Enzo Omiccioli

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Enzo Omiccioli
Il maresciallo di terza classe pilota Enzo Omiccioli
SoprannomeCioli
NascitaFano, 1º giugno 1915
Mortecielo di Gondar, 3 febbraio 1941
Cause della morteucciso in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
SpecialitàCaccia
Anni di servizio1934 – 1941
GradoMaresciallo di terza classe
GuerreSeconda guerra mondiale
DecorazioniMedaglia d'Oro al Valor Militare
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Enzo Omiccioli, detto "Cioli" (Fano, 1º giugno 1915cielo di Gondar, 3 febbraio 1941), è stato un militare e aviatore italiano. Sottufficiale della Regia Aeronautica, fu un eroe di guerra ed asso della seconda guerra mondiale, accreditato di cinque abbattimenti individuali[1] e decorato con la medaglia d'oro al valore militare alla memoria.

Il 15 dicembre 1942 con foglio d'ordini n.35, la Regia Aeronautica stabiliva che all'aeroporto di Fano fosse attribuito il nome del pilota fanese caduto in combattimento.

Era fratello maggiore dell'eroe di guerra Walter Omiccioli anche lui aviatore e asso dell'aviazione italiana durante la seconda guerra mondiale.

Gli inizi della carriera da aviatore[modifica | modifica wikitesto]

Nel '34 Omiccioli si arruola nella Regia Aeronautica e nel '35 inizia a frequentare il corso per allievi sergenti piloti uscendone l'anno seguente con il brevetto di pilota militare ed il grado di sergente, dopo esser tornato brevemente alla vita civile, si diploma in ragioneria presso l'Istituto Commerciale della sua città, venendo richiamato solo nel 1938 nei ranghi della Regia Aeronautica e promosso al grado di sergente maggiore pilota in servizio permanente effettivo.

In guerra[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio della campagna d'Africa Orientale (1940-41), l'allora sergente maggiore Enzo Omiccioli si trovava in forza all'Aeronautica dell'Africa Orientale Italiana, con la 410ª Squadriglia autonoma da caccia (capitano Corrado Ricci) basata a Dire Daua e dotata di biplani Fiat C.R.32. Pochi giorni dopo l'entrata in guerra dell'Italia, il 15 giugno 1940 cercò invano di intercettare bombardieri Bristol Blenheim del No. 39 Squadron della Royal Air Force, senza però ottenere alcun risultato.

Nel luglio del '40 venne temporaneamente trasferito alla 411ª Squadriglia in Bahar Dar sul lago Tana e nella giornata dell'11 dello stesso mese durante una missione di scorta a bombardieri Caproni Ca.133 incaricati di bombardare obiettivi britannici presso Moyale (Kenya), si scontrò assieme ad altri aviatori italiani contro cinque velivoli da caccia nemici, abbattendone due di cui uno assegnato al sergente maggiore Omiccioli.

Di nuovo in forza alla 410ª Squadriglia partecipa alla distruzione in combattimenti aerei di due Bristol Blenheim.

Definitivamente assegnato alla 412ª Squadriglia dotata di biplani Fiat C.R.42 e basata ad Azezo (Gondar), partecipa con questa unità a numerose missioni di mitragliamento al suolo e alla distruzione di quattro aerei nemici, azioni per le quali verrà insignito della medaglia d'argento al valor militare.

L'ultimo volo[modifica | modifica wikitesto]

Il 3 febbraio 1941, durante un attacco sull'aeroporto di Azezo (Gondar) operato da sei Gloster Gladiator del No. 1 Squadron della South African Air Force, nonostante la disparità numerica e di forza, il sergente maggiore Omiccioli prendeva il volo per contrastare il nemico in combattimento aereo, ripetutamente colpito dai numerosi velivoli avversari veniva visto precipitare al suolo ormai privo di vita.

Per tale azione di coraggio, Enzo Omiccioli venne promosso postumo al grado di maresciallo di terza classe ed insignito della medaglia d'oro al valor militare "alla memoria".

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria - nastrino per uniforme ordinaria
«Valoroso ed arditissimo pilota da caccia, durante una incursione di sette caccia nemici su di una importante base aerea, partiva su allarme, gregario di una formazione di tre velivoli. Nel cruento combattimento che ne seguiva, trovatosi isolato e accortosi che gli avversari si accingevano a mitragliare dei velivoli decentrati alla periferia del campo, con decisione e slancio attaccava le preponderanti forze nemiche. Ingaggiato l’aspro, impari combattimento e richiamando su di sé tutto l'accanimento degli avversari, impediva che essi realizzassero la distruzione degli apparecchi al suolo. Rimasto colpito ripetutamente, con indomita volontà e con grande eroismo, sosteneva il combattimento sinché esausto, precipitava, immolando alla Patria la giovane vita.»
— Cielo dell’Africa Orientale, 3 febbraio 1941.[2]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Gregario di pattuglia di scorta ad un nostro velivolo da bombardamento, impegnava combattimento con caccia nemiche dopo lunga rotta ne abbatteva uno in fiamme e contribuiva all'abbattimento di un secondo. Durante le operazioni per la conquista della Somalia Britannica, svolgeva intensa e proficua attività in numerosi voli di crociera a protezione delle truppe operanti, attaccava più volte audacemente, preponderanti formazioni di aerei nemici da bombardamento, contribuendo all'abbattimento di uno di essi. In ogni azione poneva in chiara luce la sua magnifica tempra di combattente, rivelando doti spiccatissime di ardimento, entusiasmo, spirito di sacrificio e del dovere.»
— Cielo del Moyale Inglese, 11 luglio - La Fauk 12 agosto - Dire Daua e della Somalia Britannica, 12-24 agosto 1940.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Santi Corvaja, Gli Assi Italiani della Caccia, in Storia Illustrata, Milano, Arnaldo Mondadori Editore, N. 245, Aprile 1978.
  2. ^ OMICCIOLI Enzo, Medaglia d'oro al valor militare, su Il sito ufficiale del Presidente della Repubblica, http://www.quirinale.it/. URL consultato il 19 agosto 2013.

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