Giannina Censi

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Giannina Censi (Milano, 25 gennaio 1913Voghera, 5 maggio 1995) è stata una ballerina e coreografa italiana. Dopo aver esordito in opere classiche sotto la direzione di Ettore Romagnoli, negli anni Trenta è stata la principale interprete delle danze futuriste come l'Aerodanza, di cui spesso ha realizzato le coreografie.[1][2][3] Ha collaborato in particolare con Filippo Tommaso Marinetti, di cui ha interpretato la Simultanina, e con Riccardo Pick-Mangiagalli.[1][2][3] In seguito si è dedicata all'insegnamento della danza nelle scuole.[1][2][3] Il suo archivio è conservato presso l'Archivio del '900 del Mart di Rovereto.[1][2][3]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giannina Censi nasce a Milano il 25 gennaio 1913.[1][2][3] Il padre è Carlo Censi, compositore e professore di musica al Conservatorio di Milano, la madre è Carla Ferrario, pianista e cantante, sorella dell'aviatrice Rosina Ferrario.[1][2][3] Suo figlio, Cristiano Censi, è autore, regista e attore teatrale e cinematografico, nonché fondatore, insieme a Isabella Del Bianco, della Scuola di Recitazione Teatro Azione. Nel 1926 inizia a prendere lezioni di danza con la maestra Angelina Gini, insegnante al Teatro alla Scala di Milano, secondo il metodo elaborato da Enrico Cecchetti.[1][2][3] Nel 1929 esordisce al Teatro Licinum di Erba con due rappresentazioni classiche: l'Alcesti di Euripide e il Mistero di Persefone di Ettore Romagnoli, sotto la direzione dello stesso Romagnoli e con il corpo di ballo di Jia Ruskaja.[1][2][3] Nello stesso anno interpreta anche il poema lirico Stelle, parole di Pietro Karr con le musiche di Piero Albergoni, e La danza degli spiriti delle vette presso il Palazzo Carducci di Como.[1][2][3] Nel 1930 si reca a Parigi per frequentare i corsi di danza classica tenuti da Lubov Erogova, prende lezioni di flamenco e danza indiana da Uday Shankar e incontra Joséphine Baker.[1][2][3]

All'inizio degli anni Trenta Censi interpreta numerose esibizioni di danza futurista, in particolare l'Aerodanza ideata da Enrico Prampolini.[1][2][3] Il 14 marzo 1930 al Castello Sforzesco di Milano è interprete e coreografa delle pantomime futuriste Oppio e Grottesco meccanico, scritte e recitate da Flavio Gioia su musica di Gian Francesco Malipiero e Riccardo Pick-Mangiagalli.[1][2][3] Nello stesso anno si dedica anche a spettacoli più tradizionali, con Le danze della Jungla al Teatro municipale di Piacenza (5 aprile), il Mefistofele di Arrigo Boito al Teatro Massimo di Alessandria (26 novembre) e Un sogno di Carl Maria von Weber al Teatro degli Arcimboldi di Milano (5 dicembre).[1][3] Tra il 28 maggio e il 16 giugno 1931 Censi partecipa alla tournée teatrale Simultanina, su opera di Filippo Tommaso Marinetti.[1][2][3] Il 31 ottobre dello stesso anno si esibisce alla Galleria Pesaro di Milano, in occasione della Mostra di aeropittura e scenografia futurista.[1][2][3][4]

Nel 1933 Censi è scritturata da Pick-Mangiagalli per la parte di Pierrot nell'opera lirica Il carillon magico presso il Teatro San Carlo di Napoli.[1][2][3] Nello stesso anno interpreta e realizza la coreografia dell'Alcesti di Euripide, diretto da Romagnoli al Littoriale di Bologna e dei Grandi balletti di Giuseppe Adami alla Fiera campionaria di Padova.[1][2][3] L'anno seguente partecipa a spettacoli futuristi al Cinema Garibaldi di Padova (10 febbraio), al Circolo artistico di Trieste (10 aprile), e al Teatro Convegno di Milano dove interpreta i poemi di Fortunato Depero Il vento e Macchina monella (12 giugno).[1][2][3] In seguito è impegnata nel teatro leggero con le compagnie di Achille Maresca e Armando Fineschi, insieme a Wanda Osiris e Riccardo Billi.[1][2][3] Nel 1936 è costretta a interrompere l'attività di ballerina a causa di una lesione al menisco, si dedica quindi all'insegnamento della danza a Sanremo, Milano, Genova (1954–1980) e Voghera (1960–1990).[1][2]

