Renzo Montagna

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Renzo Montagna

Capo della polizia della RSI
Durata mandato6 ottobre 1944 –
25 aprile 1945
PredecessoreEugenio Cerruti
SuccessoreCarica abolita

Dati generali
Partito politicoFasci italiani di combattimento
Partito Nazionale Fascista
Partito Fascista Repubblicano
Renzo Montagna
NascitaSanta Giuletta, 13 marzo 1894
MorteVoghera, 6 luglio 1978
Cause della morteNaturale
Etniaitaliana
ReligioneAteismo
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
Forza armata Regio Esercito
Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale
Esercito Nazionale Repubblicano
Corpo di Polizia Repubblicana
GradoConsole generale
Capo della polizia
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano
Offensiva di De Bono
Campagna d'Italia
Comandante diCorpo di Polizia Repubblicana
(Capo 1944-1945)
Capo di stato maggiore della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale
208º Comando Militare Regionale Macerata
Raggruppamento C.NN "XXI Aprile"
DecorazioniMedaglia d'argento al valor militare
voci di militari presenti su Wikipedia

Renzo Montagna (Santa Giuletta, 13 marzo 1894Voghera, 6 luglio 1978) è stato un generale italiano. Fu capo della polizia della Repubblica Sociale Italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Militare di carriera partecipa alla prima guerra mondiale con il grado di sottotenente e venendo decorato con due medaglie d'argento al valor militare[1]. Si congeda nel 1920 con il grado di capitano di complemento e inizia l'attività nei Fasci di Combattimento fondando il fascio di Santa Giuletta. Distintosi nell'attività squadristica entra a far parte della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale dove compie una rapida carriera. Partecipa alla guerra d'Etiopia comandando un battaglione di Camicie Nere e conquistando l'Amba Alagi[1].

Tra il 1942 e il 1943 fu il comandante del Raggruppamento tattico CC.NN "Montagna"[2][3] (composta dalla 2ª legione da montagna "Alpina" e diversi battaglioni[4]), che da lui prese il nome durante le operazioni della primavera 1942. In seguito il raggruppamento assunse il nome di Raggruppamento C.NN "XXI Aprile"[1][5]. In seguito col suo reparto prese sede a Lubiana e rientrò in Italia poco prima del 25 luglio 1943.

Arrestato dal governo Badoglio fu liberato dai tedeschi dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943[6]. Presi accordi con i tedeschi immediatamente si attivò per ricostituire la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e il 17 settembre ne occupò il Comando generale in viale Romania che era stato abbandonato[7]. In qualità di ufficiale più alto in grado presente a Roma subentrò a Italo Romegialli come Comandante Generale provvisorio della MVSN[1]. Recuperati alcuni carri armati M13 o carri leggeri L Montagna li dispose a protezione degli obiettivi più sensibili come la caserma Mussolini e la sede del neocostituito Partito Fascista Repubblicano a palazzo Wedekind[8] di cui resse anche la federazione provinciale fino all'arrivo di Alessandro Pavolini il 18 settembre[9].

Dopo il passaggio di consegne con Pavolini nei giorni seguenti Montagna si dedicò completamente alla MVSN nell'ambito della RSI[8]. Secondo Montagna l'esercito della RSI sarebbe dovuto nascere come estensione della MVSN, l'unica forza armata che dopo l'armistizio non si era sciolta e aveva mantenuto fede all'alleanza con i tedeschi[10]. Invece sempre secondo Montagna la vecchia Milizia era confluita completamente nella Guardia Nazionale Repubblicana insieme ai carabinieri e alla PAI perdendo il carattere militare per quello "essenzialmente di polizia"[11]. L'11 novembre 1943 assunse la guida del 208º Comando Militare Regionale Macerata fino all'evacuazione della regione.

Nel 1944 fu nominato giudice nel processo di Verona contro i membri del Gran Consiglio che avevano votato l'ordine del giorno Grandi che aveva segnato la caduta del governo Mussolini il 25 luglio 1943. Alcuni dei giudici si batterono affinché gli imputati non fossero condannati a morte e Montagna si batté in particolare per salvare Emilio De Bono ma inutilmente quando si scontrò con Enrico Vezzalini[12].

All'alba del 9 luglio, mentre passava la notte nella sua villa di Monteceresino dove aveva saltuaria residenza, per una licenza di convalescenza, Montagna fu soggetto ad un tentativo di sequestro da parte dei partigiani. L'attacco fu respinto dalla sua ordinanza e dal generale stesso che si era unito ai difensori. I partigiani ebbero un caduto.[13]

Nell'ottobre 1944 fu nominato comandante della polizia della Repubblica Sociale Italiana, carica che mantiene fino alla fine della guerra. Resosi latitante il 29 maggio 1947 Montagna fu amnistiato dalla corte d'Assise di Como[14]. Dopo la guerra si ritira a vita privata e muore a Voghera il 6 luglio 1978.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine Coloniale della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Cappellari, La guardia della rivoluzione, p. 136.
  2. ^ Marco Cuzzi, p. 218.
  3. ^ Andrea Rossi, p. 114.
  4. ^ Andrea Rossi, p. 54.
  5. ^ Il Raggruppamento C.NN "XXI Aprile" era costituito dalla 2ª Legione CC.NN. "Superga" al comando del console Antonio Galardo, dal 16ª Bgt. CC.NN. "M", 8ª Bgt. CC.NN. "M", 85ª Bgt. CC.NN. "M", 3ª Bgt. CC.NN. di montagna, 4ª Bgt. CC.NN. di montagna, 71ª Bgt. CC.NN., 3ª Bgt. 311º Rgt. Fant., 2ª Bgt. complementi
  6. ^ Osti Guerrazzi, p. 61.
  7. ^ Andrea Rossi, pp. 114-115.
  8. ^ a b Andrea Rossi, p. 116.
  9. ^ Andrea Rossi, p. 115.
  10. ^ Ganapini, p. 40.
  11. ^ Ganapini, p. 41.
  12. ^ Osti Guerrazzi, p. 135.
  13. ^ Fabrizio Bernini, La "Sicherai" in Oltrepò Pavese, Gianni Iuculano Editore, 2004, p. 44.
  14. ^ Mimmo Franzinelli, L'amnistia Togliatti, Mondadori, Milano, 2007, p. 354

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marco Cuzzi, L'occupazione italiana della Slovenia (1941-1943), Stato Maggiore dell'Esercito ufficio storico, Roma, 1998
  • Andrea Rossi, Le guerre delle camicie nere, la milizia fascista dalla guerra mondiale alla guerra civile, Biblioteca Franco Serrantini edizioni, Pisa, 2004
  • Pietro Cappellari, La guardia della Rivoluzione, Herald Editore, Roma, 2013
  • Amedeo Osti Guerrazzi, Storia della Repubblica sociale italiana, Carocci, Roma, 2012
  • Luigi Ganapini, La repubblica delle camicie nere, Garzanti, Milano, 2010
  • Leonardo Malatesta, Francesco Mazzoli, Giustizia o vendetta? La testimonianza accusa di un giudice soldato, Macchione editore, Varese, 2015
  • Fabrizio Bernini, La "Sicherai" in Oltrepò Pavese, Gianni Iuculano Editore, 2004.
Controllo di autoritàVIAF (EN18152448 · ISNI (EN0000 0000 5367 0615 · LCCN (ENno2004002376 · GND (DE124264417 · WorldCat Identities (ENlccn-no2004002376