Diocesi di Città di Castello

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Diocesi di Città di Castello
Dioecesis Civitatis Castelli o Tifernatensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve
Regione ecclesiasticaUmbria
 
Mappa della diocesi
 
VescovoLuciano Paolucci Bedini
Vicario generaleAndrea Czortek
Vescovi emeritiDomenico Cancian, F.A.M.
Presbiteri53, di cui 46 secolari e 7 regolari
1.178 battezzati per presbitero
Religiosi8 uomini, 131 donne
Diaconi19 permanenti
 
Abitanti64.700
Battezzati62.470 (96,6% del totale)
StatoItalia
Superficie820 km²
Parrocchie60 (3 vicariati)
 
ErezioneVII secolo[1]
Ritoromano
CattedraleSanti Florido e Amanzio
Santi patroniSan Florido e Sant'Amanzio
IndirizzoPiazza V. Gabriotti 10, 06012 Città di Castello [Perugia], Italia
Sito webwww.cittadicastello.chiesacattolica.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Il santuario della Madonna del Transito di Canoscio immerso nella nebbia.
L'edificio adiacente al duomo di Città di Castello che ospita il museo del capitolo del duomo.

La diocesi di Città di Castello (in latino: Dioecesis Civitatis Castelli o Tifernatensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve appartenente alla regione ecclesiastica Umbria. Nel 2021 contava 62.470 battezzati su 64.700 abitanti. È retta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi si estende su 7 comuni dell'Alta Valle del Tevere in provincia di Perugia: Città di Castello, Citerna, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino e parte del comune di Umbertide.[2]

Sede vescovile è Città di Castello, dove si trova la cattedrale dei Santi Florido e Amanzio.

Il territorio si estende su 820 km² ed è suddiviso in 60 parrocchie, tra le quali la più popolosa è quella di San Giustino Martire, nel comune di San Giustino, che conta circa 7.000 fedeli. La parrocchia meno popolosa è quella di Pieve de' Saddi, con un centinaio di abitanti, legata all'origine del cristianesimo in Alta Valle del Tevere. Le parrocchie sono raggruppate in 3 zone pastorali: Nord, Centro e Sud. Il 15 giugno 2011 il vescovo Domenico Cancian ha costituito 11 unità pastorali, ridotte a 9 a partire dal 2017, che raggruppano tutte le parrocchie, nell'ambito delle 3 zone pastorali.[3]

Il territorio diocesano è particolarmente ricco di santuari e basiliche. Questo l'elenco riportato dal sito ufficiale della diocesi:[4]

  • basilica cattedrale dei Santi Florido e Amanzio;
  • basilica santuario della Madonna del Transito in Canoscio (Città di Castello);
  • santuario di Santa Maria delle Grazie in Città di Castello;
  • santuario di Santa Maria dei Rimedi in Pietralunga;
  • santuario di Santa Maria di Belvedere, in località Belvedere (Città di Castello);
  • santuario di Santa Maria di Fatima, in località Renzetti (San Giustino);
  • santuario di Santa Maria di Petriolo, in località Petriolo (Citerna).

Struttura ecclesiale[modifica | modifica wikitesto]

Il vescovo viene coadiuvato dal consiglio pastorale, dal consiglio presbiterale e dal collegio dei consultori.

Gli uffici e gli altri organismi della curia vescovile sono ripartiti in quattro ambiti: Evangelizzazione e annuncio, Liturgia, Carità, Cultura e comunicazioni sociali. Ogni ufficio e centro pastorale della curia diocesana fa riferimento ad uno di questi quattro ambiti. Il vicario generale svolge anche funzioni di moderatore della curia vescovile.

A livello di partecipazione sono attive da tempo la consulta diocesana di pastorale giovanile e la consulta diocesana delle aggregazioni laicali.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

L'evangelizzazione dell'alta valle del Tevere è attribuita al martire romano san Crescenziano, morto durante la persecuzione di Diocleziano nel 303. Primo vescovo storicamente accertato di Città di Castello è Eubodio, episcopus Tifernensis, presente al sinodo romano convocato da papa Ilario nel 465.

