Coordinate: 42°21′58″N 13°23′40″E

Abruzzo: differenze tra le versioni

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L''''Abruzzo''' (o gli '''Abruzzi''')<ref>{{Cita web |url=http://www.senato.it/1025?sezione=136&articolo_numero_articolo=131 |titolo=La Costituzione - Articolo 131 |editore=Senato della Repubblica |accesso=4 febbraio 2019}}</ref><ref>{{Sapere|Abruzzo+o+Abruzzi|Abruzzo o Abruzzi|accesso=4 febbraio 2019}}</ref> (<small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|/aˈbruttso/}}; ''Abbrùzze'', ''Abbrìzze'' o ''Abbrèzze'' in [[Dialetti d'Abruzzo|abruzzese]], ''Abbrùzzu'' in [[dialetto aquilano|aquilano]]) è una [[Regioni d'Italia|regione]] a [[Regione italiana a statuto ordinario|statuto ordinario]] dell'[[Italia meridionale]]<ref>{{cita libro| autore= Viviana Calzati|titolo=La valorizzazione e promozione della qualità agroalimentare. Il caso delle imprese olivicole della regione Umbria|anno=2013| editore=FrancoAngeli|url=https://books.google.com/books?id=OPrxMbSk4BoC&pg=PA36&dq=%22sud+italia%22+abruzzo&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjCqIiZrZXZAhUpwVkKHfYGAWE4ChDoAQg9MAM#v=onepage&q=%22sud%20italia%22%20abruzzo&f=false}}</ref><ref>{{cita libro| autore= Osservatorio Artigiancassa|titolo=
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Artigianato e politiche industriali: terzo rapporto sull'artigianato in Italia|anno=2009| editore=Il Mulino|url=https://books.google.com/books?id=yYcnAQAAIAAJ&q=%22sud+italia%22+abruzzo&dq=%22sud+italia%22+abruzzo&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwiHy5KorZXZAhVis1kKHfN2Chs4FBDoAQhfMAg}}</ref><ref>{{cita libro| autore= Carla Larese Riga, Irene Phillips|titolo=
Artigianato e politiche industriali: terzo rapporto sull'artigianato in Italia|anno=2009| editore=Il Mulino|url=https://books.google.com/books?id=yYcnAQAAIAAJ&q=%22sud+italia%22+abruzzo&dq=%22sud+italia%22+abruzzo&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwiHy5KorZXZAhVis1kKHfN2Chs4FBDoAQhfMAg}}</ref><ref>{{cita libro| autore= Carla Larese Riga, Irene Phillips|titolo=
Ciao!|anno=2013| editore=Cengage Learning|url=https://books.google.com/books?id=pCfTCQAAQBAJ&pg=PT345&dq=abruzzo+italia+meridionale&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjIi5DRq5XZAhUSw1kKHT58CEEQ6AEIRjAE#v=onepage&q=abruzzo%20italia%20meridionale&f=false}}</ref>, compresa tra il [[mare Adriatico]] e l'[[Appennino centrale]]<ref>Grande Enciclopedia De Agostini, ed. 1988, vol. I, p. 53.</ref>, con capoluogo [[L'Aquila]]. L'Abruzzo è legato storicamente, culturalmente e linguisticamente all'[[Italia meridionale]], pur potendo essere considerato [[Italia centrale|centrale]] dal punto di vista geografico<ref>Questa ambivalenza è evidenziata da [[Ignazio Silone]] (cfr. {{cita libro| autore=Costantino Felice| titolo=Le trappole dell'identità: l'Abruzzo, le catastrofi, l'Italia di oggi | anno=2010 | editore=Donzelli editore | città=Roma | capitolo=Quadri ambientali e identità regionale|url = http://books.google.it/books?id=KmB44oQjN2cC&pg=PA85&dq=abruzzo+geografia&hl=it&ei=e7RpTdKJK-Kg4QaBqp3fCQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=6&ved=0CEQQ6AEwBQ#v=snippet&q=%22italia%20centrale%22&f=false |accesso=3 settembre 2012|p=41|ISBN=978-88-6036-436-4}}).</ref> e in larga misura anche da quello economico.
Ciao!|anno=2013| editore=Cengage Learning|url=https://books.google.com/books?id=pCfTCQAAQBAJ&pg=PT345&dq=abruzzo+italia+meridionale&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjIi5DRq5XZAhUSw1kKHT58CEEQ6AEIRjAE#v=onepage&q=abruzzo%20italia%20meridionale&f=false}}</ref>, compresa tra il [[mare Adriatico]] e l'[[Appennino centrale]]<ref>Grande Enciclopedia De Agostini, ed. 1988, vol. I, p. 53.</ref>, con capoluogo [[L'Aquila]]. L'Abruzzo è legato storicamente, culturalmente, linguisticamente ed economicamente all'[[Italia meridionale]], pur potendo essere considerato [[Italia centrale|centrale]] dal punto di vista geografico<ref>Questa ambivalenza è evidenziata da [[Ignazio Silone]] (cfr. {{cita libro| autore=Costantino Felice| titolo=Le trappole dell'identità: l'Abruzzo, le catastrofi, l'Italia di oggi | anno=2010 | editore=Donzelli editore | città=Roma | capitolo=Quadri ambientali e identità regionale|url = http://books.google.it/books?id=KmB44oQjN2cC&pg=PA85&dq=abruzzo+geografia&hl=it&ei=e7RpTdKJK-Kg4QaBqp3fCQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=6&ved=0CEQQ6AEwBQ#v=snippet&q=%22italia%20centrale%22&f=false |accesso=3 settembre 2012|p=41|ISBN=978-88-6036-436-4}}).</ref>.


La [[Costituzione italiana]] del [[1948]] contemplava l'istituzione della regione [[Abruzzi e Molise]], ma la riforma del [[1963]] stabilì il distacco del [[Molise]] dall'Abruzzo (entrambe le regioni divennero poi effettivamente operative a partire dal [[1970]]). Ad ogni modo fin dal [[1233]], con la costituzione del [[Giustizierato d'Abruzzo]] ad opera di [[Federico II di Svevia]], per la prima volta nella storia veniva identificato formalmente quel territorio che da quel momento in avanti verrà conosciuto come Abruzzo.
La [[Costituzione italiana]] del [[1948]] contemplava l'istituzione della regione [[Abruzzi e Molise]], ma la riforma del [[1963]] stabilì il distacco del [[Molise]] dall'Abruzzo (entrambe le regioni divennero poi effettivamente operative a partire dal [[1970]]). Ad ogni modo fin dal [[1233]], con la costituzione del [[Giustizierato d'Abruzzo]] ad opera di [[Federico II di Svevia]], per la prima volta nella storia veniva identificato formalmente quel territorio che da quel momento in avanti verrà conosciuto come Abruzzo.

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Abruzzo
regione
(IT) Regione Abruzzo
Abruzzo – Veduta
Abruzzo – Veduta
Palazzo dell'esposizione, sede del Consiglio della Regione all'Aquila.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Amministrazione
Capoluogo L'Aquila
PresidenteMarco Marsilio (FdI) dal 23-2-2019
Data di istituzione1963[1]
Territorio
Coordinate
del capoluogo
42°21′58″N 13°23′40″E
Altitudine563[2] m s.l.m.
Superficie10 831,84 km²
Abitanti1 311 985[3] (30-11-2018)
Densità121,12 ab./km²
ProvinceL'Aquila, Chieti, Pescara, Teramo
Comuni305
Regioni confinantiMarche, Lazio, Molise
Altre informazioni
Fuso orarioUTC+1
ISO 3166-2IT-65
Codice ISTAT13
Nome abitantiabruzzesi
PatronoSan Gabriele dell'Addolorata
PIL(nominale) 32 mld [4]
PIL procapite(nominale) 24 402 [4]
Rappresentanza parlamentare14 deputati
7 senatori
Inno"Vola vola vola" di Luigi Dommarco[5]
Motto"Forte e gentile"
Cartografia
Abruzzo – Localizzazione
Abruzzo – Localizzazione
Abruzzo – Mappa
Abruzzo – Mappa
Mappa dell'Abruzzo con le province
Sito istituzionale

L'Abruzzo (o gli Abruzzi)[6][7] (AFI: /aˈbruttso/; Abbrùzze, Abbrìzze o Abbrèzze in abruzzese, Abbrùzzu in aquilano) è una regione a statuto ordinario dell'Italia meridionale[8][9][10], compresa tra il mare Adriatico e l'Appennino centrale[11], con capoluogo L'Aquila. L'Abruzzo è legato storicamente, culturalmente, linguisticamente ed economicamente all'Italia meridionale, pur potendo essere considerato centrale dal punto di vista geografico[12].

La Costituzione italiana del 1948 contemplava l'istituzione della regione Abruzzi e Molise, ma la riforma del 1963 stabilì il distacco del Molise dall'Abruzzo (entrambe le regioni divennero poi effettivamente operative a partire dal 1970). Ad ogni modo fin dal 1233, con la costituzione del Giustizierato d'Abruzzo ad opera di Federico II di Svevia, per la prima volta nella storia veniva identificato formalmente quel territorio che da quel momento in avanti verrà conosciuto come Abruzzo.

Occupa una superficie di 10 831 km² e ha una popolazione di 1 312 581 abitanti. È diviso in quattro province: L'Aquila, Chieti, Pescara e Teramo, e in 305 comuni. Confina a nord con le Marche, ad est con il mare Adriatico, ad ovest con il Lazio e a sud con il Molise. Si divide principalmente in una parte costiera nel versante orientale con le spiagge dell'Adriatico, e in una parte montuosa dal lato occidentale con il Gran Sasso d'Italia (2 914 m s.l.m.), la Majella (2 793 m s.l.m.) e il Sirente-Velino (2 487 m s.l.m.) che costituiscono i tre massicci montuosi più alti dell'intera catena appenninica[13].

Secondo l'Huffington Post statunitense, l'Abruzzo è quinta tra le dodici migliori regioni al mondo per la qualità della vita[14].Vanta il titolo di "Regione verde d'Europa"[15], grazie alla presenza dei suoi tre parchi nazionali (il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco nazionale della Majella e il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga), del Parco naturale regionale Sirente-Velino, dell'Area marina protetta Torre del Cerrano e delle trentotto aree protette che rappresentano il 36,3% della sua superficie totale, la più alta in Europa[16]. All'interno delle numerose aree protette, disseminate non solo sulla dorsale appenninica, ma anche sulle dolci e fertili colline dell'entroterra e lungo i 130 km di costa, è custodito oltre il 75% delle specie animali e vegetali del continente europeo[17]; sul versante settentrionale del Gran Sasso si trova il ghiacciaio Calderone, il più meridionale del continente[18].

Economicamente, l'Abruzzo è la regione più ricca dell'Italia meridionale, in quanto il suo PIL pro capite è il più elevato di tutte le regioni dell'Italia meridionale e insulare; inoltre, dopo il Trentino-Alto Adige, è la regione in Italia con la più alta percentuale di investimenti fissi lordi sul PIL[19].

Secondo l'ISTAT l'Abruzzo è una delle regioni italiane con più basso tasso di mortalità per tumori, con minori emissioni di gas serra per abitante, con maggiori consumi di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e con minore diseguaglianza nella distribuzione dei redditi[20]. Inoltre, è tra le regioni italiane con il più alto numero di località, ben 23, presenti nel prestigioso club "I borghi più belli d'Italia", che pongono così la regione al secondo posto nazionale[21].

Quando il giornalista e diplomatico Primo Levi (da non confondere con l'omonimo Primo Levi, scrittore sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz) visitò la regione, colpito dalla sua bellezza e dall'animo dei suoi abitanti, definì l'Abruzzo "forte e gentile". Quella citazione è da quel momento il motto della regione e dei suoi cittadini[22].

Etimologia e stemma

La parola Abruzzo secondo l'ipotesi più accreditata proposta per la prima volta dallo storico umanista Flavio Biondo nella sua pubblicazione L'Italia Illustrata deriverebbe da Aprutium come evoluzione popolare di (ad) Praetutium, ovvero la terra dei Praetutii, un'antica popolazione italica che viveva nella zona dell'attuale Teramo.

La parola Abruzzo potrebbe derivare anche da abruptus (in latino "ripido", "scosceso" oppure "brusco", "rozzo"), participio perfetto del verbo abrumpere ("strappare", "troncare", "violare i patti").[23]

Stemma della regione Abruzzo

Lo stemma della Regione Abruzzo è stato adottato nel 1976; la forma è quella di uno scudo italico ed il disegno è costituito da tre sbarre oblique, ognuna delle quali raffigura una caratteristica della regione: quella superiore, bianca, simboleggia le montagne innevate, quella mediana, le colline, mentre l'ultima richiama il colore del mare.[24]

Geografia fisica

«Il mare mosso da un tremolìo sempre eguale e continuo, rispecchiando la felicità diffusa del cielo pareva come frangerla in miriadi di sorrisi inestinguibili. A traverso il cristallo dell'aria tutte le lontananze apparivano distinte: la Penna del Vasto, il monte Gargano, le isole Trèmiti, a destra; la punta del Moro, la Nicchiòla, la punta di Ortona, a sinistra. Ortona biancheggiava come un'ignea città asiatica su un colle della Palestina, intagliata nell'azzurro, tutta in linee parallele, senza i minareti. Quella catena di promontorii e di golfi lunati dava imagine d'un proseguimento di offerte, poiché ciascun seno recava un tesoro cereale. Le ginestre spandevano per tutta la costa un manto aureo. Da ogni cespo saliva una nube densa di effluvio, come da un turibolo. L'aria respirata deliziava come un sorso di elisìre.»

Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia dell'Abruzzo.

Territorio

L'Abruzzo è prevalentemente montuoso (65%) e collinare (34%), la pianura (1%) è costituita soltanto da una stretta fascia costiera lungo il litorale.

Monti

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Montagne dell'Abruzzo.
Corno Grande da Campo Imperatore, nel parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Le vette sorelle del monte Velino

La regione presenta le vette più alte dell'Appennino peninsulare, con il Gran Sasso (Corno Grande) ed il massiccio della Maiella (Monte Amaro), cui si aggiungono i rilievi dei monti della Laga al confine con Lazio e Marche, del gruppo Sirente-Velino, delle montagne del Parco Nazionale d'Abruzzo al confine con Lazio e Molise e dei monti Simbruini in comune con il Lazio.

Dal punto di vista geologico sono costituiti da rocce per la gran parte calcaree, di origine marina, appartenenti al Mesozoico (Triassico, Giurassico e Cretaceo). Contengono i fossili caratteristici di quel lontano periodo, Ammoniti Brachiopodi Bivalvi ecc. Di particolare interesse la stratigrafia del vallone di Vradda (M. Camicia), dove le rocce giurassiche contengono piccoli esemplari di ammoniti silicizzati del piano Hettangiano. Un affioramento fossilifero abbastanza esteso unico nel suo genere[senza fonte].

Colline

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Valli dell'Abruzzo.
Colli della Val di Sangro visti da Altino

La parte orientale della regione è caratterizzata dalla presenza di un'ininterrotta e lunga fascia collinare, di notevole interesse paesaggistico. Le grandi bastionate montuose ad ovest ed il mare ad est, delimitano l'area collinare, così che questa sembra quasi sospesa tra il mare e le incombenti montagne. Le colline abruzzesi sono poco conosciute, eppure racchiudono un insieme di interessi assai variegati. Il paesaggio è stato interamente modellato dal lavoro dell'uomo per lo sfruttamento agricolo di terre molto vocate alla produzione di olio di oliva e vino. Il paesaggio è infatti caratterizzato dalla presenza di estesi oliveti e vigneti che conferiscono una nota di colore e di fascino. I colli, talvolta sono alti ed arcigni, talvolta sono caratterizzati da dolci e verdi declivi, oppure hanno pendii adagiati, quasi allungati. Non mancano formazioni calanchifere dovute a fenomeni di erosione. In ogni caso non mancano aree dove si sono conservati piccoli boschi di querce, pioppi, salici e aceri. Di sovente si trovano alberi quasi dimenticati, come il sorbo domestico, il giuggiolo, il moro, il gelso e molte varietà di antichi fruttiferi.

Pianure

La pianura in Abruzzo prende solo l'1% del territorio che in questo caso si estende nella parte costiera della regione e nella piana del Fucino, dove vengono piantati tuberi, cereali.

Coste

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Coste dell'Abruzzo.
Tratto di costa presso Pineto, vista da Silvi paese

I circa 131 km di costa mostrano lungo il loro percorso un carattere estremamente vario. Il litorale nella zona di Teramo, da Martinsicuro a Silvi Marina, di Pescara (passando per Tortoreto, Alba Adriatica, Giulianova, Roseto degli Abruzzi e Pineto) e del nord della zona di Chieti corrispondente alla città di Francavilla al Mare, possiede larghe spiagge sabbiose o con ciottoli, che attirano numerosi turisti che possono contare su una struttura alberghiera di alta qualità. A sud il paesaggio cambia del tutto: da Ortona a Casalbordino, Vasto e San Salvo la costa è piuttosto selvaggia, connotata dalla presenza del trabocchi, singolari macchine da pesca su palafitta, qui le cale e le spiagge sono circondate da una fitta macchia mediterranea (Costa dei Trabocchi).

L'Abruzzo una delle regioni italiane che attualmente si colloca ai primi posti (quarta nel 2013, con 14 riconoscimenti[26]) per l'assegnazione delle Bandiere blu che la FEE conferisce dal 1987 ai centri litorali che soddisfano criteri di qualità relativi sia alle acque di balneazione che ai servizi offerti.

Geologia

Ecco la lista delle grotte situate nel territorio regionale:

Interno delle Grotte del Cavallone a Lama dei Peligni

Clima

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Stazioni meteorologiche dell'Abruzzo.

Il clima abruzzese è fortemente condizionato dalla presenza del Massiccio montuoso Appenninico-Centrale, che divide nettamente il clima della fascia costiera e delle colline sub-appenniniche da quello delle fasce montane interne più elevate: mentre le zone costiere presentano un clima di tipo mediterraneo con estati calde e secche ed inverni miti e piovosi la fascia collinare presenta caratteristiche climatiche di tipo sublitoraneo con temperature che decrescono progressivamente con l'altitudine e precipitazioni che aumentano invece con la quota (basti citare a tale proposito Pescara, che a circa 10 m s.l.m. ha temperature medie di circa 15 °C e piogge annuali intorno ai 700 mm, e Chieti, che, posta su un colle a 330 m s.l.m., pur presentando temperature medie simili, registra precipitazioni molto più copiose, con valori annui di circa 1000 mm).

In inverno in tali aree, nonostante la presenza mitigatrice del mare, possono verificarsi ondate di freddo provenienti dai Balcani con neve.

Massiccio della Majella

Addentrandosi verso l'interno il clima si fa via via più continentale fino a divenire quello tipico di montagna sui rilievi più importanti: la provincia che maggiormente presenta tali caratteristiche climatiche è quella dell'Aquila seguita da quelle di Teramo e Chieti.

In inverno nelle zone interne, specialmente nella Conca aquilana, nella Marsica e, in misura minore, nella valle Peligna, le gelate sono frequenti, diffuse e intense con il termometro che in determinate conche montane di origine glaciale o carsico-alluvionale come Campo Imperatore, Campo Felice e l'Altopiano delle Cinquemiglia può scendere frequentemente al di sotto di 25 °C sotto zero. Anche la piana del Fucino, in condizioni di innevamento al suolo e ondate di freddo particolarmente intense, può raggiungere valori minimi ugualmente molto bassi (nel 2002 a Celano si sono raggiunti -19 °C;[27] nel 1985 la locale stazione meteorologica dell'aeronautica militare ha segnato -26 °C[28]).

Un trabocco sulla Costa dei Trabocchi, sito tra Fossacesia e San Vito Chietino

D'estate la continentalità delle zone interne meno elevate favorisce temperature elevate (massime tra i 30 e i 35 °C, Sulmona anche 38 °C) ma con scarsa umidità, mentre le zone più elevate presentano estati più fresche con valori che tendono via via a decrescere con l'altitudine. Le zone costiere hanno invece temperature in linea con quelle delle coste tirreniche di pari latitudine (Chieti-Pescara circa 24 °C).

Anche le precipitazioni risentono fortemente della presenza delle dorsali montuose appenniniche della regione: aumentano con la quota risultando più abbondanti nel settore e sui versanti esposti ad occidente, decrescendo invece verso est e sui versanti esposti ad oriente. Spesso le coste adriatiche rimangono in ombra pluviometrica da ovest per l'effetto di sbarramento dell'Appennino subendo l'azione dei venti miti da esso discendenti (Libeccio o garbino).

I minimi pluviometrici annui si riscontrano però in alcune vallate interne, notevolmente riparate dalle perturbazioni per l'azione di blocco delle dorsali montuose, come la Valle Peligna, o la valle del fiume Tirino, che in alcuni punti (Ofena, Capestrano) registra a stento 500 mm, e non lungo le coste dove non scendono mai sotto i 600 mm: infatti se il teramano risulta relativamente poco irrorato dalle piogge (Teramo meno di 800 mm), a Chieti si supera il metro raggiungendo i livelli massimi dell'area adriatica, mentre tra Ortona e Vasto sulla Costa dei Trabocchi diminuiscono nuovamente. I massimi pluviometrici si riscontrano invece nei massicci montuosi posti al confine con il Lazio, maggiormente esposti alle perturbazioni atlantiche, e si aggirano sui 1500–2000. Nel gennaio 2017 alcuni comuni come Pescasseroli, Campo di Giove, Schiavi d'Abruzzo, Pizzoli, Campotosto fecero registrare valori di 300 cm e anche oltre.

In inverno le precipitazioni sono per lo più nevose dalle quote medio-basse in su e occasionalmente fin sulle coste in occasione di eventi freddo-umidi (episodi di 'burian' e 'rodanate').

Le precipitazioni sono mediamente distribuite nelle stagioni intermedie e in quella invernale con un'unica stagione secca, quella estiva. La distribuzione dei venti segue invece le dinamiche meteorologiche e presenta caratteristiche spiccatamente occidentali e in parte meridionali (libeccio e scirocco) durante il periodo autunnale e primaverile con tendenze settentrionali e orientali durante il periodo invernale.

Campi innevati del Fucino

La seguente è una tabella con i dati climatici delle principali Città[senza fonte]:

Località Latitudine Temperature
medie invernali (°C)
Temperature
medie estive (°C)
Piogge (mm) Stagioni più piovose
Avezzano 42° 01' 4,3 21,9 800 autunno inverno
Chieti 42° 21' 6,6 24,5 1000 autunno inverno
L'Aquila 42° 21' 2,5 22,1 680 primavera autunno
Pescara 42° 27' 7,0 24,0 700 autunno inverno
Sulmona 42° 02' 5,9 24,7 600 autunno
Teramo 42° 39' 5,5 25,0 790 primavera autunno
Vasto 42° 06' 8,2 24,5 730 autunno inverno
Lanciano 42° 14' 7,3 24,4 800 autunno inverno

Ambiente naturale

Lo stesso argomento in dettaglio: Aree naturali protette dell'Abruzzo.

Oggi l'Abruzzo può vantare la presenza di tre parchi nazionali, un parco regionale e 38 aree protette tra oasi, riserve regionali e riserve statali. In totale il 36,3% del territorio regionale è sottoposto a tutela ambientale. Il territorio garantisce la sopravvivenza del 75% di tutte le specie animali europee ed è patria di alcune specie rare come l'aquila reale, il lupo abruzzese il camoscio d'Abruzzo e l'orso marsicano.[29] In proposito si può parlare di un vero e proprio sistema protezionistico di interesse europeo, specialmente se si considera che questo complesso sistema di aree protette si ricollega a nord con il parco nazionale dei monti Sibillini.

Lago di Campotosto

Sul territorio abruzzese sono presenti i seguenti parchi nazionali e uno regionale:

La struttura delle aree protette comprende in Abruzzo, oltre i 3 Parchi nazionali e quello regionale, 38 tra Riserve statali, Riserve regionali, Oasi WWF, Parchi territoriali attrezzati, Biotopi di interesse scientifico, che al di là delle dimensioni territoriali a volte ridotte, presentano aspetti di notevole interesse scientifico e naturalistico e completano il sistema delle aree protette della regione verde d'Europa. Le riserve tutelano complessivamente l'1% del territorio regionale e sono gestite da Comuni che nella maggior parte dei casi si avvalgono di comitati allargati ad altri enti e associazioni in grado di avviare progetti di rilevazione e studio delle specie floristiche e faunistiche. Alcune Riserve regionali si sono dotate di organi di gestione che prevedono oltre al rispetto delle norme di tutela, strumenti di pianificazione e programmi di valorizzazione dell'area protetta. Il sistema costituisce uno strumento di pianificazione ambientale, un laboratorio permanente di ricerca scientifica in cui sono stati realizzati recentemente alcuni dei più importanti progetti faunistici dell'Appennino, con il ripristino dell'ecosistema e il reintegro di specie da tempo scomparse.

Aree marine protette

Torre del Cerrano

Istituita nel 2010, l'area marina protetta Torre del Cerrano è l'unica area marina protetta della regione; essa si estende per circa 37 km quadrati e tutela un tratto di mare unico in Abruzzo, perché è uno dei pochi rimasti dove si può trovare un ambiente dunale pressoché intatto e nel contempo si possono ammirare i resti sommersi di estremo interesse archeologico e naturalistico dell'antico porto di Atri che si trovano a pochi km dalla costa. Di recente, la giunta regionale ha proposto l'idea di istituire un'area protetta lungo la costa di Vasto e Ortona.[senza fonte]

Flora

Ginepro montano

Come in tutte le regioni mediterranee anche in Abruzzo la vegetazione è caratterizzata dalla presenza di differenti ecosistemi mediterranei; nella costa e nelle zone limitrofe è notevole la presenza di querce, roverelle, carpini orientali. Da segnalare talvolta la presenza localizzata di piante classiche della macchia mediterranea come il mirto, l'erica e il lentisco; nella fascia collinare crescono anche specie come la quercia roverella, il rovere, l'olivo, il pino, il salice, il leccio, il pioppo, l'ontano, il corbezzolo, la ginestra, la robinia, il rosmarino, il biancospino, la liquirizia e il mandorlo. Tra i 600 e i 1.000 metri di quota si estende la vegetazione submontana, caratterizzata principalmente da boschi misti di cerro, roverella, tiglio, acero e carpino; tra gli arbusti molto diffusi la Rosa canina e il Ginepro rosso.

A quote più alte, tra i 1000 e i 1900 metri d'altezza, è diffuso moltissimo il faggio, mentre sulle aree appenniniche di alta quota superiori ai 2000 metri, troviamo la presenza di specie come l'orchidea alpina, il ginepro montano, l'abete bianco, il mirtillo nero e infine una specie forse unica nel suo genere come la stella alpina d'Abruzzo.[30][31]

Fauna

Il Camoscio d'Abruzzo

La fauna abruzzese è molto vasta; l'animale simbolo della regione è senz'altro il camoscio d'Abruzzo, che ha avuto un notevole ripopolamento dopo aver rischiato l'estinzione; anche l'orso bruno marsicano è un animale tipico della regione, assieme a lupo appenninico, cervo, lince, capriolo, arvicola delle nevi, volpe, istrice, gatto selvatico, cinghiale, tasso, vipera e lontra. Tra gli anfibi sono da ricordare: l'Ululone appenninico; il Geotritone italiano; la Salamandra pezzata; la Rana; il Rospo; il Tritone; la Raganella italiana; inoltre anche la razza canina pastore maremmano-abruzzese è originaria della regione. Per gli uccelli da citare sicuramente l'aquila reale, nibbio, falco pellegrino, lanario, grifone, gufo, allocco, picchio, fringuello e tantissime altre specie.

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Abruzzo.
Anfiteatro romano di Alba Fucens

Età antica

Notizie dell'era preistorica di presenze sia animali, vegetali e umane sono documentate da vari ritrovamenti nel territorio di Teramo (Ripoli, Campovalano, Ponte Messato)[32],e di Chieti (necropoli Santa Maria Calvona, Touta Marouca, Grotta del Colle). Della preistoria esistono ritrovamenti fossili conservati oggi nel Museo Geopaleontologico del Castello ducale di Palena (CH) e nel Museo Archeologico Nazionale di Chieti, mentre negli anni '50, in località Scoppito (L'Aquila) fu rinvenuto il famoso scheletro del mammut conservato nel Forte spagnolo. Del periodo del Neolitico sono stati rinvenuti reperti nelle principali valli del Tordino, del Pescara, nella valle Peligna e nel bacino del Fucino (esemplare il villaggio di Paludi presso Celano). Si ipotizza che le primitive popolazioni abruzzesi, viventi sia nelle montagne che preso le valli, ostentassero uno stile di vita prevalentemente agricolo, dati i ritrovamenti di strumenti di lavorazione della campagna.

Popoli preromani

Lo stesso argomento in dettaglio: Marrucini, Frentani, Peligni, Sanniti, Vestini, Piceni, Marsi, Equi e Pretuzi.
Mappa dell'antico Sannio, da The Historical Atlas di William R. Shepherd, 1911

Nell'età del Neolitico l'uomo ha fatto la prima comparsa nell'Abruzzo, come testimoniano alcune necropoli del X secolo a.C., di Fossa (AQ)[33] e Comino di Guardiagrele (CH). Successivamente, dall'VIII secolo a.C. circa in poi, l'Abruzzo fu popolato dalle colonie degli Italici Oschi, provenienti dalla Sardegna e dall'Umbria. Tale principale gruppo di popolazioni osche, sparse nel centro e nel sud Italia fu quello dei Sanniti, che si stanziarono nell'attuale Abruzzo, nel Molise, nella Campania e nella Basilicata. Presso l'Abruzzo esistevano dei sotto-gruppi o tribù, che si adattarono, a partire dall'VIII secolo a.C. sia dal punto di vista culturale che sociale alla porzione di territorio dove si erano stanziati.

I Marsi dominavano la Marsica nella conca del Fucino con capitale Marruvium, tra i monti del Sirente-Velino; i Peligni si stanziarono nella conca peligna di Sulmona, i Frentani nella val di Sangro con la capitale Anxanum, con i principali sbocchi portuali ad Ortona e Histonium, arrivando fino all'attuale Molise, presso Termoli, Larino, ai confini con le tribù dei Pentri, stanziati tra le città di Isernia, Boiano Aufidena (Alfedena) e Castel di Sangro. Altre popolazioni principali erano i Marrucini, situati nella grande valle del Foro e della Majella a ridosso di Chieti (l'antica Teate) e Guardiagrele, i Vestini che avevano la capitale in Amiternum, e come seconda città maggiore Penne, e i Pretuzi, con la capitale nell' Interamnia Praetutiorum (Teramo), aventi scambi commerciali con i Piceni.
Tali popolazioni, come detto, erano sparse per il territorio abruzzese, facendo parte di un sistema governativo composto di unità proprie, con una capitale legata all'entità della tribù stessa.

Gli italici Sanniti e l'epoca romana

Lo stesso argomento in dettaglio: Amiternum, Juvanum, Corfinium, Anxanum, Aprutium, Teate, Histonium, Aternum, Pallanum e Peltuinum.
Anfiteatro di Amiternum (L'Aquila)
Teramo, Torre del Duomo e Teatro romano in notturna

Tra i Popoli dell'Italia antica, abitanti in territorio abruzzese, ricordiamo gli Equi, i Frentani, i Marrucini, i Marsi, i Peligni, i Piceni, i Pretuzi, i Sanniti, ed i Vestini[34] che furono tutti sottomessi dai Romani intorno al III secolo a.C.. Agli inizi del I secolo a.C. tali popoli, assieme al resto dei Sanniti, sentendosi discriminati, reclamarono parità di diritti con i loro dominatori, attraverso la concessione della cittadinanza. La coalizione che si formò (Lega italica), comprendente anche popoli stanziati al di fuori dall'attuale Abruzzo, scelse come sua prima capitale nel 91 a.C. la città di Corfinium (l'odierna Corfinio)[35][36] dove venne coniata una moneta d'argento dello stesso valore del denario romano recante la scritta "Italia" (nell'osco Viteliù). Questa fu la prima occasione storica in cui il termine Italia venne utilizzato con finalità politiche. Dopo due anni di guerra, la Lega italica pur sconfitta militarmente riuscì nell'89 a.C. ad ottenere il diritto alla cittadinanza da loro reclamato. Tuttavia il dittatore romano Lucio Cornelio Silla invase il Sannio e devastò le principali città, per poi ricostruirle ex novo, e a nulla valse la resistenza dei generali sanniti Quinto Poppedio Silone e Gavio Papio Mutilo[37].

Tra le città più floride, che divennero dei municipia in età romana, si ricordano Amiternum (L'Aquila), Teate (Chieti), che dopo la guerra sociale fino alle guerre del periodo tardo-repubblicano ed imperiale il centro era noto come Teate Marrucinorum[38], successivamente Anxanum (Lanciano), che secondo una leggenda fu fondata nel 1181 a.C., Histonium (Vasto), Sulmona, Aprutium Interamina (Teramo), Corfinium (Corfinio), Pinnae (Penne), Alba Fucens (Avezzano), già presente come carcere romano nel 304 a.C., Juvanum (Montenerodomo) e Marruvium (San Benedetto dei Marsi). Di queste città ancora oggi si conservano imponenti vestigia italico romane, concernenti soprattutto in teatro e anfiteatri (quello di Chieti, quello di Teramo, quello de L'Aquila ad Amiternum, quello di Alba Fucens), e templi e complessi termali (quelli di Chieti, di Histonium, di Iuvanum presso Montenerodomo)

Durante il principato di Augusto, il territorio sannita fu ripartito nella Regio IV Samnium, per quanto concerne il territorio dell'odierno Abruzzo e parte del Molise, e nella Regio V Picenum per quanto concerne il settore teramano, al nord della Pescara.

Prima fase Medievale

Castello Caldora di Pacentro

L'Abruzzo, dopo la decadenza dell'impero romano, subì invasioni dei Longobardi e dei Normanni (VIII - X secolo), e fu possesso di vari conti e baronetti locali. Non si hanno molte notizie riguardo la presenza bizantina del V secolo d.C., anche se è accertata, come dimostrano i ritrovamenti presso l'area frentana, conservati nel Museo dell'Abruzzo Bizantino Altomedievale del castello ducale di Crecchio. A quest'epoca risale la fondazione dell'abbazia di Santo Stefano in Rivomaris presso la costa di Casalbordino, una delle più antiche della regione.

