Coordinate: 44°58′33″N 7°10′07″E

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Circondario del Regno d'Italia

Mandamento del Regno d'Italia


Suddivisione amministrativa del Regno di Sardegna

Dopo la Restaurazione, dal 1818[1]


Suddivisioni territoriali articolate su 4 livelli gerarchici da utilizzare per la definizione dei distretti territoriali di competenza dei diversi poteri/amministrazioni dello stato

Distribuzione omogenea per avere coincidenza territoriale dei distretti delle diverse amministrazioni/poteri operanti sul territorio

i territori di competenza delle diverse amministrazioni/poteri/uffici fossero coincidenti

Questi nomi identificano delle unità territoriali



  • Militare
    • ogni Divisione: un Governatore,
    • ogni Provincia: un Comandante,
    • ogni Mandamento: deve fornire un contingente
  • Finanziario
    • ogni Divisione: un Intendente Generale
    • ogni Provincia: un Intendente o un Vice Intendente
    • ogni Mandamento: un proprio Esattore
  • Giudiziario
    • Le Divisioni di Torino, Cuneo, Alessandria, Novara ed Aosta: Senato del Piemonte
    • Divisione di Savoia: Senato di Savoia
    • Divisione di Nizza: Senato di Nizza
    • Divisione di Genova: Senato di Genova
    • ogni Provincia: un Consiglio di giustizia o un Juge-maje
    • ogni Mandamento: un proprio Giudice
  • Polizia
    • Una o più Province della stessa Divisione: un Ispettorato di polizia
  • Uffici d’insinuazione
    • Una o più Province della stessa Divisione: un Ispettorato
    • Uno o più Mandamenti della stessa Provincia: un Ufficio d’insinuazione, dette Tappe
  • Gabelle
    • ogni Divisione: un conservations générales des gabelles
    • Uno o più Mandamenti della stessa Provincia: conservations particulières, et les viceconservations

[2]

-.-.-



Senato di Pinerolo

Negli stati sabaudi fra il XVI e il XVIII secolo con il nome di Senato erano chiamati gli organi al vertice del potere giudiziario, ciascuno con giurisdizione su un determinato territorio. I più antichi erano i Senati di Savoia e Piemonte, di origine cinquecentesca, seguiti da quello di Nizza, istituito nel 1614. [3]

Il Senato di Pinerolo fu istituito da Vittorio Amedeo II nel 1700, all’indomani della restituzione al dominio sabaudo della città e dei suoi territori su cui il regno di Francia aveva dominato dal 1630 al 1696, mediante la riconferma in carica del Consiglio Superiore della Città di Pinerolo creato dai francesi.


Nel Ducato di Savoia, Pinerolo si trovava a circa 20 km dal confine con il Regno di Francia, che correva fra Perosa e Meano e divideva la Val Chisone in due parti: la parte bassa conosciuta anche con il nome di Val Perosa, e la parte alta denominata anche Val Pragelato. Quest’ultima sin dal XII secolo apparteneva ai territori del Delfinato, che nel 1349 fu annesso al Regno di Francia.

Dal punti di vista dell’amministrazione della giustizia Pinerolo sabauda era soggetta alla giurisdizione del Senato di Piemonte o Senato di Torino, mentre il Delfinato francese si trovava nella giurisdizione del Parlement du Dauphiné o Parlament de Grenoble, città in cui aveva sede.

Il Consiglio Superiore di Pinerolo in epoca francese.

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Nel 1630, nel corso della Guerra di successione di Mantova e del Monferrato, l'esercito francese comandato dal Cardinale Richelieu cinse d'assedio e conquistò Pinerolo. Al termine della guerra, con il Trattato di Cherasco del 6 aprile 1631, Pinerolo passò sotto il dominio del regno di Francia, assieme alle sue dipendenze ed al corridoio di unione con la Val Pragelato formato dalle terre sul versante nord (ossia in sinistra orografica) della Val Perosa.

All'indomani della conquista, Luigi XIII dotò la città di un proprio autonomo distretto di amministrazione della giustizia istituendo il Consilio Superiore di Pinerolo, composto di due consiglieri e preseduto dall’Intendente generale della giustizia, che reggeva anche le cose dell'erario.

Alla morte di Luigi XIII, il successore Luigi XIV con editto del mese di novembre del 1643 riformò il Consiglio Superiore, componendolo di un presidente, di quattro consiglieri, di un procuratore generale, di un ricevitore del tasso e di due segretari, l'uno pel civile, l'altro pel criminale. Il presidente esercitava eziandio l'ufficio di Guardasigilli, con autorità di giudicare senz'appello, tanto nel civile e nel criminale, quanto nell'ecclesiastico e nel beneficiario.

Nel 1683, Luigi XIV ridusse il Consiglio Superiore a magistrato meramente provinciale, disponendo la possibilità di ricorrere in appello al Parlement de Grenoble competente per l’intera regione del Delfinato.

Il provvedimento fu revocato undici anni dopo nel marzo 1694 [4] restituendo al Consiglio superiore la massima autorità. [5]

Il Consiglio Superiore o Senato in epoca sabauda

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Casa del Senato in Pinerolo (incisione).

Nel 1696 questo territorio ritornò ad essere sabaudo, con il Trattato di Torino che sancì la pace separata fra Ducato di Savoia e Regno di Francia nell'ambito della Guerra della Grande Alleanza.

Dopo la restituzione al suo dominio, Vittorio Amedeo II con le Patenti di creatione del Conseglio Superiore nella Città di Pinerolo del 28 maggio 1700[6], optò per dare continuità al Consiglio Superiore di Pinerolo e confermare l'autonomia dell'istituzione, affiancandola agli altri tre Senati esistenti nei suoi stati, e ne ampliò la giurisdizione oltre ai territori di provenienza francese, aggregandole diverse comunità fin’allora soggette alla competenza del Senato del Piemonte.

Al termine della guerra di successione spagnola, con il trattato di Utrecht del 1713 passano sotto il dominio sabaudo i territori della Val Pragelato e della valle d'Oulx.

Con Patenti che sottopongono alla giurisdizione del Consiglio Superiore di Pinerolo le valli d’Oulx, e terre di Bardonneche, Sezana, Pragellato, e riuniscono al Senato di Piemonte quelle ivi nominate del 22 settembre 1713[7] Vittorio Amedeo II unisce questi nuovi territori al distretto del Consiglio superiore di Pinerolo, mentre al contempo riporta nel distretto del Senato di Piemonte alcune comunità che erano state aggregate con il precedente editto del 1700.