Sul finire del V secolo e nei primi anni del secolo successivo sono noti altri due vescovi di Tifernum Tiberinum, Mario e Innocenzo, che presero parte ai sinodi indetti a Roma durante l'episcopato di papa Simmaco (498-514). Negli atti del concilio del 499, Mario sottoscrisse gli atti come episcopus ecclesiae Tifernatium; non essendo chiara la sede di appartenenza, Mario potrebbe anche essere vescovo di Tifernum Metaurense (oggi Sant'Angelo in Vado).[5]

Nel corso del VI secolo la città fu coinvolta nella guerra greco-gotica subendo numerosi danni; spettò al vescovo san Florido, consacrato all'epoca di papa Pelagio II (579-590), la riorganizzazione della diocesi. Alla sua morte, Florido venne riconosciuto come santo e patrono.[6] A metà del VII secolo è noto il vescovo Luminoso, che prese parte al concilio lateranense del 649 indetto da papa Martino I per condannare l'eresia monotelita. Tra VII e VIII secolo il territorio diocesano si ampliò incorporando i territori della soppressa diocesi di Tifernum Metaurense.

Il medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1012 fu incominciato il restauro della cattedrale, fondata da san Florido, terminato nel 1023 con la consacrazione ad opera di Tebaldo di Arezzo. In quest'epoca è attestato per la prima volta il capitolo della cattedrale, composto da canonici regolari, che seguivano la regola di sant'Agostino.[7] Nel 1143 il cardinale Guido da Città di Castello, già canonico della cattedrale, venne eletto papa con il nome di Celestino II (1143-1144).

Sempre nell'XI secolo è attestata l'organizzazione del territorio della diocesi in pievi; nel 1126 papa Onorio II indirizzò al vescovo Rainerio una bolla con la quale confermò al vescovo tutti i possedimenti dipendenti dalla sua giurisdizione; la bolla fa esplicita menzione di 30 pievi e 12 monasteri.[8] Significativa fu la presenza monastica maschile, soprattutto di monasteri camaldolesi, il più importante dei quali a Sansepolcro, e vallombrosani (Uselle, San Giacomo alla Scatorbia); tra XII e XIII secolo sorsero alcuni monasteri femminili, che in seguito confluiranno nell'ordine delle clarisse.

Con il vescovo Giovanni II (1206/1207-1226) si aprì un periodo di grande vitalità, proseguito con i vescovi Matteo (1229-1234) e Niccolò (1265-1279). Al vescovo Giovanni si deve l'istituzione della cancelleria vescovile. Matteo fu attivo soprattutto nell'attività pastorale; tra il 1230 e il 1231 compì una visita della diocesi che risulta essere una delle più antiche di cui si conservano gli atti, dove sono minuziosamente descritti, per ogni pieve, le chiese e il clero officiante.[9] Anche Niccolò compì due visite pastorali e indisse un sinodo; inoltre, data l'ampiezza della diocesi, decise di risiedere in alcuni periodi dell'anno anche a Sansepolcro, dove fece costruire un secondo palazzo vescovile.

Nel corso del XIII secolo sorsero le prime confraternite laicali, dedite in particolare all'attività caritativa e alla gestione degli ospedali; significativa anche la presenza di comunità di penitenti. Nei secoli XIII e XIV si svilupparono l'eremitismo rurale e il fenomeno della reclusione volontaria. Nel 1466 venne fondato a Sansepolcro il primo Monte di pietà della diocesi.