Successivamente entrò a far parte del Ducato di Spoleto dopo la discesa in Italia di re Alboino, mentre alcune aree furono possesso dei monaci di grandi abbazie sviluppatesi nel IX secolo. Le prime cinque grandi abbazie cistercensi furono l'Abbazia di Santa Maria di Casanova, l'Abbazia di Santa Maria della Vittoria, l'Abbazia dei Santi Vito e Salvo, l'Abbazia di Santa Maria Arabona e il Monastero di Santo Spirito d'Ocre[39]. Successivamente, nello stesso periodo, sorsero ulteriore monasteri, come San Clemente a Casauria, Bominaco, l'Abbazia di San Giovanni in Venere, la chiesa di San Marco di Ortona e l'Abbazia di San Liberatore a Majella.

Castello ducale di Popoli

All'epoca della conquista longobarda, gran parte delle città principali abruzzesi: Teate, Interamnia, Anxanum, Sulmo, Histonium, Marruvio, erano in grave decadenza, tuttavia i conquistatori conservarono il sistema amministrativo locale, riordinando, come descrive anche Paolo Diacono[40] e come si riporta dalle cronache dell'abbazia di Montecassino e di Farfa, in delle "province" della Marsica (provincia Valeria), che incluse per anni anche il territorio aquilano, di Corfinio-Valva, di Teate, di Interamnia, di Penne e di Anxanum; ancora oggi, per via dei vari avvenimenti storici, questa suddivisione del territorio abruzzese, sia al livello geo-politico che culturale, è possibile riscontrare sostanziali differenze tra questi territori detti macro-regioni. La Marsica e la Valle Roveto per il territorio dell'ex Contea di Cellano, la diocesi di Valva per il territorio peligno di Sulmona, la "grande Frentania" per il territorio di Lanciano e di Vasto tra il Sangro, l'Aventino e il Trigno-Sibello, il territorio di Chieti, prima della nascita di Pescara, che occupa la parte del fiume Alento sino alla Majella orientale, il Contado di Teramo tra il Tronto, il Vomano e la Vibrata, e l'alta porzione a nord della Pescara per il Conta di Penne.

I Longobardi edificarono soltanto piccoli presidi fortificati, più che altro minuscoli fortini e torri di guardia per controllare il territorio. Con la venuta dei Franchi di Carlo Magno, nel 973 a Chieti venne istituita la "marca teatina", dopo la conquista della città da parte di Pipino il Breve, mentre l'antica Histonium nell'802 veniva incendiata e riedificata dal conte Aimone di Dordona, precisamente la porzione del rione Guasto d'Aimone. La ricostruzione e l'edificazione ex novo di molti borghi (allora detti "castelli - terre feudi - ville") e città, è cosa tipica della presenza franca in Abruzzo, che da una parte influì anche sui toponimi di origine germanica (ad esempio la "gastaldia" con i toponimi Guasto, poi Vasto, Guastameroli, Fara per cui Fara Filiorum Petri, Fara San Martino, "guardia" per Guardiagrele, Colle Guardia, Guardia Vomano, Castro di cui molti comuni abruzzesi portano il prefisso di "Castello - Castro"); dall'altra dei nobili franchi come i conti Attoni, i Berardi, gli Aprutini, i Valvensi, si installarono nelle città maggiori come Chieti, Teramo, Sulmona, signoreggiando, e tessendo i loro rapporti politici per governare sia politicamente che al livello religioso.
Infatti a partire dall'872, con la fondazione dell'abbazia di San Clemente a Casauria dell'ordine Benedettino, la regione ebbe il primo grande cenobio, insieme a quello di Santo Spirito d'Ocre, i monaci poterono esercitare il loro diritto di potere su molti castelli regionali, tessendo rapporti politici con i vari conti e baroni.

Nella Marsica molti importante sarà la contea dei Marsi, instaurata da Berardo di Francesco, che dette iniziò a una lunga dinastia che durò sino al XIV secolo. Il territorio occupava più o meno tutta l'area fucense e la Valle Roveto, fino ai confini con Rieti, e le sedi del controllo erano distaccare a Tagliacozzo e ad Albe.

Dai Normanni a Federico II

Nel periodo buio abruzzese, prima del XII secolo, si svilupparono nuove civiltà mescolate con i Normanni e i mercanti campani, e si sviluppò una nuova economia di tipo pastorale, benché ci fosse anche nell'età romana, ma stavolta concentrata sul tratturo con specifiche regole del regno, che portava al grande mercato di bestiame di Foggia. Grandi tratturi allora, percorso stradali enormi nelle conche delle montagne e delle pianure, furono percorsi dalle città dell'Aquila, di Pescasseroli e di Castel di Sangro, fino al tavoliere delle Puglie. Le città abruzzesi principali furono fortificate, e trasformate in gastaldati, come nell'esempio di Vasto, nata dalla fusione di due città, e anche Atessa. Mentre da una parte dominava la Diocesi Teatina di Chieti, affiancata dalla baronia di Manoppello, dall'altra, nella Marsica, il controllo dei primitivi castelli medievali era in mano ai Conti dei Marsi di Celano[41]. Nel 1065 venne fondata un'altra importante abbazia abruzzese, quella di San Giovanni in Venere presso il promontorio costiero di Chieti, che amministrò per almeno due secoli il diritto di governo su Vasto d'Aimone, e su altri feudi sparsi lungo il Sangro e il Trigno.

Tra i personaggi normanni che con Ruggero I di Sicilia presero in governo la regione,. si ricorda certamente Ugo Malmozzetto (vissuto tra la prima metà del 1000 e morto nel 1097), il quale acquisì il territorio del Contado di Manoppello, arricchendolo di molti feudi sparsi per la parte occidentale della Majella, il fiume Pescara, arrivando a governare anche alcuni territori dell'area frentana come Guardiagrele e Lanciano. Malmozzetto è ricordato per la sua gestione feroce del contado, avendo instaurato rapporti di forza anche con i Conti di Valva e con gli abati di San Clemente a Casauria (1079), che occupò, insediandovi un abate di sua scelta personale.
La difficile presenza normanna in Abruzzo è ricordata anche per il governo di Roberto III di Loritello, che aveva creato un grande contado nel Molise (allora Terra di Boiano), il quale si macchiò di empietà contro il sovrano di Sicilia, e compì scorrerie nella parte nord dell'Abruzzo, arrivando a distruggere la città di Teramo nel 1156. Nel 1143 venne conquistata anche la Contea dei Marsi, benché la dinastia dei Berardi continuò a perdurare con rapporti matrimoniali e politici, che riguardarono soprattutto l'annessione, poco a poco degli antichi possedimenti delle abbazie di San Vincenzo al Volturno, Montecassino e Farfa nella parte ovest della Marsica, tra la Valle Roveto e i confini della Piana del Cavaliere.

Lo stesso argomento in dettaglio: Giustizierato d'Abruzzo.
Veduta del Velino e di Albe Vecchia, disegno di Edward Lear

La regione ha più volte modificato i suoi confini. La prima citazione giuridica della regione viene identificata con la creazione del giustizierato d'Abruzzo nel 1233, facente parte del Regno di Sicilia, voluto da Federico II di Svevia, con capitale Sulmona. Nel 1273 il giustizierato viene suddiviso in due territori, Abruzzo ulteriore, in massima parte corrispondente alla Provincia dell'Aquila e a quella di Teramo, e Abruzzo citeriore nella restante parte della regione corrispondente grosso modo alla Provincia di Chieti. Nel 1806 il Re di Napoli Giuseppe Bonaparte suddivise il territorio della Provincia di Abruzzo Ulteriore in due parti istituendo le provincie di Abruzzo Ulteriore Primo con capoluogo Teramo e di Abruzzo Ulteriore Secondo con capoluogo Aquila. Queste provincie, nel loro complesso, furono parte integrante per circa 7 secoli del Regno di Napoli e successivamente delle Due Sicilie.

Federico II intendeva, nel suo programma di unione universale dell'impero, smantellare definitivamente quella rete di rapporti matrimoniali e politici dei baroni, conti, signori vari che governavano i feudi abruzzesi. Man mano ci riuscì, quando alcuni conti gli dichiararono guerra, come il conte Tommaso di Celano, che subì l'assedio svevo nel 1223, vedendo la propria città data alle fiamme. Lo stesso accadde nel territorio aquilano, con i Conti di Poppleto, che subirono l'assedio al castello, venendo esiliati. All'epoca il territorio della "conca amiternina", dal nome dell'antica città romana di Amiternum, era popolato soltanto da questo nucleo ad ovest del monte dove verrà fondata "Aquila", e nella parte est dall'insediamento di Forcona. Già dall'XI-XII secolo attorno nacquero piccoli castelli, i cui abitanti dal 1254 inizieranno a realizzare la città nuova, e l'occupazione di Federico II favorì i primi sintomi di voler costruire una città centrale, posta tra il mare Adriatico e i territori pontifici.

Sempre in questi anni, nella metà del XIII secolo, l'Abruzzo conobbe la presenza di due nuovi ordini: il cistercense (o cluniacense, per il nome dell'abbazia di Cluny) e quello dei Francescani (di cui si ricorda la certa presenza di San Francesco d'Assisi a Penne per sanare una diatriba tra il vescovo e i signori); tra i migliori esempi si ricordano l'abbazia di Santa Maria Arabona, la Badia di Casanova, l'abbazia di San Salvo.

Fondazione dell'Aquila (1254)

(italiano medievale)

«Gridaro tucti insieme la città facciamo bella che nulla nello regame possa confrontarsi ad ella»

(IT)

«Gridarono tutti insieme: Facciamo una città così bella che nessun'altra nel regno le si possa paragonare»

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Aquila.
La Fontana delle 99 cannelle di L'Aquila celebra la fondazione della città dai 99 castelli del circondario

Nel Giustizierato il capoluogo non era L'Aquila, allora detta Aquila, ma Sulmona, che si mostrò sempre fedele al sovrano Federico II durante la campagna di conquista dell'Abruzzo, ritenuta la città più grande e più forte per economia, nonché la più facilmente raggiungibile dal mare e dai monti del Liri, perché in posizione centrale al territorio abruzzese. Soltanto Histonion e Lanciano, città marittime, erano al pari di essa. Nel 1254 l vecchia città romana di Amiterno non era più gestibile, perché in rovina, e necessitava la costruzione di una nuova città medievale. Allora, secondo la leggenda (riportata anche nalla Cronaca rimata del poeta Buccio di Ranallo, 1363 ca.), i 99 castelli della conca aquilana e della valle dell'Aterno (Paganica Ocre, Rocca di Cambio, Assergi e altri) si riunirono ed edificarono in poco tempo la nuova città con i suoi Quattro quarti storici, costruendo vie e chiese che prendessero il nome da quelle dei quarti fondatori. Il desiderio di fondazione della città si manifestò con una lettera al pontefice Gregorio X, che espresse i primi pareri favorevoli[42]. Successivamente col diploma di Corrado IV di Svevia, figlio di Federico, ci fu il nulla osta per la costruzione.

Disegno della città dell'Aquila di Girolamo P. Fonticulano, 1575

Come detto, l'edificazione di Aquila (iniziata presso la parte del Borgo Rivera dove sta la fontana delle 99 cannelle, sul colle molto ricco di ruscelli, per questo detto "Acculae"), fu voluta per ragioni politiche (per trovarsi a metà tra i rapporti col papato e con i privilegi concessi dall'imperatore svevo), ed economiche, dato che alcuni commercianti degli antichi castelli, non tolleravano più le vessazioni dei baroni, preferendo far fortuna in una città nuova e maggiormente competitiva[43]La città venne eretta in maniera singolare, anche se l'attuale conformazione è frutto della seconda riedificazione voluta nel 1265 da Carlo I d'Angiò dopo la distruzione da parte di Manfredi di Svevia nel 1259: vennero edificato "quattro quarti", due dalla parte ovest, detti "amiternini" (Quarto San Pietro e Quarto San Marciano), e due ad est detti "forconesi" (Quarto santa Maria e Quarto Santa Giusta),attorniati da una robusta cerchia muraria intervallata da porte e torri di guardia. Le chiese, per mantenere i privilegi già presenti nelle parrocchie dei castelli, furono spesso e volentieri dei "duplicati", come i casi di Santa Maria di Paganica, San Silvestro di Collebrincioni, San Pietro di Coppito, San Marco di Preturo, San Giovanni di Lucoli, Santa Giusta di Bazzano, Santa Maria d'Assergi; il punto franco era la Piazza del Mercato con il Duomo, entro cui nel 1257 venne trasferita la diocesi situata nell'antica cattedrale di Forcona, mentre il centro amministrativo era la Piazza del Palazzo, dove si trovava il capitano regio (oggi è il Palazzo Margherita).

L'Aquila rimase sempre fedele al partito angioino, iniziando nel 1268 con la partecipazione alla battaglia di Tagliacozzo contro Corradino di Svevia, poi ostacolando le pretese della casa D'Aragona, sia prima che dopo l'assedio di Braccio da Montone nel 1424.

Eremitaggio di Pietro da Morrone

Lo stesso argomento in dettaglio: Celestino V e Perdonanza Celestiniana.
Celestino V
Braccio da Montone, il condottiero che assediò L'Aquila nella guerra del 1424

La città aquilana dunque iniziò ad avere la protezione degli Angioini napoletani, mentre nelle montagne abruzzesi andava in pellegrinaggio, nella seconda metà del XIII secolo, un eremita di nome Pietro da Morrone, proveniente da Isernia, secondo alcune ipotesi[44]. Il monaco osservava una rara forma di preghiera a Dio, rintanandosi in cunicoli stretti delle montagne, scavati in maggior parte nel X secolo da pastori che osservavano la stessa regola ispirata al monachesimo della Siria. Pietro sceglieva principalmente i cunicoli del monte Morrone presso la Majella, dove oggi ancora si conservano molti romitori da lui fondati, come l'eremo di Sant'Onofrio al Morrone, l'eremo di Santo Spirito a Majella e l'eremo della Madonna dell'Altare. In periodi di cambiamento nel XIII secolo (la regola di San Francesco, poi quella di San Domenico), l'osservanza di Pietro fu molto accettata dai popoli e i pellegrini, tanto che vennero fondati degli eremi, come detto. Infine Pietro giunse all'Aquila, dove fondò l'attuale Basilica di Santa Maria di Collemaggio, con la Prima Porta santa, e successivamente venne eletto papa all'interno della stessa chiesa, istituendo la Perdonanza Celestiniana con la Bolla del Perdono[45].

Gli Angioini e gli Aragonesi

Il Giustizierato venne diviso da Carlo II d'Angiò in due tronconi, a nord e a sud del fiume Pescara (quello a nord Abruzzo Ulteriore, che poi venne ancora diviso in Ultra I con capoluogo Teramo e Ultra II con capoluogo L'Aquila), e il Citeriore, con capoluogo Chieti.
Il periodo del controllo diretto degli Angioini, da Carlo II a Roberto e Luigi, l'Abruzzo visse sostanzialmente un lungo periodo di pace e prosperità economica. Partendo da Teramo, la città venne investita di privilegi da Carlo II, e pertanto riorganizzò il territorio attorno a sé dell'ex contado normanno (principalmente comprendeva quasi tutta l'attuale provincia, con sede privilegiata Giulianova, allora Castel San Flaviano, seconda sede vescovile); tra gli illustri politici iniziarono a comparire due famiglie che si scontreranno per il controllo nei secoli seguenti: i Melatino e gli Acquaviva. Nel 1336 ci fu la compravendita di molti terreni, mentre sempre in questi anni il vescovo Niccolò degli Arcioni faceva ricostruire in forme monumentali il Duomo. Nacquero anche i primi dissidi con la vicina città di Campli, anch'essa privilegiata da Carlo, che iniziò ad espandere anch'essa il suo territorio.

Il Castello Caldora di Vasto

Più a sud anche Penne e il suo territorio vestino ottennero dei privilegi: da una parte venne bloccato lo strapotere del Vescovo che esercitava sulla città contro i signori, limitandosi soltanto a quello delle chiese, dall'altra la città vide nel 1253 la fondazione dell'unico superstite (attualità) complesso monastico dedicato a San Giovanni Gerosolimitano dell'Ordine di Malta. Andando alla foce della Pescara, la città esisteva, sopra gli avanzi dell'antica Ostia Aterni, ma era un luogo quasi spopolato, malsano e acquitrinoso, comprato immediatamente dai conti Normanni di Chieti, e tenuto in controllo sino al XVI secolo, quando verrà riedificata la cittadella militare. Pescara, insieme al bosco di Sambuceto, era il territorio privilegiato di Chieti onde poter esercitare il proprio potere, imponendo gabelle soprattutto sul passaggio delle merci dal mare, e attraverso il fiume, come soprattutto il sale, che arrivava attraverso il fiume sino a Roma. Chieti invece era una città fiorente, tra le principali d'Abruzzo, e gareggiava quanto a privilegi e feudi in possesso con la vicina Lanciano. Dopo un primo momento di crisi con i cadetti di Carlo I messi al potere, dopo che la città aveva ancor prima fieramente resistito alle prepotenze di Ugo Malmozzetto e Roberto di Loritello, subendo anche saccheggi, con il privilegio speciale di Carlo II d'Angiò nel 1304 ottenne lo status di città libera nel regi demanio, e l'esenzione dalle tasse.

Lanciano inoltre sin dall'epoca romana era nota come città commerciale per le annuali fiere mercantili che si tenevano fuori le mura, coinvolgendo tutti i mercanti e i viandanti che passavano lungo il tratturo verso il nord della regione o verso le Puglie; era inoltre una delle principali città religiose per la presenza del Miracolo eucaristico verificatosi nell'VIII secolo, e un secondo verificatosi nella metà del Duecento (detto volgarmente "lu Frijacriste"), per non parlare della presenza di monasteri ed abbazie. Il suo territorio si estendeva lungo il fiume Sangro nell'area frentana, sino a Casoli e Guardiagrele, e a sud sino a Vasto. Questa città era l'ultimo baluardo dell'Abruzzo al confine col Molise, fino al 1385 rimase divisa in due nuclei distinti: il Guasto d'Aimone eretto sopra la città romana (il rione San Pietro), e il nucleo medievale di Guasto Gisone costruito ex novo dall'XI-XII secolo (rione Santa Maria Maggiore). Dopo l'unificazione, la città andò in feudo a Rainaldo Caldora, zio del più famoso capitano Giacomo Caldora, feudo che però gli venne tolto da Giovanna I per empietà.

Il castello aragonese di Ortona

Tra Vasto e Lanciano si trovava anche un'altra importante città: Atessa; essa si sviluppò in questi secoli dopo l'unificazione di due piccoli nuclei di origine longobarda: Ate e Tixa, rispettivamente i rioni San Michele e Santa Croce, che ebbero il punto focale sul colle sopra Piazza P. Benedetti (dove si trovava il fosso del Rio Falco, presso la chiesa di San Giovanni), dove venne eretto il Duomo di San Leucio (IX secolo), per cui esiste la leggenda locale dell'unione grazie al santo protettore Lucio d'Alessandria che uccise un dragone che seminava morte. La città fu cara ai conti Attoni di Chieti, che per mezzo del pontefice Niccolò II nel 1059 fecero istituire la "chiesa secolare", una sorta di diocesi a sé che le garantiva indipendenza dal quella teatina. Grazie all'intervento di Giovanna I di Napoli, nel 1305 ottenne lo status di città libera, incamerata nel regio demanio, fino a quando non passò nel 1346 a Lalle Camponeschi.
Da non confondere con Pietro Lalle Camponeschi che fu protagonista nella guerra contro Fortebraccio, faceva parte di una delle famiglie più esponenti della città d'Aquila, fedele alla Casa d'Angiò, il quale si adoperò molto per conquistare un definitivo equilibrio politico nella città, combattendo contro i nemici storici Pretatti, esponenti della borghesia commerciale. Grazie ai rapporti politici tessuti con Giovanna I, Ludovico di Taranto e Filippo suo figlio, nel 1347 Lalle vide realizzato il suo obiettivo divenendo signore di Aquila, Conte di Montorio e Connestabile dell'Abruzzo.

Se a L'Aquila il Trecento fu un secolo sostanzialmente florido, malgrado diatribe politiche, lo stesso non fu per Teramo, dove iniziarono i primi dissidi della cittadinanza con gli Acquaviva, che acquisivano sempre maggior potere. Nel 1362 scoppiò la guerra contro Campli per il possedimenti di alcuni territori di confine. Con il governo di Carlo III di Napoli e Ladislao di Durazzo (per cui in Abruzzo, soprattutto a Vasto, non mancarono schieramenti politici a favore degli Ungheri contro gli Angiò e viceversa), l'Abruzzo, almeno quella parte di terre che si dichiararono fedeli a Ladislaao, nel 1391 furono insigniti del privilegio di battere moneta, ossia il bolognino, fino al termine della guerra di potere per la corona di Napoli. Le città che beneficiarono di questo grande privilegio economico furono Guardiagrele, amministrata da Napoleone Orsini, che nel frattempo aveva ereditato i feudi della Contea di Manoppello (gli Orsini in quegli anni iniziarono a conquistare anche il castelli marsicani, come Avezzano, Carsoli, Albe), e di Sulmona. Se Guardiagrele al livello politico ebbe degli alti e bassi con la corona di Napoli per le continue insubordinazioni degli Orsini, Sulmona fu più fiorente economicamente, coronando tra il 1406 e il 1410 il sogno di un'economia incentrata sull'oreficeria (attività diligentemente praticata sin dal XIII-XIV secolo) proprio con l'istituzione della zecca da parte del Durazzo.

La guerra dell'Aquila (1424)

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra dell'Aquila.
La sconfitta di Braccio da Montone a L'Aquila (5 giugno 1424), in un disegno di Ludovico A. Muratori

Malgrado la sua crescita economica, politica e culturale sempre più evidente, la città d'Aquila fu colpita nella prima metà del Trecento da vari terremoti, venendo distrutta nella grande scossa del 1349. Questa è la testimonianza[46]di un terremoto di forte entità che coinvolse la città, poiché la sismicità della conca, continuerà nei secoli a segnare la storia aquilana, soprattutto nel 1703 e poi recentemente nel 2009. Nel XV secolo il potere degli Angioini, all'epoca il regno era sotto il governo di Giovanna II di Napoli, entrò in rotta di collisione con l'emergente casa d'Aragona di Spagna, rappresentata da Alfonso. La regina era senza un marito, e il partito ideale fu proprio Alfonso, durante la spartizione territoriale del regno, il luogotenente perugino di Alfonso, Braccio da Montone, fu nominato Gran Connestabile dell'Abruzzo (1421), e immediatamente si mobilitò con i luogotenenti Niccolò Piccinino e Ardizzone di Capua, andando contro gli interessi degli angioini Muzio Attendolo Sforza e Giacomo Caldora, per ridurre all'obbedienza quelle città del regio demanio che si dichiaravano ancora fedeli alla casa d'Angiò, rifiutando il matrimonio. Così molti feudi, anche posseduti da Caldora come Vasto, Pacentro, Popoli, Sulmona, furono ridotti all'obbedienza forzata con saccheggi e assedi, mentre nel 1423 si preparava il grande assedio a L'Aquila, dichiaratamente di partito angioino, e difesa da Pietro Lalle Camponeschi, il quale aveva espulso il diplomatico Ruggero d'Antignola, temendo la perdita dell'autonomia. Fortebraccio allora invase la valle dell'Aterno, radendo al suolo i principali "castelli" che fondarono la città, a scopo di evitare rifornimenti alla città madre, e di stremare la popolazione per fame all'interno delle mura. La città resistette finché poté, quando a dar man forte fu la coalizione di papa Martino V insieme a Muzio Attendolo (anche se morì tragicamente affogato sulla Pescara), Giacomo Caldora e Francesco Sforza, che con le truppe di Antonuccio Camponeschi, sconfissero l'esercito di Braccio nella battaglia del 5 giugno 1424 presso la piana di Bazzano.

Giacomo Caldora verrà ricoperto di privilegi da Alfonso d'Aragona, con molti castelli, stabilendo il suo quartier generale a Vasto. La casata godrà di privilegi sino alla ribellione di Antonio, figlio di Giacomo morto nel 1439, il quale nel 1462 si asserragliò contro Ferrante I d'Aragona, successore di Alfonso, nel castello di Vasto, venendo però sconfitto e privato dei beni.

Il Quattrocento

Basilica di Collemaggio all'Aquila, fondata da Celestino V

Durante l'epoca rinascimentale, la città di Aquila visse brevemente un florido periodo di sviluppo culturale ed economico, diventando il principale centro di mecenatismo per artisti come Silvestro dell'Aquila e Saturnino Gatti. Inoltre nel 1444 vi morì il predicatore San Bernardino da Siena, ragion per cui notabili come Jacopo di Notar Nanni chiesero la conservazione del corpo, e l'immediata costruzione della Basilica di San Bernardino. La città però fu colpita dal grave terremoto del 1461, che la distrusse una seconda volta.

Nel 1442 l'Abruzzo passò ufficialmente in possesso ad Alfonso I d'Aragona, che ricostituì molti castelli in disfacimento, acquistando anche numerosi possedimenti del Ducato di Atri e di Jacopo Caldora, sia dalla parte della costa, che dalla montagna della Majella. Presso Chieti si costituì un nuovo potere rappresentato dalla famiglia Valignani di Napoli, che acquistò vari territori del versante dell'Alento, come Cepagatti, Alanno, Vacri e Ripa Teatina. Presso Teramo, i duchi Acquaviva di Atri amministravano molto bene il territorio, beneficiando del florido sistema commerciale della transumanza, tanto che nel 1472 Giulio Antonio Acquaviva fonderà ex novo l'antica città romana di Castrum Sancti Flaviani, nell'attuale Giulianova (come "Giulia Nova")[47], con un nuovo impianto murario perfettamente geometrico e idealistico per i gusti rinascimentali[48]. Gli Acquaviva sognavano da anni anche il potere a Teramo, che cercarono di consolidare durante una delle tante scaramucce tra i Melatino e la famiglia Della Valle. Si narra che nell'anno 1390 Enrico Melatino avesse attirato, con il favore del duca Acquaviva Antonio I, il nemico Antonello Della Valle in un'imboscata, prendendo il controllo della città, aggregandola ai domini del ducato di Atri. Tuttavia alla sua morte, Enrico Melatino non fece in tempo a instaurare rapporti d'amicizia con Ladislao di Durazzo, che i Della Valle ordirono una congiura, scatenando una guerra civile in città, così i Melatino subivano l'esilio. Tuttavia nel 1424 poterono rientrare, tessendo nuovamente rapporti col ducato, nella persona di Giosia Acquaviva, per scatenare un nuovo rovescio politico e conquistare la città, come avvenne. Il governo di Teramo tuttavia venne affidato da Alfonso a Francesco Sforza, in rapporti con l'Acquaviva, mentre le lotte fratricide tra le due famiglie continuavano.

Palazzo Melatino a Teramo

Desideroso di conquistare Teramo a tutti i costi, Giosia Acquaviva entrò in pessimi rapporti con Alfonso e poi con Ferrante I, assoldando Niccolò Piccinino per conquistare i territori del contado, e lasciando che a Teramo regnasse l'anarchia per le lotte intestine, finché nel 1461 i Melatini riuscirono a scacciare i rivali e ad occupare Teramo. Alla fine dell'estenuante lotta, venne concesso il perdono, anche alla famiglia Acquaviva, dopo la morte di Giosia e l'ascesa al potere di Giulio Antonio, il fondatore di Giulianova.
Un altro esempio della tipica rivalità tra due partiti (guelfi e ghibellini, angioini e aragonesi), è quello della guerra tra Lanciano e Ortona, avvenuta nel 1427, ma che fa risalire le origini ad almeno un centinaio d'anni prima; la questione di fondo era la costruzione da parte di lancianesi del nuovo porto commerciale presso San Vito Chietino., con immediata reazione degli ortonesi, che volevano conservare la supremazia portuale presso l'area frentana. Le scaramucce, distruzione di navi, saccheggi, guerricciole, si protrassero sino al 1427, quando dovette intervenire il frate San Giovanni da Capestrano a siglare un accordo di pace tra le due parti ad Ortona, presso la Cattedrale (dove dal 1258 riposavano le reliquie di San Tommaso Apostolo, portate dai cittadini dall'isola di Chios nel corso di una spedizione navale per conto di re Manfredi). L'accordo di pace tuttavia non ebbe gli affetti sperati, tanto che nel 1433 le ostilità ripresero, gravate anche dallo schieramento politico delle due parti per la casa d'Angiò e per gli Aragona, fino a che Lanciano con un memorabile assedio dette alle fiamme la città nemica, che perse i privilegi oltretutto perché favorevole agli Angiò, mentre Lanciano era del partito di Alfonso, che si prodigò per cessare l'ostilità fratricida.

Il Cinquecento: il passaggio al vicereame

Basilica di San Bernardino, L'Aquila, simbolo del rinascimento abruzzese

Tra il 1510 e il 1566 le coste abruzzesi furono meta di saccheggio incessante da parte degli Ottomani. Già Carlo V aveva pensato bene di fortificare il piccolo villaggio marittimo di Pescara, con l'erezione di una monumentale fortezza a controllo dello sbocco nel porto del fiume, che divideva in due gli Abruzzi, tuttavia dopo la grave incursione in agosto del '56 di Piyale Paşa, provvide alla costruzione, per ogni comune costiero, dall'Abruzzo alla Puglia, di un sistema unitario di torri costiere. Il saccheggio del '56 devastò Ortona, Pescara, Fossacesia, Casalbordino e Vasto: furono incendiate la Cattedrale di San Tommaso Apostolo, l'Abbazia di San Giovanni in Venere e l'Abbazia di Santo Stefano in Rivomaris, nonché fu presa d'assalto la città di Vasto, e rasa al suolo la primitiva chiesa di Santa Margherita, oggi Cattedrale di San Giuseppe.
In questo contesto, poiché le coste abruzzesi da molti anni erano preda di scorrerie veloci e dannose, che Carlo V d'Asburgo, ottenuto il governo dell'Abruzzo per mezzo del viceré, decise di edificare il fortino del Pescara, ossia la "Real Piazza", un'imponente piazzaforte che sarebbe sorta sopra l'antica cittadella medievale, composta da mura a pianta trapezoidale con cinque grandi bastioni, tre nella parte a sud del fiume a protezione della cittadella con le casermette militari, e altri due a nord, presso il quartiere moderno Castellammare, dove si sarebbe edificato l'arsenale dei militari.

Nella metà del XVI secolo nuovamente l'Abruzzo tornò a vivere un florido periodo economico, grazie alla transumanza, e culturale, favorito dal buon governo del casato d'Asburgo, rappresentato da Margherita d'Austria, che risiedette ad Aquila e Ortona. Edifici monumentali in suo ricordo sono il Palazzo Margherita all'Aquila e il Palazzo Farnese di Ortona. Nel 1534 tuttavia Aquila si trovò anche in una lotta aspra tra le famiglie nobili della città e i viceré del Regno di Spagna. A nulla valse l'azione diplomatica del sindaco Mariangelo Accursio contro il viceré Pietro de Toledo, che impose una multa pesantissima alla città, e la costruzione del Forte spagnolo. Il governo di Margherita, che implicò una fase di passaggio interessante in una determinata porzione di territorio abruzzese, poiché la "Madama" si sposò con Ottavio Farnese signore di Sulmona; il matrimonio, con l'acquisto di feudi e palazzi anche a Penne, dove Margherita poste la terza sede del suo potere, andò a creare il cosiddetto "Stato Farnesiano", che in Abruzzo comprendeva i centri de L'Aquila, Penne, San Valentino in Abruzzo Citeriore, Caramanico, Ortona, che beneficiarono molto delle riforme politiche di Margherita.

Bisogna precisare il punto di transizione dal governo francese a quello spagnolo, che coinvolse l'Abruzzo nei primissimi anni del '500. Ad esempio a L'Aquila s'installò il magistrato Ludovico Franchi, che cercò di placare le lotte intestine tra Camponeschi e i Gaglioffi (nuovo ceto borghese emergente), che faceva le veci del Comandante Fabrizio Colonna, al seguito degli spagnoli. Con il conseguente infeudamento della città, e di molte altre che sino ad allora avevano goduto di grandi benefici nel regio demanio, Fabrizio Colonna s'impossessò principalmente di Guardiagrele, Lanciano e Atessa. Tornando a L'Aquila, il magistrato Franchi tentò il metodo della conquista interna andando a minare il parlamento comunale costituito dalla Corporazione delle Arti (una sorta di piccola repubblica abruzzese ispirata a quella di Firenze), e ad indebolire politicamente ed economicamente i maggiori esponenti nobili della città con confische di beni, fino a quando, allo scoppio della guerra di Carlo V contro Francesco I di Francia, L'Aquila parteggiò per quest'ultimo, subendo dunque un feroce assedio e il conseguente infeudamento, con il pagamento delle spese militari dell'assedio, e la costruzione nel 1534 del mastodontico Forte spagnolo, che sarebbe stato il simbolo dello strapotere spagnolo sulla città, impedendo di fatto qualsiasi ribellione.

Il Forte Spagnolo

In questo periodo più o meno capitolarono tutte le altre città abruzzesi: Teramo, Sulmona, Vasto, Lanciano, chi venendo semplicemente infeudata con transizione dei beni, chi subendo assedi (Lanciano). La città di Vasto fu sempre un posto favorito dal vicereame spagnolo, per la presenza dal 1488-99 della famiglia d'Avalos al servizio della casa d'Aragona. Il primo feudatario della città fu Innico I d'Avalos, seguito poi da Rodrigo, Innico II, Alfonso, Francesco Ferdinando e via dicendo, che accrebbero notevolmente il prestigio della città nel regno di Napoli, ottenendo diversi benefici, anche nella breve parentesi del '500, quando i D'Avalos si trasferirono a Napoli, lasciando il governo ad altri viceré.
Caso del tutto diverso, nell'entrata del nuovo dominio spagnolo, fu quello di Lanciano, dilaniata dalle lotte fratricide delle famiglie Florio e Ricci, che coinvolsero nelle loro guerre e congiure di palazzo anche i francesi e gli spagnoli, che decisero nel 1534 di porre fine a questa guerra. La città non venne immediatamente infeudata, ma a causa di crisi economiche dovute al pagamento delle spese di guerra, di carestie e dell'indebolimento del prestigio politico e delle fiere annuali, andò in bancarotta, venendo comprata da Francesco Fernando d'Avalos nel 1646.

