Luciano Gavazzi

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Iginio Luciano Gavazzi
NascitaCortona, 21 febbraio 1898
MorteUolchefit, 10 agosto 1941
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale
ArmaFanteria
Anni di servizio1913-1941
GradoSeniore
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneArbegnuoc
Campagna dell'Africa Orientale Italiana
Comandante diCLXIV battaglione CC. NN.
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Iginio Luciano Gavazzi (Cortona, 21 febbraio 1898Uolchefit, 10 agosto 1941) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Cortona, provincia di Arezzo, il 21 febbraio 1898, figlio di Giovanni e Rosina Odone.[2][3] Arruolato nella Regia Marina prese parte alla prima guerra mondiale congedandosi nel febbraio 1919 con il grado di sottocapo torpediniere. Stabilitosi in Val d’Ossola, si dedicò successivamente alla vita politica, dirigendo anche il giornale L'Ossola Fascista, e nel 1923 si iscrisse nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale.[4] Comandata prima una centuria della 29ª Legione CC.NN., passò a Cagliari come aiutante maggiore della 176ª Legione CC.NN. e nel 1935, rinunciando al grado di seniore, partì volontario per l'Africa Orientale con la 6ª Divisione CC.NN. "Tevere".[1] Distintosi nel corso della guerra d'Etiopia, decorato con una medaglia di bronzo al valor militare durante gli scontri sull'Harrar, fu assegnato a domanda, nel settembre 1936 al comando di un gruppo bande nello Scioà (VI Brigata mista CC.NN.), partecipando alla grandi operazioni di polizia coloniale e distinguendosi sul Monte Zuqualla dove fu decorato con una medaglia d'argento al valor militare e promosso 1° seniore per meriti eccezionali, resse dall'agosto 1938 il commissariato dell'Alto Bascillò.[1] Rientrato alle truppe operative assunse, nel 1939, il comando del CLXVI battaglione CC.NN. ed in seguito quello del CLXIV.[1] Dopo essere stato anche comandante del sottosettore di Semien, dall'aprile 1941 venne destinato con il suo reparto a presidiare l'Uolchefit.[1] Il comportamento del presidio di Uolchefit nell’agosto successivo venne citato due volte sui bollettini di guerra delle FF.AA. (Forze Armate).[1] Affetto da malaria, che lo debilitò fortemente, partecipò all'attacco contro la città di Giramba, e cadde in combattimento il 10 agosto 1941.[3] Fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] La tragedia di Luciano Gavazzi non finì in quell'agosto 1941, a Uolchefit, in quanto durante la guerra civile, tra il febbraio e l’aprile 1945 (le fonti, riguardo a questo, sono discordanti) furono uccise da una banda partigiana sua moglie Rosina, unitamente alla figlia Luciana appena ventenne.[5]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di battaglione CC.NN. e vice comandante della difesa di Uolchefit, pur debilitato da grave male, dava in ogni difficile contingenza fulgidissimo esempio di pura fede, di sacro entusiasmo e di preziosa, intelligente attività. Più volte invocava l’onore di cimentarsi in campo aperto contro le soverchianti forze nemiche, ed il 13 luglio, al comando di una colonna di nazionali operante nella zona di Amberco, assolveva tale compito con pieno successo in virtù del suo grande ardimento e sublime sprezzo del pericolo. 1º agosto per quanto sofferente, assumeva il comando di altra colonna all’assalto di Giramba, ed essendo stato il cruento attacco frustrato dalle mine e dai reticolati nemici, sapeva disimpegnarsi brillantemente malgrado le sopraggiunte masse avversarie minaccianti pericolosamente sul fianco. Trascinava poi di nuovo i suoi uomini ad un furioso contrattacco, riuscendo così a ristabilire la situazione. Minato nella malferma salute dalle fatiche e dai disagi e colpito da fulmineo, inesorabile morbo, ascendeva poi al cielo degli eroi. Spirito eletto di soldato, più volte decorato al valore, squadrista di purissima fede, fu col sacro entusiasmo, l’anima della difesa di quel lontano lembo di terra italiana. Uolchefit, (A.O.), aprile-agosto 1941.[6]»
— Regio Decreto 24 luglio 1942.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un gruppo bande irregolari ripetutamente impegnate contro ribelli in forze soverchianti, dava sempre bella prova di perizia e sprezzo del pericolo. In aspro combattimento, minacciato di aggiramento, manovrava e contrattaccava guidando i propri uomini con l’esempio del suo sereno coraggio. Ricevuto, dopo due ore di lotta cruenta, l’ordine di disimpegnarsi e di ripiegare, lo eseguiva con calma tenendo a bada il nemico al quale infliggeva perdite. Esempio di virtù guerriere. Monte Zuqualla, settembre-ottobre 1936
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale addetto ad un comando di colonna, coadiuvava con intelligenza ed eccezionale spirito di sacrificio alla preparazione e allo svolgimento di operazioni di guerra. Durante i combattimenti sostenuti dalla colonna manteneva, sotto il violento fuoco di fucileria e di mitragliatrici, contegno sereno e calmo, provvedendo personalmente a recapitare ai reparti impegnati gli ordini del comandante. Dagamedò, 24-25 aprile; Harrar, 8 maggio 1936
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante diciotto mesi di guerriglia coloniale, al comando di bande indigene partecipava a numerose operazioni contro i ribelli, prodigandosi in ogni contingenza con generoso slancio, sprezzo del pericolo ed elevato spirito di sacrificio. Africa Orientale Italiana, cicli di grande polizia coloniale, agosto 1936-dicembre 1937
Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia interalleata della Vittoria - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 577.
  • Pierluigi Romeo di Colloredo Mels, Per vincere ci vogliono i leoni, Zanica, Soldiershop Publishing, 2019.
  • Italo Allegra e Saverio Sardone, Novara in orbace, Milano, Lampi di stampa, 2010.
Periodici
  • Lorenzo Lucani, Medaglia d'oro al valor militare Iginio Gavazzi, in L'Etruria, n. 8, Cortona, Editrice Grafica L'Etruria, 30 aprile 1993, p. 13.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]