1944 Markus Nichtberger e sua figlia Dina furono deportati ad Auschwitz, partendo da Fossoli con il convoglio n. 09. Arrivarono nel campo di sterminio il 10 aprile 1944. Sua moglie e suo figlio furono deportati poche settimane dopo, a maggio del 1944. Markus Nichtberger e la sua famiglia non sono sopravvissuti alla Shoah.[228]

Castel San Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Castel San Giovanni accoglie una sola pietra d'inciampo, la quale è stata collocata il 20 gennaio 2019.


Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
20 gennaio 2019 Castel San Giovanni
(davanti alle scuole elementari)
A CASTEL SAN GIOVANNI
ABITAVA

TINA PESARO
NATA 1913
ARRESTATA 1.12.1943
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 31.12.1944
LANDSBERG
Pesaro, Ida Benedetta Ida Benedetta Pesaro (Castel San Giovanni 13 ottobre 1913 - Auschwitz 31 dicembre 1945) figlia di Bice Calabresi e Ferdinando Pesaro, fu arrestata il 1 dicembre 1943 a Castel San Giovanni ed internata nel carcere di Piacenza. Il 2 agosto 1944, dopo otto mesi di detenzione, fu deportata ad Auschwitz, partendo dal Campo di Fossoli con il convoglio n. 14. Il 6 agosto 1944 arrivò nel campo di sterminio. Tina Pesaro fu assassinata il 31 dicembre 1944 a Landsberg in Baviera.[229]

Piacenza[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
14 ottobre 2022 Via XX Settembre
ingresso Galleria S.Francesco

45°03′08.74″N 9°41′38.49″E / 45.052427°N 9.694025°E45.052427; 9.694025 (Pietra d'inciampo per Enrico Richetti)
QUI LAVORAVA
ENRICO RICHETTI
NATO 1910
ARRESTATO 26.1.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 6.1.1945
DACHAU
Richetti, Enrico Enrico Richetti (Gorizia, 7 dicembre 1910 - Dachau, 6 gennaio 1945), figlio di Elia e Virginia Ascoli, ebreo, insegnante iscritto al PNF, è espulso dal partito nel 1935 e inibito alla professione per le critiche espresse alla spedizione militare in Etiopia. A seguito della promulgazione delle leggi razziali fasciste, si trasferisce con la moglie a Piacenza nel 1939, nella speranza di nascondere la propria identità ebraica, avviando un negozio di macchine da scrivere in via XX Settembre. La sua vera identità è scoperta nel gennaio del 1944: arrestato a Firenze, trasferito a Fossoli prima, quindi Verona[230], ed infine deportato nel Reich con destinazione Auschwitz, a cui segue Dachau dove muore il 6 gennaio 1945.[231][232]
22 aprile 2023 Via Garibaldi, 83

45°03′11.28″N 9°41′23.29″E / 45.053134°N 9.689803°E45.053134; 9.689803 (Pietra d'inciampo per Francesco Daveri)
QUI ABITAVA
FRANCESCO DAVERI
NATO 1903
ARRESTATO 18.11.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN-GUSEN
ASSASSINATO 13.4.1945
Daveri, Francesco Francesco Daveri (Piacenza, 1 gennaio 1903 - Gusen, 13 aprile 1945), antifascista, partigiano cattolico, laureato in giurisprudenza a Pavia, sposa Margherita Castagna; avvia il proprio studio legale che diviene ben presto ritrovo degli attivisti del Partito Popolare Italiano di Luigi Sturzo. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, prende contatti col CLN di Milano; per alcuni atti ritenuti eversivi deve rifugiare in Svizzera per sfuggire l'arresto e la condanna. Intraprende la collaborazione con i servizi segreti inglesi. Rientrato a Milano, riprende l'attività nel CLN, ma nell' ottobre del 1944 è arrestato dalla Gestapo e rinchiuso nel carcere di San Vittore a Milano, quindi Bolzano a cui segue la deportazione nel Reich destinato a Mauthausen ed infine trasferito a Gusen, dove muore il 13 aprile 1945.
Insignito di Medaglia d'argento al valor militare alla memoria. Il Comune di Piacenza, oltre che intitolargli una strada (la stessa dove sorgeva lo studio), ha fatto apporre al n° 4 una lapide che ne ricorda il sacrificio.[233][234]

Provincia di Ravenna[modifica | modifica wikitesto]

Faenza[modifica | modifica wikitesto]

Faenza accoglie una sola pietra d'inciampo, la quale è stata collocata il 11 gennaio 2018.[235]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
11 gennaio 2018 Via della Croce, 16

