Giovanni d'Artegna

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Giovanni d'Artegna (2015) nel Parco delle Sculture

Giovanni d'Artegna, nome d'arte di Giovanni Patat (Artegna, 9 dicembre 1928Artegna, 12 febbraio 2024), è stato uno scultore italiano. Era padre dell'astrofisico Ferdinando Patat.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Patat d'Artegna nasce nel 1928 da una famiglia contadina. Sin dall'infanzia rivela un talento naturale che si esprime nelle prime figure in argilla e nei disegni. Terminate le scuole elementari, frequenta la bottega dello zio marmista, Pietro Rizzotti, da cui era uscito lo scultore Troiano Troiani. Affascinato dai modelli che l'artista emigrato in Argentina ha lasciato nella bottega, d'Artegna decide che la scultura sarà la sua strada. In quei primi anni apprende la tecnica della scultura su pietra, perfeziona la lavorazione dell'argilla ed esegue i primi calchi in gesso, collaborando alla realizzazione di monumenti funebri. Nel 1941, a soli tredici anni, realizza un'aquila in pietra per la tomba di un aviatore. Nella bottega di Rizzotti viene in contatto con Max Piccini e Antonio Franzolini, all'epoca fra gli scultori più attivi in Friuli-Venezia Giulia. Entrambi fornivano dei modelli in argilla affidandosi a degli esecutori per la riproduzione in pietra. Dal 1946 al 1955 il giovane d'Artegna lavorò spesso per Franzolini, già allievo di Adolfo Wildt. Nel 1949 lascia la bottega dello zio altarista. Nel 1951 emigra in Lussemburgo, dove conosce lo scultore perugino Aurelio Sabbatini, da cui impara la tecnica dei compassi per riprodurre i modelli in scala. Rientrato in Italia, essenzialmente autodidatta, si mette in proprio. Sono gli anni del dopo-guerra, in cui inizia quella che d'Artegna ama chiamare la sua verde prigione. La produzione artistica alterna monumenti pubblici a opere di medio e piccolo formato, in terracotta, gesso, pietra e bronzo, prediligendo il figurativo. Nel 1952 riprende i contatti con Max Piccini, il quale lo incarica dell'esecuzione di alcune opere di cui gli fornisce i modelli in scala ridotta. La prima collaborazione riguarda la realizzazione di sette statue per il Franciscan Monastery of the Holy Land di Washington, seguita dalla Madonna Immacolata per il Collegio Gabrieli (1954), la Madonna del Conforto per il Tempio di Cargnacco (1956) e il monumento a Giosuè Carducci ad Arta Terme (1957).

Angelo, marmo bianco, 200x60x40 (1958).
Giovanni d'Artegna, Angelo, marmo bianco di Carrara, 200x60x40 (1958). Per la tomba dell'assistente di volo Dina Paoluzzi, scomparsa nell'incidente aereo del Volo Linee Aeree Italiane 451. Cimitero di Buja.

Il rapporto di lavoro fra i due artisti termina alla fine degli anni cinquanta, a seguito di una controversia per la realizzazione di una Via Crucis destinata al Tempio di Cargnacco.[1] In quegli anni collabora anche con lo scultore Edoardo Alfieri, impegnato ininterrottamente dal 1958 alla morte nella chiesa di Avilla di Buja, e con Silvio Olivo, su modello del quale realizza una Madonna per l'Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine. Nel 1961 consegue il brevetto di pilota civile. Negli anni sessanta a settanta si fa conoscere in regione, realizzando numerosi monumenti pubblici e moltissime sculture funerarie e a carattere religioso. A partire dagli anni ottanta inizia un nuovo percorso di esplorazione nella pietra, "in cui non rinnega il figurativo del suo passato; semplicemente lo disattende per dare voce al tormento di un presente sfibrato ed involuto, che sottrae positività ad ogni prospettiva".[2] Hanno così origine opere di grande formato in pietra, collocate nel parco delle sculture presso lo studio dell'artista. Fra queste Fenomeni e vicende della terra, amara riflessione sul Terremoto del Friuli del 1976, che ha colpito duramente la terra dello scultore. In essa l'artista non descrive più la figura intera, bensì parti e frammenti di un corpo umano e sagome schematiche e simboliche di vari soggetti.[3]

