Emilio Canzi

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Emilio Canzi (Piacenza, 14 marzo 1893Piacenza, 17 novembre 1945) è stato un partigiano italiano. Anarchico e combattente antifascista nella Guerra di Spagna, fu comandante unico della XIII Zona operativa[1], zona relativa all'Appennino Tosco-Emiliano

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La sua vita di combattente antifascista inizia con la militanza, in qualità di istruttore militare (grazie al suo passato di sergente maggiore dei bersaglieri), della "sezione" piacentina degli Arditi del Popolo, inquadrata nel "Battaglione Cantarana"[2] forte di 200 miliziani[3]. La stima fra i miliziani antifascisti del "Battaglione Cantarana" verso Emilio Canzi era tale che, quando dichiarò di essere anarchico, anche i compagni socialisti e comunisti lo salutarono con un Viva Canzi.[3]

Accusato di aver ucciso un fascista nel 1922, riparò dapprima in Francia, dove si occupò di organizzare le frange antifasciste; fu successivamente esiliato in Spagna e partecipò alla Guerra di Spagna. Catturato, venne confinato[4] e inviato al campo di concentramento di Anghiari[5], per finire la sua parabola di militante antifascista come comandante partigiano nel Piacentino, subendo anche un arresto da parte di militari statunitensi (arresto erroneamente attribuito a militanti filosovietici da parte di gruppi anarchici, ma da sempre smentito dai famigliari dello stesso Canzi e da tutti gli antifascisti piacentini, di qualunque orientamento politico, dal 1945 ad oggi). Venne di seguito reintegrato al comando della XIII zona operativa, con la qualifica di comandante unico.

Verrà liberato dal breve stato d'arresto grazie anche alla dura presa di posizione del comando delle Brigate Partigiane facenti capo a Giustizia e Libertà.[6] Morì in circostanze non chiare, in seguito a un incidente stradale, investito da una camionetta inglese che gli amputò le gambe, come risulta dalla testimonianza di un comandante partigiano.[7]

In Spagna combatté sul fronte di Huesca, dove vide cadere Antonio Cieri, un altro importante personaggio dell'anarchia, protagonista della difesa di Parma del 1922.

Nella zona agiva la Colonna Italiana, comandata da Giuseppe Bifolchi[8], ed era presente la 29ª Divisione (prima denominata Colonna Lenin del POUM). Fra i combattenti italiani vi erano Etrusco Benci,[9] Pietro Fancelli,[9] Mario Traverso,[10][11] Giuseppe Fusero,[12] Pasquale Fioravanti,[13] Camillo Lanzilotta[9] (nome di battaglia Lancillotto o Nathan).

I funerali[modifica | modifica wikitesto]