Negli anni Settanta Censi è coinvolta in esperienze di studio e recupero della danza futurista, in particolare il Programma di danze futuriste alla Galleria d'arte Il Brandale di Savona (1979).[1] Nello stesso anno è inclusa nella mostra sulle donne dell'avanguardia italiana al Center for Italian Studies della Columbia University di New York, a cura di Mirella Bentivoglio.[1] Nel 1994 è consulente per le aerodanze nello spettacolo di Pierpaolo Koss W la macchina e lo stile d'acciaio alla Biennale di danza di Charleroi in Belgio.[1] Si spegne a Voghera il 5 maggio 1995.[1][2] Dal 4 settembre 1997 al 5 marzo 1998 la Casa d'arte futurista Depero di Rovereto espone una mostra dedicata a Giannina Censi, dal titolo Giannina Censi. Danzare il futurismo.[3] L'archivio di Giannina Censi è conservato presso l'Archivio del '900 del Mart di Rovereto.[1][2][3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y Stefania Donati e Paola Pettenella, Giannina Censi, su cim.mart.tn.it, Archivio del '900. URL consultato il 23 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2014).
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u Anna Chiara Cimoli, Giannina Censi, su enciclopediadelledonne.it, Enciclopedia delle donne. URL consultato il 23 ottobre 2014.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u Sakaya Yokota, La danza nel futurismo. Giannina Censi e la danza moderna (PDF), Tokyo, Tokyo University of Foreign Studies, 2013. URL consultato il 23 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2014).
  4. ^ Anna Zamboni, Danzatrice futurista. Intervista con Giannina Censi, Danza & Danza, Luglio 1987.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Diana Barillari, Censi Giannina, in Godoli, E. (a cura di), Il Dizionario del Futurismo, Firenze, Vallecchi, 2001, pp. 252_253.
  • Carlo Belloli, Giannina Censi negli anni Trenta danzava la poesia futurista, in La Martinella, 1976.
  • Leonetta Bentivoglio, Danza e futurismo in Italia. 1913–1933, in La danza italiana, Theoria 1, 1984.
  • Mirella Bentivoglio, From Page to Space, in Mirella Bentivoglio e Franca Zoccoli (a cura di), The Women Artists of Italian Futurism. Almost Lost to History, New York, Midmarch Arts Press, 1997, pp. 43–51.
  • Günter Berghaus, Danza futurista: Giannina Censi, in Dance Theatre Journal, 1990.
  • Günter Berghaus, Dance and the Futurist Woman, in Dance Research, XI, n. 2, Oxford University Press, 1993.
  • Elvira Bonfanti, Il corpo intelligente. Giannina Censi, Torino, Il Segnalibro, 1995.
  • Anja Klock, Of Cyborg Technologies and Fascistized Mermaids: Giannina Censi's Aerodanze in 1930s Italy, in Theatre Journal, vol. 51, n. 4, dicembre 1999.
  • Giovanni Lista, La scène futuriste, Parigi, Centre National de la Recherche Scientifique, 1989.
  • Antonella Majocchi, La danza futurista, in Futurismo Oggi, 1988.
  • Antonella Majocchi, Giannina Censi in Simultanina, in Futurismo Oggi, 1988.
  • Elisa Vaccarino (a cura di), Giannina Censi. Danzare il futurismo, Milano, Electa, 1998.
  • Lea Vergine, L'altra metà dell'avanguardia 1910–1940. Pittrici e scultrici nei movimenti delle avanguardie storiche, Milano, Il Saggiatore, 2005, pp. 150–151.
  • Sakaya Yokota, La danza nel futurismo. Giannina Censi e la danza moderna, in Wada Tadahiko e Matteo Casari (a cura di), Giappone e Italia. Le arti del dialogo, Bologna, I libri di Emil, 2013.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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