Gioacchino Di Leo

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Gioacchino Di Leo
arcivescovo della Chiesa cattolica
Fortitudo Mea Dominus
 
Incarichi ricoperti
 
Nato11 giugno 1887 a Palermo
Ordinato presbitero10 luglio 1910
Nominato vescovo5 febbraio 1940 da papa Pio XII
Consacrato vescovo3 marzo 1940 dal cardinale Luigi Lavitrano
Elevato arcivescovo18 febbraio 1946 da papa Pio XII
Deceduto8 ottobre 1963 (76 anni) a Mazara del Vallo
 

Gioacchino Di Leo (Palermo, 11 giugno 1887Mazara del Vallo, 8 ottobre 1963) è stato un arcivescovo cattolico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Fu ordinato sacerdote il 10 luglio 1910. Conseguì la laurea in teologia e insegnò morale e diritto canonico.

Durante il primo conflitto mondiale si arruolò, non come cappellano, ma come tenente di artiglieria e presenziò alla battaglia di Caporetto nel 1917 alla fine della quale venne catturato ed internato nel Lager di Celle dove incontrò per la prima volta l'allora nunzio apostolico cardinale Eugenio Pacelli. Fra i prigionieri fondò un circolo di Gioventù Cattolica.[1]

Il 5 febbraio 1940 fu nominato vescovo ausiliare di Palermo e vescovo titolare di Memfi. Fu consacrato vescovo il 3 marzo 1940.

Il 1º ottobre 1940 fu istituito il Tribunale Ecclesiastico Regionale Siculo e ne divenne il primo presidente.[2]

Il 18 aprile 1946 fu promosso arcivescovo di Lanciano e vescovo di Ortona.

Il 1º luglio 1949 gli fu affidato l'incarico di dare esecuzione alla bolla pontificia Dioecesium circumscriptiones, con la quale veniva riorganizzata territorialmente la diocesi di Penne, che assumeva contestualmente il nome di diocesi di Penne-Pescara.[3]

Il 5 luglio 1950 fu traslato alla diocesi di Mazara del Vallo, mantenendo il titolo personale di arcivescovo. Rimase vescovo di Mazara del Vallo fino alla morte.

Il suo episcopato a Mazara ebbe inizio quando la salute dell'arcivescovo era già in declino. Si adoperò per la ricostruzione della diocesi dopo la seconda guerra mondiale. Indisse subito una visita pastorale, seguita a pochi anni di distanza da una seconda. Promosse il culto mariano e si recò a Roma per la solenne proclamazione del dogma dell'Assunzione di Maria in Cielo (1º novembre 1950). Presentò personalmente alla diocesi l'enciclica mariana Fulgens Corona di papa Pio XII. Per sua iniziativa la Madonna del Paradiso fu proclamata patrona principale della città e diocesi di Mazara.[4]

Il 1º ottobre 1963 dal letto di morte intervenne telefonicamente al Concilio Vaticano II, offrendo i suoi dolori per il buon esito del Concilio.[5]

Sono dedicate a lui l'Opera di Religione di Mazara, un'istituzione che promuove l'istituzione di nuove parrocchie, oratori e scuole cattoliche e una via di Palermo.

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giovanni Bolignani, Bernardo Mattarella: biografia politica di un cattolico siciliano, Rubbettino, 2001, p. 142 ISBN 9788849802146
  2. ^ Saluto di S. E. R. Card. Paolo Romeo Moderatore del Tribunale Ecclesiastico Regionale Siculo - Inaugurazione dell'Anno Giudiziario nel 70º Anniversario di attività del Tribunale (PDF), su chiesedisicilia.org. URL consultato il 15 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2017).
  3. ^ (LA) Bolla Dioecesium circumscriptiones, AAS 42 (1950), p. 135.
  4. ^ Il vescovo e la sua Chiesa, Il pozzo di Giacobbe, 2004, pp. 126-128
  5. ^ Diario del Concilio di Carlo Ferrari (PDF), su monsignorcarloferrari.it. URL consultato il 16 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2018).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo titolare di Memfi Successore
Geoffrey Zaccherini 5 febbraio 1940 – 18 febbraio 1946 Paolo Rota
Predecessore Arcivescovo di Lanciano e vescovo di Ortona Successore
Pietro Tesauri 18 febbraio 1946 – 5 luglio 1950 Benigno Luciano Migliorini, O.F.M.
Predecessore Vescovo di Mazara del Vallo
(titolo personale di arcivescovo)
Successore
Salvatore Ballo Guercio 5 luglio 1950 – 8 ottobre 1963 Giuseppe Mancuso
Controllo di autoritàVIAF (EN263563251 · ISNI (EN0000 0003 8215 0311 · SBN CUBV055866 · BAV 495/198936