Poiché il Consiglio Superiore di Pinerolo possedeva le medesime prerogative degli altri Senati sabaudi, progressivamente invalse l'uso di riferirsi ad esso con il nome di Senato, sia da parte del Consiglio stesso nei propri Manifesti [8], sia nei provvedimenti di altre autorità [9].

L'operato del Senato di Pinerolo terminò nel 1729 quando Vittorio Amedeo II con Regie Patenti del 5 ottobre 1729 ne decretò la soppressione e la sua giurisdizione unita al Senato di Piemonte[10].

Riepilogo delle variazioni distrettuali

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Meano
frazione
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Piemonte
Città metropolitana Torino
Comune Perosa Argentina
Territorio
Coordinate44°58′33″N 7°10′07″E
Altitudine700 m s.l.m.
Altre informazioni
Cod. postale10163
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT001835
Cod. catastaleF075
PatronoSan Giuseppe
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Meano
Meano

Meano è una frazione del comune di Perosa Argentina nella città metropolitana di Torino, già comune a sé stante fino al 31 maggio 1928.

L'abitato di Mentoulles è ubicato in Val Chisone a circa 1050 m slm all'indritto della valle (il versante esposto al sole)[11]. Immediatamente al di sopra vi è la borgata di Villecloze (1100 m slm). Più a monte sorge la borgata di Fondufaux (1250 m slm) e salendo ancora le piccole borgate di La Latta (1400 m slm) e L'Arà (1500 m slm). Di fronte, sul lato opposto della valle (all'inverso) vi è la borgata di Granges. Sempre nell'inverso e a qualche chilometro ad ovest verso Fenestrelle, si trova la frazione di Chambons, che faceva parte del disciolto comune di Mentoulles.

Le prime attestazioni di Mentoulles risalgono alla metà dell'XI secolo. In quel periodo il territorio della Val Chisone apparteneva alla Marca di Torino, governata dalla dinastia Arduinica. Nel 1064 la marchesa Adelaide di Torino e la sorella fecero una cospicua donazione al nuovo monastero benedettino di Santa Maria di Pinerolo, fra cui una serie di beni nell'alta valle: nel documento di donazione è riportato per la prima volta il toponimo di Mentole e di altri paesi della valle.[12]

Dal punto di vista religioso, la valle faceva parte del vasto territorio della diocesi di Torino. La fondazione della Chiesa di Mentoulles è fatta risalire al 1078 ad opera di Adelaide.[13] Intorno al 1042 fu istituita la prevostura dei canonici regolari di San Lorenzo di Oulx[14] a cui nella seconda metà del XI sec furono affidate le parrocchie dell'alta Val Chisone. L’inquadramento ecclesiastico ricevette forma in due atti. Il primo è la conferma che il papa Urbano II il 20 marzo 1095 rilasciò alla prevostura di San Lorenzo del possesso di molte chiese fra cui quelle poste nelle valli del Chisone e della Dora Riparia. Tre anni dopo, il 21 settembre 1098, una bolla di Guiberto vescovo di Torino confermò il possesso alla prevostura delle chiese di Pragelato, Usseaux, Fenestrelle e Mentoulles (ecclesiam de Mentulis), elencate per la prima volta specificamente, con le loro proprietà e decime.[12]

Nel XII sec. intervenne un mutamento politico destinato a modificare profondamente la storia della valle. I Conti di Albon, da cui prese origine la casata del Delfinato, erano i signori del Brianzonese e già nella seconda metà del XI sec. possedevano dei beni al di qua del Colle del Monginevro a Cesana. Dopo la morte di Adelaide nel 1091, la marca torinese si disgregò e i Delfini estesero progressivamente la loro influenza al di qua delle Alpi, ponendosi come protettori della prevostura di Oulx per mezzo di donazioni e quindi come signori dei territori ove la prevostura aveva le sue chiese, ossia nelle alti valli della Dora e del Chisone. Alla fine del XII la penetrazione politica dei Delfini in alta Val Chisone era ormai completa.[15] Si ruppe in questo modo l'unità politica-amministrativa della Val Chisone e anche Mentoulles divenne territorio del Delfinato, situazione che permase per diversi secoli fino al 1713.

Nel Duecento Mentoulles assume un ruolo preminente fra le comunità dell'alta Val Chisone.

In campo ecclesiastico all’inizio del 1200, procedendo ad una riorganizzazione delle chiese dipendenti, la prevostura di San Lorenzo d’Oulx eresse la chiesa di Mentoulles in priorato (intitolato a S. Giusto di Novalesa), a cui vennero soggette le altre tre chiese dell'alta Val Chisone. Il priorato di Mentoulles, che obbediva direttamente alla prevostura, era retto da un priore con la residenza di un piccolo gruppo di monaci.[16]. Un documento del 1228 ci tramanda il nominativo del primo priore, Guigo. [17]. Tale presenza monacale durò probabilmente meno di un secolo, e dopo l’allontanamento di essi, la chiesa di Mentoulles continuava ad essere affidata ad un «priore», cioè ad un religioso di Oulx che ne era titolare, ma si perdeva ogni traccia di forme di vita religiosa di tipo abbaziale.[18]

Sotto l’aspetto politico-amministrativo, dopo il 1260 fu intrapresa da parte del delfino Guigo VII la costruzione del castello di Mentoulles, che divenne quindi la sede della Castellania della Valchisone. Il castello sorse sulla sommità della rupe sovrastante il villaggio, in posizione agevolmente difendibile, con due lati a picco o ripidissimi verso il rio di Mentoulles a costituire una difesa naturale. [15]

Seconda metà del 1500: guerre di religione in Francia e del Marchesato di Saluzzo

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Nella seconda metà del '500 la Francia fu attraversata da un periodo di guerre civili di origine religiosa: fra il 1562 e il 1598 si svolsero otto guerre fra i sostenitori del cattolicesimo e della riforma protestante. Anche il Delfinato fu coinvolto e le valli degli Escarton furono teatro di scontro: da un lato l'escarton di Pragelato valdese si contrappose agli escarton di Oulx e di Briançon cattolici. Qui a capo delle forze cattoliche fu il Capitano La Cazette[19]. Nelle nostre valli gli scontri si svolsero prevalentemente nell'alta Val Dora, dove i Riformati portarono più volte i loro attacchi, e in Val Chisono solo nel territorio di Pragelato. Le lotte nel Delfinato alla fine videro il prevalere del partito protestante, capeggiato dal Duca di Lesdiguières, che nel 1590 farà uccidere il Capitano La Cazette ad Oulx, sospettato di tramare con il cattolico Carlo Emanuele I di Savoia, il quale era intenzionato di approfittare delle dispute interne al regno di Francia per estendere i propri domini territoriali.

