Gino Meloni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

«Il quadro migliore è quello che dipingerò domani.»

Gino Meloni

Gino Meloni (Varese, 29 aprile 1905Lissone, 23 febbraio 1989) è stato un pittore e scultore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Varese da Emilia Mentasti e Cesare Meloni, si trasferisce a Lissone all'età di sei anni. Dal 1923 al 1927 è Monza allievo di Arturo Martini all'ISIA[1]. Frequenta poi l'Accademia di Brera di Milano dove segue i corsi di Ambrogio Alciati.

Negli anni '30 è a Lissone, città a cui rimarrà legato, in provincia della Brianza, dove insegna nella locale Scuola di arti e mestieri e si dedica alla pittura con modi che in un primo tempo si rifanno alla tradizione ottocentesca e in particolare al paesaggismo lombardo, per poi seguire invece una via più decisamente antiaccademica. A lui si deve l'iniziativa del Premio Lissone negli anni 1946 - 1967.

Inizia ad esporre a Milano: la sua prima personale è nel 1939 alla galleria Mazzucchelli e, l'anno seguente, alla galleria Piccola mostra.

Nel 1946 espone il ciclo delle Donne, in cui risente dell'influenza cubista ed espressionista, pur mediata attraverso una sua personale interpretazione lirica del soggetto.

Ai primi anni ‘50 risalgono i cicli dei Galli e delle Venezie, che esprimono una pittura sempre più sintetica e deformata che incontra l'interesse della critica e il successo del pubblico. Sarà l'assegnazione del Premio Taranto, sezione pittura, che darà una svolta significativa alla sua esistenza. Quell'anno Carlo Emilio Gadda vincerà il primo premio nella sezione letteratura[2], e Giuseppe Ungaretti sarà uno dei giurati.

Espone in gruppo alle Biennali del 1948, 1952 e 1954.
Nel 1956 e nel 1964 la Biennale di Venezia significativamente gli dedica una sala personale. Partecipa anche a 5 quadriennali di Roma dal 1948 al 1972 escludendo solo la VI°[3]. Sono questi gli anni in cui la sua ricerca si rivolge ormai a soluzioni di tipo informale.

Espone a Leverkusen nel 1957, a New York nel 1960 e a Parigi nel 1963. Altre rassegne nei quindici anni successivi in Svizzera, Austria, Belgio (e ancora Germania).

Nel corso degli anni ‘70 l'artista torna poi decisamente alla figura operando nei dipinti inserti di collage e di frammenti derivati dalla realtà quotidiana.

Mostre[modifica | modifica wikitesto]

Fra le esposizioni in spazi pubblici sono da ricordare:

Premi e Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Francesco Franco, Gino Meloni, su treccani.it. URL consultato il 15 maggio 2017.
  2. ^ Gauss, I galli di Meloni, su stanzeallaria. URL consultato il 15 maggio 2017.
  3. ^ scheda gino Meloni quadriennale di Roma
  4. ^ Nicola Giandomenico, La Biennale del Sud, su mindthebook.wordpress.com, 3 maggio 2011. URL consultato il 15 maggio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Disegni di Gino Meloni, 1943-48, Montrasio Arte, Monza, 1981
  • L. Caramel, Gino Meloni, la poesia della quotidianità, Mazzotta editore, 1985
  • A. Madesani, Gino Meloni, l'elegia della materia, Mazzotta editore, 2002
  • Francesco Franco, Gino Meloni, in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, Roma, 2009.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN79415420 · ISNI (EN0000 0000 8397 1953 · SBN RAVV025354 · ULAN (EN500078443 · LCCN (ENn85278109 · GND (DE119230860 · BNF (FRcb124908188 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n85278109