Guido Zannetti

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Guido Zannetti
I gemelli Antonio (Nino) e Guido Zannetti nel 1935 con il grado di sottotenente
SoprannomeIdo Zannetti
NascitaCivitella di Romagna, 31 marzo 1912
MorteBarcellona, 1º novembre 1938
Cause della morteferite riportate in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
Aviazione Legionaria
Specialitàcaccia
Anni di servizio1935-1938
GradoTenente
GuerreGuerra civile spagnola
Comandante diSquadriglia Autonoma Mitragliamento "Frecce"
Decorazioniqui
Studi militariRegia Accademia Aeronautica di Caserta
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Guido Zannetti, anche noto come Ido Zannetti ed, erroneamente, come Ido Zanetti (Civitella di Romagna, 31 marzo 1912Barcellona, 1º novembre 1938), è stato un aviatore e militare italiano. Pilota delle specialità caccia, partecipò alla Guerra civile spagnola dove si distinse particolarmente come comandante della Squadriglia Autonoma Mitragliamento "Frecce". Decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Guido Zannetti, detto Ido, nasce a Civitella di Romagna[1] (Forlì) insieme al gemello Nino il 31 marzo 1912,[1] figli di Giuseppe.[2] e Clara Lolli Fantini.[3] Durante l'adolescenza i due sono ragazzi esuberanti, che più dello studio amano lo sport e il gioco, ed è per questo la famiglia decise di mandarli per due anni presso il collegio "Domengé-Rossi"[3] a Firenze.[4] Completarono entrambi gli studi presso il Liceo scientifico "Alfredo Oriani" di Ravenna, dove nel 1932 conseguono il diploma di maturità.[4] La passione per lo sport e per l'avventura portarono i due gemelli ad appassionarsi al volo. Prima ancora di completare gli studi presentarono domanda per l'arruolamento volontario nella Regia Aeronautica. Superate le prove, nell'ottobre 1932 venne ammesso, insieme al fratello gemello Nino, a frequentare il Corso Marte[3] della Regia Accademia Aeronautica[4] di Caserta. In occasione della prima licenza i due gemelli trascorsero alcuni giorni di vacanza a Sestriere dove conobbero[3] il principe ereditario Umberto di Savoia.[5]

Conseguì il brevetto A da aliantista il 6 agosto 1933 e tre giorni dopo il brevetto B,[4] venendo nominato pilota di aeroplano il 22 gennaio 1935,[3] e ottenendo il brevetto di pilota militare il 4 luglio dello stesso anno, su velivolo Breda Ba.25.[4] Dopo la nomina a sottotenente fu destinato a prestare servizio presso l'8º Stormo Bombardamento Terrestre di Poggio Renatico,[4] ma quando nel novembre 1935 il fratello gemello Nino fu mandato a combattere in Somalia, presentò domanda per raggiungerlo, ma gli fu rifiutata. Si rivolse allora a numerose personalità, tra cui il Direttore generale del personale della Regia Aeronautica, generale Luigi Faronato, al comandante della 2ª Zona Aerea Territoriale di Padova, generale Francesco Pricolo, al Capo di stato maggiore, generale Giuseppe Valle, per giungere fino al Principe di Piemonte,[6] ma la risposta fu sempre negativa.[7] La Regia Aeronautica attraversava un'intensa fase di costituzione di nuovi reparti, e vi era notevole necessità di piloti e ufficiali.[8]

Il 16 aprile 1936[4] fu promosso al grado di tenente,[1] e verso la fine del mese di settembre, mentre era in forza alla 212ª Squadriglia,[4] eseguì un volo di addestramento al largo di Rimini in cui condusse numerosi attacchi simulati a bassa quota, non autorizzati, contro una barca. Purtroppo durante una di queste puntate urtò con l'ala del velivolo contro l'albero della barca,[4] e la cosa gli costò un duro provvedimento disciplinare, sospeso per tre mesi dall'attività di volo per infrazione alla disciplina di volo da trascorrere agli di arresti in fortezza a Osoppo.[4] Al termine della punizione fu trasferito al 16º Stormo da Bombardamento Terrestre, e dopo altri due mesi mandato a Cadimare per frequentare un corso di istruzione. Nel dicembre dello stesso anno è trasferito al 52º Stormo Caccia Terrestre di Ghedi.[4] Nel corso del 1937 presentò domanda per partire volontario per la Spagna, dove nel luglio 1936 era iniziata la guerra civile.

