Ermanno Rizzacasa

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Ermanno Rizzacasa
NascitaTripoli, 1914
MorteRudo, 23 dicembre 1941
Cause della morteFucilazione
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Reparto8º Reggimento alpini
Anni di servizio1938 - 1941
GradoSottotenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941)[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Ermanno Rizzacasa (Tripoli, 1914Rudo, 23 dicembre 1941) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Tripoli nel 1914, figlio di Umberto e Silvia Pozzi.[2] Conseguita la laurea in giurisprudenza presso l'Università di Roma, il 14 luglio 1938 venne ammesso a frequentare la Scuola allievi ufficiali di Bassano del Grappa, per la specialità alpina, e il 22 dicembre ottenne la nomina ad aspirante.[3] Assegnato in servizio 11º Reggimento alpini e promosso sottotenente di complemento, venne posto in congedo l'11 agosto a guerra già iniziata.[3] Richiamato in servizio attivo nel febbraio 1941, poco più di un mese dopo, partì per l'Albania dove venne assegnato al battaglione alpini "Val Natisone" dell'8º Reggimento alpini facente parte del I Gruppo alpini "Valle".[3]

Il 23 dicembre la 216ª Compagnia rinforzata di alpini del "Val Natisone" partì da Višegrad per ricongiungersi a Rudo con altre due compagnie della 5ª Divisione alpina "Pusteria" che provenivano da Priboj.[4] Dopo 30 km di marcia sotto la pioggia e il nevischio all'imbrunire del 22 dicembre la compagnia giunse nel piccolo villaggio di Gaucici, dove fu accerchiata da preponderanti forze ribelli.[4] Le informazioni raccolte sul territorio davano per certa la concentrazione di formazioni partigiane e il comandante del reparto, capitano Ernesto Contro, avvertì il comando del pericolo.[4] La risposta fu di "attendere istruzioni".[4] All'alba del 23 dicembre le forze ribelli attaccarono in massa, e il plotone del tenente Angelo Bascapè fu subito accerchiato e, con pesanti perdite, dovette ritirarsi per raggiungere il resto della compagnia. Una volta riunita la compagnia si asserragliò nella locale scuola, resistendo, nonostante gli inviti alla resa, fino all'esaurimento delle munizioni.[4] Il capitano Contro decise allora di arrendersi, e gli alpini fatti prigionieri vennero condotti a Rudo, trasportando i loro feriti, dove giunsero la sera de 23 dicembre.[4] A quel punto i prigionieri italiani furono separati: soldati e graduati da una parte, sottufficiali e ufficiali dall’altra, questi ultimi destinati alla fucilazione qualora non fossero entrati a far parte delle file dei partigiani.[4] Il capitano Contro e il sottotenente Angelo Bescapé rifiutarono, insieme ai sergenti Mario Bertuol, Ferroni e Vicentini, e andarono incontro alla morte.[4] A essi si aggiunse anche il sottotenente Ermanno Rizzacasa il quale, avendo la divisa a brandelli, non era stato identificato come ufficiale.[4] Vedendo il destino dei propri colleghi, Rizzacasa uscì dal gruppo dei soldati e si presentò al comandante partigiano come ufficiale, nonostante i suoi uomini cercassero di trattenerlo.[4] Alle 23:30 del 24 dicembre i cinque prigionieri vennero condotti dietro la chiesa, e fucilati uno alla volta.[4]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di plotone di una compagnia alpina attaccata da preponderanti forze ribelli, dopo essersi difeso fino al limite di ogni umana possibilità, cadeva prigioniero nelle mani dei nemico venti volte superiore di numero. Non identificato dai ribelli a causa della uniforme ormai irriconoscibile in seguito all’accanito combattimento sostenuto, appresa la determinazione dell’avversario di fucilare tutti gli ufficiali catturati, nonostante che i suoi alpini io dissuadessero e tentassero trattenerlo a viva forza, serenamente, conscio della morte alla quale andava incontro con mirabile orgoglio di soldato si presentava al capo dei partigiani qualificandosi come ufficiale. Cadeva, così, con i suoi camerati, illuminando del suo sacrificio la dignità di quel grado che non aveva voluto rinnegare. Rudo (Balcania), 23 dicembre 1941 .[5]»
— Decreto Luogotenenziale 12 ottobre 1944.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare 1965, p.775.
  2. ^ Combattenti Liberazione.
  3. ^ a b c Bianchi, Cattaneo 2011, p.329.
  4. ^ a b c d e f g h i j k Faldella 1956, p.1.
  5. ^ Rizzacasa, Ermanno, su quirinale.it, Presidenza della Repubblica Italiana. URL consultato il 19 luglio 2020.
  6. ^ Registrato alla Corte dei conti il 12 novembre 1944, registro 8 guerra, foglio 7.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 775.
Periodici

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]