Stefano Pascolini

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Stefano Pascolini
NascitaFirenze, 29 marzo 1918
MorteRoma, 20 ottobre 1970
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Marina Militare Italiana
GradoContrammiraglio
GuerreSeconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Uomini della Marina, 1861-1946[1]
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Stefano Pascolini (Firenze, 29 marzo 1918Roma, 20 ottobre 1970) è stato un ammiraglio italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

L'incrociatore leggero Raimondo Montecuccoli in una foto del 1962.

Nacque a Firenze il 29 marzo 1918, figlio del futuro generale Etelvoldo.[2] Dopo aver frequentato il Liceo-Ginnasio classico Vittorio Alfieri di Torino, nel 1936 si arruolò nella Regia Marina entrando come Allievo ufficiale nella Regia Accademia Navale di Livorno,[2] da cui uscì con il brevetto di guardiamarina nel gennaio 1940 imbarcato sulla nave scuola Cristoforo Colombo.[1]

All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, si trovava imbarcato sulla nave da battaglia Conte di Cavour.[1]

Promosso sottotenente di vascello nel settembre dello stesso anno, nel mese di novembre si imbarcò sul cacciatorpediniere Bersagliere.[1] Dopo aver conseguito la specializzazione sulle armi subacquee, nel giugno 1941 fu assegnato alla 14ª Squadriglia della 2ª Flottiglia M.A.S..[2] Al comando del MAS 533 si distinse particolarmente in un combattimento contro un convoglio nemico avvenuto il 24 marzo 1941, venendo citato nel Bollettino di guerra del Comando Supremo e decorato con la Medaglia d'oro al valor militare a vivente.[2] Nel luglio 1942 ottenne la promozione a tenente di vascello, prestando servizio ancora sui MAS e poi sull'incrociatore leggero Giuseppe Garibaldi, dove rimase fino all'ottobre 1944, quando fu trasferito sulla torpediniera Calliope.[1] Trasferito in servizio al Comando Scuola Gruppo Sommergibili di Brindisi, nel settembre 1945 fu assegnato a sovraintendere alla costituzione dei Gruppi Incursori Sommergibili (GIS) di Taranto,[2] assumendo in successione il comando della corvette Flora, Bombarda e Urania.[1]

Nel gennaio 1952 fu promosso capitano di corvetta e trasferito al Ministero-Consiglio superiore delle forze armate,[1] e nel maggio 1958 divenne Consigliere militare aggiunto del Presidente della Repubblica[1] Giovanni Gronchi. Divenuto capitano di fregata nel gennaio 1960,[2] nel maggio dello stesso anno fu nominato vicecomandante dell'incrociatore leggero Raimondo Montecuccoli, e nel mese di settembre comandante della fregata Aldebaran.[1] Il 13 novembre 1961 entrò in servizio come insegnante di arte militare marittima presso la Scuola di guerra di Civitavecchia.[1] Il 1 gennaio 1963 fu promosso capitano di vascello, e successivamente fu assegnato al Centro Alti Studi Militari. Promosso contrammiraglio, si spense a Roma il 20 ottobre 1970.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Giovane comandante di M.A.S. pieno di slancio, di ardimento e di eccezionale calma nel pericolo, durante una rischiosa azione contro un importante convoglio nemico, poderosamente scortato da forze di superficie, portava risolutamente a fondo l’attacco malgrado il violento tiro delle numerose unità avversarie che avevano scoperto il suo fragile scafo. Sorretto dalla decisa volontà di colpire l’avversario, superato lo sbarramento di fuoco, riusciva a portarsi a distanza serrata ed a silurare contemporaneamente il cacciatorpediniere che l’aveva per primo scoperto ed una grossa nave trasporto, affondandoli. Circondato dalle navi nemiche che lo illuminavano con i protettori e lo martellavano di proiettili, con serena valutazione delle circostanze, con abile manovra e soprattutto con intelligente impiego di ogni mezzo a sua disposizione, riusciva a disimpegnarsi dalla stretta avversaria, portando in salvo l’unità, colpita ripetutamente nella lotta strenuamente sostenuta e tutti i suoi uomini, uno dei quali gravemente ferito. Magnifico esempio di indomito coraggio e di consapevole audacia, che confermano le alte tradizioni dei M.A.S. della R. Marina. Canale di Sicilia, 24 luglio 1941
— Regio Decreto 14 settembre 1941[3]
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2015, ISBN 978-88-98485-95-6.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]