Luigi Calderini

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Luigi Calderini (Torino, 26 febbraio 1880Torino, 8 gennaio 1973) è stato un pittore e scultore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Luigi Calderini figlio del pittore ottocentista romantico Marco e di Jeanne Bourgeois,[1] seguì le lezioni del padre, non frequentando neppure i corsi accademici.[2]

Luigi espose per la prima volta a Torino nel 1900 e si specializzò in paesaggi di mezza montagna, dipinti nelle valli cuneensi e nella Valsesia,[1] a causa della grande considerazione e apprezzamento per la figura paterna, dal quale ricevette profonde influenze, che vanno dalle suggestioni, dalle vedute alle luci, riuscendo però ad esprimere anche un suo stile peculiare.[2]

In questi opere e in quelle immediatamente successive, tra le quali si possono menzionare Accampamento a Gervignano, 1916, Osservatorio antiaerea. Basso Isonzo, 1916; Barche e reti al sole sulla spiaggia di Varigotti, 1919; Donne al lavoro sulla spiaggia, 1927; Barche a riva e anti, che case, 1927, Calderini si caratterizzò per una immediatezza spregiudicata, per un verismo luministico sapiente, per un realismo piemontese ispirato anche da Lorenzo Delleani,[1] e per una innovativa riduzione degli elementi figurativi, il tutto intriso di tinte pure e contrastanti.[2]

I cortili impreziositi dalla presenza degli animali, i tramonti e le albe della Valchiusella e della Valsesia hanno rappresentato per anni la continuità della pittura paesaggistica piemontese, prima della apparizione innovativa dell'arte di Felice Carena e Felice Casorati.[1]

Dopo un buon successo riscosso alla Promotrice di Torino del 1902, Calderini non espose solamente nella sua città: per esempio, a Milano, si fece conoscere anche come scultore animalista.[1]

La prima personale di pittura, a Ferrara nel 1913 ribadì il suo successo di critica e di pubblico, con l'assegnazione di un premio per l'opera Torrente Marmore in Val d'Aosta.[2]

All'Esposizione di Milano nel 1917 si mise in evidenza con l'opera Colonna di prigionieri austriaci condotta dalla cavalleria italiana, che durante l'occupazione seguente a Caporetto, fu inizialmente ritenuta distrutta dagli Austriaci,[1] invece fu solamente sequestrata e nel 1937 e restituita a Calderini.[2]

I suoi maggiori consensi li ottenne dalla scultura, realistica, raffigurante contadini, pastorelle, animali selvatici, non semplicemente copiati ma intrisi di un lirismo descrivente l'umile.[2]

Per quanto riguarda la scultura, completò nel 1906 il monumento commemorativo dell'assedio di Torino del 1706, realizzato per la chiesa della Salute a Lucento (Torino);[2] nel 1907-1908 si impegnò per quattro altorilievi in facciata e i dodici bassorilievi per l'altare maggiore della chiesa di San Genesio di Torino;[2] nel 1908-1910 realizzò le statue di San Massimo e del Beato Valfrè per la facciata della chiesa della Consolata a Torino;[2] del 1916-1917 l'obelisco per i caduti al cimitero di Moncalieri;[2] del 1923 la statua dell'Alpino nel parco della rimembranza di Torre Pellice;[2] del 1928 la statuetta bronzea del Principe Eugenio dopo la vittoria del 1706, per la Scuola di guerra;[2] del 1938 il bassorilievo bronzeo Deposizione e due angeli, per la cappella Bertero-Ruffia al cimitero di Ruffia.[2]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Scultura[modifica | modifica wikitesto]

  • Monumento commemorativo dell'assedio di Torino del 1706, chiesa della Salute a Lucento, Torino, 1906;
  • Quattro altorilievi in facciata e dodici bassorilievi per l'altare maggiore, chiesa di San Genesio, Torino, 1907-1908;
  • Statue di San Massimo e del Beato Valfrè, chiesa della Consolata, Torino, 1908-1910;
  • Obelisco per i caduti, cimitero di Moncalieri, 1916-1917;
  • Statua dell'Alpino, parco della rimembranza, Torre Pellice, 1923;
  • Statuetta bronzea del Principe Eugenio dopo la vittoria del 1706, Scuola di guerra, 1928;
  • Bassorilievo bronzeo Deposizione e due angeli, cappella Bertero-Ruffia, cimitero di Ruffia, 1938.

Pittura[modifica | modifica wikitesto]

  • Accampamento a Gervignano, 1916;
  • Osservatorio antiaerea. Basso Isonzo, 1916;
  • Barche e reti al sole sulla spiaggia di Varigotti, 1919;
  • Donne al lavoro sulla spiaggia, 1927;
  • Barche a riva e anti, che case, 1927.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Calderini, Luigi, in le muse, II, Novara, De Agostini, 1964, p. 521.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m Anna Mavilla, Calderini, Luigi, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 34, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1988. URL consultato il 15 novembre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • F. Arisi, Galleria d'arte moderna Ricci Oddi, Piacenza, 1967, p. 111.
  • A. Dragone e J. Dragone Conti, I paesisti piemontesi dell'Ottocento, Milano, 1947, pp. 228, 247.
  • (DE) Kúnstlerlexikon des XX. Jahr.s, I, Lipzia, 1953, p. 373.
  • L. Mallè, I dipinti della Galleria civica d'arte moderna (catal.), Torino, 1968, p. 90.

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