Peppe Carta

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Giuseppe Carta
Una fotografia del 1958 raffigurante il complesso di Lelio Luttazzi. Peppe Carta, al contrabbasso, è il quarto da sinistra.
NazionalitàBandiera dell'Italia Italia
GenereJazz
Periodo di attività musicaleanni 1930 – anni 1980
StrumentoContrabbasso
Album pubblicati6
Studio4

Giuseppe Carta, anche Peppe e Beppe (Bosa, 3 dicembre 1912Roma, luglio 1997), è stato un contrabbassista e direttore d'orchestra italiano. La sua carriera pluridecennale, che si articolò dagli anni trenta agli anni ottanta, lo rese uno dei protagonisti del jazz italiano fra il primo e il secondo dopoguerra.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Carta nacque a Bosa, in Sardegna, il 3 dicembre del 1912. Il padre Attilio, al tempo ispettore delle imposte, aveva la passione per la musica e un secondo lavoro come flautista nell'orchestra sinfonica di Cagliari. Tra i suoi fratelli anche Piero. Il primogenito Mario, classe 1906, anch'egli futuro musicista,[2] e Peppe incominciano lo studio della musica al conservatorio di Cagliari, dove nel frattempo si sono trasferiti. Nel 1926 la famiglia lascia la Sardegna per il continente e si trasferisce a Roma. Mentre Mario conclude gli studi di pianoforte al conservatorio di Santa Cecilia Peppe frequenta la Filarmonica, una scuola di musica in cui studia violino con il maestro Zuccarini. Fu nell'estate del 1928 che ascoltando un'orchestra che suonava Jazz a Villa Borghese, i due fratelli cominciano a interessarsi a questo genere musicale tanto che Peppe convince il padre ad acquistargli un contrabbasso.[3] In seguito perfezionerà lo studio del nuovo strumento al conservatorio di Santa Cecilia.[1]

Nel 1932 i fratelli Carta sono ingaggiati dall'orchestra del club Casanova, diretta da Bios Vercelloni, che lavora anche fuori Roma per cui nel mese di settembre, a Venezia, i due, si esibiscono nello scenario della Mostra Internazionale del Cinema.[4] Nel 1934, Peppe, inizia il servizio militare. Nel 1935, ancora sotto le armi è trasferito in Etiopia dove rimarrà fino al 1937.[5] Al suo rientro a Roma è tra i musicisti più ricercati, riprende a suonare all'Apollo e in altri locali romani insieme con alcune delle orchestre più accreditate del periodo, come quelle di Gorni Kramer, Enzo Ceragioli o Piero Morgan.[1] Alla fine del 1939 fino ai primi mesi del 1940, insieme al fratello, fa parte di un complesso sinfonico con elementi provenienti dall'Orchestra del Teatro alla Scala di Milano che partecipò all'Esposizione Universale di New York. L'esperienza è particolarmente proficua perché lo fa entrare in contatto con i più grandi jazzisti di quel periodo: da Louis Armstrong a Benny Goodman, da Billie Holiday a Frank Sinatra. Nel 1940, allo scoppio della guerra, il padiglione Italia viene chiuso ma il ritorni in italia è problematico. Causa gli opposti fronti in cui si trovavano le due nazioni, solo dopo numerose e pittoresche vicissitudini, passato un anno, potrà rientrare in patria.[6]

Foto storica dell'archivio Carlo Loffredo tratta da Loi, p. 78.

Tornato a Roma è attivo sempre in ambito jazzistico ed entra a far parte del quintetto jazz di Armando Trovajoli, un gruppo swing composto anche da Luciano Cecconi, Mario Ammonini, Aurelio De Carolis e Libero Tosoni,[1][7] con cui prende parte alle trasmissioni radiofoniche intitolate Il Club del Ritmo.[8] Nel 1945 suona al teatro Arlecchino con un trio formato da Bruno Martino e Libero Tosoni, ai quali si aggiunge in seguito Tino Fornai al violino. L'8 dicembre dello stesso anno al Teatro Quattro Fontane partecipa ad una serata intitolata "Festival del Jazz" presentata da Walter Chiari che ottenne un successo strepitoso.[9] Nel 1947 suona al Bel Sito, sempre di Roma, con Armando Trovajoli. Prende parte all'attività jazzistica locale suonando in molte jam session romane, soprattutto all'Arlecchino e alla Conchiglia.[7] Partecipa anche al varietà teatrale È arrivato un bastimento... con il Club del Ritmo di Armando Trovajoli e Anna Maria Dionisi.[10]