La Marsica ugualmente nella metà del Quattrocento sperimentò il potere dei Colonna e degli Orsini. Questi ultimi, indeboliti dalle guerre e dallo sfavore che subirono con gli ultimi membri del casato d'Aragona, incominciando da Ferrante I d'Aragona per terminare con Ferdinando il Cattolico, ma mano persero i feudi della contea di Manoppello, che venne venduta ai Valignani di Chieti, mentre nella Marsica per le estenuanti lotte contro i rivali, subirono con trattai reali la stessa sorte. Gli Orsini decisero di stabilire la sede del potere nel nuovo territorio di Avezzano, nato con la fondazione del castello da parte di Gentile Virginio Orsini, mentre la sede vescovile della diocesi sarebbe rimasta a Pescina dei Marsi. Tuttavia alla fine del secolo, una porzione consistente della piana Fucense passò ai Piccolomini con le conquiste di Antonio, che occupò anche la la larva rimasta dell'ex contea di Celano, installandovi il presidio maggiore, e creando gli altri castelli a Ortucchio, per il controllo dei proventi della pescara sul lago, a Trasacco, a Balsorano, ultimo baluardo di confine della Marsica con i territori pontifici nel Lazio, mentre i Colonna prendevano possesso di Avezzano, di Tagliacozzo, di Carsoli a guardia della Piana del Cavaliere, accesso principale verso Roma, e dell'ex Contea d'Albe.

Volto Santo di Manoppello

Nel campo religioso, in Abruzzo si ricorda l'avvenimento dei due miracoli, nel 1506 un viandante dette a un nobile di Manoppello (PE) una tela, che sarebbe l'originale velo della Veronica, più in avanti noto come volto Santo di Manoppello del Cristo. Rimasto segregato per circa un secolo, il volto fu concesso successivamente al convento dei Padri Cappuccini nel XVII secolo, che divenne meta di pellegrinaggi. A Giulianova invece nel 1557 avvenne l'apparizione, fuori la città presso una fonte miracolosa con u olmo, la Santa Vergine, detta dello Splendore. Il contadino che ricevette l'apparizione, faticò molto per convincere la gente a credere all'evento, finché non si ebbe una seconda apparizione, e si decise di costruire sul luogo una cappella, oggi santuario prestigioso.

Nel 1576 invece presso la campagna di Casalbordino (CH) si verificò una terribile tempesta, e il contadino Alessandro Muzii, pregando la Madonna affinché il suo orto venisse risparmiato, ricevette la grazie e l'apparizione mariana, che gli comunicò l'intenzione di voler eretto un luogo sacro. La prima icona votiva, successivamente nel XIX secolo eretta a santuario vero e proprio, costituisce oggi la porzione dell'altare con l'affresco della Madonna dei Miracoli, descritta anche da Francesco Paolo Tosti e da Gabriele d'Annunzio.

Il Seicento

Il castello Orsini di Avezzano, prima della distruzione tellurica del 1915

Il Seicento per l'Abruzzo non fu un secolo felice al livello politico ed economico (eccettuata soltanto Vasto in mano ai d'Avalos), poiché anche le città principali come Teramo e Chieti, risultavano fortemente ostacolate dalla presenza dei signorotti che facevano le veci dei diversi viceré di Napoli, per conto della corona spagnola. Chieti nel 1646, contro tutta l'opposizione possibile dei Valignani, venne venduta con i suoi feudi al duca Francesco Caracciolo di Castel di Sangro, anche se successivamente con un'abile mossa, i Valignani stessi comprarono la città, autoinfeudandosi; tuttavia aveva perso il diretto controllo, già dalla metà del '500 sullo scalo fluviale della Pescara, quando venne eretta la piazzaforte carolina. Lo stesso si dica per Teramo, che nel 1519 venne venduta dal re ad Andrea Matteo Acquaviva, che avanzò pretese sulla città, fino a quando non marciò contro di essa, fuggendo tuttavia in seguito ad un singolare miracolo, in cui il santo patrono della città Berardo da Teramo apparve sulle mura brandendo la spada.

Benché Teramo scampò alle pretese secolari degli Acquaviva, che nel frattempo facevano fiorire il loro ducato con sede ad Atri, ogni suo tentativo di rivalsa economica fu strangolato dalla presenza di vari signorotti mandati da viceré, inoltre si trovò coinvolta nella "guerra del Sale" che riguardò il Tronto e in particolare Civitella del Tronto, dove nella metà del '500 era stata eretta la fortezza spagnola. Anche L'Aquila, dopo il breve esperimento di governo "illuminato" di Margherita d'Austria, passò il secolo tra alti e bassi nell'economia e nella politica, e l'unico episodio degno di nota l'edificazione del Collegio dei Gesuiti presso la chiesa di Santa Margherita nel 1564, che venne ampliato dopo il sisma del 1703.

Il castello Piccolomini di Celano

Dopo la parentesi delle rivolte popolari sulla scia del Masaniello di Napoli, violentemente represse, di cui si ricorda la celebre dichiarazione di guerra del contadino Carlo Mozzagrugno di Lanciano, che assaltò il palazzo marchesale, si può dire che per il resto del secolo la città del Vasto beneficiò di privilegi: don Diego d'Avalos, il protagonista politico indiscusso di questo periodo nella città, fece erigere il complesso monumentale dei Padri Lucchesi della Congrega del Carmine per l'educazione dei giovani, riammodernò la città, ed eresse il Palazzo della Penna presso il porto. Anche nella città però non mancarono i mali che sconvolsero gran parte della regione, prima tra tutti la pestilenza del 1656, che flagellò molte vite, soprattutto a Chieti. Alto secondo grave fenomeno fu il banditismo, di cui si ricorda il teramano Marco Sciarra, che nel 1590 assaltò la città di Vasto.

Il Settecento

Eccettuata una gran parte dell'Abruzzo, compresa tra L'Aquila e Sulmona, con i relativi centri della Majella, che almeno sino alla seconda metà del secolo rimasero nella paralisi a causa delle gravi distruzioni causate dai due terremoti del 1703 e del 1706, la prima metà di questo secolo video protagoniste le città di Chieti, Lanciano, Vasto e Teramo. Quest'ultima città dal 562 al 1770 fu sede del "Patriziato dei Quarantotto", con la creazione del collegio municipale, che vedeva nel parlamento i principali rappresentanti dei quattro rioni storici della città. Alla fine del Settecento, con la riduzione molto grande del parlamento per l'estinzione delle famiglie, il parlamento fu sciolto e trasformato nella municipalità.

Lanciano nel 1730 grazie a Carlo III di Borbone poté riunire la sua amministrazione municipale, liberatasi dal gioco dei d'Avalos, dopo la morte di don Cesare Michelangelo, anche se non riuscirà mai, come tentò invano diverse volte, di riottenere i privilegi angioino-aragonesi della libertà nel regio demanio, né tantomeno gli antichi feudi sparsi per la vallata di cui fu privata nel 1646. Vasto si trovò in bancarotta dopo la morte di don Cesare nel 1729, che aveva accumulato notevoli debiti per la sua vita sfarzosa e ricca di cerimonie, di cui si ricorda quella del Toson d'Oro del 3 ottobre 1723 al palazzo marchesale, alla presenza di vari nobili, principi e duchi del regno.
Chieti continuò la sua esistenza con il governo dei Valignani, sino ai grandi stravolgimenti del 1799.

I due grandi terremoti del 1703 e del 1706

Margherita d'Austria

Ugualmente il XVII secolo fu segnato da varie scosse sismiche di media intensità intorno Aquila, Montereale e Sulmona, con il grave terremoto di Amatrice del 1639, che investì anche l'Abruzzo. I castelli principali delle città vennero demoliti o trasformati in residenze signorili, poiché il periodo delle grandi guerre era cessato. In molte città abbonda l'erudizione di filologi e storici nobili, che si interessano alle antichità abruzzesi, e conducono, nel '700 e poi nell'800, campagne di scavo per riscoprire le città romane, come l'esempio di Antonio De Nino. Melchiorre Delfico fu il principale esponente della cultura teramana, così come il Cardinale Anton Ludovico Antinori, che redige una personale parte dell'annalistica delle Cronache aquilane, iniziate con Buccio di Ranallo nel XIII secolo.

Interno della Basilica di San Bernardino, completamente rifatto da Ferdinando Mosca da Pescocostanzo per via del sisma del 1703

Nel 1703 un gravissimo terremoto colpì Aquila, danneggiando enormemente la città, con due forti scosse verificatesi il 16 gennaio e il 2 febbraio, nella faglia di Campotosto-Barete, ambedue superanti i 6° della scala Richter. Molti edifici medievali crollarono e scomparvero, mentre quasi tutte le chiese risultarono danneggiate, come San Bernardino, il Duomo di San Massimo, Santa Margherita e Santa Maria di Collemaggio. Durante la ricostruzione, le chiese vennero riedificate alla maniera barocca per quanto concerne l'interno, mentre numerosi palazzi nobili sostituirono le vecchie case medievali. La città non subiva la devastazione di un terremoto simile dal 1461, quando una grave scossa verificatasi nella piana di Roio danneggiò gran parte della città, che venne rifatta seguendo gli schemi rinascimentali- La città impiegò quasi cinquant'anni per riprendersi completamente, dato che la ricostruzione, per l'entità dei danni e per la grave perdita dei cittadini, iniziò timidamente soltanto dal 1713.
Un nuovo potente terremoto sconvolse la valle Peligna di Sulmona il 3 novembre 1706 con magnitudo 6.6 della scala Richter (con distruzione della città e di molti altri borghi circostanti), sprigionandosi nella faglia di Campo di Giove. Anche Sulmona non veniva colpita da un fenomeno tellurico di tale entità dall'anno 1456, quando gran parte della Campania, del Molise (si ricorda la distruzione quasi totale di Campobasso) e del sud Abruzzo, dalla parte della Majella, vennero interessate da ripetute scosse sismiche di forte entità, per il risveglio di numerose faglie. La città di Ovidio allora dovette essere ugualmente ricostruita, in uno stile rinascimentale e tardo gotico, in gran parte perduto per via della ricostruzione post sisma del 1706.

Pescara: dalla fortezza spagnola alla rinascita ottocentesca

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Pescara e Gabriele D'Annunzio.

Pescara, rimasta sempre circondata dalle mura del fortino asburgico ottagonale, con un sistema amministrativo gerarchico da caserma, conosce un grande sviluppo economico a partire dalla seconda metà dell'800, e ancor più nel '900, grazie alla personalità di Gabriele D'Annunzio, che vi nacque nel 1863, e a Leopoldo Muzii, sindaco illuminato di Castellammare che progettò il primo piano regolatore.

File:Real Piazza di Pescara.png
Disegno settecentesco della Real Piazza di Pescara

Andando con ordine, già nel 1568 ca. la fortezza voluta da Carlo V con i 7 grandi bastioni (San Nicola, Sant'Antonio, San Rocco, San Giacomo, San Cristoforo a sud, presso la cittadella - e San Vitale, San Francesco a nord presso l'arsenale) era completata, controllando il traffico portuale del fiume Pescara, affidata in feudo al Marchese d'Avalos, con la protezione del duca Acquaviva, questo sino al 1799.

Giovan Girolamo II Acquaviva

Proprio per la posizione strategica del sito, e per l'esistenza stessa della grandiosa fortezza, Pescara subì dalla metà del Siecento al primo Settecento vari attacchi: Giovan Girolamo II Acquaviva d'Aragona che era il controllore della guarnigione militare di Pescara, nel 1707 dovette affrontare l'attacco austriaco nell'ambito della guerra di successione spagnola. Con 800 uomini il duca d'Atri tenne bloccato per un mese l'esercito assalitore di oltre 9 mila austriaci, tuttavia la fortezza in seguito benne presa. Nel 1734 durante la guerra di secessione polacca, Spagnoli e Austriaci si scontrarono nuovamente a Pescara, in mano agli austriaci. Dopo che Carlo III di Borbone venne proclamato re di Napoli, gli spagnoli, insieme alla forze del Duca di Castropignano, assediarono la fortezza, acquartierandosi presso il convento di San Giuseppe dei Cappuccini (oggi quartiere dell'ospedale). L'assedio ci fu il 20 giugno dell'anno, le cannonate austriache danneggiarono il convento, ma disponendo solamente di 800 uomini, vennero sconfitti e la fortezza occupata il 4 agosto 1734.

L'ultimo grande assedio della fortezza ci fu durante la proclamazione della Repubblica Partenopea nel 1799, quando gli insorti liberali Ettore Carafa e Gabriele Manthoné di Pescara, cercarono di deporre il governo borbonico anche nella città abruzzese. Fu da qui che la fortezza, iniziò ad essere smantellata, e le casermette sulla riva nord del fiume, presso il quartiere Porta Nuova, ospitarono le carceri per i dissidenti politici. Nel frattempo si crearono le municipalità, nel 1806, di Pescara e Castellammare Adriatico, che nel frattempo si era sviluppata a nord-est del fiume, verso il mare, fuori il bastione di San Francesco. Pescara fu inclusa nel distretto amministrativo provinciale di Chieti, e l'altra in quello di Teramo.
Altro assedio, la fortezza, lo subì nel 1815 quando gli Austriaci con un bombardamento a cannoni effettuato da Colle Pizzuto e Villa del Fuoco, indussero i francesi a guardia del forte a dichiarare la resa. Tornarono i Borboni al governo di Pescara, che da quell'anno sino al 1853 si concentrarono su importanti operazioni di bonifica del territorio, prosciugando le paludi della Vallicella, a nord del fiume (presso il vecchio rione del Borgo Marino - attuale via N. Fabrizi), e del lago Palata.
La fortezza venne sempre più ridotta, le mura vennero adibite a case, e dove non occorrevano vennero demolite, mentre le casermette del corso divenne le prigioni ufficiali, dove vennero rinchiusi vari patrioti del Risorgimento, tra cui Clemente De Caesaris, dopo l'insurrezione dei "martiri Pennesi" nel 1837.

Non tutte le mura della fortezza vennero demolite, ma altre porzioni, come soprattutto alcuni bastioni, furono semplicemente interrati per permettere lo sviluppo edilizio borghese; infatti rinvenimenti nel sottosuolo hanno dimostrato come in molti punti si fossero create le fondamenta dei nuovi palazzi di Pescara, il ponte romano crollò nel 1703 e venne sostituito da uno di ferro, e poi di ferro, dove passava anche il treno della ferrovia, a partire dal 1863. Pescara fino ad allora era un piccolo borgo marinaro, suddiviso negli abitati di Portanuova (quello della fortezza), e Castellammare Adriatico nella parte più sporgente al mare, abitato diventato comune autonomo nel 1807 dopo lo sviluppo dall'antica Fornace Muzii (visibile dal viale Bovio). Presso la sponda sinistra del fiume sorgeva anche un piccolo centro di baracche di pescatori noto come Borgo Marino. Vari cambiamenti tuttavia erano accaduti una cinquantina di anni prima. Con l'avvento della Repubblica francese, la fortezza di Pescara fu conquistata, nel dicembre del 1798, senza spargimento di sangue, dal generale Duhesme ed inizia così la breve stagione della Repubblica Napoletana (1799). Al suo arrivo a Pescara, il generale Duhesme aveva organizzato la sua legione nominandone a capo il cittadino Ettore Caraffa conte di Ruvo, protagonista della Repubblica Napoletana assieme al pescarese Gabriele Manthoné, il quale organizzò l'opposizione alla reazione borbonica del 1799[49]. L'ennesimo assedio alla fortezza fu vittoriosamente portato a termine da Giuseppe Pronio detto il Fra Diavolo abruzzese, agli ordini del cardinale Fabrizio Ruffo fedele alla dinastia Borbonica. Nei primi anni del 1800 Pescara venne occupata nuovamente dai francesi e costituì un importante bastione militare del regno di Giuseppe Bonaparte.

Castellammare Adriatico (Pescara), veduta del Corso Vittorio Emanuele, nel 1910
Veduta del rione Porta Nuova nel primo Novecento

Tornando all'epoca dannunziana, proprio nel 1863 venne inaugurata la ferrovia Porta Nuova - Pescara Centrale, mentre la città vecchia si allargava verso sud presso il quartiere della Pineta (edificato soltanto nei primi anni del Novecento) mediante il viale Umberto I, Castellammare, favorita dal turismo balneare alto-borghese, si dotò di due grandi stradoni principali: Corso Vittorio Emanuele e Corso Umberto I, che per mezzo della piazza (rifatta negli anni '50 come Piazza della Rinascita), portava direttamente al mare, strade dove vennero avviate molte attività commerciali. La sede municipale storica, prima della costruzione del nuovo palazzo del 1927, era presso l'attuale Conservatorio "Luisa d'Annunzio", mentre a Porta Nuova l'attuale Circolo Aternino era sede comunale, da dove nel 1924 Benito Mussolini annunciò l'imminente costituzione della quarta provincia d'Abruzzo.

Nel 1882 fu approvato il primo piano regolatore della città da parte di Leopoldo Muzii sindaco di Castellammare, con la creazione di strade, un ponte d ferro sul fiume, e la costruzione di un acquedotto, assieme al sistema fognario e d'illuminazione pubblica. Gabriele D'Annunzio intorno al 1889 tornò da Roma in Abruzzo, presso Francavilla al Mare, nel Convento Michetti, di proprietà dell'amico artista Francesco Paolo Michetti, dove fonderà un circolo intellettuale con esponenti della cultura abruzzese come Francesco Paolo Tosti, Matilde Serao, Edoardo Scarfoglio e Costantino Barbella[50]. In quegli anni si era inoltre impegnato in una produzione novellistica e poetica di stampo parnassiano e naturalista, successivamente sfociati nel decadentismo, in cui D'Annunzio analizzava nelle liriche e nelle storie la "natura" della sua terra e dei suoi abitanti, descrivendo in opere come Primo vere (1879) e nel San Pantaleone (1886) bozzetti di vita pastorale e marinaresca di contadini e bifolchi di Pescara, dominati dalla natura regnante e da istinti primordiali.

Le occupazioni francesi del 1799

Il generale Championnet

Dopo la discesa di Gioacchino Murat nel regno di Napoli, occupando nel 1798 Roma e costringendo papa Pio VII a recarsi prigioniero a Parigi, le truppe del re Ferdinando IV di Borbone tentarono di ricacciare gli assedianti francesi, senza successo. Il generale Championnet allora mandò immediatamente delle truppe francesi di Duhèsme, Lemoine e Couthard in Abruzzo, dove si stava organizzando, da parte dei nobili, una resistenza filo-borbonica all'assedio imminente. Le truppe francesi si divisero in due schieramenti: una sarebbe passata per L'Aquila da Roma, occupando la Marsica, e ricongiungendosi con l'altra, che sarebbe partita da Civitella del Tronto passando per Teramo, lungo la vecchia via Tiburtina Valeria, a Sulmona, da dove sarebbero state occupate Pescara, Chieti, Lanciano, Ortona e Vasto.

Mentre a Napoli veniva instaurata la Repubblica murattiana, tale esperimento di governo repubblicano giacobino si ebbe soltanto a Vasto con la repubblica Vastese e a Pescara, mentre per il resto dei casi l'Abruzzo fu soltanto saccheggiato, divenendo terra di conquiste, razzie e incendi con profanazioni dei luoghi sacri. A L'Aquila le truppe arrivarono da Antrodoco (dopo la disfatta del dicembre 1798), il 16 dicembre, venendo occupata di fatto il 24 gennaio 1799. Gli insorti aquilani aizzati dai sanfedisti tentarono di respingere i francesi, ma vennero ricacciati; solo in un secondo momento, guidati da Salomone d'Arischia, i popolani riuscirono a isolare i francesi all'interno della fortezza spagnola, e infine a ricacciarli dalla città, non senza saccheggi delle chiese e dei palazzi da parte degli stessi francesi di Pluncket.
Lo stesso avvenne nelle città di Teramo e Sulmona, dove i francesi vennero dapprima cacciati dalla città con la colata di olio bollente, e poi combattendo per i borghi circostanti, di cui si ricorda l'assedio al castello di Roccacasale, comandato dal sanfedista Giuseppe Pronio, nominato "capo della ribellione borbonica" da Ferdinando IV.

Mentre a Teramo e Pescara si tentò un esperimento simile a quello di Vasto di governo francese, contando molto i generali occupanti sull'abilità politica di Melchiorre Delfico, il tutto si risolse in un nulla di fatto, e nel saccheggio generale durante la ritirata. Pronio si diresse, prima di trovare la morte a Sulmona, a Lanciano e Vasto, cercando di respingere i francesi, e occupando la prima città. Vasto divenne sede della repubblica dal 6 gennaio al 20 maggio 1799, vennero eletti i municipalisti tra i membri più influenti della società, anche se costoro per mancanza della guardia civica, non riuscirono a controllare gli episodi di violenza e saccheggio da parte della popolazione, di cui il capitolo più sciagurato spetta alla città di Ortona, quando, stando alle cronache di Omobono Bocache, la gente catturava i nobili e i personaggi d'alto rango politico per ucciderli e bruciarli in mezzo alla strada, subendo in conseguenza le rappresaglie francesi, e l'occupazione della città, difesa dai sanfedisti, da parte dei generali di Pescara.
Altro episodio di grave violenza avvenne il 25 febbraio a Guardiagrele, quando i cittadini vennero circondati e assediati dai francesi e dagli abitanti della vicina Orsogna, che desideravano vendetta per secolari questioni di divisione territoriale, incendiando l'archivio comunale e bruciando la città.

L'Ottocento: gli Abruzzi e Molise

La basilica di San Bernardino in una incisione di Strafforello Gustavo (1899)

Nell'800 l'Abruzzo era descritto nelle cartine geografiche come Abruzzi e Molise, ossia la parte dell'Abruzzo attuale, con il circondario di Cittaducale presso L'Aquila, e il Molise attuale. Benché la parte di Campobasso fosse amministrata sin dal XIII secolo dai baroni del "Contado del Molise", per decadenza nobile, nel XIX secolo il territorio di Campobasso, dipendendo dal distretto di Chieti, che fu abolito nel 1806 da Gioacchino Murat, rappresentato in Abruzzo da Giuseppe Bonaparte. Sempre in quest'anno fu abolito il feudalesimo, e l'economia pastorale abruzzese entrò in crisi. Il territorio fu ripartito in distretti ciascuno dei quali amministrato da uno specifico capoluogo; tali distretti nel 1861 saranno ripartiti in circondari, senza variazioni amministrative e territoriali. Il territorio era sempre suddiviso in Abruzzo Citra e Abruzzo Ultra, ma dal 1806 l'Abruzzo Ultra fu scorporato in Abruzzo Ulteriore Primo (distretti di teramo e Penne) e Abruzzo Ulteriore Secondo (distretti di Aquila e Avezzano).

Dopo il definitivo ritorno del regno in mano a Ferdinando I delle Due Sicilie nel 1820 e in seguito al figlio Ferdinando II, in Abruzzo ci furono i primi movimenti carbonari, principalmente situati in confraternite di Chieti, L'Aquila, Vasto, nella Marsica e a Sulmona. Questi ideali liberali tuttavia non ebbero tempo di crescere, e vennero immediatamente stroncati dalla corona di Spagna, così come i successivi movimenti popolari del 1848. Di queste battaglie risorgimentali, si ricorda l'esempio dei "martiri Pennesi", dal nome della città dove esplose la rivolta del 1837 dal liberale Clemente De Caesaris. Malgrado la rivolta anti-borbonica, questo singolare episodio fu un caso isolato, e venne punito con la morte degli insorti, e l'incarcerazione di De Caesaris a Pescara.

L'Unità d'Italia e brigantaggio

D'Annunzio

In Abruzzo, nel 1860 a seguito dell'invasione savoiarda e della successiva Unità d'Italia, non ci furono vere e proprie rivolte contro il governo borbonico del Regno delle Due Sicilie, come nel 1848, bensì quasi solo l'appello di letterati e patrioti come Gabriele Rossetti, Silvio Spaventa e Cesare de Horatiis che incitavano a fiancheggiare Vittorio Emanuele II di Savoia. Infatti gli Abruzzi erano stati per secoli parte integrante del suddetto Regno delle Due Sicilie o, altrimenti detto, Regno di Napoli, e quindi la popolazione era in massima parte vicina al vigente governo Borbonico. Infatti si formarono molte bande di briganti a difesa del governo dei Borbone. L'episodio più eclatante, oltre alla guerriglia abruzzese seguita all'annessione forzata al regno d'Italia, fu l'assedio di Civitella del Tronto, nella Fortezza Borbonica (1860), mentre nelle città maggiori si istituivano i plebisciti per l'annessione al regno, tra queste la prima fu Vasto con il plebiscito del 4 settembre, indetto dal sindaco Silvio Ciccarone. In questa Fortezza di Civitella del Tronto, i soldati borbonici combatterono fino allo stremo per difendere il loro legittimo re Francesco II di Borbone.

Il 15 febbraio 1861, il Generale Mezzacapo ordina un violentissimo bombardamento; nonostante gli evidenti danni, la fortezza non dà cenno di resa. Con la resa della piazzaforte di Messina, il 12 marzo 1861, l'esercito sabaudo si concentra maggiormente su Civitella del Tronto, oltre che sul Garigliano e a Gaeta. Ancora oggi sulla Maiella, su cui operò il brigante Marco Sciarra e la Banda della Maiella, ci sono incisione fatte dai Briganti in quel periodo ("Le Tavole dei briganti della Majella")[51]. Ancora oggi resistono queste pietre sopra la Majella, dove i briganti datisi alla macchia dal 1860 al 1868, incisero frasi di sfida al governo degli invasori sabaudi. Una di queste recita: "Leggete la mia memoria - per i cari lettori - nel 1820 nacque Vittorio Emanuele re d'Italia - prima del 60 era il regno dei fiori - ora è il regno della miseria". Altre bande di briganti abruzzesi che resistevano ai piemontesi furono quella Antonio La Vella di Sulmona, quella degli Introdacquesi, quella di Pasquale Mancini. quella di Giuseppe e di Vincenzo Tamburrini di Sulmona (detto Colaizzo), quella di Mecola nel chietino e altre ancora.

Il 17 marzo 1861, a Torino, viene incoronato re d'Italia Vittorio Emanuele II con lo scontro di Civitella del Tronto ancora in corso. Viene ordinato un ulteriore rafforzamento del dispositivo d'assedio e, contemporaneamente, il generale sabaudo Della Rocca viene fatto entrare entro le mura di cinta, recando ai difensori il messaggio di Francesco II di deporre le armi, a seguito della resa di Gaeta, ove il sovrano borbonico si era rifugiato. Della Rocca non viene creduto e lo scontro continua. Il 20 marzo è la resa. Altri scontri si ebbero intorno ad Avezzano e per le montagne della Marsica e della Majella, quando si creò il fenomeno del brigantaggio. La crisi economica e la mancanza di risposte immediate da parte del governo alla situazione economica delle città, contribuì dal 1861 al 1865 alla formazione di vere e proprie bande di criminali, o di ex generali borbonici malcontenti del nuovo governo, che si asserragliarono nelle alture della Majella (si ricorda la "Tavola dei Briganti", firmata dai capibanda locali, scolpita come una sfida al nuovo sovrano italiano), del Gran Sasso, compiendo scorrerie nelle città, e anche nelle campagne. A Penne si ricorda il caso curioso del brigante "Cuculetto" da Penne, che compì la sua personale vendetta contro il vescovo, con cui aveva stipulato un patto per l'uccisione di un nobile locale, con conseguente incarcerazione di Cuculetto a Gaeta, da cui evase, e iniziò a compiere scorrerie nelle campagne, arrivando infine a uccidere lo stesso vescovo.

Nel 1880 nella Marsica il principe di Avezzano Alessandro Torlonia inaugurò il primo campo di coltivazione di patate presso il bacino del Fucino, dove il largo era stato prosciugato. Quest'opera di bonifica fu il primo passo di molti che contribuirono a lanciare a passo levato la Marsica verso la modernità e l'industria agricola.

Il Novecento

Il Novecento abruzzese segnò una svolta per l'economia e lo sviluppo territoriale, con la costruzione della Ferrovia Sangritana da Lanciano a Castel di Sangro nel 1912, e lo sviluppo sempre più crescente, dal punto di vista turistico di Pescara, dove la riviera divenne luogo d'incontri per la nobiltà italiana e l'alta borghesia, assieme a Francavilla.

Terremoto della Marsica del 1915

La devastazione dopo il sisma del 1915: particolare degli avanzi di Avezzano
Lo stesso argomento in dettaglio: Terremoto della Marsica del 1915.

Il 13 gennaio 1915 una grande scossa di terremoto rase al suolo molti borghi della Marsica, tra cui Avezzano, la città principale dell'area.

«I soffitti s'aprivano. In mezzo alla nebbia si vedevano ragazzi che, senza dire una parola, si dirigevano verso le finestre. Tutto è durato venti secondi, al massimo trenta. Quando la nebbia di gesso si è dissipata, c'era davanti a noi un mondo nuovo…»

Pochi decenni dopo la bonifica del Fucino e nel pieno dello sviluppo socio-economico della Marsica avvenne l'evento più tragico: il Terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915. Conosciuto anche con il nome di "Terremoto di Avezzano", fu un evento sismico di indicibile gravità. Colpì l'intera area della Marsica, subregione abruzzese. Il sisma del 1915, per forza distruttiva e numero di vittime, è classificato tra i principali terremoti avvenuti in territorio italiano. Causò 30.519 morti, secondo studi recenti del Servizio sismico nazionale. 10.700 vittime (più dell'80% dei residenti) vi furono nella città di Avezzano, epicentro del sisma, che contava prima della scossa di magnitudo 7.0 (Mw momento sismico) e ancora dell'11º grado della scala Mercalli (MCS), poco più di 13mila abitanti. La tragedia avvenne alle ore 7.52.48 (dato dell'INGV) del 13 gennaio 1915. Avezzano, come visibile anche dalle dozzine di immagini storiche scattate nel circondario colpito, fu rasa letteralmente al suolo, e rimasero in piedi poche strutture, come il castello (benché gravemente compromessa), la chiesa di San Giovanni Decollato e il Santuario di Pietraquaria, mentre luoghi come la Cattedrale, Piazza Vittorio Emanuele III, via XX Settembre, Piazza Torlonia col palazzo principesco, erano ridotti soltanto a un ammasso di macerie. Lo stesso dicasi per i vicini centri di Trasacco, Celano (Con il castello completamente sfondato), Pescina, con la parte alta della torre Piccolomini franata, Alba Vecchia (oggi nel comune di Massa d'Albe, Magliano de' Marsi, Ortucchio; Gioia dei Marsi e Lecce nei Marsi, insieme a Cerchio e Collarmele dovettero essere ricostruite da zero per la portata dei danni, e testimoniano il programma regolatore del fascismo, simile alle neonate città laziali di Latina, Aprilia, Pomezia.

Danni si ebbero a Roma, distante circa 100 km dall'epicentro, come pure nel Sorano, in Ciociaria e nel basso Lazio, in Molise e al confine della Campania; a Nord, nel Cicolano e nell'Aquilano e dalla Sabina alle Marche, infine verso Est, alle porte di Chieti e Pescara. La scossa fu avvertita dalla Val Padana alla Basilicata.

Periodo del fascismo

Veduta di Chieti dalla villa comunale, nel primo '900

Durante il fascismo l'Abruzzo vide ripartito dal punto di vista amministrativo il proprio territorio, nonché una nuova spinta economica. Dal primo punto di vista Benito Mussolini, con due decreti, istituì nel 1927 le province di L'Aquila (nel 1939 assumerà questo nome definitivamente, dalla precedente Aquila degli Abruzzi - 1861) e Pescara. Questa fu costituita unendo i due comuni di Pescara vecchia (in provincia di Chieti) e Castellammare (provincia di Teramo), prendendo una parte consistente della provincia teramana, da Penne a Città Sant'Angelo), fino a Bussi sul Tirino e Popoli, allora in provincia dell'Aquila), e Manoppello, Rosciano, Cepagatti, Caramanico, incluse nella provincia di Chieti.

Per L'Aquila Mussolini abolì il circondario di Cittaducale, passata al Lazio nella provincia di Rieti (ricavata dall'ex territorio perugino), e accorpò tutte le principali frazioni della conca aquilana, sia della città che di altri sette comuni (tra cui Roio, Sassa, Preturo, Paganica), in un unico gruppo di 59 contrade, sotto la giurisdizione aquilana, divenuta ufficialmente capoluogo d'Abruzzo. Il progetto si chiamava Grande Aquila[53].

Il Palazzo Civico di Pescara, uno degli esempi dell'innovazione monumentale fascista

Pescara invece vide riuniti i due centri di Portanuova e Castellammare, e l'inizio di un imponente piano di ricostruzione della città secondo lo stile littorio. Il fascismo fu molto presente anche nella Marsica, durante la ricostruzione ex novo di Avezzano, e a Lanciano, dove si stava inaugurando il nuovo corso Trento e Trieste della città nuova, nella piana delle fiere, fuori dal vecchio centro medievale.
Dal punto di vista economico fiorirono le città di Chieti e Pescara, con la costruzione di imponenti edifici pubblici e amministrativi, nonché prime forme di attività industriali. Il fascismo giovò molto al turismo balneare, con la costruzione di primi alberghi e strutture ricettive a Pescara e Francavilla al Mare. Nel teramano sorsero delle vere e proprie città, edificate da piccoli casali di campagna, come Montesilvano marina, sorta da Colle, Roseto degli Abruzzi, sviluppatasi dal colle di Montepagano, e i comuni di Pineto, Alba Adriatica e Martinsicuro.

Fiero oppositore del fascismo fu lo scrittore Ignazio Silone di Pescina (borgo marsicano) il quale, benché esiliato in Svizzera, scrisse i primi romanzi con ambientazione abruzzese nella Marsica, come Fontamara e Vino e pane, dove si narrano le vicende di dura vita di montagna di gruppi di contadini, costretti al silenzio, ai soprusi e all'obbedienza dai vari podestà del territorio. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, già dal 1940 le persecuzioni in Abruzzo dei fascisti contro gli ebrei e i dissidenti politici prese avvio, e vennero aperti in totale 15 campi d'internamento dei prigionieri, molti dei quali consistenti in grandi ville di reclusione, ma altri in vere e proprie prigioni, come il Campo 78 di Fonte d'Amore a Sulmona e quello della Caserma Rebeggiani a Chieti Scalo.

