Gino Campomizzi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Gino Campomizzi
NascitaCastel di Ieri, 1917
MorteIvanovka, 25 dicembre 1942
Cause della morteMorto in combattimento
Luogo di sepolturaCorpo disperso
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
SpecialitàAlpini
Reparto9º Reggimento alpini
Anni di servizio1938 - 1942
GradoSoldato
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Campagna italiana di Russia
BattaglieSeconda battaglia difensiva del Don
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959) [1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Gino Campomizzi (Castel di Ieri, 1917Ivanovka, 25 dicembre 1942) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Castel di Ieri, provincia dell'Aquila, nel 1917, figlio di Domenico e Maria Giangregorio.[2] Di professione agricoltore nel maggio 1938 e chiamato a prestare servizio militare di leva nel Regio Esercito, assegnato al battaglione alpini "L'Aquila" del 9º Reggimento alpini.[2] Nell'aprile del 1939 prese parte allo sbarco e all'occupazione dell'Albania. Trattenuto in servizio attivo e mobilitato con l'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 10 giugno 1940, a partire dal 28 ottobre partecipò alle operazioni di guerra svoltesi sul fronte greco-albanese.[2] Rimpatriato con il reggimento nel maggio 1942, dopo soli due mesi, in agosto, partiva per l'Unione Sovietica al seguito della 3ª Divisione alpina "Julia" in forza all'ARMIR.[3]

Tra il 19 e il 25 dicembre 1942, nel pieno della seconda battaglia difensiva del Don, si trovava a Ivanovka.[3] Alle 8:30 del 25 dicembre, giorno di Natale, entrava nella cittadina forte una colonna sovietica, di consistenza superiore a un reggimento, che preceduta da alcuni carri armati muoveva in direzione di Kricnaja.[3] Caduta sotto il fuoco dell'artiglieria delle 385ª e 387ª Divisioni tedesche la colonna si arrestò e ritornò indietro.[3] Nel pomeriggio un reparto nemico forte di un centinaio di uomini tentò di arrivare a quota 205,6 ma la pronta reazione difensiva dei reparti italiani costrinse l'avversario a ripiegare lasciando sul terreno diversi morti.[3] L'aviazione nemica attaccò allora la postazione di quota 206,5, bombardando e mitragliando le retrovie, causando qualche ferito.[3] Quel giorno, mentre assolveva il suo compito di portaordini, allo scoperto e sotto il tiro nemico, cadde in combattimento.[3] Fu successivamente insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[4] Il gruppo alpini di Castel di Ieri è a lui intitolato così come una via della città de L'Aquila.[5]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Porta ordini del comando di un battaglione alpini duramente impegnato, in condizioni climatiche e ambientali eccezionalmente avverse, eseguiva in più giorni di sanguinosi combattimenti, numerose importanti missioni, in terreno scoperto, intensamente battuto dal micidiale fuoco di armi automatiche, mortai e artiglierie nemiche. Si offriva dapprima mentre infuriava la battaglia, di recapitare un piego ad una compagnia rimasta accerchiata e senza collegamenti e riusciva a portare brillantemente a termine la rischiosa missione, con eccezionale astuzia e grande coraggio. In giornate successive benché stremato per le numerose missioni espletate nel corso di durissimi combattimenti, si offriva nuovamente per altra importante e rischiosissima impresa che riusciva ancora a portare a termine, apportando un decisivo contributo allo sviluppo dell’azione in corso e alla salvezza di reparti duramente impegnati. All’elogio del suo comandante di battaglione rispondeva: « Tutti gli alpini sanno fare quello che faccio io ». Il giorno successivo cadeva colpito a morte mentre ancora si prodigava generosamente nell’adempimento del suo pericoloso compito. Luminoso esempio di elevatissimo senso del dovere, e di eccezionale ardimento, di elette virtù militari. Fronte russo (Ivanowka), quota 204, 153, 205, 19-25 dicembre 1942.[6]»
— Decreto del Capo Provvisorio dello Stato 31 dicembre 1947.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.148.
  2. ^ a b c Combattenti Liberazione.
  3. ^ a b c d e f g Bianchi, Cattaneo 2011, p.348.
  4. ^ Bianchi, Cattaneo 2011, p.347.
  5. ^ Bianchi, Cattaneo 2011, p.349.
  6. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  7. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 9 febbraio 1948, Esercito registro 8, foglio 308.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Roma, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 148.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]