Mepolizumab

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Mepolizumab
Caratteristiche generali
Numero CAS196078-29-2
Codice ATCR03DX09
DrugBankDB06612
Indicazioni di sicurezza

Il mepolizumab, noto con il nome commerciale di Nucala, è un anticorpo monoclonale umanizzato impiegato soprattutto nel trattamento di asma eosinofila severa, granulomatosi eosinofila e sindrome ipereosinofila.[1] È in grado di riconoscere e bloccare l'interleuchina-5, proteina del sistema immunitario coinvolta nelle reazioni infiammatorie e prodotta dai mastociti e dai linfociti T helper.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La fase III della sperimentazioni clinica su pazienti affetti da asma eosinofila si è conclusa nel 2014; l'anno successivo, la FDA ha approvato l'utilizzo del mepolizumab su questo tipo di pazienti.[2] La Commissione Europea ha approvato la commercializzazione del farmaco nell'Unione Europea il 2 dicembre 2015.

Lo studio iniziale (randomizzato, multi-centro e studio a doppio cieco) per valutare efficacia ed effetti collaterali dell'anticorpo, comprendeva 108 pazienti affetti da forme gravi di asma eosinofila; a metà di essi veniva iniettato il mepolizumab ogni quattro settimane, all'altra metà veniva inoculato il placebo con la stessa frequenza.[1] Il periodo di osservazione fu di 32 settimane, durante le quali le acutizzazioni dell'asma (definite come un significativo peggioramento della sintomatologia e/o un aumento della conta degli eosinofili negli esami del sangue, per almeno due volte durante il periodo di osservazione) si verificarono nel 28% dei pazienti trattati con il mepolizumab e nel 56% dei pazienti trattati con placebo; l'anticorpo dimostrò quindi avere un'efficacia relativa stimabile al 50% circa.[1] I casi di acutizzazione asmatica, inoltre, erano ad insorgenza più graduale e ritardata tra i pazienti trattati con il mepolizumab rispetto ai peggioramenti clinici dei pazienti trattati con placebo.[1]

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Il mepolizumab è un'IgG monoclonale, con le due catene pesanti che constano di 449 amminoacidi ciascuna, mentre le catene leggere sono costituite da 220 amminoacidi ciascuna. La porzione proteica della macromolecola ha una massa molare di circa 146 KiloDalton, mentre la porzione glucidica pesa circa 3 KiloDalton.[3]

Farmacologia[modifica | modifica wikitesto]

Meccanismo d'azione[modifica | modifica wikitesto]

Il mepolizumab si lega all'interleuchina-5 e le impedisce di legarsi al suo specifico recettore, più precisamente alla subunità alpha di esso, sulla superficie dei globuli bianchi eosinofili. È noto che l'azione degli eosinofili nel processo di infiammazione che causa i sintomi dell'asma siano determinanti, tuttavia l'esatto meccanismo biomolecolare del mepolizumab è sconosciuto.[4]

Farmacocinetica[modifica | modifica wikitesto]

Somministrato per iniezione sottocutanea, il mepolizumab ha una biodisponibilità stimata attorno all'80% e raggiunge la massima concentrazione nel plasma sanguigno tra i quattro e gli otto giorni dopo l'inoculazione. Come altri anticorpi, il mepolizumab viene degradato dagli enzimi proteolitici. La sua emivita si attesta intorno ai 20 giorni, variando tra 16 e 22 giorni su base individuale.[4][5]

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Il mepolizumab è stato approvato negli Stati Uniti dalla Food and Drug Administration (FDA) per la terapia di mantenimento dei casi gravi di asma negli adulti e nei bambini di almeno sei anni di età,[6] anche in combinazione con altri farmaci antiasmatici.[7] Nell'Unione Europea il mepolizumab viene utilizzato come trattamento aggiuntivo negli adulti in casi gravi di asma eosinofila resistente ad altre terapie.[8]

In alcuni studi il mepolizumab ha ridotto del 50% il rischio di ospedalizzazione per acutizzazioni dell'asma eosinofila rispetto alla coorte di pazienti trattati con il placebo.[9]

