Raffaele Stasi

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Raffaele Stasi
Monumento alla memoria di Raffaele Stasi - Melette
NascitaNapoli, 11 febbraio 1896
MorteMelette, 22 novembre 1917
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto130º Reggimento fanteria
Anni di servizio1916-1917
GradoTenente di complemento
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieUndicesima battaglia dell'Isonzo
Battaglia di Caporetto
Battaglie delle Melette
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Raffaele di Noè Stasi (Napoli, 11 febbraio 1896Melette, 22 novembre 1917) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Napoli l'11 febbraio 1896, figlio di Noè[N 1] e di Egilda Mauro.[1] Conseguì la licenza di scuola media superiore presso il Liceo Mamiani di Roma, e quindi si iscrisse alla facoltà di medicina de La Sapienza.[1] All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, lasciò gli studi e chiese di essere arruolato nel Regio Esercito, ma fu temporaneamente riformato per motivi di salute.[1] Fu arruolato nel febbraio 1916 presso il 2º Reggimento bersaglieri e quindi inviato alla Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena.[1] Nel giugno di quell'anno fu nominato aspirante ufficiale, e alla fine del mese di luglio fu inviato in zona di operazioni in forza al 130º Reggimento fanteria della Brigata Perugia a Campomulo.[3] Al comando di una sezione di mitragliatrici-pistola si distinse in combattimento sul Monte Zebio e sul Monte Colombara.[1] Promosso sottotenente nel mese di novembre, nel maggio 1917 fu inviato sul fronte dell'Isonzo, e il 28 dello stesso mese a Castagnevizza fu promosso tenente per merito di guerra.[1] Assunto il comando della 6ª Compagnia il 27 ottobre, dopo l'esito negativo della battaglia di Caporetto, con successivi trasferimenti passò dal fronte del Carso a quello dell'altopiano di Asiago.[1] Il 15 novembre entrò in azione in Val Miela, settore nord-est di Casarsa-Meletta Davanti Meletta Davanti, dove contrastò alcuni attacchi nemici durati più giorni.[3] Alla testa della sua Compagnia cadde in combattimento il 22 novembre ucciso da una raffica di mitragliatrice.[1] Prima di spirare ebbe il tempo di sussurrare ad un altro ufficiale: Zerbini, muoio. La mia mamma, andate avanti!.[1] Con Regio Decreto del 31 maggio 1921 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare.[2]

È sepolto nel Sacrario militare di Asiago, un monumento lo ricorda a Melette e gli è intitolato il cimitero militare di Marcesina.

«per fervido amore di Patria volontario di guerra dopo innumerevoli prove di singolare ardimento nell'ora della riscossa sull'Altipiano conteso andò di là dal prodigio incontro alla morte. Se non fu dato agli uomini rintracciare le sue spoglie mortali qui dinanzi alle vette del suo sangue vermiglie aleggia il suo spirito immortale»

Con il Tenente Luigi Marzo e il Sottotentente Angelo Pedaci, fu tra i tre ufficiali di Acquarica del Capo (LE) onorati assieme a sessantuno militari semplici mediante la costruzione del Monumento ai Caduti della Grande Guerra realizzato nel 1922 dall'artista Luigi Anselmi da Neviano per volontà del padre, Noè Stasi, presidente della locale Associazione combattenti e poi Sindaco di Acquarica del Capo.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Figlio unico e riformato, subiva un'importante operazione, per ottenere l'idoneità fisica al servizio e si arruolava volontario. Pur essendo studente di medicina, scelse e preferì l’arma di fanteria, nella quale, nominato ufficiale, fece 25 mesi di trincea, essendo di splendido esempio a tutti, per singolare coraggio nei numerosi combattimenti ai quali prese parte col suo reggimento. Sereno e calmo nel pericolo, paziente ed indefesso nella preparazione dei suoi soldati, instancabile in ogni evenienza, mai la sua costanza e la sua fede vacillarono di fronte alle più ardue situazioni. In una di queste, resa ancor più grave dalle difficoltà opposte dal terreno e dal nemico, ma, soprattutto dalle condizioni morali delle truppe stremate dalla lotta e dalla stanchezza, assaltando fortissime posizioni, condusse con slancio leonino la sua compagnia nelle trincee nemiche aspramente contese e, giuntovi per primo, cadde colpito a morte da una raffica di mitragliatrice al grido:“Avanti, Savoia ! “. Sublime esempio di elette virtù militari, di abnegazione, di devozione al dovere e di ardente amor di Patria. Meletta Davanti, 22 novembre 1917.[4]»
— Regio Decreto del 31 maggio 1921.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ufficiale di carriera di Acquarica del Capo (provincia di Lecce) e autore del Manuale per allievi caporali, allievi sergenti e volontari di un anno di fanteria edito a Napoli nel 1898 (28 edizioni da 10 000 copie ognuna fino al 1921).

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j Combattenti Liberazione.
  2. ^ a b Carolei, Greganti, Modica 1968, p. 200.
  3. ^ a b Segreti della Storia.
  4. ^ Onorificenze, su quirinale.it, www.quirinale.it. URL consultato il 14 aprile 2009.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1917, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 56.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1917. L'anno terribile: Dalla Bainsizza alla sorpresa strategica di Caporetto, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.
  • Noè Stasi, In memoria del Ten. Raffaele dott. Stasi (Galatina 1932).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]