Giunse in terra iberica il 5 gennaio 1938,[7] assegnato alla 32ª Squadriglia del VI Gruppo Caccia "Gamba di Ferro",[9] basato a Utrilla,[10] transitando nel marzo successivo alla Squadriglia Autonoma Caccia e Mitragliamento "Frecce",[10] della quale assunse il comando poche settimane dopo, sostituendo il capitano Ferruccio Vosilla rimasto gravemente ferito. Questo reparto fu quello che registrò le maggiori perdite in uomini e velivoli, dato il tipo di missioni effettuate, come l'attacco a bassa quota contro le postazioni avversarie, le crociere di interdizione e le missioni di scorta ai bombardieri.[10] Il 5 maggio a Saragozza ebbe modo di incontrare il fratello Nino, giunto anch'egli in Spagna, e il 26 giugno i due effettuano un volo sullo stesso apparecchio Savoia-Marchetti S.79 Sparviero (28-18) impegnato in una missione bellica[7] nel settore di Castellón de la Plana.[11]

Il 24 agosto il suo caccia Fiat C.R.32 rimase seriamente danneggiato nel corso di un violento combattimento con caccia Polikarpov I-16 repubblicani, mentre il 4 settembre atterrò fuori campo con l'aereo colpito al radiatore.[7] Alle 7.45 del 1º novembre[12] decollò da Caspe alla testa di una formazione di otto C.R.32 per eseguire una crociera di interdizione tra Flix e Mora de Ebro. In quel momento erano in volo ulteriori 41 C.R.32, dei quali 14 spagnoli al comando dal capitano Angel Salas Larrazábal.[11] Per contrastare l'azione l'Aviazione repubblicana mandò in volo tutti i velivoli da caccia ancora disponibili, ben 94, suddivisi in una prima formazione di 48, seguita da una seconda di 46.[7] Quel giorno avvenne il più grande combattimento aereo nel corso dell'intera guerra, con gli italiani e i nazionalisti che dichiarano l'abbattimento di 16 caccia avversari, mentre a sua volta e i piloti repubblicani reclamarono quello di 15 caccia Fiat.[7] In realtà si registrarono la perdita di due Polikarpov I-16 e del Fiat C.R.32 del tenente Ido Zannetti.[13] Dopo l'atterraggio a Caspe i piloti della squadriglia dichiarano di aver visto il loro comandante gettarsi all'inseguimento[7] di un caccia repubblicano e di averlo successivamente perso di vista.[14]

Con l'apparecchio ormai in fiamme il tenente Zannetti si era lanciato col paracadute finendo in territorio controllato dal nemico. Catturato, date le ustioni riportate, fu portato all'Ospedale Platón di Barcellona per essere ricoverato,[7] ed in campo nazionalista vi fu, da subito, una notevole incertezza sulla sua sorte. Le prime notizie date al fratello, e quindi alla famiglia, dicevano che non era rientrato dalla missione, e poi che era stato fatto prigioniero dei repubblicani. Il 5 gennaio 1939[7] il tenente colonnello Arrigo Tessari,[11] comandante del XVI Gruppo Caccia "Cucaracha",[7] dichiarò che già da tempo la Jefatura del Aire e la Croce Rossa Internazionale avevano informato le autorità italiane della morte di Ido, avvenuta per le ferite e le ustioni riportate nel combattimento.[15] Il 23 febbraio dello stesso anno fu redatto l'atto di morte per causa di servizio.[16] Quando le truppe nazionaliste conquistarono Barcellona il fratello Nino eseguì numerose ricerche, ripetute più volte nel tempo, ma il suo corpo non venne mai ritrovato.[7] Alla sua memoria fu concessa la Medaglia d'oro al valor militare, che si aggiunge alla Medaglia d'argento al valor militare, alla Croce di guerra al valor militare e a altre numerose decorazioni spagnole.[7]

