Nicolò Rasmo

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Nicolò Rasmo (Trento, 6 luglio 1909Bolzano, 5 dicembre 1986) è stato uno storico dell'arte italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Rasmo si laureò in storia dell'arte medievale all'università di Firenze nel 1933, con una tesi sul Castello del Buonconsiglio; relatore era Mario Salmi.[1]

Nel 1939 divenne ispettore della Soprintendenza ai Monumenti e alle Gallerie di Trento, che guidò poi dal 1960 al 1971 come titolare e da allora fino al 1974 come Soprintendente e direttore del museo del Castello del Buonconsiglio. Dal 1939 al 1980 diresse inoltre, per quarant'anni, il Museo Civico di Bolzano la cui trasformazione in Museo dell'Alto Adige secondo i dettami del regime fascista fu da lui attivamente supportata.[2][3] Inoltre concorse in modo prominente alla pubblicazione ufficiale ed apologetica Alto Adige: alcuni documenti del passato, promossa dal prefetto fascista di Bolzano, Agostino Podestà, e uscita a Bergamo in tre volumi nel 1942.[4] Nel contesto delle Opzioni in Alto Adige si oppose invece strenuamente alla divisione dei beni culturali e artistici conservati presso il Museo civico ostacolando il loro trasferimento nel Terzo Reich.[5]

Nel 1954, Rasmo criticò aspramente la prassi di italianizzare, in base all'operato di Ettore Tolomei, la toponomastica dell'Alto Adige, affermando che “sotto il velo pseudo-scientifico di un ritorno dei nomi alla loro forma originaria si gabellò, da parte di elementi che non appartengono al campo della cultura, ma piuttosto a quello di un deteriore politicismo, un'arbitraria traduzione e spesso una fantastica invenzione di nuovi nomi con cui si volle sostituire qualsiasi denominazione precedente, sia che riguardasse una città o un paese o un castello o una singola casa o un campo.”[6]

La sua bibliografia è molto corposa, e conta oltre 500 titoli[2], ed è stata raccolta e pubblicata da Silvia Spada Pintarelli.[7] Le tematiche più frequenti nei suoi scritti sono l'arte medievale e quella settecentesca.[2]

Fu inoltre promotore di molti interventi di restauro, che seguì e diresse direttamente[8].

A lui, sia Trento che Bolzano hanno dedicato rispettivamente una piazza[9] e una via[10], entrambi nel quartiere Casanova-Kaiserau. Il comune di Bolzano gestisce inoltre una fondazione che porta il nome di Rasmo e della sua assistente Adelheid von Zallinger-Thurn[11], che raccoglie documenti, appunti di studio, le biblioteche e la documentazione fotografica raccolta dai due storici dell'arte, materiale conservato presso l'Archivio Storico della Città di Bolzano[12].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Silvia Spada Pintarelli, La figura di Nicolò Rasmo, su comune.bolzano.it. URL consultato il 01-10-2013.
  2. ^ a b c Duccio Dogheria, Per l'arte, Nicolò Rasmo, su questotrentino.it, 05-05-2007. URL consultato il 01-10-2013.
  3. ^ Nicolò Rasmo, Il Museo di Bolzano nella nuova sistemazione, in Atesia Augusta, 1, 1939, n. 1, pp. 21-25, indica il Museo Civico quale «museo (…) perfettamente adeguato al clima di rinnovamento e risanamento che, per merito del Governo Fascista, si è venuto formando in ogni settore della vita atesina» (p. 22).
  4. ^ Hannes Obermair, Nation-Building facendo edizioni? Il «Tiroler Urkundenbuch», Richard Heuberger, Franz Huter e Otto Stolz, in Giuseppe Albertoni et al. (a cura di), La storia va alla guerra. Storici dell’area trentino-tirolese tra polemiche nazionali e primo conflitto mondiale, Studi e Ricerche, n. 18, Trento, Università degli Studi di Trento, 2018, pp. 285–300, qui p. 297, ISBN 978-88-8443-825-6.
  5. ^ Carlo Romeo, Archivi e documentazione nazionale tra le due guerre in Alto Adige, in Giorgio Mezzalira, Hannes Obermair (a cura di), Faschismus an den Grenzen = Il fascismo di confine, StudienVerlag, Innsbruck-Vienna-Bolzano, 2012, ISBN 978-3-7065-5069-7, pp. 74–75.
  6. ^ Nicolò Rasmo, Toponimi e buonsenso, in "Cultura Atesina/Kultur des Etschlandes", 8 (1954), pp. 1-2 (online).
  7. ^ Le opere di Nicolò Rasmo, su comune.bolzano.it. URL consultato il 01-10-2013.
  8. ^ Silvia Spada Pintarelli, Ricordo di Nicolò Rasmo, su altoadigecultura.org. URL consultato il 01-10-2013.
  9. ^ Piazzetta Nicolò Rasmo, su minube.it. URL consultato il 01-10-2013.
  10. ^ Barbara Gambino, Silvia Spada: ecco come Nicolò Rasmo fu un eroe dell'arte, su altoadige.gelocal.it, 03-02-2011. URL consultato il 01-10-2013 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2013).
  11. ^ L'istituzione della Fondazione Nicolò Rasmo - Adelheid von Zallinger-Thurn, su comune.bolzano.it. URL consultato il 01-10-2013.
  12. ^ Il materiale custodito nella Fondazione, su comune.bolzano.it. URL consultato il 01-10-2013.
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