Il giorno dei funerali, il Provveditorato agli Studi di Piacenza chiuse le scuole per permettere la partecipazione alla cerimonia ed il tribunale restò chiuso per lutto cittadino. Fra i messaggi di cordoglio, quelli del Presidente del Consiglio Ferruccio Parri e del vicesegretario del PSI Sandro Pertini. Per gli anarchici, ai funerali era presente un altro nome storico dell'anarchia italiana, Alfonso Failla, col quale Canzi aveva preso parte a Carrara nel settembre 1945, due mesi prima della morte, alla conferenza costitutiva della FAI.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Piacenza gli ha dedicato una strada, "via Emilio Canzi".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fascicolo: Brigate dipendenti Busta 4, Fascicolo 13 Corrispondenza con la 1ª brigata Diego; carte relative alla 2ª brigata, 3ª brigata, 7ª brigata, 9ª brigata Valoroso, 10ª brigata, alla 11ª brigata mobile Monte Santo, brigata di manovra Pippo. Tra le carte relative alla 3ª brigata si trovano due lettere del comandante della XIII zona Emilio Canzi. cc. 40 Date: 06/12/1944 - 12/04/1945; da al punto 13 Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive.;
  2. ^ Tagliaferri Ivano, Morte alla morte. Gli Arditi del popolo a Piacenza 1921-1922, Piacenza, Vicolo del Pavone, 2004. libro dove si narra la vicenda degli Arditi del Popolo nel piacentino.
  3. ^ a b da Morte alla morte, Emilio Canzi e gli Arditi del Popolo a Piacenza
  4. ^ Commissione di Piacenza, ordinanza del 20.4.1942 contro Emilio Canzi (“Combattente antifranchista in Spagna”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. III, p. 991
  5. ^ Renicci. Un campo di concentramento in riva al Tevere, 1ª ed. Italiano, Carlo Spartaco Capogreco, Mursia, 2003; lager italiani sempre dal lavoro di Spartaco Capogreco: "I campi di concentramento italiani sottoposti all'autorità civile, tra il giugno del 1940 e l'agosto del 1943, furono complessivamente una cinquantina. La loro direzione era affidata a un commissario o a un maresciallo di pubblica sicurezza, oppure al locale podestà, coadiuvato da carabinieri, questurini o militi fascisti.", "(prima c'è un raffronto con i lager nazisti, ndr) Questo non deve farci dimenticare che il regime fascista praticò fin dal 1938 una politica autonoma antiebraica e che dal 1943 al 1945 il fascismo repubblicano di Salò attuò procedure di arresto e concentramento che portano allo sterminio di oltre ottomila ebrei."
  6. ^ "Il tentativo di dare la spallata al posto di Comandante Unico incontra la resistenza dell'anarchico, che tenta di appellarsi al sostegno del Comando generale Alta Italia. Del resto i comandanti non comunisti non se la sentono di impegnarsi a fondo nel sostegno a Canzi se questo può significare indebolire la propria posizione. Questa situazione conferma che a sostenere Canzi fino a questo momento non c'è stato un vero e proprio movimento di pressione, ma solo e soprattutto la grande statura morale, etica e politica del vecchio combattente anarchico. La partita della sua destituzione viene giocata all'interno del CU Nord Emilia dove i comunisti hanno la netta maggioranza e decidono di sostituirlo con il colonnello Luigi Marzioli. Marzioli ha vissuto la Resistenza da spettatore e più volte chiamato in causa ha sempre rifiutato di impegnarsi direttamente. Ora, in previsione della Liberazione e dei rapporti di forza successivi, il Partito Comunista non ha uomini adatti al ruolo e pensa di affidarsi a un ex alto ufficiale dell'esercito. Questa è una delle questioni della Resistenza piacentina che più lascia perplessi, soprattutto per la condotta dei comunisti filomoscoviti. Canzi tenta di resistere alle impositive disposizioni del CU Nord Emilia appellandosi all'illegalità del provvedimento di sostituzione. Da una parte contesta la legittimità del documento con cui viene sostituito da Marzioli, dall'altra ritiene che tale provvedimento debba essere eventualmente avallato dal Comando generale della Resistenza" da dossier su Canzi
  7. ^ gli anarchici e la Resistenza testimonianza
  8. ^ LA RISVEGLIA/Dal 17 luglio 1936 alla battaglia di monte Pelato, su geocities.com. URL consultato il 20 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2009).
  9. ^ a b c LA RISVEGLIA/Etrusco Benci, su geocities.com. URL consultato il 20 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2009).
  10. ^ LA RISVEGLIA/Vittorio Alunno, su geocities.com. URL consultato il 20 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2009).
  11. ^

    «Traverso, già partecipe del tentativo “garibaldino” del colonnello Macià di rovesciare la dittatura riveriana in Spagna, ha cercato di dar vita all'estero a un "partito d'azione", per stroncare con ogni mezzo i riti provocatori e lo spionaggio fascista fra gli esuli»

    da LA RISVEGLIA/Etrusco Benci, su geocities.com. URL consultato il 20 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2009).
  12. ^ LA RISVEGLIA/Etrusco Benci (appendice), su geocities.com. URL consultato il 20 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2005).
  13. ^ LA RISVEGLIA/Dai "fatti di maggio" ai campi della miseria e della fame, su geocities.com. URL consultato il 20 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2009).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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