La Seconda Guerra Mondiale

Il Corso Vittorio Emanuele di Ortona durante i bombardamenti del 1943

Con l'armistizio italiano dell'8 settembre, l'Abruzzo divenne terra di nessuno, tagliata in due dall "Linea Gustav", e molte città, come L'Aquila, Teramo, Chieti e Vasto furono occupate dai nazisti. Il re Vittorio Emanuele III, con il figlio Umberto II e il maresciallo Pietro Badoglio fuggirono al castello di Crecchio il 9 settembre, per poi partire dal porto di Ortona per Brindisi dove ci sarebbe stata la sede provvisoria del governo italiano, mentre nell'ottobre dello stesso anno alcuni giovani di Lanciano si ribellavano ai nazisti, scatenando una guerriglia. I giovani oggi sono ricordati come i martiri ottobrini. Quasi tutto l'Abruzzo, a partire dal 1944 subì gravi bombardamenti alleati, benché già dall'ottobre dell'anno precedente avesse subito cannoneggiamenti e distruzioni naziste. L'opera di liberazione alleata iniziò da Vasto con la battaglia del Trigno dell'ottobre 1943, combattuta dai tedeschi e dai militari dell'VIII Armata britannica del generale Bernard Law Montgomery, in arrivo dalla città di Foggia dopo lo sbarco a Taranto. La vittoria presso il Molise e il Trigno, permise a Montgomery di avere la strada libera verso il fiume Sangro, per conquistare le postazione di Fossacesia e Lanciano, da dove arrivare a Pescara, per potersi ricongiungere a Roma, passando per la via Tiburtina Valeria, con l'armata americana del generale Clark.

Gli episodi più eclatanti sono la battaglia del Sangro (1943-44), che coinvolse i paesi della val di Sangro (Lanciano in primis, poi Casoli, Fossacesia, Lama dei Peligni, Palena, Roccaraso, Castel di Sangro) e quelli di montagna della Majella (Gessopalena, Taranta Peligna, Montenerodomo, Lettopalena); a Lanciano il 5-6 ottobre 1943 avvenne la guerriglia di alcuni giovani, capitanati da Trentino La Barba, contro i tedeschi, uno dei primi fenomeni di ribellione pre-partigiana contro i tedeschi e i nazifascisti, che però venne repressa con il sangue e l'incendio della città, mentre questa, insieme al resto dei comuni sul Sangro, venivano bombardate dagli aerei di ricognizione alleati.

Questo tipo di bombardamento alleato, al fine di distruggere i luoghi strategici delle città, come i palazzi amministrativi, le caserme, le vie di comunicazioni stradali e ferroviarie, in Abruzzo coinvolse soprattutto le città di Avezzano e Pescara. Quest'ultima il 31 agosto e il 14 settembre 1943 subì pesantissimi bombardamenti a tappeto, che coinvolsero tutta la città, con migliaia di vittime e sfollati, che si unirono insieme agli altri delle province regionali, alla volta di Chieti, che grazie al vescovo Giuseppe Venturi, malgrado l'occupazione tedesca, era stata dichiarata "città aperta", quadruplicando in breve tempo il numero degli abitanti, visto che era diventato il principale ricovero della regione, dopo Lanciano e Vasto.

Il Sacrario dei Caduti della Brigata Maiella (Taranta Peligna)

Nel frattempo all'inizio del gennaio 1944 si costituì nel paese di Casoli (CH), posto a confine del Sangro con l'Aventino, il movimento dei volontari partigiani della Brigata Maiella, che dal febbraio del '44, guidata da Ettore Troilo con l'accompagnamento di alcuni militari del distaccamento britannico dell'VIII Armata, militò alla conquista di Montenerodomo, Torricella Peligna, Gessopalena, Pizzoferrato (si ricorda il celebre sacrificio del 3 febbraio del gruppo "Wigforce", comandato da Lionel Wigram); mentre per quanto riguarda il comando militare canadese, si ricordano i fatti del 21-27 dicembre '43, nella cosiddetta battaglia di Ortona. La città era capo marittimo della "linea Gustav" (la linea fortificata difensiva dei tedeschi sul Sangro, spostata nel dicembre presso il Moro, tra Orsogna e Orotna, dopo lo sfondamento alleato della precedente nel novembre 1943), e i tedeschi ricevettero l'ordine di Hitler di difendere "ogni centimetro della città dall'attacco alleato". Fino alla fine del mese, con tregua a Natale, la città fu bombardata dai carri armati alleati e cannoneggiata dai panzer nazisti, che avevano minato appositamente il centro storico per impedire la presa. Oltre all'elevatissimo numero di vittime e sfollati, quasi il 70% del patrimonio storico della città fu raso al suolo, inclusa la Cattedrale e parte del Castello Aragonese. L'assedio della città fece scalpore, tanto che Churchill la definì la "Stalingrado d'Italia". Un bombardamento si ebbe anche a Pescara nell'agosto 1943, nonché a Orsogna, piccolo centro del chietino, nell'aprile 1944, dato che la battaglia omonima non aveva avuto esiti positivi da parte degli alleati. La ritirata dei nazisti lungo la linea Gustav provocò danni in tutti i centri sul versante occidentale della Majella, fino alle gole di Castel di Sangro e Roccaraso, dove i tedeschi perpetrarono l'eccidio di Pietransieri.

Oltre al bombardamento di Avezzano, i tedeschi installarono un presidio militare presso il castello Orsini ad Alba Fucens, che venne bombardato a tappeto dagli americani, mentre a L'Aquila si consumava, il 23 settembre 1943, l'eccidio dei IX Martiri, a danno di cittadini accusati dagli antifascisti di essere franchi tiratori. Il bombardamento alleato in città non causò fortunatamente, almeno in centro, danni seri, ma distrusse lo stabilimento di stampa delle banconote della Banca d'Italia.

Dal secondo dopoguerra a oggi

Gli anni '40 e '50 furono caratterizzati dalla lenta ricostruzione dei territori colpiti dai bombardamenti, in primis Ortona e il territorio meridionale della provincia di Chieti. Il 30 aprile 1950 si perpetrò l'eccidio di Celano, dove furono uccisi alcuni braccianti che protestavano, e la colpa del misfatto fu attribuita a ingerenze neofasciste. Nel 1956 una grave frana colpì il centro storico di Vasto, a causa di abbondanti piogge. Nel 1948 si propose nella legge costituzionale la nuova regione di Abruzzi e Molise, non approvata dalla Camera[54]. Tuttavia fino al 1963 il territorio, comprendente anche il Molise, nella provincia di Campobasso, includente anche Isernia, verrà chiamata con questo nome.

Il Ponte del Mare a Pescara

Una nuova e ancor più ampia amputazione territoriale viene effettuata nel 1963, allorché la Provincia di Campobasso è proclamata regione con il nome di Molise, creando così un'ulteriore divisione di un territorio contraddistinto, per secoli, da un carattere unitario ben definito.

Nel secondo dopoguerra inoltre, l'Abruzzo fece parte di quel gruppo di regioni del Sud Italia fonte di emigrazione soprattutto verso il Belgio (si pensi alla tragedia di Marcinelle), la Germania e la Svizzera. Negli anni '70 tuttavia l'Abruzzo ha saputo risollevarsi economicamente con la costruzione di varie aree industriali, come la Val di Sangro, la Marsica, la zona Bazzano dell'Aquila e il vastese di San Salvo, divenendo una delle regioni più prolifiche del sud, uscendo dal suo tradizionale isolamento geografico grazie anche alla realizzazione delle due grandi arterie autostradali A24 Roma-Teramo e A25 Torano-Pescara con un rapido collegamento tra costa tirrenica e costa adriatica. Dalla fine degli anni '90 è cresciuto sempre di più anche il fenomeno del turismo.

Il 6 aprile 2009 l'Abruzzo è colpito nuovamente da un grave terremoto, con epicentro a L'Aquila. Oltre 300 sono state le vittime, e ingenti i danni, stimati in maniera critica nel "cratere sismico aquilano", comprendente L'Aquila e alcuni comuni, ma anche nelle zone circostanti, in particolare la Valle dell'Aterno, la valle dell'Alta Pescara e le zone circostanti l'altopiano delle Rocche, la piana di Navelli, e Campo Imperatore. Nel 2012 sono cominciati ufficialmente i lavori di ricostruzione delle zone colpite. Nel 2016 e 2017 è colpito gravemente sia dagli eventi sismici del Centro Italia del 2016 e del 2017 sia dall'ondata di freddo del gennaio 2017, a seguito dei quali è nata la valanga di Rigopiano (18 gennaio 2017).

Monumenti e luoghi d'interesse

Veduta di Scanno, uno dei "Borghi più belli d'Italia"

Nonostante i terremoti talora devastanti, l'Abruzzo possiede una numerosa presenza di luoghi storici e artistici, vantando diversi centri medievali e rinascimentali ben conservati; notevoli soprattutto i borghi, 23 dei quali figurano nella lista dei "Borghi più belli d'Italia". Ciò è dovuto specialmente all'isolamento di alcune aree di montagna, come la piana di Campo Imperatore o la Conca Peligna, che hanno permesso la conservazione totale sia dei nuclei storici, che delle tradizioni popolari, come Scanno, Santo Stefano di Sessanio, Navelli, Pacentro e Anversa degli Abruzzi. Numerosissime le testimonianze delle varie epoche storiche, rintracciabili in gran quantità nelle chiese e nei castelli. Nel 1902 la lista dei Monumenti nazionali italiani colloca l'Abruzzo in buona posizione, con tra le strutture più antiche la Chiesa di Santa Maria a Vico (Teramo) e il sito archeologico di Peltuinum (L'Aquila). Fra le strutture religiose figurano le Cattedrali e le Basiliche, ma soprattutto gli Eremi e i monasteri, come l'Eremo di Sant'Onofrio al Morrone e l'Abbazia di San Giovanni in Venere. Dal 1996 inoltre è stata avanzata la richiesta per il riconoscimento dall'UNESCO di Patrimonio culturale dell'Umanità il Complesso monastico di Bominaco (XII secolo).

Il castello di Rocca Calascio, costruito dai Normanni nell'XI secolo

Oltre all'Aquila, Chieti e Teramo, che vantano centri storici ricchi di antiche chiese, pregevoli palazzi civici, musei e siti archeologici, tra le città d'arte abruzzesi si annoverano Sulmona, che diede i natali ad Ovidio, Tagliacozzo, Atri, che contende alle città di Adria e di Jader, l'odierna Zara, l'etimologia del nome Mare Adriatico, Giulianova, chiamata un tempo la Posillipo degli Abruzzi, vero esperimento di città ideale del Rinascimento, Campli, Civitella del Tronto, con la sua poderosa fortezza borbonica, l'ultima ad arrendersi all'unificazione nazionale, Scanno, Lanciano, Ortona, Guardiagrele, Vasto (anticamente chiamata l'Atene degli Abruzzi) e Penne.

Tra i borghi più caratteristici, invece, vi sono Santo Stefano di Sessanio, Calascio, Castelli (nota per la produzione artigianale di ceramiche), Goriano Sicoli, Pacentro, Pettorano sul Gizio, Pescocostanzo, Rivisondoli, Pescasseroli (che ha dato i natali a Benedetto Croce), Capestrano, Loreto Aprutino, Bisenti, Città Sant'Angelo, Pietracamela e tanti altri. Castel di Sangro terra nativa di Teofilo Patini uno dei più grandi artisti del verismo pittorico. A Castel di Sangro è istituita la Pinacoteca Patiniana, sita nel Palazzo de' Petra, dove sono raccolte molte opere dell'artista.[55]

Fra i castelli di maggior interesse figurano la Fortezza di Civitella del Tronto (XVII secolo), il Castello Aragonese di Ortona (XV secolo), il Castello di Roccascalegna (XI secolo) e il Forte spagnolo dell'Aquila (XVI secolo).

Città d'arte

L'elenco propone le città e i borghi migliori d'Abruzzo e delle provincie de L'Aquila, Chieti, Pescara e Teramo, inclusi anche borghi fortificati e non. Assieme a queste quattro città, i centri più rappresentativi, assieme ai borghi, sono Sulmona, Vasto, Lanciano, Ortona, Giulianova, Atri, Città Sant'Angelo, Tagliacozzo e Loreto Aprutino. I borghi: Scanno, Civitella del Tronto, Pacentro, Pescocostanzo, Penne, Guardiagrele, Cocullo, Santo Stefano di Sessanio, Pietracamela e Navelli

Centri maggiori

L'elenco propone sia le città maggiori della regione che i borghi, che hanno comunque valore artistico ed interesse turistico.

L'Aquila: interno della Basilica di Santa Maria di Collemaggio
Pescara: il Ponte del Mare
Chieti: la Cattedrale di San Giustino
Teramo la Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Berardo
Ingresso al Castello di Avezzano
Vasto: il corso De Parma e la Cattedrale di San Giuseppe
Veduta di Lanciano
Ortona: la Cattedrale di San Tommaso Apostolo
Giulianova: il Duomo di San Flaviano
Sulmona
Atri: il Duomo
Francavilla al Mare: Palazzo Sirena
Tagliacozzo: Piazza Obelisco
Guardiagrele: il Duomo di Santa Maria Maggiore
Atessa: organo della Cattedrale di San Leucio
Casoli: il Castello Ducale e la chiesa di Santa Maria Maggiore
Civitella del Tronto: la Fortezza borbonica, Porta Hohensalzburg
Penne: la Cattedrale di San Massimo e Santa Maria degli Angeli
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'arte a Pescara.
  • Pescara: la città ha origini romane, conosciuta come Ostia Aterni, anche se fu rifondata nel XVI secolo da Carlo V attorno al fortino del Pescara a pianta ottagonale da lui voluto, come principale fortezza ottagonale[58] di confine tra i due Abruzzi, presso la Pescara. Nel XIX secolo si contavano tre nuclei abitativi: il rione di Portanuova (Pescara Vecchia), dove nel 1863 nacque Gabriele D'Annunzio, con i resti della fortezza (il bagno penale borbonico), il comune di Castellammare Adriatico (l'attuale corso Umberto) presso il Porto Canale, e il villaggio di pescatori di Borgata Marina. Nel 1927 con il regio decreto di Mussolini fu costituita la provincia di Pescara, e i due comuni rivali uniti in un solo centro. A causa del bombardamento del 1943, gran parte del vecchio centro pescarese fu distrutto, e l'architetto Luigi Piccinato si occupò della ricostruzione moderna della città, specialmente della vecchia Castellammare, creando lo slargo di Piazza Salotto. La città oggi è la più grande della regione, e detiene il primato dell'economia abruzzese, per la sua vicinanza al mare. Tra i monumenti principali figurano il quartiere vecchio di Portanuova, con la Casa natale di Gabriele d'Annunzio, il vicino Museo delle Genti d'Abruzzo presso la fortezza, la Cattedrale di San Cetteo, ricostruita nell'era fascista, e il teatro Michetti.
    Invece nel corso Umberto resistono buona parte dei palazzi signorili in stile liberty, e la chiesa del Sacro Cuore, nonché la Piazza Salotto e il monumentale Lungomare Matteotti con la fontana "Nave di Cascella". Nel 2009 è stato inaugurato presso il lungomare il Ponte del Mare, come simbolo del nuovo aspetto moderno della città.
  • Chieti: città di antiche origini, fu capitale dei Marrucini (Teate Marrucinorum[38]), e nell'età imperiale diede i natali a Asinio Pollione, mecenate dei poeti durante il principato di Augusto. Nel Medioevo con le riforme di Federico II divenne capitale dell'Abruzzo Citeriore, benché già fosse una città potente per la presenza dell'antica Diocesi Teatina, avente sede nella Cattedrale di San Giustino; una delle più antiche d'Abruzzo, avente feudi con estensione fino ai confini della Majella. La città ebbe una notevole ripresa economica e culturale nel XVI secolo con l'installazione della famiglia Valignani, che nel XIX secolo finanziò la costruzione del teatro Marrucino, il secondo teatro d'opera in Abruzzo dopo L'Aquila.
    La città oggi conserva alla perfezione il centro storico voluto dai Valignani nel XVII secolo, ricco di palazzi settecenteschi e rinascimentali, con pochi elementi del passato, quali la Cattedrale di San Giustino, di stampo neogotico, e le chiese barocche di San Francesco al Corso, San Domenico degli Scolpi e Sant'Agostino. Si conservano ancora vestigia romane, come l'anfiteatro della Civitella, i tempietti Giulio-Claudi e le terme romane. Molti rinvenimenti archeologici inoltre sono conservati nella Villa Frigerij presso la villa comunale, ossia il Museo Archeologico d'Abruzzo, la cui opera prima è il Guerriero di Capestrano.
  • Teramo: città capitale dei Pretuzi, dopo la caduta dell'impero romano mantenne il prestigio sulla valle del Tordino, diventando nel XIII secolo capitale dell'Abruzzo Ulteriore Primo. Fu una delle poche città a godere del prestigio di centro semi-autonomo durante l'epoca angioina, entrando in contrasto con il Ducato di Atri per il possesso del territorio. Nel XVIII secolo riebbe uno sviluppo culturale grazie alle ricerche di personalità come Melchiorre Delfico, al quale è intitolata la Biblioteca comunale. La città oggi si presenta organizzata in maniera un po' disomogenea per alcuni abbattimenti operati negli anni '60 dalla giunta Carino Gambacorta, conservando tuttavia l'antico centro che si snoda lungo i due corsi di San Giorgio-De Michetti, attraversando i due importanti monumenti romani dell'anfiteatro e del teatro presso la Cattedrale di Santa Maria Assunta, considerata il simbolo gotico della città. Altre opere importanti sono le chiese di San Domenico, Sant'Antonio e il Santuario della Madonna delle Grazie. Presso Largo Sant'Anna si trova l'antica Cattedrale di Santa Maria in Aprutiensis, oggi chiesa di Sant'Anna dei Pompetti, risalente al IX secolo, dove è stata trovata un'antica domus con il mosaico del Leone.
  • Avezzano: avente origini romane come villa, era soggetta ad Alba Fucens tra i principali municipi della Marsica assieme a Marruvium che era la capitale. Ebbe notevole sviluppo durante il Medioevo, diventando capoluogo della contea di Albe. Ebbe possibilità di una notevole espansione urbana dopo il prosciugamento del lago Fucino e dopo il disastroso terremoto della Marsica del 1915[59], anche se numerosi monumenti del centro originario andarono perduti. Nel nucleo urbano moderno persistono alcuni monumenti principali come il restaurato castello Orsini-Colonna, la villa Torlonia, la cattedrale dei Marsi (ricostruita ex-novo dopo il sisma) e la chiesa di San Giovanni Decollato. Sulla sommità del monte Salviano si trova il santuario della Madonna di Pietraquaria, mentre sul versante orientale della montagna si aprono i Cunicoli di Claudio.
  • Vasto: importante città di commercio marittimo durante l'epoca romana, nota come Histonium, dopo la caduta dell'impero divenne un covo di pirati, e successivamente nell'VIII secolo distrutta e ricostruita dai Longobardi come Guasto Gisone. Accanto fu eretta una seconda città: Guasto d'Aimone, che nel XIII secolo si andò ad unire al vecchio centro formando un unico agglomerato. Nel XV secolo fu amministrata da Jacopo Caldora che vi costruì il Castello Caldoresco, mentre nel secolo successivo dalla potente famiglia D'Avalos. Nel XIX secolo Vasto visse un florido sviluppo culturale, che la portò ad essere soprannominata Atene degli Abruzzi, e tra i vari artisti partorì il pittore Gabriele Rossetti, padre del più famoso Dante Gabriel Rossetti. Benché danneggiata dalla frana catastrofica del 1956, la città conserva ancora il centro storico. La piazza ellissoidale Rossetti è eretta sopra le rovine dell'anfiteatro romano, dove si conservano ancora resti delle mura, visibili nella Torre di Bassano. Presso il Castello si trovano le chiese del Carmine e di Santa Maria Maggiore, nonché il Duomo di San Giuseppe. Il Palazzo d'Avalos è uno dei simboli della città, contenente un complesso di Musei civici dedicati all'archeologia locale e alla cultura vastese. Ambita dai turisti è la passeggiata del belvedere Amblingh, dove si conservano tracce della fortificazione medievale, e del vecchio quartiere di San Pietro, distrutto dalla frana del '56, dove si conserva la facciata gotica della chiesa madre.
  • Lanciano: la città, secondo la leggenda fu costruita nel 1192 a.C. da un compagno di Enea, e divenne immediatamente la capitale dei Frentani. Dopo la conquista romana e la successiva caduta dell'impero, nel VIII secolo divenne famosa in ambito ecclesiastico per il Miracolo eucaristico di Lanciano, benché fosse sempre stata un'importante stazione commerciale per i pastori transumanti e i contadini della valle del Sangro, che partecipavano alle fiere del bestiame, le cosiddette Nundinae. Benché sottomessa al contado di Manoppello, poi agli Angioini e agli Aragonesi, la città mantenne sempre il controllo sul suo territorio della Frentania, ostentando potere e ricchezza mediante le costruzioni secondo il gusto degli stili, in base alle varie epoche, come il gotico "lancianese" per le chiese, e successivamente il barocco napoletano per la Cattedrale della Madonna del Ponte. nel 1426 entrò in guerra con la città nemica Ortona per il possesso del porto di San Vito Chietino, e la pace fu sancita dall'intervento di San Giovanni da Capestrano; poiché la faida era diventato un vero e proprio scontro di massa, a causa della colonna infame impastata dai lancianesi con mattoni e nasi e orecchie di prigionieri ortonesi.
    La città oggi possiede uno dei centri storici più vasti dell'Abruzzo, suddiviso in quattro rioni medievali: Lancianovecchia, Sacca, Civitanova e Borgo. Il primo comprende la piazza della Cattedrale e la via dei Frentani (l'antico corso della città romana), con le chiese di Sant'Agostino e San Biagio, e vari palazzi medievali. Il secondo è fuso al Civitanova, il secondo quartiere più esteso della città, con le chiese di San Nicola e Santa Maria Maggiore (quest'ultima uno degli esempi più rilevanti del gotico borgognone abruzzese). Il quartiere Civitanova presenta ancora elementi di fortificazioni presso le Torri Montanare, poste accanto al Palazzo arcivescovile, sede del Museo diocesano, contenente molte opere d'Arte Sacra dalle chiese lancianesi. L'ultimo quartiere del Borgo contiene la romanica chiesa di Santa Lucia, e alla confluenza con la piazza Plebiscito il Santuario del Miracolo Eucaristico e la chiesa del Purgatorio.
  • Ortona: antica città frentana, florida per lo sviluppo commerciale, dopo la caduta imperiale, Ortona fu ricostruita ex novo dai Longobardi, e poi dai Normanni, trascorrendo periodi alterni di florida economia e altri di incursioni e distruzioni. Nel 1258 la città ospitò in maniera permanente nella Cattedrale le reliquie di San Tommaso Apostolo, diventando un punto di riferimento nel campo religioso. Dopo battaglie varie con la città rivale di Lanciano, Ortona passò in mano a Jacopo Caldora che ricostruì la cinta muraria. Divenuta poi città molto cara a Margherita d'Austria, vide la costruzione del palazzo Farnese (XVII secolo). Durante L'Ottocento fu rappresentata culturalmente da Francesco Paolo Tosti e Gabriele D'Annunzio. Durante la Seconda guerra mondiale Ortona diventò capo marittimo della linea Gustav, con estremo opposto a Cassino, e tra il 21-28 dicembre del 1943, con la "battaglia di Ortona" visse uno dei periodi più tristi e tragici della sua storia, con la distruzione di gran parte del centro cittadino per la guerriglia urbana tra tedeschi e canadesi.
    Nonostante i gravi bombardamenti, la città conserva ancora il suo aspetto antico, rintracciabile nell'antico rione medievale di Terravecchia, con il palazzo Corvo (la casa natale del Tosti), il Castello Aragonese e la Cattedrale di San Tommaso Apostolo. Presso il rione di Terranova, ossia il corso Vittorio Emanuele invece si trova il cinquecentesco Palazzo Farnese, sede della Pinacoteca Cascella, e presso il belvedere F.P. Tosti, nell'ex convento di Santa Maria di Costantinopoli il Museo della battaglia di Ortona.
  • Giulianova: la città era nota già durante l'epoca romana, e successivamente nell'epoca medievale come Castrum Novum Piceni (o Castrum Sancti Flaviani). Nel V secolo infatti le reliquie di Flaviano di Costantinopoli erano state trasferita nella città, presso il Duomo di San Flaviano, santo molto venerato nell'Abruzzo Ultra, particolarmente nel ducato di Atri. Nel 1471 il duca Giulio Antonio Acquaviva decise di ricostruire quasi ex novo la vecchia città, facendone un esempio di "città ideale" entro una fortezza di otto torri. Il progetto ebbe buon esito, benché oggi l'assetto urbano sia un po' stravolto. Comunque alcune delle storiche torri resistono nel tessuto del centro storico, come le torri Santa Maria, Porta Napoli e La Rocca. Il centro è rappresentato dal cupolone del Duomo, e da vari palazzi signorili, come il Palazzo Ducale degli Acquaviva e il Palazzo Cerulli. Fuori il centro si staglia il Santuario della Madonna dello Splendore, molto frequentato da pellegrini. Numerose sono le villette Liberty disseminate per la città e interessanti esempi di architettura novecentesca sono il Kursaal e il Lungomare Monumentale, nella parte bassa.
  • Sulmona: città capitale dei Peligni, dette i natali al poeta Ovidio nel I secolo a.C.. Anche dopo l'impero romano, la città continuò a godere di grande prestigio, poiché posta presso il valico di Pacentro presso la Majella, pur troneggiando al centro della conca peligna. Nel XIV secolo si sviluppò il cosiddetto "gotico sulmonese" in ambito artistico, con la costruzione di numerosi palazzi e chiese medievali, tra le quali la Cattedrale di San Panfilo, il Complesso della Santissima Annunziata, con il palazzo annesso, la chiesa di Santa Maria della Tomba e quella di San Francesco della Scarpa. In piazza Maggiore (oggi Garibaldi) fu costruito nel XIII secolo l'acquedotto svevo da Federico II di Svevia sui resti del precedente romano. Sulmona fino al 1706 era arrivata a un tale sviluppo culturale ed economico da essere considerata la Siena degli Abruzzi, quando un terremoto violento della Majella la danneggiò in gran parte. Per la ricostruzione degli edifici fu sperimentato il barocco napoletano, benché il gotico sulmonese continuasse a prevalere. Dopo tale evento, Sulmona iniziò ad essere conosciuta per il suo tradizionale confetto. Nel 1783 fu inaugurata la prima fabbrica di confetti da Mario Pelino, oggi sede del Museo del Confetto, e tale attività ancora oggi è una delle fonti dello sviluppo economico locale.
    Il centro storico si snoda attraverso il corso Ovidio, partendo dalla Cattedrale fuori le mura, passando per la piazzetta del Complesso Monumentale dell'Annunziata (considerato il simbolo della città), fino alla piazza Garibaldi con l'acquedotto, e proseguendo fino alla porta Napoli, dove si trova la chiesa della Tomba. Fuori dalla città sono da vedere la Badia Morronese, fondata da Pietro da Morrone, l’eremo di Sant'Onofrio al Morrone, e il tempio romano di Ercole Curino.
  • Atri: la città ha antiche origini romane, e dette i natali all'imperatore Adriano. Fino alla fine dell'impero romano la città aveva anche contatti commerciali presso il mare, come dimostra il porto romano, di cui oggi resta la cinquecentesca Torre di Cerrano. Nel Medioevo dal XIV secolo iniziò ad essere amministrata dalla potente famiglia Acquaviva, diventando capitale del ducato omonimo. La città conserva ancora perfettamente il centro storico, simboleggiato dalla mole possente del Cattedrale di Santa Maria Assunta, di matrice gotica, abbellita all'interno da affreschi di Andrea De Litio; mentre altri monumenti sono il Palazzo Ducale Acquaviva, il teatro comunale, e le varie chiese di San Nicola, Sant'Agostino, Santa Reparata e il Complesso monastico di Santa Chiara. Le vestigia delle fortificazioni medievali sono visibili nel bastione dell'imponente Rocca Capo d'Atri
  • Francavilla al Mare: la città fu fondata dai Longobardi, e si sviluppò come centro fortificato presso l'area della Civitella, con il convento di Sant'Antonio fuori le mura. Nel 1889 divenne molto famosa in ambito culturale per la presenza di Gabriele d'Annunzio e Francesco Paolo Michetti, che acquistò il convento, trasformandolo nel "Convento Michetti", un cenacolo culturale con ospiti Francesco Paolo Tosti, Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio. Nel 1944 ci furono gravi bombardamenti sulla città, il cui centro storico fu quasi raso al suolo, meno il convento Michetti. Benché oggi Francavilla sia un centro famoso per il turismo balneare, presso l'area della Civitella sono da vistare innanzitutto il Convento Michetti, poi il Museo Michetti nell'ex municipio e la chiesa di Santa Maria Maggiore, costruita sui resti della chiesa di San Franco, contenente lo storico ostensorio medievale di Nicola da Guardiagrele. Nei pressi vi è anche il Museo del Mare, situato nella Torre Ciarrapico.
  • Tagliacozzo: importante città della Marsica, è inclusa nei Borghi più belli d'Italia. Viene citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia per quanto riguarda la battaglia del 1268 combattuta tra Carlo I d'Angiò e Corradino di Svevia nei Piani Palentini. Di interesse la Piazza Obelisco, il Convento di San Francesco, il Santuario della Madonna dell'Oriente, la chiesa dei Santi Cosma e Damiano e il Palazzo Ducale.
  • Celano: seconda città per numero di abitanti della Marsica, divenne un avamposto militare normanno, arricchito di prestigio durante il governo degli Orsini e dei Piccolomini. Il monumento simbolico è il Castello Piccolomini del 1223[60] sede del Museo d'arte sacra della Marsica, assieme al centro storico e alle chiese di San Francesco, San Giovanni e al convento di Santa Maria in Valleverde. Nei pressi della città ci sono anche il Museo della Preistoria Paludi e le Gole di Celano.
  • Guardiagrele: importante avamposto militare dei Marrucini, fu rifondata dai Longobardi nei villaggi di Guardia -Graeli. Fino al XVI secolo mantenne un importante controllo sui traffici della Majella orientale verso Chieti e pianura, tanto che nel XIII secolo ottenne il permesso di Ladislao di Durazzo di battere moneta. Delle fortificazioni antiche resta il Torrione Longobardo, assieme a varie torri lungo il perimetro del centro storico. Il simbolo è la Cattedrale di Santa Maria Maggiore, in gotico abruzzese realizzato in pietra della Majella, chiesa seguita da altri templi cattolici come le chiese di San Nicola, San Francesco, San Silvestro. Presso la contrada Comino è stata scoperta una necropoli del Neolitico, legata alla civiltà dei Marrucini. Fa parte del circuito dei Borghi più belli d'Italia, e fu descritta da D'Annunzio nel romano Il trionfo della morte.
  • Atessa: seconda città della val di Sangro, visse un periodo di splendore nel XV secolo con il governo di Giovanna II di Napoli. Una leggenda vuole che il centro nell'VIII secolo fosse diviso in due comunità, minacciate da un drago sputafuoco, ucciso dal vescovo Leucio d'Alessandria, il quale staccando una costola dal drago, la donò alla città, esigendo la costruzione di un edificio religioso, Tale chiesa è il Duomo di San Leucio. La città conserva perfettamente il nucleo storico, con resti delle mura e le porte di accesso. Le varie chiese, oltre al Duomo, sono quelle di San Domenico, Santa Croce e San Rocco. Il castello è individuabile nella Casa De Marco. Fuori l'abitato, in prossimità di Tornareccio vi sono il Convento di San Pasquale e la città neolitica fortificata di Pallanum.
  • Casoli: antica città frentana col nome di Cluviae, durante il dominio dei Normanni fu rifondata presso un colle, dove venne fortificata la torre dell'attuale Castello Ducale. Nel XIV secolo fu governata dagli Orsini. Nel 1895 fu visitata da Gabriele d'Annunzio che fu ospitato al castello, dove incisi un ditirambo per l'amico Pasquale Masciantonio. Durante la seconda guerra mondiale fu quartiere generale della "Brigata Maiella". Il centro storico è perfettamente conservato, dominato dalla mole del Castello Ducale, affiancato dalla chiesa di Santa Maria Maggiore. Discendendo lungo il corso Umberto, si trova la chiesa di Santa Reparata, dichiarata nel 1902 "Monumento nazionale". Fuori la città si trova l'artificiale lago di Casoli, dominato da un colle con la Torretta di Prata, usata come rifugio dei Briganti nel periodo postunitario.
  • Civitella del Tronto: importante avamposto militare del Medioevo, già nel 1251 si trovò al centro di una faisa tra Ascolani e Teramani per il possesso del controllo sulla valle del Tronto. Nel 1442 fu governata da Alfonso d'Aragona, che portò sconforto nella popolazione, e nel 1557 subì un ulteriore assedio. La rocca di Civitella, entrata a far parte del Regno di Napoli, subì l'ultimo grande assedio il 23 febbraio 1861, quando la fortezza divenne centro militare delle operazioni belliche dei borbonici contro le truppe di Vittorio Emanuele II. Dichiarata uno dei Borghi più belli d'Italia, Civitella del Tronto è sovrastata dall'imponente mole della Fortezza Borbonica, con il borgo sottostante. Tra i monumenti di interesse, la chiesa di San Lorenzo e la chiesa di San Francesco. Fuori l'abitato sono da visitare la grotta Sant'Angelo, l'Abbazia di Santa Maria in Montesanto e il Santuario della Madonna dei Lumi.
  • Castel di Sangro: feudo medievale dell'Abbazia di San Vincenzo al Volturno, è la "Porta della Majella" dal Molise, dove passa anche il tratturo Castel di Sangro-Lucera. La città visse un florido periodo nel XVII secolo per il commercio del bestiame e per la buona amministrazione del Regno di Napoli. Di interesse è la città medievale con il simbolo della Basilica di Santa Maria Assunta, i resti del castello medievale e la chiesa di San Giovanni. Nel medievale Palazzo De Petra si trova la "Pinacoteca Patiniana" con quadri del pittore locale Teofilo Patini.
  • Spoltore: città fortificata dei Longobardi, divenne comune nel XV secolo dopo essere appartenuto a Loreto Aprutino. Nel 1927 passò dal distretto di Teramo alla neonata provincia di Pescara. Del nucleo originario si conserva il Castello Longobardo, mentre le architetture del periodo settecentesco sono la chiesa madre di San Panfilo e il convento di San Panfilo Fuori le Mura. Essendo stato un possedimento della famiglia De Sterlich, appena fuori il centro si trova una masseria con il cosiddetto "Torrione De Sterlich".
  • Popoli: abitato romano con il nome di Pagus Fabianus, fu feudo della vicina Abbazia di San Clemente a Casauria, e denominato Chiave dei Tre Abruzzi per la posizione di controllo presso la Majella, vicino al valico di Caramanico Terme, posto al confine tra gli Abruzzi Ultra e Citra. Fu posseduto dalla potente famiglia dei Cantelmo, che fece fortificare il castello normanno preesistente, in posizione dominante sopra il borgo. Il centro storico conservato conserva le chiese di San Francesco, della Santissima Trinità e San Lorenzo, dette le "chiese gemelle", assieme alla Taverna Ducale, usata come dogana per i pastori transumanti.
  • Penne: città romana dei Vestini, nell'874 grazie a Ludovico II la nuova città medievale si distaccò dai feudi del Monastero di Casauria, diventando ducato autonomo. Ebbe notevole importanza come centro amministrativo nel 1233 con la costituzione de Giustizierato d'Abruzzo, entrando presto in rivalità con il monastero di Picciano. Nel XVI secolo fu amministrata dalla famiglia De Sterlich-Aliprandi, una delle principali dell'Abruzzo Ulteriore Primo, che esercitò il suo potere fino al XIX secolo. La città, facente parte dei Borghi più belli d'Italia, è sede di una delle più antiche diocesi abruzzesi, con sede nella Cattedrale di San Massimo e Santa Maria degli Angeli, in posizione dominante sul borgo. Altri edifici di interesse religioso sono le chiese di Sant'Agostino, Santa Chiara e San Domenico, nonché il convento di Santa Maria del Carmine.
  • Loreto Aprutino: importante avamposto militare dei Vestini, fu ricostruito dai Normanni presso il castello Chiola, in posizione dominante. Cambiò varie baronie, tra i quali quelle delle famiglie Caracciolo, D'Aquino e D'Avalos. Io centro storico abbastanza conservato è sormontato dal Palazzo Ducale, costruito sui resti del castello, e dalla Chiesa Abbaziale di San Pietro. Altri edifici di culto sono le chiese di San Francesco, San Biagio e Santa Maria de Lecto, e specialmente il Monastero di Santa Maria in Piano, fuori il centro, contenente un affresco medievale del Giudizio Universale. Il comune, legato alla fama delle ceramiche di Castelli, ospita un complesso di Musei civici tra i quali il Museo Acerbo delle Ceramiche, il Museo dell'Olio e l'Antiquarium.
  • Città Sant'Angelo: città di fondazione longobarda, nel 1233 giocò un ruolo importante nel Giustizierato d'Abruzzo, dopo essere stata distrutta e ricostruita da Federico II in seguito a ribellioni. Per il possesso di alcuni feudi al confine tra il distretto di Teramo e quello di Penne per alcuni secoli fu in accesa rivalità con il ducato di Atri. Avendo fatto sempre parte del circondario di Penne, nel 1927 fu aggregata nella provincia di Pescara, con la cessione di Silvi a Teramo. Il centro storico è incluso nella lista dei Borghi più belli d'Italia, attraversato dall'asse principale del corso Vittorio Emanuele. Il simbolo della città è la Collegiata di San Michele Arcangelo, all'esterno in gotico romanico, e all'interno in puro barocco. Ulteriori monumenti sono le mura abbastanza conservate, e le chiese di San Francesco d'Assisi e Santa Chiara, in stile rinascimentale.

