Bruno Staffa

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Bruno Staffa
NascitaPerugia, 1920
MortePojani (Albania), 20 febbraio 1943
Cause della mortemorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto43º Reggimento fanteria mobilitato
36ª Divisione fanteria "Forlì"
Anni di servizio1941
GradoSottotenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Russia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959)[1]
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Bruno Staffa (Perugia, 1920Pojani, 20 febbraio 1943) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Perugia nel 1920, figlio di Rino e Ines Bazzucchi.[2] Diplomatosi al Liceo Statale Assunta Pieralli di Perugia nel 1939, arruolatosi nel Regio Esercito nel marzo 1941 fu ammesso a frequentare il corso allievi ufficiali di complemento presso la Scuola di Avellino e nel mese di settembre conseguì la nomina a sottotenente, assegnato al deposito del 39º fanteria per il servizio di prima nomina.[2] Il 24 ottobre 1941, fu trasferito al deposito del 16º Battaglione fanteria "Savona" con i complementi per il 43º Reggimento fanteria mobilitato della 36ª Divisione fanteria "Forlì", allora di stanza in Albania.[2] Raggiunto il reggimento nel marzo 1942 fu assegnato alla 10ª Compagnia del II Battaglione.[2] Cadde in combattimento a Pojani il 20 febbraio 1943, e fu successivamente decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una scorta di quindici uomini ed alcuni genieri incaricati del controllo di una linea telefonica, attaccato proditoriamente da una banda di ribelli dieci volte superiore, opponeva tenace ed eroica resistenza. Caduto il porta arma azionava di persona il fucile mitragliatore e con raffiche precise infliggeva notevoli perdite all’avversario. Colpito una prima volta alla bocca non desisteva dalla impari lotta e continuava a sparare anche quando, ferito per la seconda volta alla spalla, veniva insistentemente esortato a porsi al riparo. Agli aggressori che intimavano la resa rispondeva che mai egli ed i suoi uomini avrebbero lasciato le armi. Al grido di «Viva l’Italia» persisteva imperterrito nella mischia fino a quando, colpito per la terza volta e mortalmente, cadeva da prode sul campo. Fulgido esempio di eroismo, di elevate virtù militari. Pojani (Albania), 20 febbraio 1943 .[3]»
— Decreto Luogotenenziale 12 ottobre 1944.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare 1965, p.225.
  2. ^ a b c d e Combattenti Liberazione.
  3. ^ Staffa, Bruno, su quirinale.it, Presidenza della Repubblica Italiana. URL consultato il 19 luglio 2020.
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti il 12 novembre 1944, registro 8 guerra, foglio 7.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 225.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]