Dytiscus latissimus

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Ditisco maggiore
Maschio (a sinistra) e femmina di Dytiscus latissimus
Stato di conservazione
Vulnerabile[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Coleopteroidea
Ordine Coleoptera
Sottordine Adephaga
Famiglia Dytiscidae
Sottofamiglia Dytiscinae
Genere Dytiscus
Specie D. latissimus
Nomenclatura binomiale
Dytiscus latissimus
Linnaeus, 1758

Il ditisco maggiore (Dytiscus latissimus Linnaeus, 1758)[2] è un coleottero acquatico appartenente alla famiglia Dytiscidae, diffuso in Europa.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le larve di quest'insetto sono molto aggressive; sono dotate di sei zampe e sono lunghe all'incirca 6 cm, hanno una testa larga e piatta con un paio di mascelle a forma di pinze. Sono velenose e per cacciare stanno in agguato tra le piante e a un tratto catturano la preda.[3]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

L'areale comprende la Norvegia, la Svezia, la Finlandia, la Danimarca, l'Austria, la Bosnia ed Erzegovina, la Polonia, la Lettonia, la Bielorussia, l'Ucraina e la Russia.[1]
La presenza è inoltre incerta in Svizzera, Ungheria, Croazia, Slovacchia e Romania.[1]

Considerata estinta in Italia da decenni, è stata riscontrata nuovamente la sua presenza nell'estate del 2023 nei boschi dell'Emilia Romagna.

È infine considerata specie estinta in Francia, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Germania e Repubblica Ceca.[1]


L'habitat è rappresentato da ruscelli, stagni, laghi poco profondi, zone salmastre e sorgenti termali.[4]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Data la frammentazione dell'areale, la Lista rossa IUCN classifica Dytiscus latissimus come specie vulnerabile (Vulnerable).[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e (EN) Foster G., 1996, Dytiscus latissimus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 17 febbraio 2019.
  2. ^ Linneo, Systema Naturae per Regna Tria Naturae, Secundum Clases, Ordines, Genera, Species, cum Characteribus, Differentiis, Symonymis, Locis. Tomis I. 10th Edition 1, 1758, 411.
  3. ^ Lorenz, Konrad., L'anello di Re Salomone, Euroclub, 1980, OCLC 898571866. URL consultato il 7 agosto 2018.
  4. ^ George C. McGavin, Insetti, ragni e altri artropodi terrestri. Guida fotografica a oltre 300 specie di tutto il mondo, Steve Gorton (fotografie), Francesca Garibaldi (traduzione), Manuali Fabbri, 3ª ed., Fabbri, gennaio 2008 [maggio 2000], p. 118, ISBN 978-88-451-7574-9.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Baillie, J. and Groombridge, B., 1996 IUCN Red List of Threatened Animals, Gland, Svizzera, International Union for Conservation of Nature, 1996.
  • Groombridge, B. (ed.), 1994 IUCN Red List of Threatened Animals, Gland, Svizzera e Cambridge, Regno Unito, International Union for Conservation of Nature, 1994.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]