Centri minori

Anversa degli Abruzzi
Oratorio di San Pellegrino a Bominaco
Porta Angioina, Castelnuovo di Campli
Chiesa di San Tommaso (Caramanico Terme)
Cattedrale di San Pelino a Corfinio
Mosciano Sant'Angelo
Santuario di San Gabriele dell'Addolorata (Isola del Gran Sasso d'Italia)
Pescocostanzo
Pacentro: il Castello Caldora
Scanno
Rocca Calascio

L'elenco comprende solamente i borghi della regione, tra i minori, che hanno comunque interesse artistico.

Borghi più belli d'Italia

Dopo l'Umbria con 28, l'Abruzzo con 23 presenze è seconda nella lista dei Borghi più belli d'Italia:

Provincia Borgo Foto Stemma
L'Aquila Anversa degli Abruzzi
Bugnara
Castel del Monte
Introdacqua
Navelli
Opi
Pacentro
Pescocostanzo
Pettorano sul Gizio
Santo Stefano di Sessanio
Scanno
Tagliacozzo
Villalago
Chieti Guardiagrele
Rocca San Giovanni
Pretoro
Pescara Abbateggio
Caramanico Terme
Città Sant'Angelo
Penne
Teramo Castelli
Civitella del Tronto File:Civitella del Tronto-Stemma.png
Pietracamela File:Pietracamela-stemma.jpg

Castelli e roccaforti

L'elenco propone i castelli meglio conservati d'Abruzzo, di tutte le sue provincie, meno le strutture ridotte a completi ruderi.

Castello Piccolomini di Capestrano
Castello ducale di Crecchio
Il Forte spagnolo a L'Aquila

Basiliche, cattedrali e collegiate

La Cattedrale di San Leucio ad Atessa
Basilica di San Bernardino all'Aquila
Lo stesso argomento in dettaglio: Architetture religiose dell'Abruzzo.

Abbazie, conventi, monasteri, santuari ed eremi

Oratorio di San Pellegrino a Bominaco
L'antico Santuario di San Gabriele dell'Addolorata, presso Isola Del Gran Sasso
Entrata dell'Eremo di San Bartolomeo in Legio a Roccamorice

Siti archeologici

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Siti archeologici dell'Abruzzo.

Aree montuose attrezzate

Passo San Leonardo a Pacentro

L'elenco è parziale.

Riserve naturali

Statali

Lago di Campotosto

Regionali

Cascate del Verde a Borrello
Cascata di Zompo lo schioppo a Morino

Aree marittime attrezzate

Faro di Punta Penna a Vasto
Spiaggia di Silvi

L'elenco è parziale.

I tratturi della Transumanza

Lo stesso argomento in dettaglio: Tratturo.
Il tratturo dei pastori verso il Santuario della Madonna d'Appari (L'Aquila) in un disegno del 1875

L'Abruzzo e il Molise sin dal VI secolo a.C. circa, con le prime popolazioni italiche, furono attraversati da strade naturali, usate dai pastori con le pecore da vendere, durante la transumanza, percorrendo vie e gole di montagna da L'Aquila (allora Amiternum), fino a Foggia. La transumanza fu il principale mezzo di sostegno economico della terra durante il dominio dei Sanniti, mentre nel II secolo a.C furono emanate delle leggi da Roma per vari regolamenti da rispettare sul percors. I tratturi, il cui maggiore (Tratturo Magno) partiva dall'Aquila, non persero la loro funzione dopo la caduta di Roma, e ugualmente i percorsi venivano impiegati da pellegrini e pastori per la fiera di Foggia. Nel 1155 Guglielmo I di Sicilia emanò nuove regole per il censimento dei tratturi e delle principali vie di comunicazione agresti, seguite da nuove leggi volute nel 1456 da Alfonso d'Aragona. In questa occasione venne istituita la regia "Dogana delle pecore" a Foggia, e un'altra principale a L'Aquila. I tratturi persero la loro funzione amministrativa nel 1806 con il decreto di Giuseppe Bonaparte; anche se furono percorsi fino agli anni '60 del XX secolo. Gabriele D'Annunzio cita il rito della Transumanza abruzzese in una celebre poesia della raccolta Alcyone. Successivamente la costruzione di strade provinciali e statali su buona parte dell'antico tracciato sterrato contribuirono alla quasi scomparsa del commercio pastorale nelle fiere di Foggia. Tuttavia nei primi anni 2000 è nato un progetto di riqualificazione dei percorsi ancora conservati, chiamato "Vie del Tratturo", accompagnato da una candidatura nella Lista dei patrimoni dell'umanità UNESCO.
I tratturi abruzzesi ancora riconoscibili e praticabili sono i seguenti:

Società

Evoluzione demografica

Veduta di Monteferrante, uno dei comuni meno popolati d'Abruzzo

La densità di popolazione, anche se è aumentata negli ultimi decenni, è ben al di sotto della media nazionale. Nel 2008 c'erano 123,4 abitanti per km quadrato in Abruzzo a fronte di una media nazionale di 198,8. A livello provinciale la situazione è molto varia: la provincia di Pescara è la più densamente popolata (260,1 abitanti per km quadrato nel 2008), mentre, all'altro estremo, quella dell'Aquila è la meno densamente popolata uno (61,3 abitanti per km quadrato nel 2008), anche se ha la maggiore estensione territoriale. Dopo decenni di emigrazione dalla regione, dal 1980 è cominciata l'immigrazione da paesi poveri. L'incremento demografico è dovuto al saldo migratorio positivo, in quanto dal 1991 sono state registrate più morti che nascite (eccetto il 1999, quando il loro numero era pari).

Nel 2008 l'Istituto nazionale di statistica stima che 59.749 immigrati nati all'estero vivono in Abruzzo, pari al 4,5% del totale della popolazione regionale. Lo squilibrio demografico è più grave tra le aree montuose dell'interno e le aree della fascia costiera. La più grande provincia, quella dell'Aquila, si trova interamente all'interno, dove il territorio è quasi interamente montuoso. Il movimento della popolazione abruzzese dai monti al mare (a seguito di una forte industrializzazione), ha portato alla quasi completa urbanizzazione della fascia costiera e al quasi totale svuotamento delle zone interne montuose (eccezion fatta per i grandi centri come Avezzano, L'Aquila e Sulmona).

Nel 2006[61] i nati sono stati 11.087 (8,5‰), i morti 13.223 (10,1‰) con un decremento naturale di -2.136 unità rispetto al 2005 (-1,6‰). Le famiglie contano in media 2,6 componenti. Il 31 dicembre 2006 su una popolazione di 1.309.797 abitanti si contavano 48.018 stranieri (3,7‰).

Comuni più popolosi

Pescara
L'Aquila
Teramo in notturna
Veduta di Chieti
Foto panoramica di Avezzano

Di seguito vengono riportate le prime 15 città della regione per popolazione, novembre 2018 (ISTAT).

Stemma Città Popolazione
(ab)
Provincia Superficie
(km²)
Stemma Pescara 119.252 Provincia di Pescara 34,36
Stemma L'Aquila 69.393 Provincia dell'Aquila 466,87
Stemma Teramo 54.343 Provincia di Teramo 151
senza cornice Montesilvano 54.268 Provincia di Pescara 23
Stemma Chieti 50.709 Provincia di Chieti 58
Stemma Avezzano 42.484 Provincia dell'Aquila 104,09
Stemma Vasto 41.516 Provincia di Chieti 71,35
Stemma Lanciano 34.880 Provincia di Chieti 66
Stemma Roseto degli Abruzzi 25.896 Provincia di Teramo 52
10º Stemma Francavilla al Mare 25.870 Provincia di Chieti 22
11º Stemma Sulmona 23.899 Provincia dell'Aquila 58,33
12º Stemma Giulianova 23.737 Provincia di Teramo 27
13º Stemma Ortona 22.980 Provincia di Chieti 70
14º Stemma San Salvo 20.170 Provincia di Chieti 36
15º Stemma Spoltore 19.245 Provincia di Pescara 36

Emigrazione

Secondo stime attendibili[62] sono oltre 1.300.000 gli abruzzesi che hanno lasciato la regione seguendo l'emigrazione italiana; infatti fino a qualche decennio fa l'Abruzzo è stata una regione povera che viveva principalmente di pastorizia e agricoltura, molte persone perciò partirono per scappare da questa condizione; le mete più frequenti furono gli Stati Uniti, il Canada, l'America Latina e l'Australia, dove vivono tuttora i discendenti; parecchi abruzzesi si stabilirono anche a Roma; i periodi di forte emigrazione furono senza dubbio quelli che vanno dall'Unità d'Italia fino alla prima guerra mondiale e quelli che abbracciano il periodo tra le due guerre mondiali.

Consiglio regionale degli abruzzesi, CRAM

A seguito di queste emigrazioni sono nate numerosi associazioni abruzzesi. La prima nacque nel 1886, fu l'associazione abruzzese di Roma, fondata dai fratelli Silvio e Bertrando Spaventa, patrioti di Bomba, in provincia di Chieti. Da quel momento, le associazioni abruzzesi si sono sviluppate in tutti gli angoli d'Italia e del mondo. Tutti questi sodalizi fanno capo al CRAM, Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo.

Etnie e minoranze straniere

Al 31º dicembre 2014, secondo i dati ISTAT, i cittadini stranieri residenti nella Regione erano 86.245 (circa il 6.48% della popolazione abruzzese).[63] I gruppi più numerosi censiti al 31 dicembre 2014 in base alla loro percentuale sui residenti sono:[64]

Etnie e minoranze straniere storiche

Vi sono inoltre delle comunità storiche di origine slava (in particolare serba e croata) e albanese nel teramano, nel chietino e nei dintorni di Pescara[65][66], che hanno perso quasi del tutto la lingua e gran parte delle eredità culturali della loro etnia (pur con varie sopravvivenze)[67]. Esse sono frutto di una grande emigrazione dai Balcani verso l'altra sponda avvenuta intorno al XVI secolo, sotto la spinta dei turchi[68].

Lingue e dialetti

Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetti d'Abruzzo.
Dialetti d'Abruzzo (I)

I dialetti e le parlate della regione Abruzzo possono essere divise in quattro gruppi fondamentali:

Esisteva anche una lingua di ceppo autonomo, la lingua albanese, parlata a Villa Badessa (Badhesa), frazione di Rosciano, ora del tutto estinta, mentre permane il rito ortodosso.

Qualità della vita

Il rapporto sull’ecosistema urbano stilato da Legambiente e Il Sole 24 ORE, riguarda la qualità ecologica dei capoluoghi italiani dall'affidabilità del sistema di trasporto urbano, dalla superficie verde per abitante, dall'efficienza del sistema idrico, dalla qualità dell'aria, dei chilometri di piste ciclabili, dalla quantità di acque reflue depurate, dalla diffusione delle energie rinnovabili, dalla gestione dei rifiuti e dalla loro raccolta differenziata[69]. Il dato riguardante l'Abruzzo vede i propri capoluoghi nei posti centrali alla classifica nazionale: Dati del 2016 (Le province abruzzesi si trovano nella parte medio-alta della classifica):

Posizione
2016
Provincia Variazione Posizione
2012
60a L'Aquila Aumento11 71
64a Chieti Aumento5 69
76a Teramo Diminuzione3 73
81a Pescara Aumento1 82

Politica

Suddivisioni amministrative

Dal 1º gennaio 1948, ex art. 131 della vigente Costituzione, l'Abruzzo è una regione ad autonomia ordinaria della Repubblica Italiana, ma solo con la legge n. 281 del 1970 furono attuate le sue funzioni. Con la legge costituzionale del 27 dicembre 1963, n. 3 recante "Modificazioni agli articoli 131 e 57 della Costituzione e istituzione della Regione Molise", pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 3 del 4 gennaio 1964, fu istituita la Regione del Molise, territorialmente separata dall'Abruzzo.

L'Abruzzo è dal 1964 una regione italiana singola a statuto ordinario; precedentemente era insieme al Molise nella regione Abruzzo-Molise.

La regione è divisa in quattro province:

Stemma Provincia Mappa Comuni Abitanti
(31/08/2017)
Superficie
(km²)
Sito Istituzionale
Stemma Provincia dell'Aquila Stemma 108 299.255 5.047 Aquila
Stemma Provincia di Chieti Stemma 104 386.008 2.599 Chieti
Stemma Provincia di Pescara Stemma 46 319.408 1.230,33 Pescara
File:Provincia di Teramo-Stemma.png Provincia di Teramo 47 307.910 1.954 Teramo
Abruzzo 305 1.312.581 10.831 Abruzzo

Sino al 1927, anno in cui venne istituita la provincia di Rieti, facevano parte della regione anche tutti i comuni del Circondario di Cittaducale.

Suddivisione ecclesiastica dell'Abruzzo-Molise

Lo stesso argomento in dettaglio: Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise.

La Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise è una delle sedici regioni ecclesiastiche in cui è suddiviso il territorio della Chiesa cattolica in Italia. Il suo territorio corrisponde all'incirca al territorio delle due regioni amministrative, l'Abruzzo e il Molise, della Repubblica Italiana; sono presenti alcune piccole variazioni nelle zone di confine, dovute alla configurazione delle singole diocesi, risalenti ad epoca remota. È composta da undici Diocesi, di queste, quattro sono Arcidiocesi Metropolitane: L'Aquila, Chieti-Vasto, Pescara-Penne e Campobasso-Boiano (Molise).

Presidenti della Regione

A seguito delle elezioni regionali del 2019, il Presidente della Regione è Marco Marsilio (FdI).

Gemellaggi

Onorificenze

Attestato e medaglia di bronzo dorata di eccellenza di I classe di pubblica benemerenza del Dipartimento della Protezione civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza.»
— D.P.C.M. 11 ottobre 2010, ai sensi dell'art.5, comma 5, del D.P.C.M. 19 dicembre 2008.

Economia

Autostrada A24
Lo stesso argomento in dettaglio: Economia dell'Abruzzo.

Fino agli anni cinquanta l'Abruzzo era una delle regioni più povere del Sud Italia, ma nel 1996 è stata la prima regione del meridione, ad uscire dal cosiddetto (e ormai obsoleto) obiettivo 1[70].

Infatti dal 1950 l'Abruzzo ha avuto una crescita costante del PIL. Nel 1951 il reddito pro capite è stato del 53%; nel 1971 del 65%, mentre nel 1994 si è attestato al 76%[71]; nel 2006 è arrivato al 84,4 dando all'Abruzzo il più alto PIL pro capite del Sud Italia,[72] che ha superato il tasso di crescita di ogni altra regione d'Italia; la costruzione delle autostrade Roma-Teramo (Autostrada A24) e Roma-Avezzano-Pescara (Autostrada A25) ha aperto la regione a nuovi investimenti favorendo una maggiore crescita della produttività della regione, che è diventata così una delle più alte tra le regioni dell'Italia Meridionale.

Secondo Eurostat nel 2009 l'Abruzzo aveva un reddito pro capite a parità di potere di acquisto pari al 84,0% della media dell'Unione europea, il più alto reddito tra le regioni del Sud Italia; le regioni italiane più povere erano la Sicilia e la Calabria con il 68%, le più ricche erano la Provincia Autonoma di Bolzano con il 148% e Valle d'Aosta e Lombardia con il 133%. Il Terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009 ha determinato una forte frenata dell'economia, la cui ripresa, secondo degli esperti, è ancora piuttosto incerta[73]. Tuttavia, secondo le statistiche di fine 2010, sembra che l'economia abruzzese si stia riprendendo, nonostante i dati negativi per quanto riguarda l'occupazione, facendo sperare in un futuro economico più roseo[74]; infatti a fine anno 2010 l'Abruzzo ha fatto registrare una crescita pari al 1,47% ponendo la regione quarta tra le regioni italiane con i maggiori tassi di crescita annuale dopo il Lazio, la Lombardia e la Calabria[75]. Anche nel 2011 l'Abruzzo conferma la crescita economica, con un +2,3% percentuale più alta tra le regioni dell'Italia Meridionale; inoltre nell'anno 2013 la regione si conferma la regione più ricca del Meridione d'Italia con il Pil pro capite più alto tra le regioni del sud Italia (21.845 euro)[76].

Dati economici

La serie storica dal 2000 al 2008, mostra l'andamento del reddito delle regioni meridionali e insulari.[77]

2000 % della media naz. 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008[78] % della media naz.
Abruzzo 18.177,3 86,90 18.871,5 19.361,7 19.454,6 19.297,0 19.942,3 20.501,1 21.150,3 24.464,00 82,44
Sardegna 15.861,0 75,83 16.871,4 17.226,5 17.975,7 18.581,0 19.009,8 19.654,3 20.444,1 20.627,20 78,50
Molise 15.308,1 73,18 15.985,5 16.460,3 16.607,7 17.290,0 17.994,6 18.591,9 18.955,5 20.429,50 77,75
Basilicata 14.670,3 70,14 15.130,4 15.731,6 16.011,5 16.668,1 17.031,4 17.781,9 18.280,0 19.039,10 72,46
Puglia 13.825,2 66,09 14.504,5 14.962,2 15.284,0 15.694,4 15.971,0 16.504,6 16.943,4 17.955,90 68,33
Sicilia 13.479,6 64,44 14.185,7 14.662,2 15.053,9 15.440,1 16.023,2 16.531,5 17.003,7 17.533,00 66,72
Calabria 13.019,9 62,24 13.742,4 14.226,9 14.773,2 15.457,0 15.754,8 16.244,1 16.625,8 17.285,00 65,78
Campania 13.190,8 63,06 14.040,8 14.764,0 15.025,8 15.531,7 15.753,2 16.294,2 16.556,5 16.746,30 63,73

Negli corso degli anni, l'Abruzzo ha scavalcato molte regioni italiane ed oggi ha il PIL procapite più alto del Mezzogiorno.

Di seguito la tabella che riporta il PIL nominale e il PIL procapite secondo l'ISTAT[79] prodotto nella regione dal 2000 al 2009:

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Prodotto Interno Lordo
(Milioni di Euro)
22.729,7 23.812,1 24.546,7 24.894,1 24.952,6 26.116,7 27.334,0 28.447,5 28.961,0 27.703,41
PIL ai prezzi di mercato per abitante
(Euro)
18.022,3 18.871,5 19.361,7 19.454,6 19.304,2 20.054,3 20.903,9 21.601,9 21.786,7 20.700,4

Di seguito la tabella che riporta il Pil prodotto in Abruzzo ai prezzi correnti di mercato nel 2006, espresso in milioni di euro, suddiviso tra le principali macro-attività economiche:

Macro-attività economica PIL prodotto % settore su PIL regionale % settore su PIL italiano
Agricoltura, silvicoltura, pesca € 664,6 2,48% 1,84%
Industria in senso stretto € 5 678,6 21,18% 18,30%
Costruzioni € 1 553,5 5,80% 5,41%
Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni € 4 953,1 18,48% 20,54%
Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali € 5 289,8 19,73% 24,17%
Altre attività di servizi € 5 478,7 20,44% 18,97%
Iva, imposte indirette nette sui prodotti e imposte sulle importazioni € 3.189,0 11,90% 10,76%
PIL Abruzzo ai prezzi di mercato € 26 807,3

Disoccupazione e occupazione

In confronto ad altre regioni del Sud Italia il tasso di disoccupazione in Abruzzo è sempre stato minore[80], ma complice la crisi economica mondiale il tasso nel 2010 è salito all'8,8%.[81]. Per quanto riguarda l'occupazione nel 2009 le statistiche davano il 55,7% di occupati[82] percentuale diminuita per quanto accennato sopra. Per cercare di risolvere tale problema la regione sta attuando una serie di investimenti, atti ad incrementare moltissimi posti di lavoro.[83]

Agricoltura

Piana del Fucino vista dal satellite
Fiore di Zafferano

Nonostante la tipologia di terreno ed il clima non consentano un grande sviluppo dell'agricoltura, quest'ultima ha saputo ancora oggi avere un forte peso sull'economia della regione[84]. Con lo sviluppo industriale ed economico della regione, l'agricoltura si è modernizzata ed oggi offre prodotti di primissima qualità. La produzione frutticola abruzzese è stimata in circa 850.000 quintali di cui circa la metà di pesche, mentre per gli ortaggi si superano i 5 milioni di quintali. Inoltre l'Abruzzo è ai primi posti in Italia nella produzione di fichi, carote, e patate (1.600.000 quintali) e pomodoro (350.000 quintali).

Importantissima la coltura della vite con circa 5.000.000 di quintali d'uva prodotta, sia da tavola che per la produzione di vino con un quantitativo medio di vino tra i 3 e i 4 milioni di ettolitri con la produzione di vini come il Montepulciano d'Abruzzo nelle varietà rosso e cerasuolo (rosato), il Trebbiano d'Abruzzo, il Pecorino e lo Chardonnay; altrettanto importante è la produzione olearia, la cui produzione media annua complessiva di olive è pari a 1.350.000 quintali e circa 240.000 quintali di olio (Aprutino Pescarese, Pretuziano delle Colline Teramane e Colline Teatine), cifre che pongono l'Abruzzo al sesto posto tra le regioni italiane.

Per quanto riguarda i cereali, il grano duro con oltre 1,5 milioni di quintali costituisce il cereale principe, seguito dal grano tenero (un milione di quintali), quindi l'orzo (0,5 milioni di quintali); inoltre vengono coltivate altre colture quali la barbabietola (2.500.000 quintali), e il tabacco (45.000 quintali)[85]; prodotti tipici della regione sono lo zafferano dell'Aquila, la patata del Fucino, l'aglio rosso di Sulmona, il farro d'Abruzzo, le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, la liquirizia coltivata e lavorata ad Atri e dintorni che vede la regione al secondo posto in Italia per produzione dietro solo la Calabria[86], la Mortadella di Campotosto, la ventricina del vastese, il pecorino di Farindola e il Canestrato di Castel del Monte, la pasta secca, il miele di Tornareccio, i peperoni dolci di Altino e infine i tartufi abruzzesi poco conosciuti e pubblicizzati che vengono commercializzati spesso in altre regioni.[87]

Allevamento e transumanza

Campo Imperatore con mandria di cavalli al pascolo.

L'allevamento come l'agricoltura è stata nei decenni addietro una delle risorse primarie della regione; era molto praticata la transumanza soprattutto verso l'Agro Romano e il Tavoliere delle Puglie; oggi non quasi più così in quanto si preferisce praticare l'allevamento stanziale negli ovili, ma è ancora praticata anche se limitatamente in Abruzzo; questo trasferimento avveniva e avviene in misura minore ancora oggi, alla fine della stagione calda, per andare in cerca di zone fresche ma adatte a passare l'inverno con il gregge e dove poter trovare dei pascoli verdi per il bestiame ovino. All'inizio di una nuova stagione calda, si transumava nuovamente verso i pascoli più freschi del Molise; tuttora comunque la regione conserva un buon patrimonio di ovini; per quanto riguarda l'allevamento bovino sta diffondendosi sempre più la varietà dei bovini da carne.[88]

Pesca

Un trabocco abruzzese nei pressi di San Vito Chietino

Nel passato in Abruzzo la pesca veniva eseguita tramite delle antiche macchine da pesca in legno dette trabocchi oggi diventati a tutti gli effetti monumenti nazionali; al giorno d'oggi sono cambiate le tecniche di pesca e l'Abruzzo inoltre negli ultimi anni ha incrementato di molto la produzione ittica anche se non è un'attività industriale molto praticata; la regione in questo settore ha scavalcato regioni con più ampie superfici costiere come la Sardegna, la Calabria, la Toscana la Campania e il Lazio ma benché la pesca rappresenti una risorsa importante per l'economia di alcuni centri costieri, non ha grande rilevanza se rapportata con quella di altre regioni adriatiche come le Marche e la Puglia. Nel 2007 in Abruzzo la produzione ittica è stata di 14.657 tonnellate di pesce, cifra che colloca la regione al quinto posto tra le regioni italiane dopo la Sicilia, la Puglia, le Marche, il Veneto e Emilia-Romagna per numero di tonnellate pescate con un 5,5% di incidenza sul totale nazionale e un ricavo di circa 51 milioni di euro complessivi pari al 3,8% sul totale nazionale.[89]

Industria

L'industria si è sviluppata rapidamente soprattutto nei settori metalmeccanico, alimentare, del trasporto e delle telecomunicazioni. Altre industrie importanti sono quella chimica, del mobile, dell'artigianato e tessile.

Porto di Ortona

La zona più industrializzata della regione è la Provincia di Teramo, che presenta uno degli indici di industrializzazione più alti d'Italia (il settore secondario occupa il 34% della forza lavoro) e si colloca tra le prime province per crescita industriale[90], seguita da quella di Chieti e da quella di Pescara, sostenute anche dal settore del turismo. In particolare la Val Vibrata, al confine con la regione Marche, è sede di una miriade di piccole e medie imprese soprattutto del settore tessile e calzaturiero. Nel teramano è anche sviluppata l'industria del mobile.

logo sevel

La Val di Sangro, la zona industriale più grande del Mezzogiorno, situata in provincia di Chieti, è invece sede di stabilimenti di importanti multinazionali (Honda, Honeywell) e di uno stabilimento del Fiat Group Automobiles in joint-venture con il Gruppo PSA, la Sevel di Atessa, che produce veicoli commerciali ed è la più grande fabbrica d'Abruzzo ed il più grande stabilimento produttivo di veicoli commerciali leggeri in Europa. La zona della Valle Peligna, nell'aquilano, è anche sede di industrie (famosa quella del confetto di Sulmona), mentre altre zone come il pescarese e il teatino sono sede di numerose industrie, anche multinazionali, come la De Cecco, la Delverde, la Cav. Giuseppe Cocco, la Procter & Gamble (che ha smantellato il proprio Centro Ricerche di Sambuceto, Chieti, il 30 giugno 2012), la Fater, produttrice dei prodotti Lines e Pampers, la Luigi D'Amico Parrozzo SaS di Pescara, nota in Italia e all'estero per l'omonimo dolce, la Gelco Srl (gruppo Perfetti Van Melle), con stabilimento a Teramo, che produce gelatine e liquirizie, le teatine Sixty Group SpA, che detiene i marchi Miss Sixty, Roberta di Camerino, Energie, Killah, Murphy & Nye e RefrigiWear, e la Industria Adriatica Confezioni, che detiene i marchi Rodrigo e Alan Devis, la Ennedue e stabilimenti del gruppo Dayco e del gruppo Aptar (Emsar, leader mondiale di produzione di pompe erogatrici, e Novares), concentrate per lo più nel distretto industriale teatino-pescarese della Val Pescara. Sviluppata anche la zona di Vasto e San Salvo (Chieti), soprattutto per la presenza dell'industria vetraria con lo stabilimento della Pilkington ed il relativo indotto.

Laboratori nazionali del Gran Sasso

Per quanto riguarda l'industria estrattiva, sono stati trovati giacimenti di metano, di petrolio e di alluminio, soprattutto nella zona del Vastese. Sembra però che la politica di sviluppo della regione non preveda lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio, come accennato dal presidente della regione Giovanni Chiodi.[91]. Un altro settore che si è sviluppato rapidamente è quello della ricerca nei campi della farmaceutica, della biomedicina, dell'elettronica e della fisica nucleare, quest'ultima svolta proprio nei Laboratori nazionali del Gran Sasso. Il settore terziario, specie sulla costa, ha raggiunto un peso preponderante nell'economia, particolarmente con l'offerta di servizi commerciali e degli istituti di credito; nel territorio regionale sono presenti diversi istituti bancari come la Banca Tercas, la Banca Caripe, la Cassa di Risparmio della provincia di Chieti e la Cassa di Risparmio della provincia dell'Aquila, oltre a varie banche di Credito Cooperativo.

Un settore molto sviluppato nell'economia abruzzese è l'esportazione: l'Abruzzo occupa la quinta posizione tra le regioni italiane dopo la Sardegna, la Sicilia, la Valle d'Aosta e l'Emilia-Romagna, con una percentuale del 50,1%[92].

La provincia che soffre di un certo ritardo nello sviluppo industriale rispetto alle altre è quella dell'Aquila, relativamente sfavorita da un territorio per lo più montano, senza sbocco sul mare e a minor densità abitativa; tuttavia la minore industrializzazione è compensata dallo sviluppo del settore turistico, specie quello invernale. I più importanti nuclei industriali della provincia si concentrano nella Marsica, in particolare nella città di Avezzano, dove sono presenti industrie ad alta tecnologia (LFoundry-SMIC, Micron Technology, Centro spaziale del Fucino), cartiera Burgo ed industrie di trasformazione dei prodotti agricoli fucensi, ed attorno ai poli industriali di L'Aquila e Sulmona.

Energia

Centrale idroelettrica di Provvidenza

Per quanto riguarda le risorse energetiche, l'Abruzzo è sesto tra le regioni italiane per ordine di potenza installata ed al settimo posto in termini di potenza specifica tra le regioni italiane nella produzione di energia eolica con circa 14 kv/km² di territorio; nel 2010 erano sedici gli impianti eolici presenti in Abruzzo dislocati in varie località (Tocco da Casauria, Schiavi di Abruzzo, Montazzoli, Monteferrante, Roccaspinalveti, Castiglione Messer Marino, Roio del Sangro, Fraine, Collarmele, Cocullo);[93] la regione ha inoltre in progetto di ridurre in maniera drastica i consumi energetici e produrre il 50% di consumo di energia elettrica da fonti rinnovabili;[94] per quanto riguarda la produzione di energia fotovoltaica la regione ha fatto registrare nel 2011 un boom per quanto riguarda il numero di impianti installati passando dai 1.600 ai 4.247 registrando una crescita per numero di impianti superiore al 150% per una potenza di oltre 420 megawatt[95]; più esigue sono le produzioni di altre energie alternative come quella dell'energia solare, della biomassa e dell'idrogeno.[96]. Inoltre i bacini artificiali producono notevoli quantità di energia idroelettrica che pongono la regione ottava in Italia in questa graduatoria[97]; le maggiori centrali idroelettriche sono Montorio, Piaganini, Provvidenza, San Giacomo.

Telecomunicazioni, mass media e nuove tecnologie

Con lo sviluppo economico ed industriale anche i mass media in Abruzzo hanno avuto notevole diffusione; accanto ai quotidiani e alle reti televisive nazionali, si sono affiancati altri quotidiani e reti televisive a carattere regionale così come le radio sia a carattere nazionale che regionale; la regione per ciò che riguarda la spesa per ricerca e sviluppo nel 2009 è risultata la seconda regione del Sud Italia dietro solo la Campania con una percentuale del 0,96% del Pil[98] cifra che pone la regione al dodicesimo posto tra le regioni italiane; ha avuto notevole diffusione internet con l'Abruzzo che occupa la prima posizione tra le regioni del Sud Italia e la 14ª posizione nelle regioni italiane per quanto riguarda il numero di utenti fruitori di internet con un 50.2%.[99] a fine anno 2011; Nel 2009 oltre il 44,9% di famiglie in Abruzzo possedeva l'accesso alla banda larga cifra che pone la regione seconda nel Sud Italia dietro solo la Sardegna e dodicesima tra le altre regioni italiane[100]; sempre per quanto riguarda l'utilizzo di internet l'Abruzzo nel 2010 è risultata la prima regione del Sud Italia e la decima tra le regioni italiane per numero di imprese che utilizzano la banda larga con una percentuale del 83.7 %[101]; rilevante nel 2009 nella regione la presenza di addetti nelle imprese e nelle università alla ricerca e sviluppo a determinare il valore dell'indicatore (2,4) che pone la regione al quindicesimo posto tra le regioni italiane.[102]. Invece è solo del 23,8% la percentuale di imprese innovatrici nel 2008 e la regione risulta quindicesima in questa particolare graduatoria tra le altre regioni d'Italia.[103] Per quanto riguarda il digitale terrestre la transizione è stata completata in tutta la regione il 23 maggio 2012.