Quest'ultimo infatti nel 1588 aveva occupato il Marchesato di Saluzzo, che nel 1548 era passato sotto il controllo della corona francese dopo l'estinzione del casato locale, con il pretesto di voler impedire il diffondersi del protestantesimo in Piemonte ad opera del Lesdiguières. Aveva inoltre cercato di occupare Ginevra. A partire dal 1590, dopo l'uccisione di La Cazette e la sottomissione dell'Escarton di Oulx e di Briançon a Lesdiguières, i combattimenti coinvolgono anche la Val Chisone e la Val di Susa. Per contrastare eventuali attacchi sabaudi su per la Val Chisone, vengono erette le cosidette Barricate della Balma, nella comunità di Roure. Gli assalti sabaudi lungo questa direttrice vengono portati nel 1590, 1595 e 1597, con attacchi a tenaglia che prevedevano contemporaneamente l'assalto di truppe attraverso i colli di collegamento con le valli limitrofe controllate dai Savoia (di volta in volta i colle delle Finestre, della Roussa, del Pis e dell'Albergian). Nell'assalto di fine agosto 1597, le truppe che agiscono sul fondovalle riescono a sfondare le barricate e invece di fermarsi sul posto fortificandosi per aspettare le altre colonne provenienti dai colli, proseguono andando a trincerarsi sopra Mentoulles, a Villecloze e fra i resti del suo castello, ormai abbandonato ed in rovina. Il contrattacco dei valligiani è però estremamente vigoroso e nonostante la buona difesa le truppe sabaude, non soccorse dalle truppe che dovevano scendere dal colle della Roussa, sono costrette a ritirarsi, lasciando sul terreno un buon numero di perdite e di prigionieri. La guerra per il Marchesato di Saluzzo trovò poi soluzione con il trattato di Lione del 1601. [20] [18]

Dal 1642 al 1669 fu la sede delle assemblee annuali dell'Escarton du Val Pragella o Cluson, composto dalla comunità di Pragelato, Usseaux, Fenestrelle, Mentoulles, Roure e Meano. [21]

Dalla revoca dell'Editto di Nantes al trattato di Utrecht (1685-1713)

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A cavallo fra la fine del '600 e l'inizio del '700, in meno di 30 anni si consumarono avvenimenti di portata europea, la revoca ufficiale della tolleranza religiosa in Francia e due guerre, che cambieranno per sempre le sorti della Val Chisone più in generale e di Mentoulles in particolare.

Il 18 ottobre 1685 Luigi XIV di Francia emise l'Editto di Fontainebleau con il quale revocò l'Editto di Nantes di Enrico IV, che aveva confermato ai protestanti la libertà di culto e aveva concesso loro diritti politici, militari e territoriali. A seguito dei provvedimenti restrittivi introdotti contro i Valdesi, fra la fine del 1685 e l'estate del 1687 più di 2500 abitanti (un terzo della popolazione) fu indotto a lasciare le comunità della Val Pragelato per emigrare verso Ginevra e i cantoni protestanti svizzeri. Mentoulles fu abbandonata da 488 abitanti, quasi la metà della popolazione.[22]

Nel 1688 scoppia la guerra della Lega di Augusta, combattuta dalla Francia contro una coalizione degli altri stati europei. Inizialmente Vittorio Amedeo II si mantiene neutrale, poi il 4 giugno 1690 firma a Torino il trattato di alleanza con l'Imperatore Leopoldo contro la Francia e la Val Pragelato diventa per parecchi anni zona di guerra, anche se non di prima linea: da un lato una vera e propria occupazione da parte delle truppe francesi e dall'altra un'infinita serie di azioni militari, di scorrerie, di colpi di mano da parte delle truppe sabaude ed alleate, in particolare valdesi.

Nel luglio 1693 Vittorio Amedeo II e i suoi alleati conducono un attacco lungo la Val Pragelato, ma vengono bloccati all'altezza di Fenestrelle, e ritirandosi fanno terra bruciata, incendiando e demolendo i villaggi attraversati, da Chambons e Mentoulles a Meano. Di conseguenza da questi paesi la popolazione fugge verso le vicine valli Germanasca e val Pellice. [23] A fine di agosto-inizio settembre inoltre, oltre 1600 abitanti della Val Chisone che erano rimasti nelle loro comunità e si erano convertiti solo formalmente, approfittando dello stato di guerra vennero a stabilirsi nelle Valli Valdesi del Piemonte su invito del duca e ritornarono apertamente alla religione riformata.[22]

Per Mentoulles significò l'abbandono pressoché totale, come testimoniato dai documenti amministrativi dell'epoca.

La prima fonte è costituita dai verbali dell'assemblea dell'Escarton della Val Pragelato. Nel 1694 non si tenette l'assemblea dell'Escarton della Val Pragelato relativa all'anno precedente, così all'inizio del 1695 se ne fecero due, una per il 1693 e l'altra per il 1694. Alla prima Mentoulles fu rappresentata unicamente dal Priore Simon Roude, a quella successiva non era presente alcuno e il conto dell'escarton riporta: Per le comunità di Mentoulles e Meano non ci sono persone o abitanti che possano rispondere agli affari generali e particolari della valle per essere queste interamente abbandonate e distrutte. La stessa situazione continuò per alcuni anni, Mentoulles tornò ad essere rappresentata nell'assemblea del 1700 con il Castellano Bertrand e poi finalmente nell'anno seguente la comunità espresse nuovamente i nuovi rappresentanti.[21]

Un'altra testimonianza è riportata nella revisione del Censimento dei fuochi eseguita nel 1699 nel Delfinato per ordine del re di Francia. La commissione era guidata da Jean Estienne Bouchu, consigliere del re, maitre des requestes, intendente di giustizia, polizia e finanza del Delfinato.[24] Per l’escarton della Val Chisone i rappresentanti delle sei comunità si recarono il 16 settembre a Oulx, dove esposero alla commissione le proprie remonstrances, cioè le loro lagnanze, e risposero alle 21 domande previste dal censimento, quindi dal 17 al 22 settembre i commissari furono condotti a visitare le comunità della Val Chisone. Per quanto riguarda Mentoulles le Remonstrances riportano: Lo stato deplorevole in cui l’ultima guerra ha ridotto il detto luogo di Mentoulles è nota a tutto il mondo, è stato disabitato per cinque anni ed attualmente non rimane che la quinta parte degli abitanti che c’erano prima della guerra, tutte le case tranne una sola sono state bruciate dai nemici … e la maggior parte dei fondi sono incolti per essere stati abbandonati dai proprietari. [25]





L'ultimo Castellano francese della Val Pragelato fu il Bertrand, che risiedeva a Mentoulles fino al 1708,

Nel 1700 scoppia la Guerra di successione spagnola, inizialmente il Ducato di Savoia è alleato della Francia ma nel 1703 Vittorio Amedeo II cambia schieramento e i francesi danno inizio all'occupazione dei territori sabaudi, fino a mettere sotto assedio Torino nel 1706. Le sorti della guerra mutarono dopo la battaglia di Torino del 7 settembre 1706 e negli anni successivi Vittorio Amedeo II e i suoi alleati sconfiggono più volte i francesi.