Le opere di d'Artegna, prodotte nell'arco di oltre settant'anni, sono esposte in svariate sedi d'Italia, in diversi paesi d'Europa e negli Stati Uniti. L'università di Urbino gli ha dedicato una tesi di Laurea e la Provincia di Udine una monografia che include il catalogo delle opere e un DVD. Per la sua attività artistica gli sono stati assegnati il premio Nadâl Furlàn (2005)[4] e il Merit Furlàn (2011).[5]

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

E 'n la sua voluntade è nostra pace. Fusione in bronzo, 1983. Esposta alla VI biennale Internazionale del bronzetto dantesco, Ravenna, 1983.
E 'n la sua volontade è nostra pace. Fusione in bronzo (1983).

Mostre[modifica | modifica wikitesto]

Anni Sessanta[modifica | modifica wikitesto]

  • Mostra collettiva, Majano (UD)
  • Mostra personale, Udine, Galleria Carrara
  • Mostra collettiva (con Mocchiut e Calcioni), Tarvisio
  • Mostre collettive con Oddone e Saccon, Udine, Galleria Nerea e Centro Friulano Arti Plastiche (CFAP)

Anni Settanta[modifica | modifica wikitesto]

  • Mostra personale, Sculture di G. d'Artegna, Udine, Galleria il Ventaglio, 1971
  • III Collettiva d'autunno, Tricesimo (UD), Cooperativa tra artisti e scrittori del Friuli, 1979

Anni Ottanta[modifica | modifica wikitesto]

  • XX, XXI, XXIII, XXIV, XXV, XXVI, XXIX Mostra sociale regionale d'arte, Udine, Galleria del CFAP, 1980, 1981, 1983, 1984, 1985, 1988, 1989
  • Mostra personale, Giovanni Patat d'Artegna - Sculture e disegni 1970-1980, Udine, Galleria del CFAP, 1981
  • Omaggio a Udine, Celebrazioni del Ventennale del CFAP, Udine, 1981
  • Gli artisti del laboratorio, Udine Esposizioni, Galleria d'arte "il laboratorio degli artisti", 1983
  • VI Biennale internazionale del bronzetto artistico, Ravenna, Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali, 1983
  • Udine città millenaria, Udine, Galleria del CFAP, 1983
  • Rassegna regionale dell'artigianato artistico, Udine, Galleria del CFAP, Regione Autonoma FVG, 1986
  • LONGOBarte, Cividale del Friuli, Centro di s. Francesco, Regione Autonoma FVG, 1989

Anni Novanta[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni d'Artegna, Autoritratto, pietra di Aurisina (2016).
Giovanni d'Artegna, Autoritratto, pietra di Aurisina (2016).
  • XXX, XXXI, XXXV, XXXVI Mostra sociale regionale d'arte, Udine, Galleria del CFAP, 1990, 1991, 1995,1996
  • Arte sotto i portoni, Rassegna di scultura, Flambro (UD), Circolo Culturale G. Bini, 1994
  • Arte sotto i portoni, Rassegna di scultura, Flambro (UD), Circolo Culturale G. Bini, 1995
  • Artisti sullo Stella, Palazzolo dello Stella (UD), Casa del Marinaretto, 1995
  • XIII Mostra-concorso di pittura e scultura "Imago", Premariacco (UD), vincitore del primo premio, 1996
  • Il fienile di prometeo, mostra personale, Artegna (UD), Casa Patat, 1998
  • XVI Mostra-concorso di pittura e scultura "Creatività e Comunicazione", Premariacco (UD), vincitore del primo premio, 1999
  • Incontro con la Croce, Cividale del Friuli, Chiesa di s. Francesco, AURA, 1999