Artigianato

Il soffitto maiolicato di San Donato in Castelli

L'artigianato abruzzese è diventato nel corso degli anni uno dei settori economici più floridi economicamente per la regione; l'Abruzzo è una delle poche regioni italiane in cui si è conservata questa tradizione e oggi quest'ultimo produce prodotti quali la ceramica, il ferro, l'oro, i merletti e i tessuti, il rame, la pietra, gli strumenti musicali, il legno e la lana. Per quanto riguarda la ceramica, il maggiore centro di produzione e lavorazione si trova a Castelli che nel corso degli anni è diventata è uno dei centri più importanti d'Italia per l'arte della ceramica; a Rapino si trova un Museo della ceramica. Per la lavorazione dell'oro e l'argento importanti sono i centri di Pescocostanzo, Scanno, Guardiagrele, Orsogna; la "capitale" dell'artigianato del rame e del ferro abruzzese è ancora Guardiagrele, ma oggetti di buon livello vengono prodotti anche a Pescocostanzo, Tossicia e Scanno; un gioiello tradizionale abruzzese è la presentosa. A Salle vengono prodotte corde di gran pregio per strumenti musicali; la lavorazione della pietra è perlopiù concentrata a Lettomanoppello, Pretoro, Pennapiedimonte e Pacentro. I tessuti vengono prodotti e lavorati soprattutto a Taranta Peligna, mentre i merletti a Scanno e Pescocostanzo; Pescocostanzo ospita anche una scuola del merletto a tombolo e un museo ad esso dedicato; infine per le pelli e il cuoio, le selle fabbricate a L'Aquila godono di fama internazionale e vengono utilizzate da appassionati di equitazione di tutta Europa.[104][105]

Turismo

Lo stesso argomento in dettaglio: Turismo in Abruzzo.

L'Abruzzo ha fatto registrare una grandissima crescita del settore turistico richiamando visitatori da tutta l'Italia e anche dall'Europa; la regione nel corso degli anni è diventata la quinta tra le regioni italiane con più percentuale di permanenza media dei clienti negli esercizi ricettivi dopo la Calabria, le Marche, la Sardegna e il Trentino-Alto Adige[106]. Nel 2007 gli arrivi sono stati di 1.371.155 italiani e 189.651 stranieri. In totale gli arrivi sono stati di 7.374.646 di turisti cifra che pone la regione diciassettesima tra le regioni italiane per numero di turisti annui.[92] C'è stato un grandissimo sviluppo parallelo sia del turismo montano, grazie ai numerosi impianti sciistici, riserve e parchi naturali, che del turismo costiero, con i numerosi villaggi turistici, alberghi, camping e stabilimenti balneari, dove le acque sono pressoché pulite.

La Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L'Aquila

Importante per la regione anche il turismo storico-artistico e culturale, con numerose testimonianze artistiche storiche e culturali.

Impianti sciistici a Campo Imperatore

Fra le regioni del Centro e Sud Italia, l'Abruzzo è quella che ha il maggior numero di impianti sciistici che attualmente sono 24[107][108]. Nelle zone interne montane sono presenti gli impianti sciistici di Scanno, Ovindoli, Pescasseroli, Roccaraso, Campo Imperatore, Campo Felice, Rivisondoli, Pescocostanzo e Prati di Tivo dove il turismo invernale è molto sviluppato. Altre piste e impianti sono presenti a San Giacomo (Valle Castellana), Passolanciano-Majelletta, Prato Selva, Marsia, Camporotondo, Campo di Giove, Passo San Leonardo, Passo Godi, Pizzoferrato, e Gamberale. L'orografia e la dotazione regionale di impianti e piste per gli sport e gli svaghi invernali rendono quindi praticabili in Abruzzo lo sci alpino, lo snowboard, il kite skiing, lo sci alpinismo, lo sci escursionismo, lo sci di fondo e lo sleddog, sono due le piste di ghiaccio fisse funzionanti (Roccaraso e Castiglione Messer Marino) mentre mancano al momento strutture fisse per il salto con gli sci ed il biathlon.

Famosi anche in Europa i parchi naturali della regione[109] come il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il Parco nazionale della Maiella e il Parco regionale Sirente Velino[110] che hanno fatto guadagnare alla regione l'appellativo di Polmone verde d'Italia[111] e che ogni anno attraggono migliaia di visitatori grazie alla loro natura incontaminata e alle rare specie di fauna e flora selvatica come il Camoscio d'Abruzzo e inoltre permettono diverse attività di vacanza, relax e di svago come escursioni organizzate con il parco, escursioni a cavallo, albering, escursionismo, cicloturismo, canoa e birdwatching, il canottaggio sul Lago di Bomba ed infine turismo balneare su Lago di Scanno e Lago di Campotosto[112]; La regione può inoltre vantare moltissime riserve e aree naturali protette. Nel 2010 secondo statistiche oltre 1 milione di turisti ha visitato i parchi e le aree naturali protette regionali.[113] Molto sviluppato anche il turismo estivo, costiero e balneare; i più importanti centri attrezzati sono Pescara, la più popolosa città della Regione e maggiore centro balneare, Montesilvano, Pineto, Roseto degli Abruzzi, Giulianova, Alba Adriatica, Tortoreto, Francavilla al Mare, Ortona, Vasto, Martinsicuro, Silvi Marina e la Costa dei Trabocchi[114][115][116]. Molti di questi centri balneari turistici sono nominati Bandiera Blu dall'Unione europea per la qualità delle acque e dei servizi offerti, collocando l'Abruzzo quarto tra le regioni italiane in questa particolare graduatoria con 14 Bandiere Blu dietro solo alla Liguria, Toscana, e Marche, per quanto riguarda l'anno 2013[117].

Fontana delle 99 cannelle a L'Aquila

Per quanto riguarda il turismo storico-artistico religioso e culturale, di importanza storica e culturale sono le città di Chieti (vestigia romane - anfiteatro, teatro, terme e templi - chiese, musei d'arte, di scienze e archeologici con il celebre Guerriero di Capestrano), Teramo, Vasto, Lanciano (Miracolo eucaristico di Lanciano, mura antiche della città), Manoppello (Volto Santo di Manoppello), Ortona (Concattedrale Basilica di San Tommaso Apostolo con le spoglie del Santo discepolo di Gesù), Atri (Basilica di Santa Maria Assunta), Città Sant'Angelo (la chiesa di Sant'Antonio conserva una reliquia di Sant'Antonio da Padova), Giulianova (esperimento di città ideale rinascimentale), Sulmona, e soprattutto L'Aquila che possono vantare moltissimi monumenti, musei, castelli e chiese di importanza nazionale (tra le quali la celebre Basilica di Santa Maria di Collemaggio - con le spoglie di Papa Celestino V - gravemente danneggiata dal sisma del 2009); anche Pescara pur essendo una città moderna, vanta basiliche, santuari, chiese e musei importanti (Basilica della Madonna dei sette dolori, Madonna del Fuoco, Cattedrale di San Cetteo, e Museo casa natale Gabriele D'Annunzio).

Nelle zone interne montane sono presenti antichi borghi[118][119](Santo Stefano di Sessanio, Rocca Calascio, Scanno etc.), castelli (a Civitella del Tronto, Roccascalegna, Celano, Pacentro, Pettorano sul Gizio, Anversa degli Abruzzi, Avezzano, Balsorano, Villalago, Calascio, Valle Castellana, Monteodorisio, Carpineto Sinello, Crecchio, Civitaluparella, Ortona, Castiglione Messer Marino, Civitella Messer Raimondo, Vasto, Montazzoli, Palmoli, Casoli, Archi, Serramonacesca, Salle), eremi (Santa Croce al Morrone, San Giovanni, San Bartolomeo ecc.), santuari (basilica santuario del Volto Santo di Manoppello, di San Gabriele dell'Addolorata, uno dei più visitati in Italia, i ruderi del monastero di Santa Maria in Valle Rotana), conventi (convento del Ritiro della Santissima Annunziata del Poggio, convento della Madonna del Carmine, convento di San Francesco (Lanciano), convento Michetti, ex convento di San Donato), abbazie (San Clemente a Casauria, San Liberatore a Majella, San Giovanni in Venere, abbazia di Santa Maria in Montesanto, abbazia di Santa Lucia, abbazia di Santa Maria Arabona, badia Morronese), e chiese antiche (Santa Maria ad Cryptas a Fossa, San Tommaso di Caramanico ecc.)[120][121]. Il maggior numero di turisti proviene dal resto dell'Italia, dalla Francia e dalla Germania. In questo caso a fine anno 2011 la regione ha fatto registrare una buona crescita per questo particolare ramo del turismo[122] e per promuovere questo tipo di turismo la regione sta effettuando degli investimenti[123].

La varietà di paesaggi che la regione può offrire, sta facendo sorgere in tutta la regione strutture turistiche all'avanguardia dotate di ogni comfort per i turisti. Anche a fine anno 2011 la regione ha registrato un forte incremento turistico con un +6,5% sul fronte degli arrivi un +2,5% sul fronte delle presenze.[124]. Nel 2015 la regione ha visto un incremento delle presenze annue (2 milioni) dovute soprattutto alla buona annata della stagione estiva balneare[125][126].

Infrastrutture e trasporti

Lo stesso argomento in dettaglio: Trasporti in Abruzzo.

Complice la geologia del territorio, la regione è rimasta isolata per millenni; con lo sviluppo economico però la situazione è cambiata notevolmente con la costruzione delle tre autostrade principali della regione (autostrada A24, autostrada A25, e autostrada Adriatica) che la collegano con le altre regioni d'Italia; buona anche la rete stradale sia nelle zone interne montane con la SS 5 che collega Pescara, Chieti, Avezzano e la regione direttamente con Roma, che nelle zone costiere con la SS 16 che collega i maggiori capoluoghi della costa adriatica passando per le città costiere abruzzesi come Giulianova, Roseto degli Abruzzi, Montesilvano, Pescara, Francavilla al Mare, Ortona, Vasto; anche le ferrovie hanno avuto un discreto sviluppo sia nelle zone interne montane (ferrovia Roma-Sulmona-Pescara, a binario unico), che nelle zone costiere (ferrovia Adriatica); un buono sviluppo ha avuto anche il settore aereo con l'aeroporto d'Abruzzo che collega la regione alle principali città italiane ed europee e recentemente è stato ristrutturato, ampliato e modernizzato anche l'aeroporto dell'Aquila-Preturo che però non effettua traffico civile; infine anche il settore portuale costituito dai quattro porti principali della regione (porto di Ortona, porto di Pescara, porto di Vasto e porto di Giulianova) garantisce una buona gamma di servizi e comunicazioni soprattutto con i Balcani, la Croazia e l'Albania. Tuttavia solo il porto di Pescara e il porto di Ortona effettuano trasporto passeggeri tramite moderni aliscafi della SNAV.

Strade

A24: panoramica del tracciato in direzione est poco prima del tunnel del Gran Sasso

La rete autostradale è abbastanza sviluppata: l'Abruzzo è la terza regione italiana per sviluppo autostradale in rapporto alla superficie territoriale, con un valore pari a 32,7 km per km²[127]. La rete autostradale si estende per 352,3 km ponendo l'Abruzzo decima tra le regioni italiane e terza tra quelle del mezzogiorno dopo la Sicilia e la Campania.[128]

Sono tre le autostrade che servono la regione:

  • Autostrada A24 Roma - L'Aquila - Teramo, è stata costruita negli anni settanta e collega il Lazio e più precisamente Roma con l'Abruzzo fino a Teramo passando per L'Aquila; assolve un'importante funzione di collegamento della regione, sia sul versante tirrenico che adriatico, grazie alla presenza di svariati nodi di allaccio stradali ed autostradali. Numerose sono le infrastrutture di collegamento limitrofe, in quanto allo svincolo direzionale di Torano si dirama nell'A25 per Pescara, a Teramo sulla SS 80 per Giulianova, sulla SS 81 per Chieti e sulla A14 Bologna-Taranto, all'uscita Valle del Salto sulla Superstrada Rieti-Terni, all'uscita L'Aquila ovest sulla SS 80 per Teramo, mentre nei pressi di Tivoli l'allaccio dell'autostrada A1 consente la facilità dei collegamenti con Napoli e Milano.
  • Autostrada A25 Torano - Avezzano - Pescara permette il collegamento tra Roma e Pescara, in quanto dallo svincolo di Torano inizia il suo percorso dove si incrocia con la A24, scorre ai bordi della Conca del Fucino, supera l'Appennino Abruzzese giungendo alla Valle Peligna e termina all'uscita Pescara-Villanova per congiungersi con la A14.
  • Autostrada A14 -Bologna-Taranto L'autostrada A14 Adriatica comprende 743 km di percorso, compresi nelle città di Bologna e Taranto. Inaugurata nel 1965 è attualmente una delle principali infrastrutture turistiche, in quanto attraversa le località costiere dell'Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia. La tratta abruzzese comprende i caselli di Vasto sud (tecnicamente in territorio molisano) e Val Vibrata, che segnano i confini con il Molise e le Marche. Purtroppo la tratta abruzzese non sarà interessata all'allargamento delle carreggiate a tre corsie per senso di marcia più corsia di emergenza, opera prevista fino a comprendere gran parte della regione Marche con esclusione quindi delle regioni adriatiche meridionali. La regione Abruzzo beneficia, pressoché parallelamente alla A14, della strada statale 16 a quattro corsie per gran parte della lunghezza regionale. Per quanto concerne i collegamenti, la A14 incontra la SS 16 (che veniva obbligatoriamente percorsa prima della sua realizzazione), la SS 652 di Fondo Valle Sangro nei pressi di Torino di Sangro e la SS 80 a Giulianova.

Strade statali

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Strade dell'Abruzzo.

Anche la rete stradale è abbastanza sviluppata. Tra le principali strade statali troviamo[129]:

  • SS 5 Roma - Avezzano - Pescara (Strada Statale Tiburtina Valeria): collega la città di Roma con Pescara e la regione; il vasto percorso chilometrico della SS 5, trova in Abruzzo importanti punti di allaccio che riguardano il collegamento con la variante SS17 L'Aquila-Rocca di Mezzo-Avezzano direzione Pescara (SS5 bis), quello con la variante SS17-SS153 L'Aquila-Navelli-Bussi direzione Pescara ed il tradizionale percorso della SS5 che sostituiva le autostrade A24 e A25 e che quindi da Roma passa per Avezzano e termina a Pescara. Di conseguenza numerose sono le strade di collegamento tra cui la SS153, la SS81, la SS17, la SS16, la Superstrada Avezzano-Sora.
  • SS 16 Adriatica, Otranto - Padova: attraversa da nord a sud l'intera regione lungo la fascia costiera, dal confine con le Marche, interessando il comune di Martinsicuro, al confine con il Molise, interessando il comune di San Salvo. La SS 16 percorre longitudinalmente l'intero asse della A 14 incontrando altre importanti strade statali, come la SS 652, la SS 650 e la 80. Un'importante funzione di collegamento svolge anche la SS 150 Val Vomano, ex strada provinciale, che dal comune di Montorio, passa per Teramo e termina in quello di Roseto degli Abruzzi, per collegarsi con la SS 16 sulla costa. Infine, la SS 16 attraversando la zona industriale Frentana, toccata dalla SS 84 situata a Vasto, termina il percorso in tutta la costa abruzzese.
  • Strada statale 17 dell'Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica, Antrodoco - Foggia: la sua denominazione di "Strada dell'Appennino Abruzzese ed Appulo Sannitico", sta ad indicare il suo percorso, che da Antrodoco sino a Foggia attraversa le regioni del Lazio, Abruzzo, Molise e Puglia e che costituiva l'antico tratturo, che anticamente si percorreva per la pratica della pastorizia. La SS17 attraversa quindi tutta la dorsale appenninica abruzzese e si collega con importanti infrastrutture stradali, quali la A 24, la SS652, la SS83, la SS 261 e la SS158. Tra le altre vie di collegamento, si incrociano la A 25, la SS153 della Valle del Tirino e la SS 5 Tiburtina. Durante il tracciato, l'infrastruttura incontra importanti centri industriali, localizzati nella Valle Peligna e nell'aquilano, per poi essere contornata da un percorso prettamente montano, caratterizzato dalla presenza delle bellezze naturalistiche.
  • SS 80 del Gran Sasso d'Italia (dalla costa adriatica si addentra fino all'Aquila attraversando l'Appennino centrale al Passo delle Capannelle), nella parte centrale è denominata Strada Maestra del Parco: la SS80 denominata "Strada del Gran Sasso d'Italia", trae il proprio nome dal lungo percorso del Passo delle Capannelle che prima dell'apertura del traforo del Gran Sasso, costituiva strada obbligatoria per accedere dall'Aquila a Teramo. Con la realizzazione della galleria sulla A24 della lunghezza di ben 10 km è possibile oggi evitare la tortuosa strada montana che conduce dall'Aquila a Teramo e che costituisce solo un'alternativa legata a piacevoli viaggi turistici. In ogni modo la tratta considerata interamente è relativa al tracciato L'Aquila-Teramo-Giulianova. Riguardo ai collegamenti con le più importanti infrastrutture viarie, la SS80 trova i seguenti punti di allaccio: A24 uscita L'Aquila ovest, SS81 uscita A 24 Villa Vomano, A14 Località Mosciano S. Angelo, SS 16 Adriatica direzione Giulianova.
  • Strada statale 578 Salto Cicolana che collega Rieti e il Cicolano con la Marsica ed Avezzano: La SR 578 denominata “Salto Cicolana” è anche detta comunemente Rieti-Torano, in quanto collega il capoluogo sabino con il casello “Valle del Salto” dell'autostrada A 24 presso Torano, frazione del comune di Borgorose nella provincia di Rieti. L'infrastruttura in gran parte è oggi percorribile a scorrimento veloce di superstrada nella tratta Cittaducale - Borgorose, mentre il tratto abruzzese compreso nelle rispettive frazioni di Marano dei Marsi e Cappelle dei Marsi, si presenta come strada statale ad andamento piuttosto rettilineo. La SS 578 iinizia il suo percorso a Rieti e termina in Abruzzo alla frazione di Cappelle dei Marsi del comune di Scurcola Marsicana, presso la periferia nord-ovest di Avezzano ed in corrispondenza del bivio della SS 5 Tiburtina. Tra le infrastrutture di collegamento, oltre alle autostrade A 24 e A 25 situate nel raccordo di Torano, rientrano anche la linea FS Roma-Pescara, ed il Centro Smistamento Merci della Marsica, situato ad Avezzano nei pressi del casello autostradale della A 25.
  • Strada statale 652 di Fondo Valle Sangro, Fossacesia - Cerro al Volturno: la strada statale 652 detta "Fondovalle Sangro", costituisce insieme ad altre strade una delle principali vie di collegamento di tutto il territorio Sagro Aventino. Essa inizia il suo percorso, attraversando il Molise nella provincia di Isernia, lungo i comuni di Cerro al Volturno e Rionero Sannitico, il basso Abruzzo nella provincia dell'Aquila, dal comune di Castel di Sangro sino a quello di Ateleta e la costa abruzzese nella provincia di Chieti, dal comune di Bomba fino a quello di Fossacesia Marina. Dall'inquadramento territoriale risultano le seguenti strade di allaccio: la SS 158 della Valle del Volturno, la SS 17 Appulo Sannitica, la SS 83 Marsicana, la SS 84 Frentana e la SS 16 Adriatica.

Ferrovie

Lo stesso argomento in dettaglio: Rete ferroviaria dell'Abruzzo.

Per quanto riguarda il trasporto ferroviario, vi è in Abruzzo una forte disparità tra quello moderno sulla costa (anche se con numero e qualità delle corse e del servizio imparagonabili rispetto all'asse ferroviario "tirrenico" e non è prevista alcuna linea di TAV) e quello delle zone interne, molto carente in termini di modernità e qualità del servizio e in attesa da decenni di interventi di potenziamento e ammodernamento (vedi in particolare la linea Pescara-Avezzano-Roma). Per alcune tratte si è infatti arrivati alla situazione in cui i trasporti su gomma risultano molto più veloci di quelli su rotaia, i quali presentano a volte tempistiche analoghe, talvolta peggiori, a quelle di oltre un secolo addietro, e che incoraggiano lo spostamento in autobus a discapito dei treni. Complessivamente comunque la rete ferroviaria abruzzese è abbastanza sviluppata e si estende per 512 km.[130]

Linee ferroviarie esistenti
  • Ferrovia Adriatica (attraversa l'Italia intera da nord sud, costeggiando il Mar Adriatico): la tratta che interessa la Regione Abruzzo è compresa nei Comuni di Martinsicuro e San Salvo, che delimitano i confini con le Regioni Marche e Molise e cioè, nei 113 km intercorrenti tra le stazioni di Alba Adriatica-Nereto-Controguerra e Vasto-San Salvo. I nodi di scambio sono costituiti dalle rispettive linee FS Giulianova Teramo e Pescara-Roma.[131] Sono previsti da parte della regione anche lavori per migliorare la tratta come l'aumento della capacità e velocizzazione della linea, riduzione dei tempi di percorrenza, eliminando tratti a binario unico, l'aumento della qualità e affidabilità degli impianti (rinnovo della linea a trazione elettrica, sottostazioni elettriche e impianti di sicurezza), realizzazione delle varianti di tracciato in sostituzione dei tratti di linea costiera, soggetti a interruzioni e a onerosi interventi di manutenzione, a seguito delle mareggiate e miglioramento degli standard delle stazioni.[132]
Lo storico Treno della Valle presso la ferrovia Sangritana a Lanciano
  • Ferrovia Roma – Avezzano - Sulmona – Pescara: la linea FS Pescara-Avezzano-Roma costituisce, insieme alla linea FS adriatica Bologna-Bari l'altra linea fondamentale, in quanto attraversa la fascia appenninica, passando per le province di Pescara, Chieti e L'Aquila e termina il percorso alla stazione di Roma Tiburtina. La tratta ferroviaria che interessa la Regione Abruzzo, ricade nei 170 km., che vanno dalla provincia di Pescara ai comuni di Carsoli, Oricola e Pereto. L'infrastruttura in esame, trova i seguenti nodi di scambio: Sulmona Isernia, Sulmona-Terni, Avezzano-Roccasecca, Bologna-Bari.[133] Anche per questa importantissima tratta ferroviaria sono previsti lavori di ammodernamento come la velocizzazione della linea, sia mediante il raddoppio di binario, a cominciare dalle tratte Pescara-Sulmona e Castel Madama-Avezzano, Roma-Pescara. Al fine di svolgere la funzione di “ponte” tra i Corridoi 5, 1 e 8, la Regione Abruzzo intende perseguire lo sviluppo dei collegamenti trasversali tra l'Adriatico e il Tirreno con interventi prioritari per la velocizzazione ed il potenziamento della linea ferroviaria Roma-Pescara, attraverso la valorizzazione dell'opportunità d'interscambio del Nodo di Lunghezza ed il miglioramento dell'infrastruttura ferroviaria regionale nei tratti a più intensa utilizzazione, costituiti dai terminali est (Popoli-Pescara) e ovest (Avezzano-Lunghezza) ed infine lo smaltimento del traffico pesante tramite realizzazione di un sovrappasso alla linea ferroviaria in direzione Pescara, per la presenza delle aziende localizzate nella zona artigianale di Sambuceto.[134][135].
  • Sulmona – Carpinone: l'infrastruttura in esame rappresenta la continuazione verso sud della Terni-Sulmona, quale parte intermedia della trasversale Pescara-Napoli. Dopo quella del Brennero è la ferrovia più alta d'Italia, il cui tracciato tortuoso, caratterizzato da forti pendenze, passa per la stazione di Rivisondoli-Pescocostanzo e si incunea nel Parco Nazionale d'Abruzzo e in quello della Maiella. La linea trova i nodi di scambio delle linee FS Roma-Pescara e Sulmona – L'Aquila – Rieti – Terni. Giunta a Carpinone, si biforca ad ovest verso Caserta e ad est verso Benevento.[136] Per questa linea ferroviaria è in progetto il prolungamento della linea FS Terni-Rieti-L'Aquila-Sulmona fino a Isernia, uniformandola con la linea FS Sulmona-Castel di Sangro-Carpinone-Isernia, creando un'unica linea sulla stessa ferrovia.[137]
  • Sulmona – Terni: la tratta in esame collega le Regioni Umbria, Lazio e Abruzzo, proseguendo poi in Molise con la linea Sulmona-Carpinone. Essa pertanto attraversa internamente l'Abruzzo, trovando i nodi di scambio Pescara-Roma e Avezzano-Roccasecca, nelle rispettive province dell'Aquila, di Terni e di Rieti. Interessa un tipo di traffico regionale, in quanto, attraversando la perpendicolare tirrenica collega Abruzzo, Umbria, Lazio e Molise. La tratta che interessa la Regione Abruzzo è compresa nei Comuni di Sulmona e Tornimparte e più precisamente nei 75 km intercorrenti dalle stazioni di Sulmona e Sella di Corno.[138].
  • Ferrovia Avezzano – Roccasecca: inizia il suo tracciato nel Comune di Avezzano, attraversa il territorio della Marsica, passa per la Valle Roveto e accede nella regione Lazio, nel comune di Sora, terminando nel comune di Roccasecca che segna la fine del Lazio e l'ingresso nella regione Campania in direzione Cassino. La sola linea di scambio che incontra è la linea FS Pescara - Roma alla stazione di Avezzano.[139]
la stazione di Bellante nella tratta ferroviaria Giulianova-Teramo
  • Giulianova – Teramo (un ramo che dalla linea ferroviaria adriatica si inoltra verso l'interno fino a Teramo): costituisce la rete complementare a quella adriatica, assolvendo una funzione di collegamento tra il capoluogo e la costa. L'unico nodo di scambio ferroviario è caratterizzato dalla linea FS adriatica Bologna – Bari, tratta abruzzese ferrovia Martinsicuro –Vasto–S. Salvo. Con i suoi 24 km di percorrenza l'infrastruttura costituisce un'adduzione alla SS80, lungo il percorso della localizzazione dei distretti industriali del teramano, per poi congiungersi alla SS 16 che accede al porto di Giulianova.[140] Anche in questa tratta ferroviaria sono previsti lavori come il prolungamento della ferrovia fino al centro della città tramite interramento, previo recupero delle aree di parcheggio della stazione.[141]
  • Sangritana (Lanciano - Castel di Sangro): assolve un'importante funzione di transizione tra il Tirreno e l'Adriatico, in quanto, nella stazione di Pescara incontra i rispettivi punti di allaccio delle linee FS Bologna – Bari e Pescara - Roma, mentre in quella di Sulmona, le linee FS L'Aquila – Terni e Sulmona – Carpinone. Tale posizione di transizione, attribuiva all'infrastruttura un importante ruolo strategico militare nel secondo conflitto mondiale, fase in cui i bombardamenti delle forze aeree armate tedesche, segnarono la momentanea sospensione della linea oggetto di lavori di rifacimento. Come le altre ferrovie regionali dirette all'Aquila, a Sulmona e a Roccasecca, attraversa un tracciato montano prettamente tortuoso caratterizzato da forti pendenze, anche se dal punto di vista della localizzazione delle infrastrutture produttive è da segnalare il passaggio della ferrovia nella zona industriale della Valle del Sangro.[142] Sono previsti inoltre altri lavori come l'ammodernamento della linea per i collegamenti con i bacini industriali della bassa e media Valle Sangro, della Valle dell'Aventino e della Zona Frentana (Zona industriale S. Salvo – Vasto – Atessa – Ortona).[143]
Linee ferroviarie soppresse
Linee ferroviarie in progetto
  • Linea L'Aquila-Tagliacozzo-Roma (approvata nel 2009)

Porti

In Abruzzo sono presenti 4 principali porti; che nell'anno 2009 secondo l'Istat hanno movimentato 757 migliaia di tonnellate di merci[144], mentre per i passeggeri il dato aggiornato al 2010 dava 23.541 passeggeri imbarcati e sbarcati totali (esclusi i porti di Vasto e Giulianova)[145][146].

Il porto turistico di Pescara e sullo sfondo il Gran Sasso d'Italia
  • Porto di Pescara: negli anni sessanta subì una grande restaurazione; oggi è il terzo porto turistico in Italia per numero di posti barca dopo Savona e Napoli[147], per il resto è un porto fluviale, con attracchi diretti e paralleli agli argini dell'alveo, a vocazione per lo più ittica. Offre una vasta gamma di servizi e ha un florido mercato della pesca e dell'acquacoltura ed effettua anche servizio passeggeri verso la Croazia tramite moderni aliscafi della SNAV. Da alcuni anni si fregia della Bandiera Blu dell'Unione europea per la qualità dei servizi offerti. Il porto è gestito dalla Direzione Marittima di Pescara.[148]
  • Porto di Ortona: Di gran lunga il maggiore porto abruzzese, è dimensionalmente ampio e con fondale in grado di supportare navi di apprezzabile stazza e pescaggio (al momento può supportare petroliere ma anche Panamax purché con limitato carico e relativo limitato pescaggio), il bacino portuale ortonese riveste una posizione strategica per i traffici marittimi delle merci, la cui produzione è stimata intorno alle 800.000-1.300.000 tonnellate/anno. Dista in un raggio compreso tra i 20 e 250 km dai principali centri (Roma, Pescara, Bari ed Ancona). Pur essendo una struttura prevalentemente commerciale, il porto di Ortona svolge anche funzioni turistiche che rientrano nella competenza gestionale del Marina di Ortona. Il porto è attualmente gestito dalla Capitaneria di Porto di Ortona, da un Ufficio Circondariale Marittimo ed un Ufficio di Dogana.[149]
File:Veduta notturna del Golfo di Vasto.jpg
Marina di Vasto Notturna
  • Porto di Vasto: è situato in località Punta Penna del comune di Vasto a circa 8 km dalla città, ed è un porto di tipo commerciale; il suo movimento merci si attesta sulle 500.000 tonnellate/anno di rinfuse allo sbarco, e a poche decine di migliaia di tonnellate all'imbarco. Il porto è gestito dalla Capitaneria di Porto di Ortona, degli Uffici Circondariali Marittimi di Vasto e Giulianova e della Direzione Marittima di Pescara.[150]
  • Porto di Giulianova : è di tipo peschereccio; il movimento merci che si verifica nel porto è limitato esclusivamente al pescato giornaliero, costituito da pesce bianco, pesce azzurro e molluschi. Dispone di una serie di servizi e la sua gestione è fornita dal (Ente Porto Giulianova), un Ente autonomo, con un proprio consiglio d'amministrazione ideato sotto forma di Consorzio tra enti, quali Regione, Provincia, Comune, Camera di Commercio e Nucleo industriale.[151]

Altri porti di tipo turistico minori si trovano a Francavilla al Mare, San Vito Chietino, Fossacesia, e Roseto degli Abruzzi.[152]

Aeroporti

In Abruzzo sono attivi due aeroporti civili:

Aeroporto Internazionale d'Abruzzo
  • Aeroporto di Pescara (Aeroporto internazionale d'Abruzzo): è l'unico aeroporto internazionale della regione. Aperto al traffico civile dal 1996, ha superato i 600.000 passeggeri annui[153], grazie soprattutto alle compagnie aeree low-cost. Di recente l'aerostazione dell'aeroporto è stata ampliata. Oggi l'aeroporto collega la regione con molte destinazioni italiane ed europee.[154]
  • Aeroporto dell'Aquila-Preturo (Aeroporto dei Parchi): Situato nella vicina frazione di Preturo è stato ristrutturato e modernizzato per accogliere i voli presidenziali del G8 dell'Aquila che al momento non effettua servizio passeggeri.

Autolinee regionali

Per quanto riguarda i trasporti pubblici stradali, la regione era servita interamente dalle linee di autobus regionali dell'Arpa (Autolinee regionali pubbliche abruzzesi) che la collegavanoo anche con Roma e altre importanti città italiane come Ascoli, Napoli, Salerno, Sora.[155] Nella provincia di Pescara inoltre opera un'altra azienda pubblica regionale di trasporti la Gestione Trasporti Metropolitani, mentre nella provincia dell'Aquila i trasporti pubblici stradali sono di competenza dell'Azienda per la Mobilità Aquilana, a Chieti delle società La Panoramica per l'urbano e Satam per l'extraurbano, infine nella Marsica ad Avezzano sono attivi i mezzi pubblici della Società Cooperativa Autoservizi Avezzano. Dal 2015 Arpa, Sangritana e GTM sono fuse ed è nata la Società Unica Abruzzese di Trasporto (TUA), che ora gestisce quasi interamente il trasporto pubblico abruzzese.

Cultura

Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura in Abruzzo.

Istruzione

Università

Università degli Studi dell'Aquila: il complesso della Facoltà di Ingegneria a Monteluco di Roio
Università di Chieti-Pescara: veduta della Facoltà di Lettere nel campus di Chieti

La regione presenta un alto tasso di iscritti alle università tra le regioni italiane superata solo da Lazio, Umbria e Emilia-Romagna con un 60,6% di iscritti[92]; in Abruzzo sono presenti diverse università sia statali che private. Tra le università statali la più importante è l'Università degli Studi "Gabriele D'Annunzio" che conta oltre 36.000 iscritti ed ha sede nelle città di Chieti e Pescara. Sedi dislocate dell'Università Gabriele D'Annunzio sono presenti anche a Lanciano, Torrevecchia Teatina e Torre de' Passeri. Anche l’Università degli Studi dell'Aquila (la più antica in Abruzzo) ha un grande bacino d'utenza con oltre 24.000 iscritti, anche provenienti da altre città italiane con sede nel capoluogo abruzzese; sedi dislocate si trovano a Teramo, Avezzano e Sulmona. Nel 1993 l’Università degli Studi di Teramo si è scorporata dall'Università Gabriele D'Annunzio e conta oltre 8.000 iscritti con sede a Teramo; sedi dislocate dell'Università degli Studi di Teramo sono ubicate ad Avezzano, Atri, Giulianova e Mosciano.

Tra le università private, l'Università telematica Leonardo da Vinci situata a Torrevecchia Teatina (in provincia di Chieti), l'Università telematica delle scienze umane UniSu che si trova a Pescara, l'Università Adriatica che si trova a Teramo, la sede di Avezzano dell'Università telematica "Pegaso" e infine la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici Gregorio VII e l'Università Europea del Design, situate sempre a Pescara.