Nel luglio 1708 Vittorio Amedeo II dà inizio alla campagna militare che porterà alla conquista della Val Pragelato. Dopo aver espugnato Exilles, è la volta di Fenestrelle. A metà agosto vengono iniziate le operazioni belliche che porteranno all'assedio del Forte Moutin, sulla riva destra del Chisone; il 23 agosto inizia il cannoneggiamento del forte, che costringe alla resa il comandante francese il 31 agosto.

Dopo la resa, il 5 settembre l'armata sabauda di sposta a Mentoulles, dove Vittorio Amedeo II prende alloggio nel fabbricato dell'ex castellano Bertrand, che è stato arrestato e fatto portare prigioniero a Torino. Il villaggio viene invaso dalla presenza delle numerose truppe, tanto che il priorato subisce diversi danneggiamenti.

L'8 settembre 1708 Vittorio Amedeo II nomina un nuovo castellano, Petiti, e dispone il cambiamento della sede della castellania che passa da Mentoulles a Fenestrelle.[26]

Da questo momento l'alta val Chisone passa di fatto sotto il dominio del Ducato di Savoia, situazione che verrà ratificata dopo la fine della guerra con il trattato di Utrecht del 1713 che sancì la cessione, che si rivelerà definitiva, della Val Pragelato e della valle d'Oulx dalla Francia al resto del Piemonte sabaudo.

Al termine di questi decenni di travagli, la popolazione della Val Pragelato si è ridotta complessivamente dal 47% passando da 7.718 abitanti del 1685 a 4.080 nel 1717, ma la comunità di Mentoulles è stata la più colpita, riducendosi del 72%, passando da 1.000 a soli 280 abitanti. [22]

Le colonie valdesi in Germania

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La grande maggioranza degli espatriati dopo la revoca dell'editto di Nantes si rifugiò in un primo momento a Ginevra e nell’area svizzera, qualcuno vi rimase ma la maggior parte degli esuli venne fatta proseguire, loro malgrado, per la Germania. I Cantoni protestanti non erano in grado infatti di accogliere la massa di rifugiati francesi che si riversava nei loro confini dopo la revoca dell’editto di Nantes.

La maggior parte dei pragelatesi rifugiatisi nei Paesi protestanti nel periodo 1685-1689 rientrò però agli inizi degli anni novanta nelle vicine vallate soggette al Piemonte, approfittando della guerra che si era scatenata fra il Duca di Savoia e la Francia, per cercare di avvicinarsi il più possibile ai loro luoghi d’origine, nella speranza che il conflitto bellico avrebbe portato alla restituzione della libertà di religione anche in Val Chisone. Nell’agosto-settembre 1689 il pastore Henri Arnaud riuscì con un migliaio di armati, valdesi e ugonotti, a ritornare in Piemonte (impresa che prese il nome di Glorioso rimpatrio) e a resistere per alcuni mesi, fino a quando, nel giugno 1690, il duca di Savoia decise di rompere la sua alleanza con la Francia. Egli allora consentì il ritorno di tutti i valdesi superstiti suoi sudditi. Non solo: furono accolti anche i valdesi pragelatesi e molti ugonotti rifugiatisi in Svizzera e in Germania per motivi di fede, in quanto era indispensabile avere soldati da impiegare nella guerra che si stava aprendo.

La speranza di libertà si rivelò infondata: dopo la fine della guerra della Lega di Augusta nel trattato di pace di Rijswijk del 1697 Luigi XIV non fece alcuna concessione agli ugonotti. Anche nel ducato di Savoia il 1 luglio 1698 Vittorio Amedeo II bandì nuovamente tutti i valdesi e riformati di origine francese che non fossero disposti a convertirsi, in applicazione di un articolo segreto del trattato di pace separato che era stato stipulato nel 1696 fra la Francia e il Piemonte.

Furono così scacciate dal Piemonte oltre 3700 persone, di cui un rilevante numero erano originarie della Val Pragelato. Nel 1699 esse ripercorsero il cammino precedente, attraverso il Moncenisio, la Savoia, e Ginevra, per poi essere smistati verso le colline spopolate e le terre abbandonate dell’Assia-Darmstadt, dove furono destinati i profughi della Val Pragelato, e del Württemberg, dove furono inviati quelli della Val Perosa. Intorno al 1700-1701 molti pragelatesi, in cerca di condizioni meno dure, si trasferiranno in Württemberg: dei circa 1250 immigrati nell’Assia-Darmstadt del luglio 1699 alla fine solo poco più di 300 vi rimasero. Tredici di queste colonie valdesi in Germania, fondate tra il 1699 e il 1701, si conserveranno fino ai giorni nostri.

I profughi di Mentoulles di questa seconda ondata furono 352, dopo parecchie ricerche trovarono una sistemazione in Ysemburg-Wachtersbach, dove a fine agosto 1699 fondarono la colonia di Waldensberg[27]. Ma essa “collocata su un’altura, era esposta al vento e alle intemperie e non disponeva di un pozzo"; fu così che il 14 giugno 1700, mentre 168 persone vi rimanevano, 202 abbandonarono la località e si trasferirono nel Württemberg stanziandosi presso Heilbronn nello Zabergau dove ottennero terre dai territori di Hausen e Nordheim. Sorse così Nordhausen.[28][22]

L'epoca sabauda

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Nel 1733 Carlo Emanuele III, figlio e successore di Vittorio Amedeo II, mise in vendita oltre un centinaio di nuovi feudi in cambio della concessione di titoli nobiliari[29], sia per ricavare nuove entrate di denaro in occasione della guerra di successione polacca, questa volta combattuta al fianco della Francia e lontano dalle nostre valli, sia nel quadro della politica regia interessata alla formazione di una nuova classe dirigente da contrapporre alle antiche famiglie signorili. I territori degli Escarton recentemente acquisiti dal Regno di Sardegna con il trattato di Utrecht si prestarono bene all’operazione, in quanto liberi da tempo da pesi feudali.

