Antonio Dalmau Rosich

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Beato Antonio Dalmau Rosich
 

Religioso e martire

 
NascitaMiralcamp, 4 ottobre 1912
MorteBarbastro, 13 agosto 1936 (23 anni)
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione25 ottobre 1992
Santuario principaleMausoleo dei Martiri nella casa museo dei clarettiani di Barbastro
Ricorrenza13 agosto

Antonio Dalmau Rosich C.M.F. (Miralcamp, 4 ottobre 1912Barbastro, 13 agosto 1936) è stato un religioso spagnolo, martirizzato a Barbastro durante la Guerra civile spagnola e venerato come beato dalla Chiesa cattolica.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Miralcamp, fu un bambino vivace e, fin da piccolo lasciava intravedere una inclinazione per lo studio. Ad undici anni entrò nel seminario diocesano di Solsona quindi, aiutato nel discernimento vocazionale da un cugino che frequentava già il seminario, scelse di entrare nell'Ordine Clarettiano a Vic. Era basso di statura, dal carattere curioso e vivace, ma molto suscettibile, e gli costò non poca fatica giungere al dominio di se stesso in questo ambito.

Professò i voti religiosi il 15 agosto del 1929, il seguito degli studi fu reso difficile dalla legge sul servizio militare e dalla congiuntura sociopolitica della Spagna di quegli anni. Nel 1931, intuendo il pericolo cui andavano incontro scriveva a casa:

«... per quanto riguarda la situazione attuale, viviamo alla giornata. Ci mettiamo nelle mani di Dio perché può accadere di tutto...»

nel 1934 scriveva:

«... siamo sereni in mezzo all'incertezza. che regna dappertutto e può capovolgere le cose da un giorno all'altro ...»

Era stato destinato al seminario di Barbastro nel 1935, dove aveva continuato il corso di teologia. Nel dicembre di quell'anno scriveva:

«... da queste elezioni dipende la vita e la morte della Spagna e forse anche della religione ...»

Nel giugno del 1936 sente che la situazione sta precipitando e, in una lettera commenta ai genitori:[1]

«...Qui c'è pace, per ora, grazie a Dio. Personalmente, non abbiamo subito sgarbi o fastidi, sebbene abbiano proibito di suonare le campane e si siano impadroniti del Seminario diocesano per rovinarlo. Purtroppo, così vanno le rivoluzioni.»

Insieme ai suoi confratelli venne arrestato il 20 luglio del 1936 dalle milizie anarchiche sotto il comando del governo repubblicano che presero il potere a Barbastro e venne recluso nel salone della scuola dei padri Scolopi. Al momento della prigionia aveva terminato gli studi. Firmò la lettera di offerta alla Congregazione con queste parole:

(ES)

«¡Señor, hágase en todo Tu divina voluntad!»

(IT)

«Signore, sia fatta in tutto la Tua volontà divina!»

Insieme ai suoi compagni venne fucilato la mattina del 13 agosto sul ciglio di una strada fuori città, fece parte del terzo gruppo di clarettiani di Barbastro che subirono il martirio. I loro corpi sono stati gettati in una fossa comune. [2][3][4]

Dopo la guerra i resti dei martiri furono riesumati e si possono venerare oggi nella cripta della casa museo a Barbastro. Nel 2013 è uscito un film sulla vicenda intitolato "Un Dios prohibido" per la regia di Pablo Moreno.[5]

Culto[modifica | modifica wikitesto]

La beatificazione avvenne a Roma, ad opera di Giovanni Paolo II, il 25 ottobre 1992. La Chiesa cattolica lo ricorda il 13 agosto.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Biografia sul sito ufficiale dei martiri clarettiani, su martiresdebarbastro.org. URL consultato il 26/5/2017 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2018).
  2. ^ (ES) Jorge López Teulon, 02:00, il 2 agosto, Cimitero Barbastro, su religionenlibertad.com. URL consultato il 9 gennaio 2016.
  3. ^ Villegas, Esta es nuestra sangre, p. 316.
  4. ^ Tullio Vinci, Martiri Clarettiani di Barbastro, p. 158.
  5. ^ (EN) sito imdb, su imdb.com. URL consultato il 31/12/2016.
  6. ^ dal sito della Santa Sede, Martirologio Romano, su vatican.va. URL consultato il 26/5/2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (ES) Gabriel Campo Villegas, Esta es nuestra sangre, Madrid, Publicaciones claretianas, 1990, ISBN 8-48-642571-9.
  • Tullio Vinci, Martiri clarettiani a Barbastro, Roma, Postulazione generale C.M.F, 1992.
  • Francesco Husu, Una legione decimata, Roma, Pubblicazioni clarettiane, 1992.

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