Edoardo Ripoll Diego

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Beato Edoardo Ripoll Diego
 

Seminarista e martire

 
NascitaJàtiva, 9 gennaio 1912
MorteBarbastro, 15 agosto 1936 (24 anni)
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione25 ottobre 1992
Santuario principaleMausoleo dei Martiri nella casa museo dei clarettiani di Barbastro
Ricorrenza15 agosto

Edoardo Ripoll Diego C.M.F., in spagnolo Eduardo Ripoll Diego (Jàtiva, 9 gennaio 1912Barbastro, 15 agosto 1936), è stato un religioso spagnolo, martirizzato a Barbastro durante la Guerra civile spagnola e venerato come beato dalla Chiesa cattolica.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Jàtiva nella comunità Valenciana il 9 gennaio 1912. Fu chierichetto nella chiesa di sant'Agostino, retta dai padri claretiani. Entrò nel seminario di Alagón, quindi si trasferì a Cervera. Vestì l'abito religioso e trascorse l'anno di prova del noviziato a Vic, dove è sepolto il fondatore dell'Ordine dei padri clarettiani sant'Antonio María Claret. Prese i voti il 15 agosto del 1929.[1] Non poteva contenere la sua gioia per la scelta che aveva compiuto. Ad un confratello scriveva il 6 marzo 1936:

«Che gioia essere figlio del cuore immacolato di Maria! Che titolo glorioso! Cerchiamo di esserne degni. Amiamo il cuore di Maria come i buoni figli amano le loro madri. Prega molto per me e per la Spagna. Mi pare che... Supplichiamo il Signore di non abbandonare la nostra Patria.»

Il 25 giugno 1936 scrive ad un confratello, il padre Juan Montés:

«Ho terminato felicemente i miei studi e sto incominciano un'altra carriera: quella militare (non riderci su). Sembra che rimarrò a Barbastro.»

Nel luglio del 1936, allo scoppio della guerra civile, il seminario venne assaltato e perquisito dalle milizie anarchiche per cercare delle armi. Insieme agli altri seminaristi Edoardo venne arrestato e rinchiuso nel salone degli Scolopi. Firmò la lettera di offerta alla Congregazione con queste parole:

(ES)

«¡Vivan Cristo Rey y el Corazón de María!»

(IT)

«Viva Cristo Re e il cuore di Maria!»

Alla vigilia della morte affida ad una pagina del breviario il suo testamento spirituale:

«Viva Cristo Re! Viva il cuore di Maria! Viva la Chiesa Cattolica! Signore, perdono di tutto cuore i miei nemici e ti chiedo che il sangue che spargerò per amor tuo, lavi i tanti peccati perpetrati in questa Barbastro martire.»

Fu fucilato nelle prime ore del 15 agosto poco fuori dalla città. I loro corpi sono stati gettati in una fossa comune.[2]

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Cripta ubicata sotto all'altare della chiesa annessa al museo dei martiri Claretiani di Barbastro

Dopo la guerra i resti dei martiri furono riesumati dalle fosse comune e, grazie a delle medagliette metalliche cucite sulle loro tonache, è stato possibile risalire ai nomi delle singole persone. I resti sono composti in teche e si possono oggi venerare nella cripta della chiesa annessa al museo.[3]

Il 20 maggio 1947 nella diocesi di Barbastro si aprì il processo informativo circa il martirio che si chiuse il 23 settembre 1949. L’8 febbraio 1961, invece, fu promulgato il Decreto sugli scritti. La dichiarazione di validità del processo, con Decreto del 9 febbraio 1990, portò alla trasmissione della “Positio super martyrio” alla Congregazione delle Cause dei Santi nello stesso anno. A seguito della riunione della commissione teologica che si tenne il 4 febbraio 1992 e di quella dei cardinali e vescovi della Congregazione si arrivò, il 7 marzo 1992, alla promulgazione del Decreto sul martirio. La beatificazione avvenne a Roma, ad opera di Giovanni Paolo II, il 25 ottobre 1992.

La Chiesa cattolica lo ricorda il 15 agosto.[4]

Nel 2013 è uscito un film sulla vicenda intitolato Un Dio vietato per la regia di Pablo Moreno.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Biografia sul sito ufficiale dei martiri clarettiani, su martiresdebarbastro.org. URL consultato il 02/6/2017.
  2. ^ Villegas, Esta es nuestra sangre, p. 365.
  3. ^ (ES) Museo dei Martiri di Barbastro, su martiresdebarbastro.org. URL consultato il 21/08/2020 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2020).
  4. ^ dal sito della Santa Sede, Martirologio Romano, su vatican.va. URL consultato il 9/1/2017.
  5. ^ (EN) sito imdb, su imdb.com. URL consultato il 31/12/2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (ES) Gabriel Campo Villegas, Esta es nuestra sangre, Madrid, Publicaciones claretianas, 1990, ISBN 8-48-642571-9.
  • Tullio Vinci, Martiri clarettiani a Barbastro, Roma, Postulazione generale C.M.F, 1992.
  • Francesco Husu, Una legione decimata, Roma, Pubblicazioni clarettiane, 1992.

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