Verso la fine del XIII secolo Città di Castello fu colpita dall'interdetto per essersi rifiutata di pagare il censo alla Santa Sede: nel maggio del 1279 il capitolo dovette eleggere il nuovo vescovo a un miglio fuori della città. Solo nel 1292 l'interdetto fu rimosso. Nel 1283 scoppiò un conflitto di giurisdizione tra l'abate di Sansepolcro, Zeno, e il vescovo di Città di Castello, Giacomo Cavalcanti, che si era recato a Sansepolcro per celebrarvi la Pasqua, a causa dell'interdetto che gravava su Città di Castello. Il podestà, Rosso da San Michele, spinse il popolo a gridare minacce di morte contro il vescovo e la sua famiglia, così che anche Sansepolcro fu colpita dall'interdetto da parte del vescovo. L'abate Zeno, non riconoscendo la giurisdizione vescovile, ignorò l'interdetto e celebrò solennemente i riti liturgici, incappando così nella scomunica episcopale. Il conflitto terminò momentaneamente quando a Zeno succedette l'abate Bindo; tuttavia le pretese di indipendenza degli abati di Sansepolcro saranno reiterate per tutto il XIV e il XV secolo.

Nella prima metà del XIV secolo si ebbe il primo smembramento dell'ampio territorio diocesano. Infatti nel 1325 buona parte delle chiese appartenenti alle pievi di Rubiano e di Falzano furono aggregate alla nuova diocesi di Cortona[10].

A partire dal 1356 la cattedrale fu sottoposta a nuovi restauri, che si protrassero per lungo tempo. Parte delle fabbriche viene ultimata all'inizio del XVI secolo all'epoca del vescovo Giulio Vitelli (1499-1503).

L'età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Un secondo smembramento del territorio diocesano avvenne il 17 settembre 1520, quando Città di Castello cedette una porzione del suo territorio, costituita da otto pievi, a vantaggio dell'erezione della diocesi di Sansepolcro, il cui territorio, dal 1441, non faceva più parte dello Stato pontificio, ma della repubblica di Firenze[11].

Nella seconda metà del XVI secolo i vescovi si impegnarono per l'attuazione dei decreti di riforma stabiliti al concilio di Trento. In particolare è da segnalare l'opera di Costantino Bonelli, vescovo dal 1560 al 1572: nel 1562 fondò il Monte di Pietà di Città di Castello; nel 1564 e nel 1568 indisse due sinodi diocesani; nel 1571 fondò il seminario vescovile, che tuttavia ebbe successo solo a partire dal secolo successivo. Nel 1540 era stata riconsacrata la cattedrale, dove nel 1542 si iniziò la pratica delle Quarantore; nel 1578 venne secolarizzato il capitolo dei canonici.[12]

Nel 1636 il territorio diocesano fu per la terza volta ridotto, con la cessione delle parrocchie della valle del Metauro alle nuove diocesi, unite aeque principaliter, di Urbania e Sant'Angelo in Vado.[13]

All'epoca del vescovo Cesare Raccagna fu riaperto il seminario vescovile (1638); un nuovo edificio del seminario venne poi ampliato e completato nel 1752. Si deve al vescovo Giuseppe Maria Sebastiani (1672-1689) una più intensa attività pastorale con la celebrazione di tre sinodi diocesani, l'organizzazione di sei visite pastorali alla diocesi, la promozione di missioni popolari, l'emanazione di decreti di riforma del clero e della pietà popolare, e la pubblicazione della dottrina cristiana.

Nel 1758 durante la sede vacante seguita alla morte di papa Benedetto XIV la popolazione proruppe in tumulti contro lo Stato Pontificio. Nell'anno successivo le condanne dei sediziosi furono gravi, ma il vescovo Giovanni Battista Lattanzi seppe insistere a tal punto che ottenne grazie sempre più ampie, fino all'assoluzione generale, che fu festeggiata in città insieme con il suo promotore.