Nel 2013 l'Abruzzo si colloca all'ottavo posto in Italia con la percentuale del 23,6% di 30-trentaquattrenni che hanno conseguito un titolo di studio universitario[156]

Ricerca scientifica e tecnologica

La sede dell'ICRA

Nella regione sono presenti anche importanti centri di ricerca e formazione in vari campi della scienza quali: l'International Center for Relativistic Astrophysics in Pescara; il consorzio Mario Negri Sud in Santa Maria Imbaro (CH); il Centro Scienze dell'Invecchiamento (riconosciuto dall'O.N.U. come "Special Consultant for Economic and Social Council"), l'Istituto di Tecnologie Avanzate Biomediche (partner di "Human connectome project" - U.S.A. National Institutes of Health e dell'Università di Parma) e il Centro di Ricerca Clinica in Chieti[senza fonte]; i famosi Laboratori Nazionali del Gran Sasso (i più grandi laboratori sotterranei del mondo), situati sotto la cima del massiccio del Gran Sasso, in prossimità del traforo del Gran Sasso dell'Autostrada A24 Teramo-L'Aquila-Roma, che attraversa la montagna. Oltre ai laboratori sotterranei, la struttura dispone anche di laboratori esterni, che si trovano all'Aquila in località Assergi, vicino all'omonimo casello autostradale.

Altre strutture di formazione universitaria e ricerca

Interno della sede dell'Accademia
  • Conservatorio Alfredo Casella dell'Aquila;
  • Conservatorio Luisa D'Annunzio di Pescara;
  • Accademia di belle arti dell'Aquila;
  • Accademia internazionale per le arti e le scienze dell'Immagine - L'Aquila: scuola di alta formazione nel settore del cinema e degli audiovisivi, di cui si parla nella sezione sulle attività cinematografiche;
  • Centro Studi "Karl Heinrich Ulrichs: centro di studi sociali per l'omosessualità legato alla figura di Karl Heinrich Ulrichs, l'importante pensatore che ha vissuto ed è sepolto all'Aquila;
  • Pontificio Seminario Regionale S.Pio X in Chieti;
  • Istituto per le Tecnologie della Costruzione: istituto dedicato alla prevenzione sismica ed al rischio di vulnerabilità degli edifici che fa capo al Consiglio Nazionale delle Ricerche;
  • Consorzio Parco Scientifico e Tecnologico d'Abruzzo - L'Aquila;
  • Osservatorio astronomico d'Abruzzo - Teramo.

Musei

Lo stesso argomento in dettaglio: Musei dell'Abruzzo.
Museo nazionale d'Abruzzo (L'Aquila)

In Abruzzo sono presenti diversi musei dislocati in varie città della regione; tra i più importanti troviamo:

Altri musei importanti sono presenti in altre città come Sulmona ed Avezzano.

Biblioteche

Lo stesso argomento in dettaglio: Biblioteche dell'Abruzzo.
Palazzo della Prefettura a Pescara, con la Biblioteca "Gabriele d'Annunzio"

Le principali sono:

  • Biblioteca provinciale Salvatore Tommasi (L'Aquila)
  • Biblioteca diocesana "Carlo Confalonieri" (L'Aquila)
  • Archivio di Stato dell'Aquila - sede provvisoria a Bazzano
  • Biblioteca provinciale "Gabriele d'Annunzio" (Pescara)
  • Biblioteca "Vittoria Colonna" (Pescara)
  • Biblioteca "Angelo Camillo De Meis" (Chieti)
  • Biblioteca dell'Università degli Studi "Ettore Paratore" (Chieti)
  • Biblioteca comunale Publio Ovidio Nasone (Sulmona)
  • Biblioteca provinciale Melchiorre Dèlfico (Teramo)
  • Archivio di Stato di Teramo
  • Biblioteca civica "Raffaele Mattioli" (Vasto)
  • Biblioteca civica "Raffaele Liberatore" (Lanciano)
  • Biblioteca musicale dell'Istituto Nazionale Tostiano (Ortona)
  • Biblioteca "Vincenzo Bindi" (Giulianova)

Arte

Storia dell'arte

Lo stesso argomento in dettaglio: Arte in Abruzzo.
Epoca romana
Lo stesso argomento in dettaglio: Arte italica.
Il guerriero di Capestrano

L'arte abruzzese, nelle primarie forme, è rintracciabile nel periodo della conquista di Roma dopo la guerra sociale dell'88 a.C.. Fino al III secolo a.C. gli unici elementi di valore artistico erano i templi sacri dedicati ai vari dei nelle diverse tribù dei popoli Sanniti. Esempi sono il tempio nel bosco sacro di Lucus Angitiae in Luco dei Marsi, dedicato alla dea dei Marsi[157], il tempio italico di Castel di Ieri e infine il santuario italico di Schiavi d'Abruzzo, i quali erano provvisti di un podio, un pronao, e successivamente con la dominazione romana, provvisti di decorazioni a mosaico, come nel caso del santuario di Ercole Curino a Sulmona. Un esempio molto raro di scultura abruzzese risalente al VI secolo a.C., nel periodo dei Vestini, è la statua del Guerriero di Capestrano, ritrovata nel 1934, che mostra come già all'epoca vi fosse una particolare attenzione per la volumetria del corpo e l'attenzione per prospettiva, la plasticità e la ricerca del particolare, dato che la statua fu costruita in tutte le sue peculiarità per l'onore funebre di un personaggio nobile, come il sovrano Nevio Pompuledio, a cui è dedicata.

Il "Mosaico del Leone" a Teramo
Anfiteatro romano di Amiternum

L'architettura romana nell'Abruzzo prese lo stesso tipico sviluppo delle altre città italiche conquistate, con l'erezione monumentale di anfiteatri, teatri, basiliche e terme. Siti dove tali interventi di urbanistica sono molto chiari, corrispondono ad Amiternum (L'Aquila), dove spicca l'anfiteatro con pianta simile al Colosseo, e la base di ville romane, insieme alle terme di Forcona, sempre nei pressi della città; poi Teramo, dove nella città si conservano l'anfiteatro romano, il teatro romano e una domus con il cosiddetto "Mosaico del Loene", che raffigura l'animale in posizione di attacco in primo piano, considerato uno degli affreschi più rappresentativi del periodo romano abruzzese del I secolo a.C. Altro esempio di mosaico abbastanza ben conservato dell'arte abruzzese in mosaico è nelle terme di Vasto, presso cui si conserva il mosaico del Nettuno.

Dal punto di vista dell'architettura urbana, gran parte delle città romane abruzzesi erano dotate di un foro, di un macellum, di un'area dedicata al corso urbano, una basilica, la terme romane, le porte di accesso, e così via. I due massimi esempi meglio conservati sono le città di Alba Fucens (Massa d'Albe) e Juvanum di Montenerodomo, dove sono ancora riconoscibili le piante degli edifici, le delimitazioni dei confini, il macellum ancora conservato di Alba, la "via dei Pilastri" nella stessa città, dove si conservano delle colonne e l'anfiteatro romano con la porta d'ingresso. Sopra un colle sorgeva il tempio di Apollo, che in epoca medievale fu riutilizzato, come da prassi, per la costruzione della chiesa di San Pietro in Albe, pur conservando parte della struttura e del colonnato all'interno. In altri casi invece, come Peltuinum, le antiche costruzione vennero depredate dagli stessi abitanti e riutilizzate per la costruzione della città di Prata d'Ansidonia, benché il sito fosse costantemente frequentato, fino al XIX secolo, dai pastori transumanti, in quanto Peltuino è attraversata dal tratturo L'Aquila-Foggia.

Si è detto che dall'VIII secolo in poi circa, le antiche città romane furono abbandonate in parte, e il loro materiale usato per la costruzione di nuovi edifici. Ciò era la prassi che andò sviluppandosi in tutte le città italiane; e in Abruzzo esempi dove sono ancora rintracciabili resti romani sono la chiesa di San Paolo di Peltuinum innanzitutto, dove sono visibili colonne romane. Per quanto concerne il riutilizzo dei templi romani in chiese cristiane, il fenomeno si verificò anche ad Alba Fucens, come detto, per la chiesa di San Pietro, poi a Chieti nella chiesa di San Paolo, costruita sul tempio maggiore dell'area sacra dei Templi Giulio-Claudi, e nella stessa città la chiesa del Tricalle, costruita sopra il tempio di Diana. A L'Aquila la chiesa di San Michele di San Vittorino fu costruita nel IX secolo su delle catacombe proto-cristiane, mentre a Juvanum molti edifici furono riutilizzati per la costruzione dell'abbazia di Santa Maria in Palazzo (di cui oggi rimane poco), così come la grande pianta della chiesa di Santa Maria dello Spineto, eretta sul tempio maggiore di Trebula (Quadri). Sul tempio di Venere a Fossacesia fu costruito in primitivo romitorio, poi trasformatosi nell'XI secolo nell'Abbazia di San Giovanni in Venere[158]. A Lanciano la vecchia cisterna del II secolo a.C. fu usata per l'erezione del convento di San Legonziano, oggi il Santuario del Miracolo Eucaristico, mentre verso il fosso Bagnaro, più avanti, il Ponte di Diocleziano del III secolo venne riutilizzato nel 1000 circa per l'edificazione della primitiva Cattedrale della Madonna del Ponte. Sempre nella città i principali templi di Apollo, Giunone e Minerva furono riutilizzati per la costruzione delle chiese di Santa Maria Maggiore, Santa Lucia e San Biagio. In quest'ultima la cripta è ancora ben conservata, fusa con l'altare dell'antico tempio.
Dal punto di vista dell'architettura civile romana e monumentale, ugualmente gli edifici pubblici, come i teatri soprattutto, furono riutilizzati per la costruzione di case civili, come le situazioni del teatro romano di Chieti, e quello di Teramo. Le terme di Vasto saranno occupate dai Longobardi, e successivamente coperte dall'oratorio del convento di Sant'Antonio di Padova.
Caso rarissimo è stato il ritrovamento del presunto sepolcro di Perseo di Macedonia presso Magliano de' Marsi, risalente al II secolo a.C..

Il Medioevo
L'Abbazia di San Liberatore a Majella presso Serramonacesca
Lo stesso argomento in dettaglio: Architettura romanica in Italia e L'Aquila § Arte.
Romanico abruzzese (VIII - XI secolo)

Architetture vere e proprie abruzzesi del periodo medievale si hanno intorno all'VIII secolo, e sono principalmente abbazie ed eremi rupestri. In Abruzzo vengono fondate in questo secolo cinque grandi abbazie cistercensi: l'abbazia di Santa Maria di Casanova a Villa Celiera, l'abbazia di San Giovanni in Venere a Fossacesia, l'abbazia di Santa Maria della Vittoria a Scurcola Marsicana, l'abbazia di Santa Maria Arabona a Manoppello e l'abbazia dei Santi Vito e Salvo a San Salvo. Tre di queste cadranno in rovina nel XVIII secolo, scomparendo quasi completamente. Le abbazie comportavano l'edificio di culto principale, un chiostro, un refettorio, una cripta segreta, il convento annesso e casa per i pellegrini, e l'orto botanico.

L'Aquila, allora ancora Amiternum e Forcona (le due città romane), vide la nascita della prima Cattedrale dedicata a San Massimo d'Aveia, presso l'attuale frazione di Civita di Bagno. Esempio unico di chiesa con torre fortificata a mo' di campanile. Una seconda chiesa fortificata verrà eretta nel IX secolo a Sant'Eusanio Forconese, dedicata proprio al santo patrono della città. La chiesa infatti possiede robusti contrafforti. Nel circondario (Bazzano, Bominaco, Paganica, Acciano e Preturo) sorgono piccoli eremi rupestri, alcuni dei quali vere e proprie grotte dedicati ai santi martiri del posto. Un esempio è la chiesa di Santa Giusta fuori le mura di Bazzano, che nella cripta contiene la grotta dove nel III secolo fu martirizzata la santa.

Campanile gotico di Santa Maria Maggiore (Lanciano)

L'eremitaggio in Abruzzo nasce proprio nell'VIII secolo quando un gruppo di viaggiatori siriani, osservando la regola della Bibbia e di San Gerolamo, iniziarono ad abitare piccole grotte montuose nel Gran Sasso e in particolare nella Majella orientale (tra Fara San Martino, Sulmona e Serramonacesca). L'ideale era l'isolamento e il digiuno per poter stare più a stretto contatto con Dio. Tale pratica verrà poi ripresa nel XIII secolo da Pietro da Morrone.

A Lanciano nell'VIII secolo era già in funzione un antico convento dedicato a San Legonziano, dove avverrà il famoso Miracolo Eucaristico. Unico esempio in zona di edificio costruito su fondamenta di una cisterna romana che collega al ponte di Diocleziano del III secolo. Il convento verrà poi ristrutturato e rimaneggiato nel XIII secolo. Sopravvive l'antica cappella dove avvenne il miracolo. Nella vicina Ortona sorge la Basilica di San Marco del IX secolo, fondata dai Longobardi. Presso Serramonacesca, un valido esempio di romanico abruzzese sarà l'abbazia di San Liberatore a Majella, costruita con pietra bianca della Maiella.

Nella Marsica si hanno esempi di romanico con la chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta a Rosciolo dei Marsi (capitelli con figure zoomorfe), e con quella di San Pietro in Alba Fucens, addirittura costruita sopra i resti del tempio di Apollo, con l'iconostasi in stile cosmatesco.

Per quanto concerne l'arte della fortificazione, nell'XI secolo si hanno le prime fortificazioni dei Normanni. Alcuni esempi sono le Torri Montanare di Lanciano, la Torre del castello ducale di Casoli, il castello di Bominaco, il castello di San Pio delle Camere, la torre del castello aragonese di Anversa degli Abruzzi e le torri di avvistamento nel circondario aquilano di Acciano, Tione degli Abruzzi e Roccapreturo.

Si tratta di costruzioni molto spartane e severe, prive di decorazioni artistiche, come merlature o beccatelli, aggiunte nei secoli successivi.

Gotico abruzzese (XII - XIII secolo)

Il gotico abruzzese si manifesta nel suo massimo splendore a Sulmona. Esempi di pregio sono la Cattedrale di San Panfilo (il portale e la cripta), il Complesso della Santissima Annunziata (il suo campanile) e il Palazzo Arcivescovile a fianco. Altre chiese di pregio sono Santa Maria della Tomba e Santa Chiara. A Lanciano si ha una forma di gotico borgognone del XIII secolo, il cui massimo esempio è la Santa Maria Maggiore, con facciata realizzata da Francesco Petrini. Il portale è molto ricco di figure allegoriche quali mostri, creature antropomorfe, leoni a riposo, grifoni, e soprattutto figure di scene religiose incastonate nella lunetta, ossia la Crocifissione. A Lanciano un altro esempio di gotico è la chiesa di Sant'Agostino, sempre realizzata nella forma gotica della facciata dal Petrini.

Nella zona pescarese due città risentirono particolarmente del gotico: Caramanico Terme e Popoli. Nella prima l'esempio maggiore è la chiesa di San Tommaso Becket del XIII secolo, con faccia tripartita in tre portali, la cui lunetta del centrale possiede un bassorilievo di Cristo con gli Apostoli; Popoli invece possiede una Taverna Ducale (dove si pagavano le imposte), ricca di bassorilievi riguardanti le varie famiglie che possedettero il feudo, nonché la chiesa parrocchiale di San Francesco d'Assisi. Questa possiede un rosone che nelle angolature si amplia in quattro semicerchi, ed ha sopra le angolature della cornice della facciata delle statue, tra le quali spicca San Giorgio a cavallo.

Cattedrale di Guardiagrele

Nell'entroterra chietino montuoso, la città maggiore che ha risentito dell'influsso gotico è Guardiagrele. L'esempio maggiore è la Cattedrale di Santa Maria Maggiore in pietra della Majella, del XIII secolo. Ha una facciata tipicamente abruzzese, con portale a sesto acuto, una finestra a sesto acuto con decorazioni floreali sull'archivolto, e piccolo rosoncino; la facciata è nota perché è collegata direttamente al campanile, creando un tutt'uno. Su un lato possiede un affresco del XIII secolo raffigurante San Cristoforo. Gotiche sono anche le facciate delle altre chiese di San Nicola e San Francesco (San Nicola Greco), nonché la porta di accesso di San Giovanni Battista.

Con l'eremitaggio di Pietro da Morrone (Celestino V), riprese la fondazione di eremi sulla montagna, questa volta arricchiti da elementi architettonici più duraturi, come la costruzione di veri e propri conventi sulla roccia, spesso affrescati nelle epoche successive. Esempi sono l'eremo di Sant'Onofrio al Morrone, l'eremo di Santo Spirito a Majella, l'eremo di Sant'Onofrio (Serramonacesca), l'eremo di San Giovanni all'Orfento, l'eremo della Madonna dell'Altare, l'eremo di San Germano, il santuario della Madonna d'Appari (già fondato nell'XI secolo). L'eremitaggio diventò così famoso che sempre nel XIII secolo vennero fondate vere e proprie abbazie gestito dall'ordine dei Celestini, ossia l'abbazia di Santo Spirito al Morrone di Sulmona, l'abbazia di San Martino in Valle a Fara San Martino, e l'ex monastero di Santo Spirito a Lanciano.

I primi esempi di arte gotica si ebbero anche a L'Aquila, fondata nel 1254, nella fontana delle 99 cannelle e nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Gotiche furono anche le chiede del Duomo di San Massimo, della Basilica di San Bernardino, di San Domenico, San Pietro a Coppito e Santa Maria di Paganica; purtroppo però di queste chiese restano solo i portali duecenteschi, visti i rifacimenti successivi ai vari terremoti.

Il Quattrocento
Il Castello Piccolomini di Celano

In Abruzzo la stagione tardogotica fu influenzata dalle zone marchigiane o senesi, con alcuni (ma pochi) accenti veneziani. A L'Aquila e nel suo territorio verso il 1420 o poco prima arrivò la figura di Gentile da Fabriano, chiamata per realizzare un affresco in San Flaviano: il pittore marchigiano influenzò fortemente la scuola locale, in particolare il Maestro del Trittico di Beffi[senza fonte], forse il principale esponente abruzzese[159]. Nella zona peligna-marsicana, invece, spiccò Giovanni da Sulmona, pittore e scultore, che operò pure nella Marsica[160]. Nella provincia di Teramo ci furono due artisti importanti: Jacobello del Fiore (di origine veneziana) e Antonio Martini di Atri. Sempre in provincia di Teramo, corrispondente all'antico Stato di Atri, nacque ed operò Antonio Martini di Atri che, formatosi a Siena e in area emiliana, è documentato un po' in tutto l'Abruzzo.

La "città ideale" di Giulia

Architettonicamente, fu Giulianova, nel 1472, a venir fondata (fu la terza ed ultima fondazione della sua storia) secondo i più avanzati ed aggiornati studi dell'epoca, sui recenti insegnamenti di Leon Battista Alberti e di Francesco di Giorgio Martini, in particolare riguardo alla cinta muraria della roccaforte acquaviviana ("bassa e tozza", come dal XV secolo in poi la tradizione dell'architettura militare vorrà) e sull'esempio urbanistico della celebre città ideale di Pienza, di tredici anni precedente. Si è pensato, come progettisti, a grandi nomi, quali Baccio Pontelli e lo stesso Martini, successivamente smentiti, ma gli studi su questo inedito esperimento rinascimentale abruzzese sono ancora in corso.[161]

L'oreficeria tardogotica ha il suo centro a Sulmona, dove nasce una vera e propria scuola i cui artisti operano anche fuori regione (come testimoniano le loro opere a Montecassino, a Venafro, in Puglia e in alcune zone dell'Italia centrale)[162].

Rinascimento e barocco
Il Duomo dell'Aquila: tipico esempio di stile neoclassico all'esterno, e tardo barocco all'interno

Il territorio abruzzese conserva molte testimonianze di epoca barocca; tra Seicento e Settecento non c'è centro abitato, sia esso una città o un piccolo paese montano, che non accolga le nuove tipologie e forme edilizie e non rifletta il nuovo gusto decorativo, dando vita ad una produzione non sempre di qualità, ma pure ricca di interesse dal momento che è in aperto dialogo con le tendenze e le ricerche elaborate nei centri maggiori del Barocco, divenendo punto di incontro e di confronto con le esperienze maturate al di fuori dei confini regionali.

Molti sono gli edifici religiosi o privati che nascono ex novo, ma ancor di più sono gli esempi di "ammodernamenti" o riedificazioni che si susseguono lungo tutto il periodo barocco. Nel caso di chiese costruite ex novo prevale l'utilizzo ancora per tutto il Settecento di uno schema di origine tardo cinquecentesca che prevede la scansione dello spazio in tre navate, transetto e cupola, come troviamo nella parrocchia di S. Maria della Pace a Capestrano. Non mancano le varianti sul tema, come nella chiesa della Madonna dei Sette Dolori di Pescara, nella quale si semplifica la pianta rinunciando alla cupola e al transetto e mantenendo la scansione longitudinale in tre navate.

Interno della Basilica di Santa Maria del Colle a Pescocostanzo

Diffuso è lo schema gesuitico, che sul modello della chiesa del Gesù di Roma prevede, oltre al transetto e alla cupola, un'ampia navata fiancheggiata da una serie di cappelle, mentre meno fortuna ha l'aula unica absidata per la quale citiamo solo la chiesa del Beato Andrea a Montereale. L'adozione della pianta centrica induce gli architetti a soluzioni originali che danno vita a complessi molto interessanti, come l'oratorio della Concezione a Paganica, S. Agostino all'Aquila, la chiesa del Carmine a Vasto. Nel panorama artistico dell'epoca non mancano le cosiddette eccezioni tipologiche, chiese che non è possibile far rientrare in un preciso schema e forse anche per questo ancora più degne di attenzione; accanto ad esse citiamo S. Chiara di Città Sant'Angelo, unico e felice esempio di utilizzo di una pianta triangolare nella nostra regione.

Lì dove il linguaggio barocco è intervenuto su edifici preesistenti ha dato vita a molteplici soluzioni e varianti; sia nel caso di edifici ad aula unica, come le tante chiese mendicanti, che a pianta basilicale a tre navate, la nitida spazialità medievale viene articolata in cellule campate, cappelle, nicchie per altari, volte a botte o a vela e, sul perimetro dell'ultima campata, è spesso introdotta la cupola; facendo fronte anche a molteplici problemi strutturali, una numerosa schiera di architetti e stuccatori riusciranno infine a ridefinire, rimodellare e reinventare lo spazio secondo le nuove e "moderne" esigenze estetiche. La cultura architettonica abruzzese del Settecento si rivela frutto di molteplici influenze e flussi artistici i cui centri propulsori sono essenzialmente Napoli, Roma e l'area lombarda. Si può sommariamente sottolineare come la componente romana sia più attestata nell'area aquilano-sulmonese, quella napoletana si irradi soprattutto all'area degli altopiani, tra Pescocostanzo e Scanno e quella lombarda si concentri sull'area costiera da Penne a Vasto.

Ma nel panorama generale non sono da sottovalutare altre esperienze artistiche che danno testimonianza di un quadro molto più complesso di quello appena accennato e delineano un continuo e dinamico movimento di maestranze forestiere da una zona all'altra d'Abruzzo, difficile da ricondurre entro rigidi schemi. Non è trascurabile ad esempio la presenza assidua di artisti comaschi, milanesi, bergamaschi in zone dell'Abruzzo interno quali Sulmona, l'Aquila e l'Alto Sangro tradizionalmente ricondotte ad influenze romane, per le quali ha invece giocato un ruolo essenziale l'esperienza del barocco settentrionale, come pure numerosi sono gli artisti napoletani attestati sulla fascia costiera a Città Sant'Angelo, Penne e Vasto, che mescolano il loro linguaggio a quello lombardo. Inoltre tra i nomi di grandi artisti e architetti "forestieri", che hanno lasciato testimonianza in terra d'Abruzzo quali Fuga, Fontana, Fantoni, Leomporri, Piazzola, Vanvitelli e Fanzago non va dimenticata tra le altre, l'importanza di una componente marchigiana legata al nome dei Giosaffatti, illustre famiglia di architetti, che vantava tra i suoi membri Giuseppe, un allievo diretto del Bernini. In questo panorama fitto di presenze "importate" va sottolineato anche il contributo non trascurabile della cultura artistica autoctona che trova in Pescocostanzo il suo centro di principale diffusione e negli artisti della famiglia Cicco, gli esponenti più conosciuti della cultura locale settecentesca.

Il Settecento e l'Ottocento
Palazzo della Provincia a Chieti

Il Settecento e l'Ottocento da un lato costituirono un periodo molto grave per l'arte abruzzese, in quanto il disastroso terremoto dell'Aquila del 1703 e il grave terremoto della Maiella del 1706 distrussero e danneggiarono gran parte del patrimonio architettonico medievale e barocco, risultando terreno fertile per la ricostruzione secondo gli stili in voga del tardo barocco e del rococò. Specialmente L'Aquila fu interessata dal nuovo piano di ricostruzione, con l'edificazione di numerosi palazzi nobili nel centro, come il Palazzo Centi, il palazzo Alfieri, il Palazzo Lucentini Bonanni e il Palazzo Ardinghelli; molti dei quali costruzioni e rielaborazioni di edifici già preesistenti, ma irrimediabilmente danneggiati dal terremoto. Gli architetti, tra i quali Francesco Fontana, provenivano non solo dall'Abruzzo, ma soprattutto da Napoli o da Roma; e sostanzialmente l'arte abruzzese settecentesca si concentrò, al di là dalle trasformazioni in residenze gentilizie di palazzi medievali e fortificati, come anche nell'esempio di Chieti (sotto il controllo della famiglia Valignani), e di Teramo, nell'edificazione delle prime "casine" di caccia, o ville fortificate dei baroni, dove ritirarsi in villeggiatura, o controllare meglio il lavoro dei feudi. Nel territorio di Chieti e di Pescara ve ne sono ancora molte, caratterizzate dalla tipica torretta centrale merlata, come il Casone di Brecciarola e o la casa di Torremontanara.

Fianco neogotico della Cattedrale di San Giustino a Chieti

Vennero inoltre costruite, o restaurate pesantemente, molte chiese dei centri minori della zona di Chieti, di Vasto e di Avezzano, con un boom di costruzioni di edifici di culto presso le campagne delle contrade e delle frazioni, per la sperimentazione dello stile rococò. Uno degli esempi più importanti di stile tardo barocco è la Cattedrale di San Massimo di L'Aquila, con gli interni del 1771 di Sebastiano Cipriani, e l'esterno neoclassico del 1851 di Giambattista Benedetti. Molte chiese campestri tuttavia, tranne sparuti esempi, risultarono ostentare uno stile semplice e molto sobrio, con l'esterno lasciato in puro laterizio, senza particolari rilievi. Nei comini di Castelli e Loreto Aprutino invece si andò sviluppando l'arte della ceramica, con la notevole bottega della famiglia Gentile avente sede a Loreto, che sperimentò varie tonalità della cromatura per rendere meglio il gioco di luci e la varietà dei disegni sui vasi.

L'Ottocento fu caratterizzato da un revival del neogotico, che si sviluppò inizialmente nella prima metà del secolo a Sulmona, con il restauro del Complesso della Santissima Annunziata e della Cattedrale di San Panfilo; e successivamente, anche se in forte ritardo, nella zona di Chieti, con gli esempi della Cattedrale di San Giustino e il Duomo di Vasto, i cui esterni sono stati ultimati negli anni '20 del Novecento. Gli artisti si cimentarono anche nella realizzazioni di cappelle votive e tempietti in stile neogotico, come il demolito tempietto di Teramo, e il restauro in chiave "gotica" del tempietto del Tricalle a Chieti. In ambito di architettura civile, esempi di neogotico si hanno anche ad Avezzano, con il Palazzo di Giustizia (restaurato poi dopo il terremoto del 1915), e nell'ambito di architettura monumentale il Palazzo Torlonia, avente originalmente stile neoclassico.

A L'Aquila fu realizzato il Palazzo del Convitto, per obbedire ai primi schemi dell'arte umbertina di realizzare palazzi in città caratterizzati dai portici, eretto esattamente nel corso Vittorio Emanuele II.
Dal punto di vista pittorico e scultoreo, i maggiori rappresentanti della seconda metà dell'800 furono Francesco Paolo Michetti e Costantino Barbella, attivi intorno a Chieti, i quali assorbirono le principali correnti del post-impressionismo, lavorando su soggetti di stampo abruzzese, come ad esempio le scene di vita quotidiana del lavoro in campagna. Tale scelta fu adottata anche da Teofilo Patini.

Dal Novecento a oggi
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'arte a Pescara.
Palazzo del Governo di Pescara

Nel corso del '900 una nuova catastrofe tellurica distrusse gran parte del patrimonio artistico della Marsica, con il terremoto di Avezzano del 1915, cancellando quasi tutta l'architettura medievale, barocca e neoclassica della città, e di molti comuni confinanti. Si salvarono soltanto il Castello Orsini-Colonna, la chiesa di San Giovanni e il Santuario della Madonna di Pietraquaria. La ricostruzione della città tuttavia fu terreno fertile per l'architettura fascista, dapprima sperimentata come neoclassicismo semplificato negli anni '20, e poi come razionalismo italiano, negli esempi del Palazzo delle Poste, del Palazzo di Città, e della Cattedrale dei Marsi. Naturalmente in quasi tutto l'Abruzzo, nelle città maggiori come L'Aquila, Chieti, Lanciano, Teramo e Sulmona furono edificati i principali palazzi delle Regie Poste e Telegrafi, dei vari istituti di lavoro e dopolavoro, e torri littorie. Lanciano è risultata un caso particolare, poiché nel 1904 veniva avviata la costruzione dell'attuale Corso Trento e Trieste, sul terreno scelto dagli amministratori locali per la costruzione della "città nuova", distante dal vecchio rione medievale. Nel 1924 circa fu completato il restauro del vecchio Corso Bandiera, con edifici liberty. Il corso nel 1926 risultò in buona parte completato, con l'edificazione di vari edifici in stile neoclassico e liberty, assieme al Palazzo dei Portici, e al Palazzo del Banco d'Italia. L'asse si suddivise in via Dalmazia, nel viale Luigi De Crecchio e in via Piave, dove furono costruiti i principali uffici e l'ospedale primario Renzetti, sempre in stile liberty.

Il Ponte del Mare a Pescara

L'arte littoria della propaganda si sviluppò grandemente anche per quanto concerne il bassorilievo, con l'ostentazione dei tipici "fasci littori", come negli esempi del Teatro Fenaroli di Lanciano, la Cattedrale di San Giustino, le torri del Palazzo OND di Chieti, la torre di Sulmona, e quella del Palazzo del Governo di Pescara[163].
Nel caso di Pescara la trasformazione della città fu massiccia, e l'architetto più influente durante il fascismo fu Vincenzo Pilotti, affiancato da Cesare Bazzani che ricostruì la nuova Cattedrale di San Cetteo. Pescara fino al 1927 risultava ancora suddivisa in due centri: Portanuova, dove nacque Gabriele d'Annunzio, un tempo cinta dal fortino del Pescara, poi ridotto a semplice bagno penale, e l'abitato di Castellammare Adriatico, presso la foce del fiume. I due centri erano collegati da un ponte di ferro, ricostruito in forma monumentale durante il fascismo. Nel 1927 Mussolini costituì il comune unito di Pescara, creando anche la provincia omonima, e ciò comportò la necessità di lavori di costruzione di nuovi edifici amministrativi, civili e la messa in atto di un piano regolatore. Infatti dal punto di vista artistico, solo Castellammare risultava di minimo interesse, vista la costruzione nel tardo '800 di palazzi liberty e di residenze sul mare, nonché la Chiesa Santuario del Sacro Cuore, in forme neogotiche.
Durante il governo Mussolini Castellammare si ampliò a dismisura, con la costruzione di vari palazzi in stile liberty, come l'Esplanade, e soprattutto amministrativi, come il Palazzo del Governo con i dipinti del Michetti, il Palazzo del Banco d'Italia e il Palazzo delle Poste. Gran parte dell'arte fascista però andò distrutta durante il bombardamento di Pescara nel 1943, e successivamente Luigi Piccinato si occupò del nuovo piano regolatore della città, realizzato Piazza della Rinascita. Successivamente i Cascella si occuparono dell'architettura monumentale, come ad esempio la Nave di Cascella (1986) sul lungomare, e il moderno Ponte del Mare del 2009.
Si può dire che Pescara, a differenza delle altre città abruzzesi, è l'attuale terreno fertile per gli esperimenti di nuovi stili e correnti artistiche della regione.

Pittura e scultura

Gli affreschi di San Pellegrino a Bominaco
Francesco Paolo Michetti

La storia della pittura medioevale in Abruzzo trova negli affreschi di Capestrano, Pianella e Bussi le prime e significative manifestazioni risparmiate dal tempo; nei secoli successivi le testimonianze si moltiplicano e, con i cicli di Fossa, Bominaco, Ronzano, Loreto Aprutino, Castelvecchio Subequo e Atri. Nel percorso artistico delineato rientrano anche gli affreschi databili al Quattrocento, epoca in cui nella regione troviamo sia esempi ancorati alla tradizione tardo gotica che moderate aperture alle novità rinascimentali; caso limite e punto di arrivo nella panoramica è Atri, dove l'arte di Andrea De Litio, per la sua complessità e originalità, segna il momento conclusivo della stagione pittorica medioevale abruzzese ed insieme quello d'inizio dell'età propriamente rinascimentale. I massimi capolavori dell'artista sono visibili negli affreschi della Basilica Concattedrale di Santa Maria Assunta. Presso Guardiagrele e il territorio di Chieti operò il fabbro Nicola da Guardiagrele, i cui crocifissi, paliotti e busti sacri segnarono notevolmente l'arte scultorea del ferro. Tra i suoi capolavori il Paliotto di Teramo, conservato nella Cattedrale.

I primi esempi di pittura rinascimentale, a cavallo tra '400 e '500, sono visibili con Saturnino Gatti, che lavorò nelle chiese di L'Aquila, e soprattutto nella chiesa di San Panfilo a Tornimparte, i cui dipinti sono il manifesto culturale della sua arte. Nel XVII secolo invece, nel pieno barocco, al livello pittorico fu di fama Giovanni Battista Spinelli di Chieti, che lavorò in tele di carattere sacro tra il capoluogo teatino e Ortona. Nel XVIII secolo la pittura si spostò dalla parete alla ceramica, poiché già da due secoli prima si era affermata l'arte della maiolica presso Rapino, Anversa degli Abruzzi, Loreto Aprutino e Castelli. Uno dei massimi esponenti, con la sua bottega, fu Carmine Gentile, che sperimentò varie cromature e tipi di ritratto sulla maiolica, poiché il modello classico era il bozzetto bucolico con elementi vegetali in cornice.