La Val Pragelato fu suddivisa in 14 feudi. La comunità di Mentoulles fece richiesta di non esser infeudata offrendo a tale scopo L. 3.000, ma per le finanze sabaude non fu abbastanza e il feudo fu assegnato il 27 gennaio 1736 a Carlo Manfredo Pasero che acquisì il titolo di conte di Mentoulles in cambio di L. 7000; fino a che il 9 marzo 1753 la comunità rilevò il titolo nobiliare per L. 11.000 liberandosi dagli obblighi signorili. [30] [31] [32]

Il prezzo del riscatto dovette essere almeno in parte rateizzato se ancora nel bilancio del Regno dell’anno 1850 fra le entrate compare la voce: Mentoulles Comune: Canone per riscatto di detti feudi L. 11. [33]

Le valanghe del 1885 e 1888

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Negli inverni del 1885 e del 1888 la nostra penisola fu interessata da precipitazioni nevose eccezionali e sull’intero arco alpino si verificarono una serie di valanghe disastrose che colpirono anche molti centri abitati che mai in precedenza erano stati coinvolti. Mentoulles fu uno di questi. Il 18 gennaio 1885 si staccò una valanga dalla regione Mufletta alle pendici del monte Orsiera che investi l’abitato e causò la morte di 3 bambini, danneggiando 6 case e il tetto della Cappella di Villecloze (nelle valli di Pinerolo i morti furono in totale 15 e si contarono 130 abitazioni danneggiate; nella Provincia di Torino, che comprendeva anche la val d’Aosta, i morti furono 143).

La valanga si ripeté nel 1888, il 27 febbraio verso le 10:30 di sera, la quale così viene descritta dal Capitano Comandante della fortezza di Fenestrelle:

La valanga, scendendo alle ore 10.30 pom, del 27, trascinò seco quasi per metà quattro casolari ed una chiesuola, e s'infranse nella parrocchia del paese, producendo varie screpolature nel muro laterale a nord, e due arcate della vòlta minacciano rovina. Il rimanente della valanga urtò contro il palazzo comunale, sito sul fianco sud della strada provinciale; ruppe le imposte e le invetriate; riempì le camere a livello e quelle al primo piano, gettandosi alle spalle il balcone e la ringhiera in ferro; ed asportò nei campi quanto gli si parò dinanzi dalle finestre retrostanti, producendo diverse leggere screpolature nei muri e nelle vòlte. Disotto alle macerie vennero estratte 12 persone incolumi e 8 morte. Due animali bovini furono estratti a pezzi. Il danno venne giudicato di L. 70.000.

Nelle valli di Pinerolo si registrarono 9 morti in totale, nella Provincia di Torino i morti furono 145. [34] [35]


Il Comune di Mentoulles fu soppresso con R.D. n. 1908 del 29 settembre 1927 e aggregato al Comune di Fenestrelle. Successivamente con R.D. n. 535 del 28 gennaio 1929 fu abolito anche l'ufficio di conciliazione.

Cose da vedere

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Nel verziere del Priorato, su una nicchia del muro di cinta è dipinto l'affresco "La cena di Emmaus" dipinto nel 1970 dall'artista pinerolese Giovanni Carena, su commissione del priore di allora, Giuseppe Trombotto che era molto amico di Carena.[36]


Fernando Charrier

Baudissard

Abate Frezet



Guerre del Piemonte

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Guerre d'Italia del XVI secolo

Guerra d'Italia del 1536-1538

Guerra d'Italia del 1542-1546

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Guerre di religione francesi 1562-1598


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Guerra franco-savoiarda 1600


Guerra dei trent'anni 1618-1648


Guerra di successione di Mantova e del Monferrato 1628-1631

Guerra della Grande Alleanza 1688-1697

Guerra di successione spagnola 1701-1714


Guerra di successione polacca 1733-1738

Guerra di successione austriaca 1740-1748


Guerre sabaudo-valdesi 1655-1690

Paese 1º livello 2º livello 3º livello Livello di base
Bandiera dell'Italia Italia Regioni Province, Città metropolitane, Liberi consorzi comunali (in Sicilia) Comuni
Bandiera della Francia Francia (suddivisioni) Régions Départements
Bandiera della Bosnia ed Erzegovina Bosnia ed Erzegovina (suddivisioni) Federazione di Bosnia ed Erzegovina Kantoni, županije Općina, Opština
Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina Općina, Opština
Bandiera della Macedonia del Nord Macedonia del Nord Opštini
Bandiera dell'Albania Albania (suddivisioni) Qarqe Bashki
Bandiera dell'Irlanda Irlanda Counties
Bandiera del Regno Unito Regno Unito Inghilterra Counties Districts
Scozia Council Areas
Galles Principal areas Community
Irlanda del Nord Districts


TITOLO anno pubblicazione VOLUME Testo in formato elettronico
INTRODUZIONE ossia notizie generali fisiche e storiche sull'Italia e prospetti topografici dei diversi suoi stati 1845 I [4]
Parte I PRINCIPATO DI MONACO 1835 II [5]
Parte II STATI SARDI ITALIANI DI TERRAFERMA Corografia fisica e storica 1837
Corografia statistica
-Sezione I Governo dello Stato
-Sezione II Topografia storico-governativa
  --I Governo e Topografica del Ducato di Genova
1836 III
continuazione della topografia statistica
  -- II Governo e topografia della Divisione militare di Nizza

  -- VII Governo e topografia della Divisione militare di Cuneo
1837 IV [6]
- Sezione III Industria 1838 IV supplemento [7]
Parte III REGNO LOMBARDO-VENETO 1844 V [8]
segue 1844 VI [9]
Parte III FRAZIONI TERRITORIALI ITALIANE INCORPORATE NELLA CONFEDERAZIONE ELVETICA 1840 VII [10]
Parte VI DUCATI DI PARMA, PIACENZA E GUASTALLA 1839 VIII [11]
Parte VI STATI ESTENSI 1845 VIII parte seconda [12]
Parte VII DUCATO DI LUCCA 1845
Parte VIII GRANDUCATO DI TOSCANA
Parte IX STATO PONTIFICIO 1843 IX [13]
1843 X supplemento [14]
Parte X REPUBBLICA DI S. MARINO 1845
Parte XI REGNO DELLE DEI SICILIE - DOMINI AL DI QUA DAL FARO 1844 XI [15]
1845 XI supplemento [16]
Parte XII ISOLE APPARTENENTI A STATI ITALIANI 1842 XII [17]

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Cenni storici

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Dal punto di vista delle vicende storiche la strada può essere suddivisa in tre tronchi:

  • da Torino a Pinerolo
  • da Pinerolo a Fenestrelle
  • da Fenestrelle a Cesana


La strada che conduce da Pinerolo a Fenestrelle fu resa carreggiabile verso l’anno 1760, sotto il regno di Carlo Emanuele III.

