Virginia Grey

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Virginia Grey

Virginia Grey (Los Angeles, 22 marzo 1917Woodland Hills, 31 luglio 2004) è stata un'attrice statunitense.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlia di Ray Grey, regista del cinema muto, Virginia Grey esordì sul grande schermo come attrice bambina all'età di dieci anni nel film Uncle Tom's Cabin (1927), nel ruolo della piccola Eva.[1] Continuò a recitare in ruoli di bambina e ragazzina per qualche anno, per poi interrompere la carriera per completare gli studi.

Rientrata a tempo pieno nel mondo del cinema a partire dal 1934, la diciassettenne Grey iniziò ad apparire in ruoli non accreditati in diversi film quali Donne di lusso 1935 (1935), nella parte di una chorus girl, Il paradiso delle fanciulle (1936), nel ruolo di una ragazza di Ziegfeld, e Allegri gemelli (1936), un film comico interpretato dalla coppia Laurel & Hardy.

Broadway Serenade (1939)

Dopo aver firmato un contratto con la MGM, l'attrice trovò ruoli più consistenti in commedie come The Hardys Ride High (1939), nel giallo-rosa Si riparla dell'uomo ombra (1939), e in due celebri pellicole interpretate da Clark Gable, Arditi dell'aria (1938) e Spregiudicati (1939). Fu tra le numerose dive che parteciparono a Donne (1939), la pellicola interamente al femminile diretta da George Cukor, e fu protagonista ne Il bazar delle follie (1941), nel ruolo della fidanzata di Tony Martin, il nipote della proprietaria di un grande magazzino (Margaret Dumont) sullo sfondo del quale si muovono i Fratelli Marx.

Dopo aver lasciato la MGM nel 1942, la Grey proseguì la propria carriera come attrice indipendente per diverse case produttrici, interpretando in prevalenza ruoli di seconda protagonista femminile. Tra le pellicole cui partecipò, sono da ricordare Gli invincibili (1947), film d'avventura diretto da Cecil B. DeMille, i western La saga dei pionieri (1947) e Le furie del West (1951), il melodramma Secondo amore (1955) di Douglas Sirk, la commedia di origine teatrale La rosa tatuata (1955).

L'affermazione della televisione diede nuovo impulso alla carriera della Grey, che nella prima metà degli anni cinquanta iniziò ad apparire in serie antologiche come The Ford Television Theatre (1953), Fireside Theatre (1954-1955), e The Millionaire (1955-1958). Tra i film da lei interpretati durante il decennio figurano Delitto senza scampo (1957), il western La pallottola senza nome (1959) e il drammatico Ritratto in nero (1960).

Con l'avvicinarsi della maturità la Grey rimase impegnata sia sul grande schermo sia alla televisione. Partecipò a commedie come Dimmi la verità (1961) e Uno scapolo in paradiso (1961), al melodramma sentimentale Il sentiero degli amanti (1961), a Il bacio perverso (1964), un angoscioso studio psicologico sulla prostituzione diretto da Samuel Fuller. Recitò in un paio di occasioni accanto a Lana Turner in Strani amori (1965) e Madame X (1966). Per il piccolo schermo, apparve in numerose puntate della serie The Red Skelton Show e in singoli episodi di Bonanza (1962), Il virginiano (1966), e Ironside (1968).

L'ultima apparizione cinematografica della Grey fu nel film catastrofico Airport (1970), nel ruolo di Mrs. Schultz. Con le partecipazioni alle serie Marcus Welby (1970) e Love, American Style (1973), al film televisivo The Lives of Jenny Doolan (1975) e alla miniserie Arthur Halley's the Moneychangers (1976), l'attrice concluse la propria carriera artistica e si ritirò definitivamente dalle scene.

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Virginia Grey non si sposò mai. Durante gli anni quaranta si parlò di un legame sentimentale con l'attore Clark Gable[2], molto seguito dai tabloid specializzati, che però non approdò al matrimonio.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatrici italiane[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) David Dye, Child and Youth Actors: Filmography of Their Entire Careers, 1914-1985. Jefferson, NC: McFarland & Co., 1988, pp. 92-93.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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