Tra la seconda metà dell'Ottocento invece si affermano i pittori Teofilo Patini da Castel di Sangro con le sue opere Bestie da soma, La catena, L'erede, Vanga e latte, Ritorno all'ovile, Pulsazioni e palpiti, mostrando una poetica dell'interesse per la vita semplice e povera dei contadini abruzzesi; successivamente Francesco Paolo Michetti di Francavilla al Mare, con la sua opera più famosa "La figlia di Iorio", rifatta più volte, una conservata nel palazzo della Provincia di Pescara (versione definitiva, giorno, tempera), un'altra nel Museo Palazzo de' Mayo a Chieti (versione precedente, tramonto, olio); che curò tuttavia anche altre opere, come ad esempio un ritratto dell'amico Gabriele d'Annunzio, con cui lavorò nello studio del "cenacolo michettiano" preso il convento Michetti a Francavilla. Sempre il Michetti aiutò nell'affermarsi il giovane scultore Costantino Barbella, specializzato nella creazione di piccoli oggetti in bronzo e argilla, la cui collezione si trova a Chieti. Alla fine del XIX secolo fu attivò soprattutto Basilio Cascella forse l'esponente più famoso per quanto riguarda la pittura abruzzese moderna, con i figli Tommaso, Michele e Gioacchino. Molte delle tele, che oscillano tra il realismo di Millet e il post-impressionismo di Gauguin, sono conservate nella Pinacoteca Cascella (quelle di Basilio), a Ortona, e nel Museo Cascella di Pescara. Non meno importante fu la scultura abruzzese capace di annoverare tra le sue fila scultori di fama mondiale come Nicola Eugenio D'Antino, Pietro Cascella e Andrea Cascella nipoti di Basilio. Importantissimi furono i fratelli Palizzi di Vasto, di scuola napoletana, e in particolare Filippo, forse il pittore "animalista più famoso dell'Ottocento. Sempre di Vasto è Gabriele Smargiassi la cui produzione pittorica è di sicuro valore artistico.

Letteratura

Gaio Sallustio Crispo
Gabriele D'Annunzio

Per quanto riguarda la letteratura, l'Abruzzo ha dato i natali a grandi esponenti della letteratura.

Nell'epoca romana ad "Amiternum", ossia L'Aquila nacque Gaio Sallustio Crispo, storico romano che scrisse le monografie De coniuratione Catilinae e il Bellum Iugurthinum. Sempre durante l'Impero romano dall'Abruzzo vennero nell'Urbe importanti personalità quali Asinio Pollione da "Teate" (Chieti) e Publio Ovidio Nasone da Sulmona, che ricorderà la sua città nell'opera Tristia. Fu uno dei maggiori poeti dell'epoca classica romana, come dimostrano le opere Ars amatoria, le Metamorfosi e i Fasti.

Dopo il periodo romano, il Medioevo risultò uno stallo per la letteratura abruzzese, sennonché ci furono alcuni esempi letterari nella composizione di preghiere e libri a carattere giuridico-cattolico, come gli scritti di Tommaso da Celano e il Chonicon Casauriense di San Clemente a Casauria. Un unicum fu il manoscritto delle Cronache aquilane, redatte a più riprese e da diversi autori, sia medievali che rinascimentali. Le parti più interessanti sono le sezioni della Cronaca di Buccio di Ranallo di L'Aquila e quella successiva di Antonio di Boetio.

La letteratura riprese florida nel XVIII secolo con la storiografia e la trattatistica al livello giuridico-amministrativo, come Niccolò Toppi di Chieti, che si specializò nella storia antica della città. Il letterato più famoso, tuttavia, è senza dubbio Gabriele D'Annunzio; egli è uno dei personaggi abruzzesi più rappresentativi e più conosciuti. Poeta, romanziere, novelliere e autore teatrale, D'Annunzio fu personalità di primo piano nella storia nazionale e in quella della cultura europea. Le prime composizioni poetiche e prosaiche sono rivolte al piccolo borgo pescarese di Castellammare Adriatico (la primitiva città prima del nuovo agglomerato urbano del 1927), e a un universo idilliaco e cristallizzato di Abruzzo selvaggio, naturale e primordiale. Tali composizioni sono Primo vere (1879), Canto novo (1881), Il libro delle vergini (1884) e le storie de Le novelle della Pescara (1902). Successivamente il poeta si dedicherà all'approfondimento naturalistico decadentista e superomistico dell'eroe dannunziano a confronto con la natura selvaggia nelle opere Il trionfo della morte (1894) e La figlia di Iorio (1904). Il primo è un romanzo ispirato a un viaggio di d'Annunzio nella Costa dei Trabocchi, e al pellegrinaggio a Casalbordino, il secondo è una tragedia che mostra ancora una volta il confronto tra un universo perfettamente conservato nella sua identità ancestrale, e gli estremi delle passioni dei propri esseri viventi, come i pastori che condannano a morte la ragazza Mila di Codro, rifugiatasi nella Grotta del Cavallone, accusata di stregoneria.

D'Annunzio ovviamente si distinse nel panorama letterario per aver incarnato l'aspetto italiano di decadentismo, esposto nel romanzo Il piacere (1889) e nella raccolta poetica delle Laudi (1903).

Altro scrittore e poeta famoso è Ignazio Silone; che nacque a Pescina, nella Marsica, il quale fu sempre legato a un'idea astratta di comunismo e solidarietà sociale, nonché alla lotta contro il potere oppressore. Gran parte della sua produzione è ambientata in un Abruzzo povero e martoriato da carestie e terremoti, specialmente la piana del Fucino, dove i protagonisti delle storie sono poveri nullatenenti, che fanno presa soltanto sui loro ideali di riscatto e comunanza quasi fraterna nel subire la propria disgrazia. È l'esempio di Fontamara (1933) e Vino e pane (1938), in cui i contadini di un paese di montagna, nel primo romanzo, lottano per i soprusi del podestà di Avezzano, che vuole deviare il fiume Giovenco; mentre la seconda storia vede protagonista il comunista Pietro Spina, che torna nel suo paese sotto le mentite spoglie di don Paolo, per sfuggire alla polizia fascista.

Nel corso del '900 ci furono altre due importanti personalità letterarie, purtroppo ancora confinante a una fama regionale, come Cesare De Titta di Sant'Eusanio del Sangro, che compose in dialetto un Canzoniere di stampo carducciano, e Modesto Della Porta di Guardiagrele, il quale composea raccolta poetica Ta-Pu (1920), incentrata sulle avventure di un povero musicista, infarcita di massime locali e bozzetti di vita locale.

Un'altra personalità di spicco è Ennio Flaiano; scrittore, sceneggiatore e giornalista, Flaiano è stato un personaggio unico nel panorama cinematografico per la sua ironia pungente e per il suo saper sdrammatizzare le situazioni più scottant. Per l'Abruzzo, specialmente per la città natale di Pescara, Flaiano scrisse la sceneggiatura di I vitelloni, diretto da Fellini, la cui storia era ispirata alle zingarate del Flaiano nella gioventù pescarese. Il regista però preferì l'ambientazione a Rimini.
Sul campo filosofico, a Pescasseroli nacque Benedetto Croce, esponente del liberalismo e del neoidealismo. Oltre a filosofia, incentrata sulla critica del pensiero di Hegel, Croce si occupò anche di saggistica del territorio di Napoli, ponendo attenzione sulla storia del regno partenopeo, e dunque anche sullo spicchio abruzzese del Regno.

Musica tradizionale abruzzese

La tradizione musicale abruzzese appare ricca e varia e nel corso della sua lunga storia è stata influenzata soprattutto dalle culture meridionali e mediterranee; nelle sagre e feste della regione non può mancare la famosa fisarmonica diatonica o organetto (chiamato in dialetto du bott); di solito viene suonato per eseguire quadriglie, tarantella, ballarelle e saltarelli. Altri strumenti musicali utilizzati sono: la zampogna, antico strumento aerofono con boccaglio ad ancia doppia della famiglia delle cornamuse, composta da una sacca di pelle di capra nella quale sono inserite 4 o 5 canne ed 2 di queste sono munite di fori per le dita. La ciaramella, strumento aerofono della famiglia degli oboi, suonato spesso in coppia con la zampogna, che possiede un'imboccatura con un'ancia doppia fatta di canna da cui il suonatore immette l'aria, e dei fori, il cui numero varia da otto a nove.[164]

Le canzoni popolari rappresentative sono innanzitutto Vola vola vola, e in seguito Sant'Antonie a lu deserte, J'Abbruzzu, Tutte le funtanelle, Scura maje, L'Aquila bella me, Mare nostre, Uaste terra d'eure, All'orte e Din don urnelle. Gran parte delle canzoni popolari sono state trascritte dal poeta Cesare De Titta.

Cinema

Lo stesso argomento in dettaglio: Cinema in Abruzzo.
Ennio Flaiano insieme a Federico Fellini e Anita Ekberg. Flaiano offrì a Fellini il soggetto de I vitelloni, inizialmente concepito come una storia da ambientare a Pescara, a cui fu poi preferita Rimini

Numerosi sono i film girati in Abruzzo; tra i più famosi troviamo: ...continuavano a chiamarlo Trinità, con alcune scene girate presso Campo Imperatore; Parenti serpenti girato a Sulmona; Amici miei - Atto IIº, girato anche a Calascio, in provincia dell'Aquila. I film statunitensi Francesco, girato anche a Campo Imperatore; The American, girato nelle località di Castel del Monte, Castelvecchio Calvisio, Calascio e Sulmona; Il nome della rosa, girato anche a Rocca Calascio; Ladyhawke, girato a Rocca Calascio, Campo Imperatore, Castel del Monte, Pereto e nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga; Pane e tulipani, girato anche a Pescara; L'orizzonte degli eventi, girato interamente nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, presso L'Aquila; Sciopèn (Leone d'oro miglior opera prima 1982) e Via Paradiso, girati a Chieti; Serafino, girato anche a Campo Imperatore; La guerra degli Antò, con il giovane attore abruzzese Flavio Pistilli, girato a Pescara.

Nel panorama cinematografico e televisivo si sono distinti anche attori come Ivo Garrani, Piero Di Iorio, Flavio Pistilli, Carlo Delle Piane, Guido Celano, Maccio Capatonda, Mario Cutini, il comico Gabriele Cirilli, Milly e Gabriella Carlucci, la showgirl Alessia Fabiani, l'attore hard Rocco Siffredi, il regista Luciano Odorisio, il caratterista hollywoodiano Felix Silla, il regista Mario Orfini primo regista italiano a girare un film in lingua inglese destinato al mercato statunitense[165], il più famoso regista di "sceneggiati" - oggi diremmo fiction- della televisione italiana, il teatino Anton Giulio Majano e il già citato sceneggiatore pescarese Ennio Flaiano, a cui è dedicato il festival cinematografico Premio Flaiano, il più importante in Italia per sceneggiatori e scenografi[senza fonte], che si svolge a Pescara, il direttore della fotografia Gianni Di Venanzo.

Teatro

Lo storico Teatro Marrucino a Chieti

Nella regione sono presenti diversi teatri anche di importanza nazionale:

Altri teatri importanti sono il neoclassico Teatro comunale di Atri, il Teatro dei Marsi di Avezzano, il Teatro Talia di Tagliacozzo, il Teatro Comunale F.P. Tosti di Ortona (pure ad Ortona ha sede l'Istituto Nazionale Tostiano); il Teatro monumento Gabriele D'Annunzio in Pescara; il Teatro Comunale "Fedele Fenaroli" a Lanciano; il Teatro comunale di Teramo; il Teatro Comunale "Gabriele Rossetti" a Vasto; L'Aquila Temporary Concert Hall e il Teatro Stabile d'Innovazione L'Uovo.

Costumi

Ciocie

Per quanto riguarda i costumi in Abruzzo variano da zona a zona; uno dei più famosi costumi della cultura abruzzese è la ciocia, in dialetto chiamato zampitto; essa è una calzatura molto particolare, indossata sia dagli uomini che dalle donne nel corso di varie feste popolari o sagre. Da segnalare anche la presenza sul territorio di costumi particolarmente originali, policromi e ricchi di motivi decorativi, come ad esempio quello di Villa Badessa, in cui forte è l'influenza dei gruppi etnici albanesi presenti nella zona. I monili tipici abruzzesi (soprattutto presentose e sciacquaje) nascono dalla manualità sapiente e fantasiosa dell'artigianato orafo che unisce alla preziosità dei materiali anche presunte loro valenze terapeutiche come nel caso del corallo. Questi monili contribuiscono non poco all'arricchimento e all'eleganza del costume e concorrono a creare immagini di donne affascinanti e regali, pur nella semplicità della loro condizione sociale, come possiamo vedere nelle opere di artisti famosi quali Francesco Paolo Michetti, Pasquale Celommi e Basilio, Cascella, Filippo Palizzi ed altri.[166]

Feste tradizionali, tradizioni e sagre

Lo stesso argomento in dettaglio: Folclore in Abruzzo.
Settimana santa di Sulmona

Molte sono le feste, sagre e le tradizioni regionali in tutte le parti della regione; in esse vengono sfoggiati tutti i costumi e le usanze tradizionali abruzzesi, la musica e i piatti tipici della regione. Particolarmente famose anche in Italia sono l'antichissima processione del Venerdì Santo di Chieti, la tradizionale apertura della Porta santa durante la Perdonanza Celestiniana di L'Aquila (28 agosto), la festa di San Tommaso a Ortona, la rievocazione storica dell'investitura del mastrogiurato a Lanciano, la Settimana santa di Sulmona, la Settimana Santa di Teramo, i Talami di Orsogna, la festa di sant'Agnese e delle malelingue a l'Aquila, le feste di settembre a Lanciano, l'incontro di Pasqua in varie località d'Abruzzo, la festa delle Farchie di Fara Filiorum Petri, la festa dei banderesi a Bucchianico, la gara del solco a Rocca di Mezzo, la festa dei serpari a Cocullo e la festa di sant'Andrea a Pescara, che si celebra l'ultima domenica di luglio.

Enogastronomia

Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina abruzzese.

L'isolamento che per decenni ha caratterizzato la regione ha fatto sì che quest'ultima ha mantenuto un'arte culinaria viva ed indipendente. La cucina abruzzese è molto varia e si basa sulle ricette derivate dalle tradizioni contadine, pastorali e marinare[167].

Prodotti agroalimentari tradizionali

Lo stesso argomento in dettaglio: Prodotti agroalimentari tradizionali abruzzesi.

Il ministero delle Politiche agricole e alimentari, in collaborazione con la regione Abruzzo, ha riconosciuto 79 prodotti abruzzesi come "tradizionali".

Primi e secondi piatti

Un piatto di scrippelle, tipicità di Teramo
Ventaglio di arrosticini, simbolo culinario dell'Abruzzo

Per quanto riguarda i primi piatti, il piatto simbolo della regione sono gli spaghetti alla chitarra, detti anche maccheroni, fatti proprio con l'attrezzo tipico, che vengono conditi nei più svariati modi;[168] altri primi piatti tipici abruzzesi sono le sagne e fagioli, gli gnocchi ricci, le mazzarelle, i maccheroni alla mugnaia, le scrippelle, i maltagliati, le ceppe e la polenta all'abruzzese; per i secondi piatti, un tipico piatto abruzzese famoso in tutta Italia sono gli arrosticini, spiedini di carne di pecora tagliata in pezzetti piccoli e cotta rigorosamente sulla brace. Troviamo poi la capra alla neretese, il brodetto di pesce tipico piatto marinaro, la pecora alla cottora che viene sottoposta a una lunga cottura, e la porchetta abruzzese. Un piatto unico abruzzese sono le polpette formaggio e uova (in dialetto pallotte cace e ove).

Contorni

Per i contorni da citare sicuramente il guanciale amatriciano; da segnalare anche le virtù che sono una pietanza rituale che si ripropone ogni anno il primo maggio nella zona del teramano; esso è un minestrone molto particolare, fatto con fagioli, ceci, lenticchie, fave, cicerchie, piselli, carote, zucchine, bietole, indivia, scarola, lattuga, cavolo, cavolfiore, rape, borrace, cicoria, spinaci, finocchi, misericordia, aglio, cipolla, menta, maggiorana, salvia, pipirello, sedano, prezzemolo, carciofi, prosciutto crudo, cotenna, carne di manzo, carne d'agnello, noce moscata, pepe, chiodi di garofano, lardo, parmigiano, pasta di semola di grano duro di varia qualità, carne tritata, olio d'oliva, sugo di carne mista alla "macellara", pasta fatta in casa con uova.

Il pane

Pizza di Pasqua

Il pane in Abruzzo riveste sicuramente un ruolo predominante nella gastronomia regionale; ecco l'elenco dei prodotti tipici regionali

  • Pizza di Pasqua
  • Pane parruozzo
  • Pagnotte da forno di Sant'Agata
  • Pane cappelli
  • Pane casareccio aquilano
  • Pane con le patate
  • Pane di Solina, pagnotte di Solina
  • Pane nobile di Guardiagrele
  • Panonta

Formaggi

Essendo stata una regione con una forte tradizione pastorale, nella gastronomia abruzzese i formaggi hanno un posto di rilievo; i principali sono:

Caprino abruzzese

Salumi

Per i salumi si menzionano:

Mortadella di Campotosto
  • Annoia, nnuje
  • coppa di testa, la coppa
  • Guanciale amatriciano
  • Lonza, capelomme
  • Micischia, Vilischia, Vicicchia, Mucischia
  • Mortadella di Campotosto
  • Nnuje teramane
  • Porchetta abruzzese
  • Prosciuttello
  • Salame abruzzese, salame nostrano, salame artigianale, salame tradizionale, salame tipico
  • Salame Aquila
  • Salamelle di fegato al vino cotto
  • Salsiccia di fegato
  • Salsiccia di fegato con miele
  • Salsiccia di maiale sott'olio
  • Salsicciotto di Pennapiedimonte
  • Salsicciotto frentano, salsicciotto, saiggicciott, sauccicciott
  • Soppressata, salame pressato, schiacciata, salame aquila
  • Ventricina

Dolci

Il parrozzo

Per i dolci troviamo i cagionetti o caviciunette, dolce natalizio simile ad un raviolo fritto ripieno principalmente di cacao, mosto e ceci oppure castagne e mandorle o ancora di confettura d'uva o di amarene (secondo le tradizioni delle singole località abruzzesi), la pizza di mosto cotto, le pizzelle ripiene di marmellata, crema pasticciera o cioccolata, i bocconotti di Castel Frentano, dolci simili ai muffin, il parrozzo dolce tipico di Pescara, le nevole dolce tipico di Ortona con mosto cotto e di difficile preparazione[169], la cicerchiata dolce tipico di Carnevale e il fiadone simile a un raviolo fritto che può essere sia dolce che salato, le pizzelle, le sise delle monache di Guardiagrele dette Tre monti, le Peschette al tartufo, i pepatelli, il Pan dell'orso, i celli pieni, le zeppole di San Giuseppe, il torrone di Guardiagrele, il Dolce pan ducale di Atri e il torrone tenero al cioccolato aquilano, tipicità rinomata anche se di limitata produzione è il torrone dell'Aquila confezionato ancora in modo artigianale con cacao, nocciole miele e ostia, i taralli di Sant'Antonio e infine La Pupa, il Cavallo e il Cuore; questi tre dolci pasquali in realtà hanno la stessa ricetta e sono diversi solo nella presentazione e nei destinatari quando vengono donati. Infatti la Pupa si regala alle "femminucce" (le sorelline, le figlie o le nipotine), il Cavallo agli "umminucce" (i fratellini, i figli o i nipotini) e il Cuore a una persona cara in genere (adulta). La pasta è composta da farina, mandorle tostate e tritate con la buccia, cioccolato, zucchero e uova. In genere le massaie e i pasticcieri le arricchiscono personalmente con altri ingredienti (per esempio canditi). È Inoltre famoso nel mondo il confetto di Sulmona.

Olio

I principali oli regionali sono: l'Aprutino Pescarese, il Pretuziano delle Colline Teramane, l'Olio extra vergine di oliva delle Valli Aquilane e il Colline Teatine.

Vini e liquori

Vitigno di Montepulciano d'Abruzzo
Lo stesso argomento in dettaglio: Vini dell'Abruzzo.

Il vino abruzzese per eccellenza è il montepulciano d'Abruzzo, dal colore rosso rubino intenso con sfumature violacee; per complessità e invecchiamento è uno dei primi vini d'Italia. Esso è prodotto in tutta la regione, anche in versione Rosato, con la denominazione di Cerasuolo D'Abruzzo, dal colore che varia dal rosso cerasuolo al rosa pallido; come vino rosato è uno dei più apprezzati. Inoltre c'è il Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane D.O.C.G., da qualche anno dichiarato uno dei migliori vini d'Italia[non chiaro];[170] altri vini della regione sono il Trebbiano d'Abruzzo, il Montonico, il Pecorino, il Tullum, il Controguerra, e altri vini ad indicazione geografica tipica. Tra i liquori troviamo il centerba, il ratafià, il liquore allo zafferano, il mosto cotto, l'Aurum (liquore di Pescara fatto con acquavite e scorza d'arancia), l'amaro di genziana, il vino cotto e il Corfinio, liquore alle erbe di Chieti.

Sport

Lo stesso argomento in dettaglio: Sport in Abruzzo e Impianti sportivi dell'Abruzzo.

Lo sport in Abruzzo ha avuto notevole sviluppo nel dopoguerra come in quasi tutte le altre regioni italiane sia per quanto riguarda gli sport di squadra che gli sport individuali; molti sono gli atleti e sportivi abruzzesi che si sono distinti nel panorama nazionale e internazionale.

XVI Giochi del Mediterraneo

Lo stesso argomento in dettaglio: XVI Giochi del Mediterraneo.
Villaggio Mediterraneo mentre era in costruzione (Aprile 2009)

La città di Pescara ha ospitato i XVI Giochi del Mediterraneo dal 26 giugno al 5 luglio 2009; gare di diversi sport si sono svolte in altre località e province abruzzesi, principalmente quelle di canottaggio svoltesi sul Lago di Bomba nella provincia di Chieti. Il villaggio atleti era a Chieti.

Sci

L'Abruzzo, con i suoi innumerevoli rilievi montuosi, vanta molte località sciistiche, sulle quali hanno sciato campioni come Alberto Tomba e Deborah Compagnoni, oltre che Papa Giovanni Paolo II. Sulle piste di Roccaraso, Pescocostanzo e Rivisondoli, inoltre, si sono disputate le finali di Coppa Europa di sci alpino degli anni 2005 e 2006 mentre si sono disputati dal 29 febbraio al 9 marzo 2012 i Mondiali Juniores dello stesso sci alpino. Altre piste da sci sono a Ovindoli, Campo Felice, Campo Imperatore, Prati di Tivo e a Prato Selva alle falde del Gran Sasso, a Passolanciano-Majelletta e Campo di Giove sulla Majella, a Pescasseroli nel parco nazionale d'Abruzzo, a Marsia, Camporotondo, Scanno, San Giacomo-Monte Piselli e in altre località minori.

Calcio

La squadra più blasonata d'Abruzzo è il Pescara, che milita attualmente in Serie B. I biancoazzurri possono vantare sette partecipazioni nel campionato di Serie A (unica compagine abruzzese ad aver mai raggiunto la massima serie) e trentasei nel campionato cadetto. Lo stadio Adriatico, che ospita le loro partite casalinghe, è il più capiente della regione, ed ha ospitato varie volte partite della Nazionale italiana.

In Lega Pro milita attualmente il Teramo; una categoria più in basso, in Serie D, si trova L'Aquila che, a cavallo degli anni trenta, fu la prima compagine regionale ad approdare in Serie B: i rossoblù sono anche l'unico club abruzzese ad aver avuto un nazionale tra i propri tesserati (Annibale Frossi nel 1936). Altre formazioni storiche sono quelle del Chieti, del Giulianova e del Lanciano Calcio 1920; particolare menzione per il Castel di Sangro, squadra di un piccolo comune in provincia dell'Aquila, che nel 1996 riuscì a raggiungere la promozione in Serie B (restandovi per due stagioni) ed è tuttora il più piccolo centro mai approdato nella seconda divisione nazionale.

Calcio a 5

Grande tradizione anche nel Calcio a 5; la società più titolata è il Città di Montesilvano Calcio a 5 che è l'unica squadra italiana ad aver vinto la Coppa UEFA, massima competizione continentale per club di calcio a 5. La società ha disputato nella stagione 2014-15 il campionato di Serie A2; è stata sciolta nel 2017. Nella massima serie militano l'Acqua e Sapone Calcio a 5 e Civitella Colormax Calcio a 5. Per quanto riguarda il femminile, l'Abruzzo vanta un team nella massima serie femminile, la (Serie A calcio a 5 femminile): la AZ Gold Women Chieti campione d'Italia 2013.

Ginnastica ritmica

L'Armonia D'Abruzzo A.S.D. di Chieti ha vinto gli scudetti a squadre nel 2008-2009-2010-2011-2012 e 2013 e ha fornito in passato e fornisce tuttora sia atlete che tecnici alla Nazionale Italiana di ginnastica ritmica, campione del mondo e vice olimpionica, da anni ai vertici mondiali della specialità. L'ex ginnasta più nota dell'Armonia è stata la pluridecorata Fabrizia D'Ottavio.

Rugby

L'Aquila Rugby 1936 (Rugby a 15) ha vinto cinque scudetti (1967, 1969, 1981, 1982 e 1994) e due Coppe Italia. Retrocessa in Serie A nel 2007, dopo molti anni nella massima serie, nel 2009 è tornata nel massimo campionato "Super 10". Ha partecipato a numerose coppe europee, e lo stadio Tommaso Fattori ha visto la presenza di numerose nazionali estere. L'International Rugby Board ha onorato la società aquilana del premio "IRB Spirit of Rugby" nel 2009.

Pallanuoto

L'ex pallanuotista della Pallanuoto Pescara Manuel Estiarte

La Cus d'Annunzio, squadra di pallanuoto pescarese, è stata campione d'Italia negli anni 1987, 1997, 1998, nonché campione d'Europa nel 1987. Oggi in seguito ad un tracollo economico la squadra si è sciolta.

Pallacanestro

Altro sport diffuso è la pallacanestro, società storiche della pallacanestro abruzzese, sono state il Teramo Basket che ha militato per 9 stagioni consecutive nella massima serie italiana, portando diversi giocatori nella nazionale italiana ed il Roseto Basket che dal 2011, dopo alterne fortune (diversi i campionati di serie A1 disputati), milita nella Lega A2 insieme all'altro storico club cestistico regionale, la Pallacanestro Chieti.

A Roseto dal 1946 si svolge il Trofeo "Lido delle Rose" il più antico torneo di Basket d'Europa[senza fonte].

In divisione nazionale B troviamo invece: Pescara, Giulianova, Campli, Vasto e Ortona. Il Penta Basket Teramo ed il Teramo Basket sono oggi le uniche società cittadine e militano rispettivamente in Serie C2 e serie D.

In campo femminile la principale realtà regionale è la Pallacanestro CUS Chieti in passato per otto stagioni consecutive nel massimo campionato. Nel 2012, vinto il campionato di serie A2, è riapprodata in serie A1.

Si è svolto a Chieti e provincia il campionato europeo femminile di pallacanestro 2007, vinto dalla squadra della Russia che ha battuto in finale la Spagna.

Degno di nota è anche il basket in carrozzina, che vede nella Polisportiva Amicacci Giulianova, la massima rappresentanza regionale, militante in serie A e con all'attivo un palmarès che vanta due titoli internazionali.

Pallamano

A Teramo si svolge la Interamnia World Cup, importante torneo di pallamano al quale partecipano squadre giovanili provenienti da numerose nazioni in tutto il mondo.

Con la riforma dei campionati nel campionato 2012-2013 la Teramo Handball, il club di riferimento regionale in questo sport, sarà affiancato nel nuovo campionato nazionale di Serie A dall'altra storica società regionale, la Pallamano Città Sant'Angelo.

Automobilismo

Dal 1924 al 1961 è stata disputata la Coppa Acerbo, gara che si districava sul tracciato cittadino di Pescara di circa 25 km. Nelle molte edizioni, hanno partecipato alla gara le migliori case automobilistiche italiane (Ferrari, Bugatti, Alfa Romeo e Maserati) e straniere (Mercedes-Benz, Auto Union, Vanwall), nonché molti illustri piloti: Enzo Ferrari nel 1924 vinse la prima edizione con partenza a Castellammare Adriatico. Questo tracciato è ancora tutt'oggi il più lungo della storia della Formula 1; nel 1957 infatti si disputò il Gran Premio di Pescara, gara valida per il mondiale di Formula 1 di quell'anno[171].Inoltre l'Abruzzo è terra di nascita dei due piloti di Formula 1 Jarno Trulli e Vitantonio Liuzzi.

Pallavolo

La Pallavolo Impavida Ortona, storica società sportiva regionale, da alcuni anni è la più importante nel panorama della pallavolo abruzzese. Nella stagione 2011-12 viene sconfitta in semifinale play-off per ottenere la promozione nella divisione cadetta: tuttavia a causa della mancata iscrizione di diverse squadre, la società abruzzese viene ripescata, ottenendo quindi il diritto di partecipazione al campionato di Serie A2 2012-13.

Beach volley

L'ortonese Paolo Nicolai ottiene 2 ori nei Campionati Mondiali Juniores (a Modena 2007 ed a Brighton 2008), 1 argento nel Campionato Mondiale Giovani (a Bermuda 2006), 1 bronzo nel Campionato Europei Under-23 (a Kos 2010) e 1 bronzo nel Campionato Europeo Juniores (a L'Aia 2007). Il 13 maggio 2012 ha ottenuto il suo primo podio in una tappa del World tour a Pechino, in Cina, giungendo 2º insieme a Daniele Lupo. Prende parte all'edizione dei Giochi olimpici di Londra 2012 con Daniele Lupo, classificandosi al quinto posto.

Pattinaggio

L'Aquila, così come Roseto, ha una grande tradizione nel pattinaggio velocità, sport nel quale vanta numerosi campioni mondiali. Nel settembre del 2004 a Sulmona si sono svolti i Campionati Mondiali di Pattinaggio Corsa a Rotelle, a cui hanno parte 46 nazionali provenienti da tutti i cinque continenti. Roccaraso inoltre, nel suo importante palaghiaccio, è solita ospitare campionati di livello nazionale e mondiale di pattinaggio artistico su ghiaccio o a rotelle.

Altra specialità molto affermata in regione è il pattinaggio artistico, che grazie ai 15 titoli mondiali della giuliese Debora Sbei ed ai 13 della teramana Raffaella Del Vinaccio, fanno della regione una delle più affermate sul palcoscenico mondiale. Infatti il palaghiaccio di Roccaraso, ha ospitato molte competizioni nazionali ed internazionali negli ultimi.

Altri sport e sportivi abruzzesi

Danilo Di Luca al Giro di Germania nel 2005

Antonio Tartaglia è stato campione Olimpico di bob a due alle Olimpiadi di Nagano del 1998.

Anche nel calcio alcuni sportivi abruzzesi si sono distinti ai massimi livelli mondiali: il figlio d'arte pescarese Massimo Oddo e Fabio Grosso (nato a Roma, ma cresciuto a Pescara da famiglia originaria della provincia di Chieti) sono stati Campioni del Mondo di calcio a Germania 2006; inoltre un altro calciatore abruzzese di livello è Marco Verratti, centrocampista nel PSG.

In ambito nazionale si ricordano i ciclisti Alessandra D'Ettorre e Danilo Di Luca di Spoltore, che ha vinto l'edizione 2007 del Giro d'Italia oltre a varie classiche.

Nel pugilato è rappresentato dal pugile Domenico Urbano e stato l'unico pugile della regione a figurare 1 nelle classifiche europea. Anche Stefano De Angelis, si e distinto nella boxe. Inoltre è da segnalare il campione del mondo di wrestling Bruno Sammartino che è nato a Pizzoferrato in provincia di Chieti e che all'età di 15 anni è emigrato negli Usa.

L'ASD Circolo Scacchi R. Fischer di Chieti, stabilmente tra i migliori circoli nazionali, ha vinto lo scudetto a squadre maschile nel 2008 e femminile nel 2010, 2011 e 2012.

Ad Atri, in estate, si svolge ogni anno l'Atri Cup, torneo multisportivo internazionale al quale partecipano squadre giovanili provenienti da tutte le regioni italiane e da vari Paesi d'Europa e del mondo.

Note

  1. ^ Operativa dal 1970.
  2. ^ Abruzzo: Clima e Dati Geografici
  3. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 30 novembre 2018.
  4. ^ a b Prodotto interno lordo lato produzione, su dati.istat.it, su Istat. URL consultato il 27 marzo 2019.
  5. ^ Paolo Di Vincenzo, «Dialetti d’Italia». Canzoni regionali in un doppio cd, in il Centro, 11 febbraio 2010. URL consultato il 6 agosto 2016.
  6. ^ La Costituzione - Articolo 131, su senato.it, Senato della Repubblica. URL consultato il 4 febbraio 2019.
  7. ^ Abruzzo o Abruzzi, in Sapere.it, De Agostini. URL consultato il 4 febbraio 2019.
  8. ^ Viviana Calzati, La valorizzazione e promozione della qualità agroalimentare. Il caso delle imprese olivicole della regione Umbria, FrancoAngeli, 2013.
  9. ^ Osservatorio Artigiancassa, Artigianato e politiche industriali: terzo rapporto sull'artigianato in Italia, Il Mulino, 2009.
  10. ^ Carla Larese Riga, Irene Phillips, Ciao!, Cengage Learning, 2013.
  11. ^ Grande Enciclopedia De Agostini, ed. 1988, vol. I, p. 53.
  12. ^ Questa ambivalenza è evidenziata da Ignazio Silone (cfr. Costantino Felice, Quadri ambientali e identità regionale, in Le trappole dell'identità: l'Abruzzo, le catastrofi, l'Italia di oggi, Roma, Donzelli editore, 2010, p. 41, ISBN 978-88-6036-436-4. URL consultato il 3 settembre 2012.).
  13. ^ VieNormali.it - Elenco delle montagne di 2000 m dell'Appennino
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