La tratta da Torino a Pinerolo fu costruita ex novo nel 1766 con un tracciato regolare ed allineato passante per Nichelino, Candiolo, None, Airasca e Terre di Riva (fino ad allora la rotta da Pinerolo a Torino era per Orbassano).[44]


Dopo l’annessione del Regno di Sardegna alla Francia in epoca Napoleonica, l’intera strada, la Route de Turin à Fénestrelles et Briancon par Pignerol, le Col del Sestrière e Cézane, è inserita fra le strade à la charge du Trésor public. Il percorso inizia alla diramazione della strada N. 95 (de Turin a Nice par le Col de Tende) au pont de Sangone pres la borne milliaire N. 3 e termina jusqu’a la rencontre avec celle N. 94 a Cesane (d’Espagne en Italie par le Col du Mont Genevre).

Inizialmente solo il tratto da Torino a Fenestrelle era carrozzabile mentre da Fenestrelle a Cesana era praticable seulement aux mulets.[45]

Sotto l’impulso di Napoleone viene realizzata la strada del Monginevro, da Pinerolo per il Colle del Sestrières (2012 m s/m) a Cesana; da qui risale al Colle del Monginevro (1854 m s/m) e ridiscende nel Delfinato, per l’altro lato da Cesana scende a Oulx. Complessivamente 98 km con una larghezza fino a 6 m. [46] I primi progetti sembrano risalire al 1805, ufficializzati poi il 26 novembre 1807 attraverso la firma del decreto che sancì la fattibilità dei lavori. La maggior parte delle opere vengono in realtà effettuate negli anni tra il 1810 e il 1813. In particolare, tra Mentoulles e Laux, la strada vecchia collocata sul versante a nord e sempre di difficile percorrenza nei mesi invernali a causa del ghiaccio, viene rifatta sul versante sinistro. A valle di Fenestrelle venne tagliata la roccia sotte le fortificazioni del San Carlo in località Vir del roc. Dove la natura dei luoghi lo permette, la carreggiata raggiunge i cinque metri di larghezza.[47]

Nel 1811 Napoleone emana il decreto che crea e organizza la nuova rete viaria dell’impero. La strada da Cesana a Pinerolo entra a far parte della Route Impériale di terza classe N. 110 De Grénoble à Savone par Briançon, che da Pinerolo prosegue per Cavour, Saluzzo, Mondovì, Cuneo e Ceva.[48]


Quasi terminata la nuova strada carrozzabile da Fenestrelle al Monginevro, nel 1814 Napoleone viene sconfitto e costretto ad abdicare. A seguito del Congresso di Vienna viene stabilita la clausola che ne vietava non solo l’ultimazione, ma l’uso, la manutenzione ed infine si prescriveva che dovesse guastarsi e tenerla rotta per modo che non si potesse carreggiare.[49]


Nel 1817 la strada da Pinerolo a Fenestrelle abbisogna di diversi lavori di manutenzione che inizialmente vengono assegnati ai comuni. In seguito alle rimostranze delle comunità locali, il 29 maggio dello stesso anno con regie patenti [50] si riconferma la via come reale e quindi le spese del suo mantenimento ritornano ad essere sostenute dall’erario.[51] [52]

La strada da Torino a Pinerolo (per Nichelino, Candiolo e None) viene dichiarata provinciale dal Consiglio Superiore D’Acque e Strade nel 9 dicembre 1823.[53]


A metà degli anni quaranta si riaccende l’attenzione del governo per il potenziamento della rete viaria verso la Francia attraverso il colle del Monginevro.

Così Carlo Alberto ordina la risistemazione della strada che dal Monginevro passa per il colle del Sestrieres e scende in Val Chisone. [54]

Il 5 luglio 1848 è presentata al parlamento una petizione a firma di 300 proprietari della provincia di Pinerolo e particolarmente della valli che stanno fra Pinerolo e i confini nostri col Delfinato affinché fosse riaperta la strada napoleonica e fosse dichiarata reale.

La petizione viene discussa in parlamento il 27 dicembre 1848 e il 28 febbraio 1849. Nelle relazione dei dibattiti parlamentari si afferma che il Governo fece eseguire molte riparazioni attorno a quella strada, anzi la ridusse ad uno stato di sufficiente viabilità, nel che non trovò difficoltà, imperciocché i muri di sostegno ed una gran parte delle opere d’arte erano in buonissima condizione, tanto era stato soda la costruzione primitiva, e non si dovette perciò che riempiere qualche cavità cagionata dal corso delle acque, e sgombrare il suolo della strada dalle terre e dai massi recati dalle frane. E ancora: La prima delle domande dei petizionari già sarebbe in buona parte compiuta, e dietro un progetto dell’ingegnere della provincia di Pinerolo, e sotto la sua direzione già sarebbersi condotte a buon punto le opere necessarie di riparazione a quella strada.

Al contempo vengono eseguiti interventi anche per la strada che scendeva in Val di Susa. [55] [56]

A seguire con Decr. R 17 aprile 1849 alla strada da Fenestrelle a Cesana e Monginevro viene assegnato lo status di strada provinciale.[57]


Nel 1855 in parlamento si discute un progetto di legge per una nuova classificazione delle strade in terraferma. A più riprese i deputati della Provincia di Pinerolo sostengono la necessità di classificare la tratta da Fenestrelle a Cesana come strada reale, in contrapposizione con l’analoga proposta di classificazione della strada da Susa per Oulx e Cesana al Monginevro, la quale viene preferita dal Governo Cavour e infine dal voto del Parlamento. [58] [59]

Dopo la proclamazione nel 1861 del Regno d’Italia, nel 1865 viene stabilita una nuova la classificazione delle strade, con la quale le strade di rango primario mutano la denominazione da strade reali a strade nazionali e viene stabilito che non potesse esservi strada nazionale fra due punti del territorio che fossero collegati da una ferrovia.[60]

A seguire è pubblicato l’elenco delle 38 strade nazionali, che non comprende più la ex strada reale da Pinerolo a Fenestrelle, mentre sono presenti le due strade da Susa in Francia per il Moncenisio (N. 11) e per il Monginevro (N.12).[61]

Nel 1867 è pubblicato l’elenco delle strade provinciali di Torino, nel quale la tratta da Torino a Pinerolo assume il n. 4, mentre le tratte Pinerolo-Fenestrelle-Cesana formano la strada provinciale n. 21.[62]


Nel 1870 la tratta dalla stazione ferroviaria di Pinerolo al forte di Fenestrelle recupera il rango primario e assume la denominazione di Strada Nazionale n. 8 bis.[63]