Anni Duemila[modifica | modifica wikitesto]

  • III Simposio internazionale di scultura su pietra piasentina, Reana del Roiale (UD), Circolo Culturale il Faro, 2000
  • Mostra personale, Artegna, Palazzo Comunale, Associazione culturale "Grop Pignot" e Pro Loco, 2003
  • Giovanni Patat d'Artegna, mostra personale, Buja (UD), Cripta della Pieve di San Lorenzo, Circolo Culturale Laurenziano, 2005
  • Arte in Arta. Pittura e scultura, Arta Terme (UD), Palazzo Savoia, 2006
  • Giovanni Patat - piccolo percorso antologico, Gemona del Friuli (UD), Scuola s. Maria degli Angeli, 2007
  • La natività: interpretazioni medaglistiche, Buja (UD), Museo d'arte della medaglia, 2008
  • Apertura mostra personale permanente, parco delle sculture, Artegna (UD), Casa Patat, 2009
  • Giovanni Patat d'Artegna - La pietra che vive. Udine, chiesa di S. Antonio abate, 16 giugno - 17 luglio 2011
  • Giovanni Patat d'Artegna- La risorgiva di pietra - Venzone (UD), Palazzo Orgnani-Martina, 16 agosto - 29 settembre 2013
  • Giovanni Patat d'Artegna - Un lungo percorso nell'arte, Museo d'arte della città di Buja (UD), 8 agosto - 31 Ottobre 2020
Maschera, biancone di Verona, 30x20x20, 1981.
Maschera, biancone di Verona, 30x20x20, 1981.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Si veda G. Patat d'Artegna, La mia verde prigione, Aviani & Aviani editori, p.54, 2015.
  2. ^ Lettera del critico d'arte Luciano Perissinotto a Giovanni d'Artegna.
  3. ^ G. Gemo, in Giovanni Patat d'Artegna - la pietra che vive, p.47, Udine 2011.
  4. ^ Nadâl Furlàn, domani i premi, Messaggero Veneto, 2 dicembre 2005.
  5. ^ Merit Furlàn a Blasoni, Cerruti e Patat, Messaggero Veneto, 4 agosto 2011.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • R. Baldissera, Sculture di G. d'Artegna, catalogo della mostra, Udine, Galleria d'Arte il Ventaglio, 2-14 dicembre 1971.
  • Bolaffi. Catalogo della scultura italiana, n. 6, p. 205, Mondadori, Milano 1982.
  • Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali, VI biennale del bronzetto dantesco, catalogo della mostra, 20 marzo - 31 ottobre, Ravenna 1983.
  • V. Sutto, Giovanni Patat d'Artegna, in Agenda Friulana, a cura di G. di Caporiacco, Chiandetti Editore, Reana 1996.
  • S. Paoli, Friuli terra di frontiera: Giovanni d'Artegna un artista sullo sfondo, tesi di laurea, Università degli Studi di Urbino, Urbino 1996.
  • Il sasso e la sabbia. Renato Toso/Giovanni Patat, catalogo della mostra, ex Polveriera Napoleonica, a cura di V. Sutto, Comune di Palmanova, Palmanova 2000.
  • G. Ellero, L. Damiani, G. Pauletto, Neorealismo friulano, Centro Friulano Arti Plastiche, Udine 2001.
  • Giovanni Patat d'Artegna - La pietra che vive, a cura di Gabriella Bucco (testi di G. Bucco, G. Gemo, A. Guerra, S. Paoli, G. Patat), Provincia di Udine, Assessorato alla Cultura, Udine 2011
  • G. Patat d'Artegna - La mia verde prigione, Aviani & Aviani Editore, Udine 2015.
  • Giovanni Patat d'Artegna - Un lungo percorso nell'arte, Catalogo della mostra, a cura di Mirella Comino, Buia (UD), 2020

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