Maprotilina

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Maprotilina
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareC20H23N
Massa molecolare (u)277,4
Numero CAS10262-69-8
Numero EINECS233-599-4
PubChem4011
DrugBankDB00934
SMILES
CNCCCC12CCC(C3=CC=CC=C31)C4=CC=CC=C24
Indicazioni di sicurezza

La maprotilina (venduta sotto il nome commerciale di Ludiomil), è un antidepressivo tetraciclico che possiede proprietà simili a quelle della amitriptilina (antidepressivo triciclico). Il meccanismo d'azione della maprotilina non è chiaro; è noto che il farmaco è un potente inibitore del re-uptake della noradrenalina a livello dei terminali nervosi (più potente rispetto alla imipramina e all'amitriptilina), ma meno potente rispetto a farmaci più vecchi come desipramina e nortriptilina) e non interferisce significativamente sull'uptake della serotonina. La maprotilina possiede attività anticolinergica e non inibisce le MAO. Il farmaco impedisce la deplezione di noradrenalina endogena indotta da guanetidina; somministrato a lungo causa una riduzione della sensibilità dei recettori α2-adrenergici presinaptici, e un'ipersensibilità dei recettori α1.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si presenta come una polvere cristallina fine bianco-biancastra, praticamente inodore. Molto solubile in metanolo ed in cloroformio; poco solubile in acqua (1:700); praticamente insolubile in isoottano. Ha un punto di fusione di 230-232 °C, ed una pKa = 10,5

Dopo somministrazione orale la maprotilina cloridrato viene lentamente, ma completamente assorbita. Il picco plasmatico viene raggiunto 9-16 ore dopo la somministrazione orale di 50 mg di farmaco. La emivita media di eliminazione è di circa 51 ore, anche se esistono larghe variazioni interindividuali, e lo steady-state (dose-dipendente) viene raggiunto nella seconda settimana di trattamento. La maprotilina si lega alle proteine plasmatiche per l'88% circa e si distribuisce ampiamente nei tessuti (soprattutto fegato, polmoni, cervello, reni, ghiandole surrenali, cuore e muscoli); supera rapidamente la barriera placentare e si ritrova nel latte materno. La maprotilina viene ampiamente metabolizzata a livello epatico a desmetilaprotilina (principale metabolita attivo) che è ulteriormente degradato a derivato fenolico. Nelle urine sono stati identificati numerosi metaboliti minori presenti come glucuronidi e metossieteri aromatici. I principali passaggi metabolici a cui vanno incontro la maprotilina e la desmetilmaprotilina comprendono N-demetilazione, deaminazione, idrossilazioni aromatiche ed alifatiche e la formazione di metossiderivati aromatici. Un altro metabolita attivo del farmaco è rappresentato dalla maprotilina N-ossido. La maprotilina cloridrato viene eliminata nelle urine (60%) come metaboliti in forma libera o coniugata e con le feci (30%); il 10% di farmaco è eliminato come molecola immodificata.

Nel topo e nel ratto i valori della DL50 sono di 750 mg/kg e di 900 mg/kg dopo somministrazione orale.

La maprotilina viene indicata nel trattamento della depressione anche associata ad ansietà.

La maprotilina cloridrato viene somministrata per os in dosi di 8,5-25 mg tre volte al giorno; se necessario, la dose giornaliera può essere aumentata gradualmente a 150 mg e a 225 mg nei casi più gravi. Il dosaggio deve essere aggiustato dopo 1-2 settimane di terapia in base alla risposta del paziente. Il farmaco, data la sua lunga emivita plasmatica, può essere somministrato in dose singola, preferibilmente la sera. Nel paziente anziano si consigliano dosi iniziali di 10 mg 3 volte al giorno o un'unica dose di 30 mg la sera. La maprotilina può essere somministrata anche per via iniettiva come mesilato.

Effetti collaterali[modifica | modifica wikitesto]

La maprotilina, come gli antidepressivi triciclici, può causare sedazione, xerostomia, tremori, vertigini, cefalea, nausea, stanchezza, offuscamento della vista, sudorazione profusa, stipsi, ritenzione urinaria, edema, tachicardia, ipotensione ortostatica. A bassi dosaggi tali effetti collaterali si verificano più raramente con la maprotilina piuttosto che con gli antidepressivi triciclici. Gli effetti antimuscarinici sono meno frequenti e meno gravi che con l'amitriptilina; i rash cutanei sembrano invece più frequenti. Sono stati riportati casi di convulsioni in soggetti epilettici e non epilettici, soprattutto in seguito all'assunzione di dosaggi elevati.

Controindicazioni[modifica | modifica wikitesto]

La maprotilina cloridrato è controindicata in caso di ipersensibilità accertata, mania, danno epatico e renale grave, glaucoma ad angolo stretto, ritenzione urinaria, epilessia, infarto miocardico recente, ipertiroidismo, iperplasia prostatica e gravidanza. Durante il trattamento con maprotilina si consiglia particolare attenzione nella guida e nelle attività che richiedono concentrazione, poiché il farmaco induce sonnolenza. La terapia non deve essere interrotta bruscamente e comunque non prima che siano trascorse almeno tre settimane dalla remissione dei sintomi. Sovradosaggio ed antidoti Nel complesso la mortalità da iperdosaggio (specie autoavvelenamento) è bassa; la tossicità cardiaca è certamente minore di quella dell'amitriptilina e della imipramina e, nel complesso, risulta abbastanza modesta. In caso di sovradosaggio si manifestano sonnolenza, midriasi, iperpiressia, tachicardia, aritmia, atassia, rigidità muscolare, agitazione, vomito, cianosi, ipotensione, perdita di coscienza e convulsioni. Il trattamento prevede emesi e lavanda gastrica. Può essere utile la gastrolusi nell'intento di eliminare più rapidamente il farmaco. L'ambiente deve essere isolato, riducendo al minimo gli stimoli esterni per evitare la comparsa di convulsioni. L'eretismo e le convulsioni possono essere trattate con somministrazione parenterale di diazepam o altro anticonvulsivante. Può essere utile la diuresi forzata.

La maprotilina, come altri antidepressivi, può potenziare gli effetti di amine pressorie (sul sistema cardiovascolare), anestetici e alcool, mentre può ridurre l'attività di alcuni farmaci antiipertensivi.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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  • P. Crome, B. Newman, Br. Med. J. 2, 260, 1977
  • D. Alkalay et al., Clin. Pharmacol. Ther. 27, 697, 1980
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  • A.E. Robinson et al., J. Analyt. Toxicol. 3, 13, 1979.

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