La tratta da Fenestrelle a Cesana diventa nazionale nel 1884 allorché fu rivisto l’elenco delle strade nazionali del Regno, che diventano 90, e l’intero percorso da Pinerolo a Cesana è denominato strada nazionale n. 26.[64]

L’elenco delle strade nazionali è nuovamente rivisto nel 1911, con l’accorpamento di alcune strade che in tutto diventarono 84: anche la strada n. 26 da Pinerolo per Fenestrelle a Cesana viene accorpata con la nazionale n. 25 (dalla stazione ferroviaria di Oulx al confine francese sul Monginevro) e assume la nuova numerazione N. 19.[65]


La tratta da Torino a Pinerolo è trasformata in strada nazionale nel 1923 e così l’intera strada da Torino a Cesana diventa la strada nazionale n. 40 del Colle del Sestrières.[66]

A seguito dell’istituzione dell'Azienda autonoma statale della strada avvenuta nel 1928, la numerazione viene infine mutata in SS N. 23 del Colle di Sestrières. Il percorso della strada era: Bivio con la N. 10 Padana Inferiore presso il Sangone - Pinerolo - Colle di Sestrières - Cesana. [67]

Da Pinerolo fino a Perosa Argentina il fondo valle è percorso da due vie di comunicazione principali, una su ciascun lato della valle. Sul lato sx la SP 23 del Colle di Sestriere (ex SS 23) e sul lato dx la SP 166 della Val Chisone (chiamata dai locali la strada dell’inverso). A seguito delle modifiche apportate in occasione delle olimpiadi invernali del 2006, al tracciato della SP 23 sono stati aggiunti alcuni tratti di variante che si sviluppano su entrambi i lati del torrente Chisone, allo scopo di aggirare i centri abitati, in alcuni casi sovrapponendosi con la SP 166.

Da Perosa Argentina la SP 23 prosegue fino al Colle del Sestriere lungo il fondovalle mantenendosi sempre sul lato sx della valle. Da Perosa Argentina si diparte anche la SP 169 della Val Germanasca che sale fino Praly.

Da queste arterie di fondo valle si diramano le varie strade che risalgono le pendici fino ai vari centri abitati ubicati più in quota, alcune di queste sono annoverate fra le strade provinciali.[68]

Nell’alta valle vi sono poi due strade provinciali di origine militare.

  • La SP 172 del Colle delle Finestre che si stacca dalla SP 23 presso Depot nel Comune di Fenestrelle, sale fino a Pra Catinat e di qui prosegue in quota fino Pian dell’Alpe nel Comune di Usseaux, quindi sale a Colle delle Finestre che mette in comunicazione con la Val di Susa (asfaltata solo per il tratto iniziale fino a Pra Catinat e da Pian dell’Alpe al Colle).
  • la SP 173 del Colle dell'Assietta, che si diparte dalla precedente a Pian dell’Alpe e che dopo aver raggiunto il colle prosegue fino a Sestrieres seguendo le creste dello spartiacque con la Val di Susa. La strada non è asfaltata.

Entrambe sono percorribili sono percorribili soltanto nei mesi estivi.[69]

La presenza dell’uomo preistorico in Val Chisone è documentata dai rinvenimenti archeologici in alcuni siti, oggetto di scavi e studi condotti dal CeSMAP [70], sotto l'egida della Soprintendenza Archeologica per il Piemonte, nel periodo 1981-1983.

Il sito più antico è quello di Balm’Chanto, a 1.400 m sul versante a monte di Villaretto nel comune di Roure.

Come indicato dal nome balm[71] si tratta di un riparo sotto una roccia sporgente, alla base di una ripida parete rocciosa alta oltre 50 m. Il deposito archeologico si trova non solo al riparato da un frontone aggettante di circa 7 m dalla base della parete, ma è incassato in usa sorta di trincea presente alla base della parete stessa, allungata in direzione N-S per circa 14 m ed avente una larghezza massima utilizzabile di oltre 4 m.

Il complesso dei materiali venuti alla luce nel corso degli scavi comprende più di 3000 reperti in ceramica e centinaia di utensili di selce scheggiata e pietra pietra verde levigata (grattatoi, asce, accette, scalpelli e punte di freccia), ossa e corno. Sono inoltre stati trovate tracce di focolari e ritrovamenti di chicchi carbonizzati di orzo e frumento.

Veniva evidentemente utilizzato nella bella stagione per attività di pastorizia e di caccia e doveva servire anche come punto d'appoggio per lo sfruttamento delle fasce montane superiori. L'attività prevalentemente documentata è quella pastorale, attestata dai resti faunistici caprovini; i resti di fauna selvatica testimoniano l'importanza ancora notevole della caccia. Per quanto riguarda l'attività pastorale è probabile che si trattasse di una transumanza estiva su scala ridotta, fra valle versante e pascoli elevati. L'agricoltura, provata dal ritrovamento di chicchi carbonizzati di orzo e frumento, non doveva peraltro essere praticata in situ.

Il riparo di Balm' Chanto risulta frequentato in tre epoche ben distinte. I più antichi reperti rinvenuti di attività venatorie testimoniano la frequentazione umana sin dal finire dell’ultima era glaciale (Epigravettiano finale 12.000 a.C.), ma il periodo di più intensa frequentazione preistorica è collocabile nell'Eneolitico o Età del Rame (2.100 a.C. secondo i dati della datazione al radiocarbonio C14). A questo periodo risalgono i ritrovamenti di chicchi carbonizzati di orzo e frumento che ne fanno il più antico insediamento alpino con tracce di agricoltura in Piemonte. Infine si ebbe una veloce rioccupazione del riparo in epoca protostorica, desumibile sulla base dei reperti ceramici oltre che dei pochi manufatti in bronzo ed in pasta vitrea. [72] [73]


Un sito più recente è l'insediamento preistorico di Roc del Col, che occupa la sommità del rilievo roccioso a quota 2.083 m posto sulla cresta spartiacque sud-ovest del vallone glaciale di Cerögne, che da Pourrieres sale al Colle dell’Assietta.

Gli scavi hanno messo in luce un insediamento stagionale di pastori-agricoltori della Media Età del Bronzo (1.500 a.C.), che avevano conquistato gli alti versanti alpini.