All'inizio degli anni cinquanta si trasferisce in Colombia a Bogotà, dove crea l'orchestra Carta Musical. Ne fanno parte interpreti di musica jazz e leggera del momento, tra cui il maestro Roberto Pregadio,[11] il violinista Tino Fornai e il sassofonista Baldo Maestri, con cui in seguito, rientrato in Italia alla fine degli anni cinquanta, suonerà anche nell'orchestra di musica leggera della Rai. Il 22 aprile del 1955, ai Nottambuli, vicino a via Veneto, uno dei primi locali dove a Roma era possibile ascoltare del jazz, partecipa insieme al chitarrista Sergio Coppotelli[12] a un concerto in cui i vari gruppi diedero vita a una serie di jam session, secondo il metodo introdotto da Norman Granz. Nel 1958 suona insieme con Baldo Maestri al clarinetto, Roberto Pregadio al pianoforte, Franco Chiari al vibrafono e Roberto Podio alla batteria, riproponendo con notevole perizia il repertorio di Lionel Hampton.[13] Lo stesso anno suona anche in altri complessi, tra cui un quintetto con Armando Trovajoli.[14] Collabora anche all'esecuzione di colonne sonore per film. Sempre negli anni sessanta e fino alla fine degli anni settanta, oltre che dell'orchestra della Rai, fa parte dell'Unione musicisti di Roma.

Peppe Carta muore a Roma nel luglio 1997.

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

33 giri[modifica | modifica wikitesto]

Come direttore d'orchestra
  • 1972Immagini (Lupus Records, LUS 218. Musiche e arrangiamenti di Duilio Radici).
Come contrabbassista

45 giri[modifica | modifica wikitesto]

CD[modifica | modifica wikitesto]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Programmi radiofonici Rai[modifica | modifica wikitesto]

Programmi televisivi Rai[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Lucini.
  2. ^ Mazzoletti, pp. 240, 301, 302, 357 Tosoni:«L'arrangiatore era Mario Carta, bravissimo» Mazzoletti (vol. 2 p. 107).
  3. ^ Mazzoletti vol. 2, p. 150.
  4. ^ Mazzoletti, p. 301.
  5. ^ Loi,  pp. 81-82.
  6. ^ Loi, p. 82.
  7. ^ a b Gianni Lucini, Biografia di Libero Tosoni, su rockemartello.com. URL consultato il 23 novembre 2016.
  8. ^ Il club del ritmo e Fats Waller, su jazznellastoria.it. URL consultato il 23 novembre 2016.
  9. ^ Loi, p. 83.
  10. ^ Armando Trovajoli, compositore di colonne sonore, su archivioflaviobeninati.com. URL consultato il 23 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 21 novembre 2016).
  11. ^ Ciao Pregadio, maestro di musica e di vita, in Il Tempo, 16 novembre 2010. URL consultato il 28 novembre 2016.
    «Alla Corrida pochi se ne accorsero, ma Roberto Pregadio era attorniato da jazzisti di prim'ordine (Pino Rucher alla chitarra, Beppe Carta al basso e Roberto Zappulla alla batteria)»
  12. ^ Adriano Mazzoletti, Eclectic Taste – Sergio Coppotelli, su ijm.it. URL consultato il 2 dicembre 2016.
  13. ^ Calendoli, p. 261.
  14. ^ Calendoli, p. 258.
  15. ^ Loi, p. 85.
  16. ^ a b Piero Umiliani: I Soliti Ignoti, su jazzdisco.org. URL consultato il 25 novembre 2016.
  17. ^ (EN) Smog, su superfly.fm. URL consultato il 25 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2016).
  18. ^ (EN) Il Intrigo a Los Angeles, su allaboutjazz.com. URL consultato il 26 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2016).
  19. ^ Radiocorriere TV: 1949, n. 43, p. 12.
  20. ^ Radiocorriere TV: 1958, n. 8, p. 12.
  21. ^ Radiocorriere TV: 1960, n. 20, p. 15.
  22. ^ Radiocorriere TV: 1967, n. 43, p. 23; n. 35, p. 51.
  23. ^ Radiocorriere TV: 1968, n. 18, p. 103.
  24. ^ Radiocorriere TV: 1973, n. 21, p. 79; n. 47 p. 120; 1974, n. 36, pp. 35, 65; 1976, n. 22, p. 63.
  25. ^ Radiocorriere TV: 1974, n. 36, p. 35; 1975, n. 8, p. 66; n. 43, p. 96; 1976, n. 39, p. 95; n. 9, p. 89.
  26. ^ Radiocorriere TV: 1962, n. 44, p. 33.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]