Guido Corsi

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Guido Corsi
NascitaTrieste, 1º gennaio 1887
MorteMonte Valderoa, 13 dicembre 1917
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Anni di servizio1915-1917
GradoCapitano
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia degli Altipiani
Battaglia di Caporetto
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d'oro al valor militare del 1917[1]
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Guido Corsi (Trieste, 1º gennaio 1887Monte Valderoa, 13 dicembre 1917) è stato un militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Trieste, allora parte dell'Impero austro-ungarico, il 1º gennaio 1887, figlio di Enrico e di Angelina Talkner.[2] Frequentò il Liceo ginnasio statale Dante Alighieri, al termine del quale, per seguire i corsi di filologia classica, si iscrisse all'università di Vienna.[3] A causa del forte ambiente anti-italiano presente nella Capitale, ritornò in Italia, iscrivendosi all'università di Firenze dove conseguì la laurea in lettere.[3] Rientrato a Trieste ottenne la cattedra in lingue classiche presso il Liceo ginnasio statale Dante Alighieri, venne nominato professore effettivo dal comune di Trieste nel 1914.[3] A questa nomina si oppose l'Imperiale-regio Governo poiché egli era segnalato come irredentista.[3] Amante del turismo alpino tenne conferenze presso la Società Alpina delle Alpi Giulie.[3] Dopo l'assassinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo, il governo austro-ungarico dichiarò guerra al Regno di Serbia, e fu l'inizio della prima guerra mondiale. Per sottrarsi all'arruolamento nell'esercito, nel mese di agosto fuggì a Roma dove, grazie ad alcune conoscenze, il Regio Ministero della Pubblica Istruzione gli assegnò la cattedra di professore presso l'Istituto tecnico "A. Buonarroti" di Arezzo.[3] Interventista convinto, tenne numerose conferenze al riguardo.[3]

Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia (1861-1946), avvenuta il 24 maggio 1915, si arruolò volontario nel Regio Esercito sotto il falso nome di Guido Colombo,[3] assegnato al corpo degli alpini in forza al battaglione alpini "Gemona" dell'8º Reggimento alpini.[2] Nel mese di agosto fu nominato sottotenente, ed entrò in forza al battaglione alpini "Feltre", del 7º Reggimento alpini.[2] Si distinse durante i combattimenti in Carnia, sul Pal Grande e successivamente sul Cauriol.[3]

Nel maggio 1916, durante il corso della battaglia degli Altipiani, rimase ferito all'omero sinistro sul Monte Cima, in Valsugana ricevendo per questo un Encomio Solenne.[2] Terminata la convalescenza ritornò in prima linea, venendo promosso tenente nel giugno 1917.[2] Divenuto capitano nel mese di novembre, assunse il comando della 64ª Compagnia schierata sul Monte GrappaMonte Valderoa.[4] Nel successivo mese di dicembre dovette fronteggiare i furiosi attacchi del nemico che cercava di sfondare le linee italiane per aprirsi la via verso il Brenta e il Piave.[4] L'alba del 13 dicembre 1917 trovò il battaglione alpini "Feltre", in attesa di un nuovo attacco avversario, che si scatenatenò inizialmente con un intenso fuoco d'artiglieria che distrusse reticolati, trincee, gallerie ed apprestamenti difensivi, provocando gravi perdite tra le truppe italiane.[4] Alle 11:30 le truppe della 51ª Divisione tedesca, sostenute dagli Standschützen austro-ungarici, si lanciarono all'attacco incontrando la tenace resistenza degli alpini.[4] Messa personalmente in azione una mitragliatrice rimasta senza serventi, cadde colpito a morte in piena fronte da una pallottola di fucile.[4] Con Decreto Luogotenenziale del 13 ottobre 1918 gli fu concessa la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Nato in terra irredenta, dopo avere dedicato ai diritti della sua Patria tutto il suo ingegno forte di molti studi, si offerse ai sanguinosi cimenti della guerra, fulgido esempio di eroismo ai dipendenti che lo amarono, e che, chiamato ad altro ufficio, preferì non lasciare. Ferito mentre strenuamente combatteva, non appena guarito volle subito tornare al fronte, e vi affrontò sempre faccia a faccia il nemico fuori delle trincee, primo fra tutti, più volte respingendolo con prodigi di valore, anche se superiore di forze. Gloriosamente cadde colpito a morte sulla inviolata trincea, mentre i pochi superstiti della sua compagnia, da lui fino all’estremo animati, rintuzzavano l’avversario. Val Sugana, 26 maggio 1916; Cima Valderoa, 13 dicembre 1917
— Decreto Luogotenenziale del 13 ottobre 1918[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare del 1917, Roma, Tipografia regionale, 1968.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Roberto Tessari, Alpini. Le Penne nere. Il segno delle grandi imprese, Treviso, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 2010, ISBN 978-88-96674-06-2.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]