Nel dicembre 2017 la FDA ha autorizzato l'impiego del mepolizumab nel trattamento della sindrome di Churg-Strauss, una malattia autoimmune che può esitare in una pericolosa forma di vasculite.[10]

Nel settembre 2020 l'autorizzazione all'uso del mepolizumab è stata estesa ai pazienti di almeno dodici anni di età affetti da sindrome ipereosinofila, se questa persiste da almeno sei mesi e la cui causa non sembra risiedere in problematiche strettamente ematologiche.[1]

Effetti collaterali, interazioni e sovradosaggio[modifica | modifica wikitesto]

Gli effetti collaterali comuni dopo l'assunzione del mepolizumab includono cefalea (nel 19% dei casi), reazione infiammatoria nel sito dell'inoculo (8% tra i pazienti che hanno ricevuto il mepolizumab contro il 3% di chi ha ricevuto il placebo), infezioni delle vie urinarie (3% tra i pazienti che hanno ricevuto il farmaco), mioclonie, eczema e disturbi delle basse vie aeree (3% dei pazienti).[4]

Non sono stati condotti studi specifici sull'interazione tra il mepolizumab e altri farmaci o biomolecole, tuttavia, come per molti altri anticorpi monoclonali, si stima che il rischio di interazione dannosa sia basso.[5]

Ricerca[modifica | modifica wikitesto]

Si sta studiando l'eventuale applicazione del mepolizumab anche nel trattamento di patologie quali la dermatite atopica, la sindrome ipereosinofila, l'esofagite eosinofila,[11] la poliposi naso-sinusale, la sindrome di Churg-Strauss e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e (EN) FDA Approves First Drug to Treat Group of Rare Blood Disorders in Nearly 14 Years, su U.S. Food and Drug Administration (FDA), 25 settembre 2020. URL consultato l'8 ottobre 2020.
  2. ^ FDA approves Nucala to treat severe asthma, U.S. Food and Drug Administration (FDA), 4 novembre 2016. URL consultato il 16 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2018).
  3. ^ (EN) Nucala: Assessment report (PDF), su European Medicines Agency (EMA), 24 settembre 2015. URL consultato il 22 febbraio 2023.
  4. ^ a b c (EN) Nucala, su Drugs.com. URL consultato il 22 febbraio 2023.
  5. ^ a b Nucala Summary of Product Characteristics (PDF), su ema.europa.eu, European Medicines Agency, dicembre 2015. URL consultato il 22 febbraio 2023.
  6. ^ (EN) FDA approves severe eosinophilic asthma treatment for children ages 6-11, su AAP News, 30 gennaio 2020. URL consultato il 22 febbraio 2023.
  7. ^ (EN) Mepolizumab for Treating Severe Eosinophilic Asthma: An Evidence Review Group Perspective of a NICE Single Technology Appraisal, in Pharmacoeconomics, vol. 36, n. 2, febbraio 2018, pp. 131–144, DOI:10.1007/s40273-017-0571-8, PMID 28933002. URL consultato il 1º luglio 2021.
  8. ^ Nucala EPAR Summary for the public (PDF), su ema.europa.eu, European Medicines Agency, dicembre 2015. URL consultato il 22 febbraio 2023.
  9. ^ (EN) Yancey SW, Ortega HG, Keene ON et al., Meta-analysis of asthma-related hospitalization in mepolizumab studies of severe eosinophilic asthma, in The Journal of Allergy and Clinical Immunology, vol. 139, n. 4, aprile 2017, pp. 1167–1175.e2, DOI:10.1016/j.jaci.2016.08.008, PMID 27726946. URL consultato il 22 febbraio 2023.
  10. ^ (EN) FDA approves first drug for Eosinophilic Granulomatosis with Polyangiitis, a rare disease formerly known as the Churg–Strauss Syndrome, su U.S. Food and Drug Administration (FDA). URL consultato il 13 dicembre 2017.
  11. ^ (EN) Intravenous Mepolizumab in Children with Eosinophilic Esophagitis, su ClinicalTrials.gov, U.S. National Library of Medicine, 3 settembre 2018. URL consultato il 22 febbraio 2023.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]