Giuseppe Sacchi (sindacalista)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giuseppe Sacchi
Giuseppe Sacchi negli anni Sessanta

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato16 maggio 1963 –
24 maggio 1972
LegislaturaIV, V
Gruppo
parlamentare
Partito Comunista Italiano
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPCI
ProfessioneSindacalista

Giuseppe Sacchi (Robbiano di Mediglia, 25 dicembre 1917Milano, 13 dicembre 2016[1]) è stato un sindacalista, politico e partigiano italiano, dirigente della Fiom e del Partito Comunista Italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di un mugnaio e una contadina, penultimo di dieci fratelli, nacque in una cascina di Robbiano di Mediglia. Nel 1922 si trasferì con la famiglia a Milano e poco dopo, ancora bambino, cominciò a lavorare come garzone.[2]

La giovinezza, la fabbrica, il ciclismo[modifica | modifica wikitesto]

A quattordici anni entrò in fabbrica alla Officine Meccaniche di Milano. Il fratello Luigi, antifascista come il resto della famiglia, venne pugnalato a morte da alcuni squadristi nel 1931. La famiglia Sacchi venne assistita legalmente dall'avvocato socialista Genuzio Bentini, mentre la difesa degli accoltellatori, rimasti poi impuniti, venne presa da Roberto Farinacci.[3] Parallelamente al lavoro in fabbrica, Sacchi portò avanti la passione per il ciclismo. Nel 1936, a diciannove anni, non poté firmare un contratto con la società ciclistica Bianchi perché ricevette la chiamata della Regia Marina.

La Seconda Guerra Mondiale e la Resistenza[modifica | modifica wikitesto]

Durante il conflitto mondiale prestò servizio sulla Corazzata Littorio e dopo il suo affondamento fu destinato a un cacciatorpediniere. L’8 settembre 1943 fu arrestato dai nazisti in Toscana, riuscì a scappare e a raggiungere avventurosamente Milano, dove aderì al PCI e alla Resistenza divenendo in breve comandante della 114ª Brigata Garibaldi col nome di battaglia di “Ugo”.[4]

Il dopoguerra e l'ingresso nel sindacato[modifica | modifica wikitesto]

Finita la guerra tornò a lavorare in officina, alla Motomeccanica, e per volere del segretario milanese del PCI Giuseppe Alberganti, fu chiamato in pianta stabile nell'apparato del partito divenendo responsabile del settore organizzazione.[5] A seguito delle elezioni politiche del 1948 venne licenziato per motivi antisindacali ed entrò nella Fiom provinciale di Milano. Nel 1956 venne promosso in Segreteria e dal 1958 al 1964 fu segretario responsabile, oltre che membro della segreteria provinciale CGIL.

La lotta degli elettromeccanici e l'attività sindacale[modifica | modifica wikitesto]

Da segretario della Fiom ambrosiana condusse le agitazioni per il contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) metalmeccanico del 1959. Alcuni mesi più tardi progettò e diresse la lotta degli elettromeccanici[6] (autunno/inverno 1960-1961), una storica mobilitazione sindacale che vide in Milano il proprio epicentro ed ebbe «caratteri anticipatori dell'andamento delle lotte dell'autunno caldo».[7] Tra il 1962 e il 1963 fu tra i dirigenti più attivi sul piano nazionale nella vittoria della lotta per il CCNL del '63. Abbandonò la carica di segretario nell'ottobre 1964.

L'esperienza parlamentare e lo Statuto dei Lavoratori[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1963 fu eletto alla Camera dei deputati nelle liste del PCI e vi rimase per due legislature, fino al 1972, occupandosi prevalentemente di temi del lavoro. L’esperienza maturata come operaio e dirigente sindacale fu decisiva per la prima bozza di Statuto dei Lavoratori, di cui fu principale estensore nel luglio del 1967, con largo anticipo sulla proposta di legge governativa.[8]

L'AEM e le conferenze di produzione[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni Settanta fu vicepresidente dell’Azienda Elettrica Municipale di Milano, dove promosse la creazione delle conferenze di produzione, strumenti di governo aziendale ibrido che permettevano ai lavoratori di dare il proprio apporto alla guida dell’impresa.[9] Successivamente ricoprì incarichi di rilievo all’interno di Lombardia Risorse, Federelettrica e Cispel Lombardia.[10]

Lo scioglimento del PCI e l'adesione a Rifondazione Comunista[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1984 fu tra i fondatori dei Centro Culturale Concetto Marchesi di Milano, espressione dell’ala del PCI critica verso il progressivo allontanamento dall’URSS e la prassi socialdemocratica del partito. Nel 1991, con lo scioglimento del PCI, aderì a Rifondazione Comunista di cui fu prima segretario lombardo e poi presidente regionale.

