Francesco Manfra

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Francesco Manfra
NascitaSalza Irpina, 1913
MorteAfrica Settentrionale Italiana, 5 giugno 1942
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio1940-1942
GradoSottotenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna del Nord Africa
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959) [1]
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Francesco Manfra (Salza Irpina, 1913Africa Settentrionale Italiana, 5 giugno 1942) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Salza Irpina, provincia di Avellino, nel 1913, figlio di Francesco e Virginia Mauriello.[2] Conseguita la laurea in legge presso l'Università di Napoli nel maggio 1940, nel settembre successivo fu arruolato nel Regio Esercito ed ammesso a frequentare la Scuola allievi ufficiali di complemento di Avellino e nel marzo 1941 fu promosso sottotenente.[2] Assegnato al 39º Reggimento fanteria venne trattenuto in servizio attivo e trasferito al 61º Reggimento fanteria motorizzato della 102ª Divisione motorizzata "Trento".[2] Nell'aprile 1942 partì per l'Africa Settentrionale Italiana dove trovava il reggimento impegnato nella seconda offensiva italo-germanica in Cirenaica.[2] Cadde in combattimento a Hamsa il 5 giugno 1942, e fu successivamente decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Esempio del suo ardire e del suo giovanile entusiasmo. Gravemente contuso per lo scoppio di una granata non abbandonava la lotta e, ad azione conclusa, rifiutava di essere ricoverato in luogo di cura. In un successivo attacco sferrato dal nemico con largo impiego di mezzi corazzati, venutosi a trovare con i propri uomini in uno degli epicentri della lotta, difese strenuamente le posizioni affidategli. Ferito, rifiutò di arrendersi. Ridottosi con pochi superstiti nella postazione di un fucile mitragliatore - l'unica arma rimasta gli - non desisteva dalla lotta, conscio che l'olocausto della sua vita sarebbe valso a ritardare l'azione del nemico fino all'affluire di truppe di rincalzo. Rincuorando con l'esempio i suoi uomini, moltiplicava le superstiti energie in una resistenza leonina, fino a che non fu abbattuto da una raffica di mitra sparata gli a bruciapelo, Fulgido esempio di eroismo e di amor di Patria. Halem-Hamsa (A.S.), 26 maggio-5 giugno 1942.[3]»
— Decreto del Presidente della Repubblica del 17 dicembre 1953.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.27.
  2. ^ a b c d e Combattenti Liberazione.
  3. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti il 21 gennaio 1954, Esercito, registro 3, pagina 261.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 27.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]