44°17′13.54″N 11°53′14.55″E / 44.287095°N 11.887376°E44.287095; 11.887376 (Pietra d'inciampo per Amalia Fleischer)
QUI ABITAVA
AMALIA FLEISCHER
NATA 1885
ARRESTATA 4.12.1943
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
Fleischer, Amalia Amalia Fleischer (Vienna 7 agosto 1885 - Auschwitz), figlia di Anna Michalup e Bertoldo Fleischer, fu arrestata a Faenza il 4 dicembre 1943. Fu internata prima nel carcere di Ravenna, poi a Milano. Il 30 gennaio 1944 fu deportata ad Auschwitz, partendo dal carcere di Milano con il convoglio n. 6. Arrivò nel campo di sterminio il 6 febbraio 1944. Amalia Fleischer non è sopravvissuta alla Shoah.[236]

Lugo[modifica | modifica wikitesto]

Nei secoli passati Lugo ha potuto vantare una numerosa presenza ebraica (il 10% della popolazione nel XVII secolo). Ha pagato un pesante tributo di sangue durante la Seconda guerra mondiale: ventisei cittadini furono deportati nei campi di sterminio. Tra essi, Ida Caffaz. La sua pietra d'inciampo è stata posata il 28 gennaio 2024.[237]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
28 gennaio 2018 Corso G. Matteotti, 103

44°25′06.11″N 11°55′01.3″E / 44.418364°N 11.917028°E44.418364; 11.917028 (Pietra d'inciampo per Ida Caffaz)
QUI ABITAVA
IDA CAFFAZ
NATA 1881
ARRESTATA 9.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944
Caffaz, Ida Ida Caffaz (Lugo, 30 gennaio 1881 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), figlia di Giacomo Caffaz e Vittoria Gallico, fu arrestata il 9 dicembre 1943. Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, non è sopravvissuta alla Shoah.[238]

Ravenna[modifica | modifica wikitesto]

Ravenna accoglie una sola pietra d'inciampo, la quale è stata collocata il 13 gennaio 2013.[239]

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
13 gennaio 2013 Via F. Mordani, 5

44°25′05.56″N 12°11′52.58″E / 44.41821°N 12.19794°E44.41821; 12.19794 (Pietra d'inciampo per Roberto Bachi)
QUI STUDIÒ
ROBERTO BACHI
NATO 1929
ARRESTATO 17.10.1943
DEPORTATO 1943
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 1944
Bachi, Roberto Roberto Bachi (Torino 12 marzo 1929 - Auschwitz ottobre 1944), la pietra si trova davanti alla scuola che frequentò durante l'anno scolastico 1937/1938. Un'altra pietra d'inciampo a lui dedicata è presente a Torrechiara, nel comune di Langhirano. Per la sua biografia vedi sopra.[100]

Provincia di Reggio Emilia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Pietre d'inciampo nella provincia di Reggio Emilia.

In provincia di Reggio Emilia sono presenti 119 pietre d'inciampo. La prima pietra venne collocata a Correggio il 9 gennaio 2015.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Esplicative[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ All'epoca il civico era il 19
  2. ^ Il luogo in cui sono state poste le pietre non corrisponde alle abitazioni dei deportati. Vanes de Maria era residente in via Cavour 17, mentre Giovanni Galli abitava in via Canale 11
  3. ^ Le pietre per Renzo e Nando Pincolini e per Gualtiero Rebecchi sono state poste nella piazza centrale del paese perché non è stato possibile identificare con esattezza le abitazioni
  4. ^ Altre fonti danno San Pancrazio Parmense come luogo di nascita e il 17 luglio come data
  5. ^ All'epoca era il civico 45
  6. ^ All'epoca Viale Umberto I 27
  7. ^ Altre fonti danno come data di morte il 29 aprile
  8. ^ Le tre pietre sono poste davanti al Municipio del Comune
  9. ^ All'epoca Via Roma/Via Marconi

Bibliografiche e sitografiche[modifica | modifica wikitesto]

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  2. ^ Proiettiamo sui muri la storia delle pietre d'inciampo, su culturabologna.it, Comune di Bologna.
  3. ^ Filmato audio Andrea Gattini, Proiettiamo sui muri la storia delle pietre d'inciampo, proiezione 27 1 2021 Istituto Parri Bologna, su YouTube, 4 febbraio 2021.
  4. ^ Baroncini Adelchi, su storiaememoriadibologna.it, Comune di Bologna. URL consultato il 1º giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2022).
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  10. ^ Tanti studenti per la posa delle pietre d'inciampo che ricordano le sorelle Forti e Jacchia, deportate ad Auschwitz, in Cesena Today, 25 gennaio 2022.
  11. ^ Cesena nella rete europea della memoria, su memorianovecento.emiliaromagnacultura.it.
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  19. ^ Elda Forti, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 2 luglio 2023.
  20. ^ Lina Forti, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 2 luglio 2023.
  21. ^ Anna Forti, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 2 luglio 2023.
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  23. ^ Dina Jacchia, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 2 luglio 2023.
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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