È morto a Milano martedì 13 dicembre 2016. Tre giorni dopo si è tenuto il funerale civile nella Sala del commiato al cimitero di Lambrate, ove poi è stato cremato. Infine le ceneri sono state portate al cimitero di Chiaravalle, e tumulate in una celletta.[1][11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Addio al partigiano Giuseppe Sacchi: scrisse la prima bozza dello Statuto dei Lavoratori, su milano.repubblica.it.
  2. ^ Ivan Brentari, Giuseppe Sacchi. Dalle Lotte operaie allo Statuto dei Lavoratori, Unicopli, Milano, 2014, p.13
  3. ^ Ivan Brentari, Giuseppe Sacchi. Dalle Lotte operaie allo Statuto dei Lavoratori, Unicopli, Milano, 2014, p.14
  4. ^ I congressi dei comunisti milanesi 1921-1983 (vol. II), a cura di Gianfranco Petrillo, Franco Angeli, Milano, 1986, p. 812
  5. ^ Ivan Brentari, Giuseppe Sacchi. Dalle Lotte operaie allo Statuto dei Lavoratori, Unicopli, Milano, 2014, p.17
  6. ^ B. Bezza - S. Datola - R. Gallessi, Le lotte degli elettromeccanici, Franco Angeli, Milano, 1981
  7. ^ S. Rogari, Sindacati e imprenditori. Le relazioni industriali in Italia dalla caduta del fascismo ad oggi, Le Monnier, Firenze, 2000, p. 122
  8. ^ Ivan Brentari, Giuseppe Sacchi. Dalle Lotte operaie allo Statuto dei Lavoratori, Unicopli, Milano, 2014, p.177
  9. ^ La democrazia nei posti di lavoro. Le Conferenze di produzione all'Aem di Milano dal 1974 al 1979, a cura di Vittore Vezzoli, Editrice Aurora, Milano, 2005
  10. ^ Alle radici dell'articolo 18. Giuseppe Sacchi, discorsi pronunciati alla Camera dei Deputati. Sedute del 20 aprile 1966 e del 13 maggio 1970, a cura di Bruno Casati, supplemento a "L'Ernesto", Piccola società cooperativa arl Filorosso, Cremona, 2003
  11. ^ MILANO, ADDIO AL PARTIGIANO GIUSEPPE SACCHI, su ANPI Lombardia. URL consultato l'11 agosto 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bezza B. - Datola S. - Gallessi R., Le lotte degli elettromeccanici, Franco Angeli, Milano, 1981
  • Bonvini G. A., Un minuto in più del padrone. I metalmeccanici milanesi dal dopoguerra agli anni settanta, Vangelista, Milano, 1977
  • Brentari I., Giuseppe Sacchi. Dalle lotte operaie allo Statuto dei Lavoratori, Unicopli, Milano, 2014
  • Brentari I., Wu Ming 2, Collettivo MetalMente, Meccanoscritto, Edizioni Alegre, Roma, 2017
  • La democrazia nei posti di lavoro. Le Conferenze di produzione all'Aem di Milano dal 1974 al 1979, a cura di Vittore Vezzoli, Editrice Aurora, Milano, 2005
  • La Fiom di Milano: i congressi dal 1947 al 1977, a cura dell'archivio storico della Camera confederale del lavoro di Milano e l'Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio, Vangelista, Milano, 1977
  • La Fiom di Milano : i funzionari 1945-1985, a cura della Fiom di Milano, Milano, 1985
  • Ripresa operaia e unità sindacale, a cura di G. Bertolo, La Pietra, Milano, 1980
  • Sacchi G., Una lotta storica. 1960-1961 gli elettromeccanici, Editrice Aurora, Milano, 2007

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN309847546 · SBN TO0V478605 · LCCN (ENno2014091118 · GND (DE1058225537 · WorldCat Identities (ENlccn-no2014091118