La sezione dell'Associazione Arma Aeronautica di Forlì è intitolata ai fratelli Nino e Ido Zannetti.[17]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Volontario in missione di guerra per l'affermazione degli ideali fascisti, comandante di squadriglia da caccia, in numerosi combattimenti sostenuti dava prova di eccezionali prove di valore e ardimento contribuendo ad abbattere numerosi apparecchi avversari. Il 1º novembre 1938, impegnato in combattimento contro soverchianti forze aeree nemiche, sosteneva con il suo reparto l'impari lotta e moltiplicando le forze col suo valore e la sua aggressività abbatteva in collaborazione con altri piloti ben 12 apparecchi avversari. Sopraffatto dal numero, gravemente ferito e con l'apparecchio in fiamme si lanciava con il paracadute e fatto prigioniero, soccombeva dopo due mesi di atroci sofferenze per le gravissime ferite riportate, suggellando eroicamente tutta una vita di dedizione alla patria. Cielo di Spagna, 5 gennaio – 1º novembre 1938
— [1]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare1969, p. 115.
  2. ^ Di professione decoratore.
  3. ^ a b c d e Emiliani 2013, p. 30.
  4. ^ a b c d e f g h i j k Emiliani 2012, p. 18.
  5. ^ Tra loro tre nascerà un rapporto speciale fatto di cameratismo e di simpatia.
  6. ^ Tramite il primo aiutante di campo, generale Aldo Aymonimo.
  7. ^ a b c d e f g h i j k l Emiliani 2012, p. 19.
  8. ^ Il 26 ottobre 1936 il generale Faronato spiegò che il "Corso Marte" all'Accademia Aeronautica di Pozzuoli si era svolto in tre anni, anziché nei normali quattro, e il Ministero dell'aeronautica dispose che nell'inviarli ai reparti i giovani ufficiali non fossero mandati agli Stormi impiegati in Africa Orientale Italiana. Disse il generale Pricolo che per il fratello si era fatta un'eccezione, che non si sarebbe ripetuta.
  9. ^ Dapprima denominato "Diavoli bianchi", poi "Gruppo Leonello", e dal 12 ottobre 1937 "Gamba di ferro".
  10. ^ a b c Emiliani 2013, p. 33.
  11. ^ a b c Emiliani 2013, p. 34.
  12. ^ Il 5 settembre il comando dell'Aviazione Legionaria aveva disposto il suo rientro in patria, sostituito dal tenente Italfranco De Angeli, ma non ci fu il tempo per eseguire l'ordine.
  13. ^ Ulteriori quattro Fiat C.R.32 rientrano colpiti più o meno gravemente.
  14. ^ Il suo gregario, sergente Felice Squassoni, che avrebbe dovuto seguirlo e proteggerlo, venne costretto a desistere perché il suo aereo era stato ripetutamente colpito.
  15. ^ Un'ulteriore conferma della sua morte si ebbe dalla testimonianza del sottotenente Francis Leoncini dopo il suo rientro dalla prigionia, il quale disse che era: Morto in ospedale a Barcellona per le ferite. Identiche furono le notizie fornite dall'Ambasciata italiana a San Sebastiano.
  16. ^ L'ufficio anagrafe di Roma fece risalire la sua morte al 1º novembre 1938, data del combattimento.
  17. ^ Associazione Arma Aeronautica - Sez. di Forlì

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Chris Dunning, Solo coraggio! La storia completa della Regia Aeronautica dal 1940 al 1943, Parma, Delta Editrice, 2000.
  • Giulio Lazzati, Stormi d'Italia - Storia dell'aviazione militare italiana, Milano, Ugo Mursia Editore, 1975, ISBN 978-88-425-4079-3.
  • Mirko Molteni, L'aviazione italiana 1940-1945 – Azioni belliche e scelte operative, Bologna, Odoya, 2012, ISBN 978-88-6288-144-9.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1969.
Periodici
  • Angelo Emiliani, I fratelli gemelli Ido e Nino Zannetti, in Rivista Aeronautica, n. 7, Roma, Associazione Arma Aeronautica, novembre 2012, pp. 18-20.
  • Angelo Emiliani, Due celebri fratelli pilota, in Storia Militare, n. 237, Parma, Ermanno Albertelli Editore, giugno 2013, pp. 30-37.