Pietro Inzani

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Pietro Inzani, detto Aquila Nera (Monastero di Morfasso, 3 dicembre 1914Ferriere, 7 gennaio 1945), è stato un militare e partigiano italiano, tenente del corpo degli alpini.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Partecipa alla seconda guerra mondiale come tenente medico, dopo l'8 settembre 1943 partecipa attivamente alla resistenza, organizza una banda partigiana in Val d'Arda.
Collabora all'organizzazione e al comando della 38ª Brigata Garibaldi sotto la guida di Wladimiro Bersani. Emilio Canzi lo chiama all'interno del Comando Unico, come Capo di Stato Maggiore.
Ai primi di gennaio del 1945 come comandante del settore Val Nure in uno scontro a fuoco con le formazioni nazifasciste viene prima ferito e quindi catturato dopo essere stato sottoposto a tortura viene fucilato. Il suo posto al posto di comando verrà preso da Pio Godoli "Renato".

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Già distintosi nella guerra partigiana come organizzatore infaticabile e come capace e volonteroso comandante ripetutamente sperimentato in duri combattimenti e difficili situazioni, nel corso di un rastrellamento e nell'esercizio della sua attività di comando, cadeva in mani nemiche dopo essersi strenuamente battuto ed aver riportata grave ferita. Con esemplare fierezza rivendicava davanti al tedesco l'onore di essere partigiano e di combattere per la libertà della patria. Seviziato e portato davanti al plotone di esecuzione, cadeva da forte»
— Ferriere (Val Nure) 8 gennaio 1945 [1]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la sua morte la divisione prenderà il nome "Divisione Pietro Inzani", Ferriere gli ha dedicato una scuola e un cippo sul luogo della fucilazione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Copia archiviata, su partigiani-piacentini.net. URL consultato il 23 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2008). Sito Partigiani piacentini

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]