Tra i reperti rinvenuti sono degne di nota alcune forme vascolari, come le olle alle quali era applicato a ditate un cordone, le ciotole globose con ansa a nastro impostata sull'orlo, le tazze carenate ad orlo estroflesso. Tra gli altri materiali si annoverano: asce levigate in pietra verde, uno scalpello, anch'esso in pietra verde, una fusaiola litica piatta, con foro cilindrico e decorata da linee raggiate sulle due facce. Infine sono state rinvenute numerose macine in pietra e migliaia di semi di cereali carbonizzati, conservati in un largo pozzetto all'estremità occidentale dello scavo. I ritrovamenti spingono quindi a ritenere che Roc del Col fosse frequentato stagionalmente da pastori preistorici, che utilizzavano gli alti pascoli, pur mantenendo contatto con i maggiori centri di fondovalle, ove era sviluppata la cerealicoltura. [74] [75]

Nel 2011 si corse la tappa Gap-Pinerolo, con il passaggio sul Colle del Sestriere e sul Colle di Pra Martino (vincitore Edvald Boasson Hagen).

E' stato annunciato che la 4° tappa del Tour 2024 che si correrà il 2 luglio sarà la Pinerolo-Valloire, con passaggio sul Colle del Sestriere.[76]

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  3. ^ Elisa Mongiano, L'ordinamento giudiziario degli stati sabaudi nel XVIII secolo, in RECHERCHES RÉGIONALES Archives départementales des Alpes-Maritimes, 1970
  4. ^ Edit du Roy portant rétablissement de Conseil de Pignerol en titre de Conseil Superieur, & création d'Officiers en iceluy in Recueil des edits et declarations du Roy, ... Tome III, a Grenoble chez Gaspard Giroud Imprimeur - MCDDXX
  5. ^ Domenico Carutti, Storia della Città di Pinerolo, TIPOGRAFIA CHIANTORE – MASCARELLI 1893, pag. 409
  6. ^ in F. Duboin, Raccolta per ordine di materie delle leggi, editti, manifesti, ecc., pubblicati dal principio dell’anno 1681 sino agli 8 dicembre 1798, tomo III parte I, Torino 1826, p.420
  7. ^ in F. Duboin, ibidem p.424
  8. ^ F. Duboin, ibidem p.425
  9. ^ come ad esempio nel Regolamento delle Provincie, o sia Dipartimenti per le Intendenze, e Prefetture ne' Stati di S. M. di qua dal Mare del 1724, in F. Duboin, ibidem p.425
  10. ^ Unione alla giurisdizione del Senato di Piemonte , delle Città Terre e Luoghi , le quali erano soggette al Senato di Pinerolo in F. Duboin, ibidem p.358
  11. ^ dal latino DIRECTUS ‘esposto a mezzogiorno’. Terreno a solatìo. - http://toponimi.chambradoc.it/applications/dictionary/siteToponymChambra/index.jsp?_VP_V_ID=1051903014&CM=ED&_VP_OBJ_ID=28819&FIND_VALUE=i&SEARCH_TYPE=ALPHABET_FIND&FIND_ATTESTATIONS=no
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  24. ^ Secondo un prontuario stabilito composto da 21 domande, gli ufficiali delle comunità dovevano giurare sulla veridicità degli atti presentati alla commissione, e dichiarare che nei ruoli erano compresi tutti i fondi tagliabili, che i parcellari del catasto comprendevano case e beni fondiari estimati secondo il giusto valore; era poi necessario fornire informazioni sul valore dell’allibramento totale del parcellario, se vi erano beni ecclesiastici, nobili ed affranchiti esenti dalle imposizioni, se sussistevano contenziosi tra comunità e possessori di fondi nobili, l’eventuale esistenza di beni comuni e la loro estensione; inoltre se nel luogo si tenevano fiere, mercati, quali fossero i commerci principali, l’eventuale presenza di giurisdizioni, da quanti abitanti e capi famiglia era composta la comunità. Tutti gli atti con relative rimostranze, dovevano essere compresi nella relazione finale. D. B. De Franco, Amministrazione e governo di una regione alpina: il Brianzonese ceduto alla corona di Savoia nel 1713, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Anno Accademico 2013/14, pag 97-98 (PDF), su iris.uniupo.it. URL consultato il 7 novembre 2021.
  25. ^ L'etat deplorable ou la derniere guerre a reduit le d.(it) lieu de Mentoulles est notoire a tout le monde il a esté deshabité pendant cinq ans ce presentement jl n'y a que la cinquieme partie des habitans qu'il y avoit avant la guerre... et la pluspart des autres fonds sont jncultes pour avoir esté abandonnés par les proprietaires, Remontrances (1699), su escarton-oulx.eu. URL consultato il 7 novembre 2021.
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  29. ^ Regio Editto col quale si manda procedere all’alienazione in altrettante giurisdizioni separate, colle prerogative però annesse al vassallaggio delle borgate, villaggi e quartieri ivi nominati e smembrati dal demanio del 14 ottobre 1733, in F. Duboin, Raccolta per ordine di materie delle leggi, editti, manifesti, ecc., pubblicati dal principio dell’anno 1681 sino agli 8 dicembre 1798, t. XXIV, lib. XII, tit. I, Torino 1860, pp. 110-114, su basesdocumentaires-cg06.fr.
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  50. ^ Regie patenti colle quali S.M. approva il regolamento per tutti i suoi stati di terraferma riguardo alle strade, ponti ed acque del 29 maggio 1817
  51. ^ G. Bourlot, Storia di Fenestrelle, 1962, citato da B. Usseglio, Notizie storiche dell’alta Val Chisone, 2010 Ed. Parco Naturale della Val Troncea, Quaderni del Parco – 8, p.169
  52. ^ In tutto le strade reali di terraferma sono 7, le altre sono:
    • Da Torino a Milano di 109 km (da Torino fino al Ponte di Barche sul Ticino)
    • Da Torino a Piacenza di 163 km (da Torino fino al Ponte sul Torrente Bardonenza confine dello Stato Piacentino)
    • Da Torino a Nizza di 258 km
    • Da Torino in Francia di 258 km (da Torino fino alla Città di Pont Beauvoisin e al ponte sul Guiers limite della Francia)
    • Di Genova di 75 km (dal bivio della Strada Reale di Piacenza in Prov. Di Alessandria)
    • Del Sempione di 116 km (da Novara al Sempione) Calendario generale pe’ Regii Stati 1834, pag. 619, su babel.hathitrust.org. URL consultato il 2 febbraio 2020.
  53. ^ Calendario generale pe’ Regii Stati 1824, pag. 651, su babel.hathitrust.org. URL consultato il 2 febbraio 2020.
  54. ^ A. Belleydier, Turin et Charles-Albert, Plon frères éditeurs, Paris 1848, p. 171
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  60. ^ Legge 20 marzo 1865, n. 2248 - Per l'unificazione amministrativa del Regno d'Italia. – Allegato F Legge sulle Opere pubbliche
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