L'età contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

La prima metà dell'Ottocento è segnata dagli episcopati di Francesco Antonio Mondelli (1814-1825) e di Giovanni Muzi (1825-1849), caratterizzati da una particolare attenzione per le attività caritative e scolastiche. Si deve inoltre al Muzi la pubblicazione di una delle principali opere di erudizione locale, le Memorie ecclesiastiche di Città di Castello, in cinque libri, pubblicati tra il 1842 e il 1843.

Nella seconda metà dell'Ottocento nasce e si sviluppa il santuario mariano di Canoscio, fondato per iniziativa di padre Luigi Piccardini, e che ben presto acquista importanza in tutta la diocesi ed anche oltre i suoi confini.

La prima parte del Novecento è segnata dall'episcopato di Carlo Liviero, che mise in campo una serie di iniziative atte a rispondere alle rinnovate esigenze religiose, culturali e sociali del suo tempo, promuovendo diverse opere sociali ed assistenziali e favorendo l'impegno dei laici nella vita sociale e politica. Si deve alle sue iniziative, tra le altre cose, la fondazione del settimanale "Voce del popolo", della tipografia vescovile, della sala cinematografica Sant'Egidio, l'istituzione di una scuola elementare vescovile e la fondazione della congregazione religiosa delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore. Il 27 maggio 2007 il vescovo Liviero è stato beatificato e la sua memoria liturgica è stata fissata al 30 maggio.

Nel periodo post-conciliare, la diocesi visse un momento di crisi istituzionale. Infatti ad un periodo di sede vacante durate sei anni (1966-1972), seguirono nove anni in cui le diocesi di Città di Castello e di Gubbio furono unite in persona episcopi con il vescovo Cesare Pagani (1972-1981). Inoltre acceso fu il dibattito nell'ambito della riforma delle diocesi italiane, che, tra le varie opzioni, includeva la possibilità della riunificazione delle diocesi di Città di Castello e di Sansepolcro, opzione che non fu presa in considerazione per la divisione del territorio delle due diocesi tra due regioni civili distinte, Umbria e Toscana.[14]

Il 15 agosto 1972 la diocesi, fino ad allora immediatamente soggetta alla Santa Sede, entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Perugia.

In questo stesso periodo il territorio diocesano venne adeguato ai confini umbri. Nel 1962 la parrocchia di Santa Maria alla Rassinata passò alla diocesi di Arezzo.[15] Nel 1984 otto parrocchie del comune di Apecchio passarono alla diocesi di Cagli, mentre alla diocesi di Cortona fu ceduta la parrocchia di Sant'Andrea di Sorbello nel comune di Cortona.[16]

Negli ultimi decenni si è operata una totale riorganizzazione del territorio diocesano. Nel 1986 il vescovo Carlo Urru ha ridotto il numero delle parrocchie dalle oltre 150 precedenti al numero di 60 nell'ambito delle 3 zone pastorali. Domenico Cancian nel 2011 ha organizzato queste parrocchie in 11 unità pastorali, ridotte a 9 a partire dal 2017.

Dal 7 maggio 2022 è nuovamente unita in persona episcopi alla diocesi di Gubbio, sebbene in precedenza sia il consiglio presbiterale che la consulta diocesana per le aggregazioni laicali si fossero espressi a favore della ricomposizione dell'unità ecclesiale dell'Alta Valle del Tevere.[17]

Istituti di vita consacrata[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2019 in diocesi sono presenti i seguenti istituti di vita consacrata:

Istituti di vita consacrata maschili[18]
Istituti di vita consacrata femminili[19]
Istituti secolari femminili[19]
  • Spigolatrici della Chiesa
  • Missionarie dell'Immacolata di padre Massimiliano Kolbe
Istituti di consacrazione secolare aggregati alla famiglia paolina[19]
  • Istituto Maria Santissima Annunziata
  • Istituto San Gabriele
  • Istituto Santa Famiglia

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi originari del clero diocesano[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi viventi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi deceduti[modifica | modifica wikitesto]

Altri vescovi nati in diocesi[modifica | modifica wikitesto]

Calendario liturgico proprio[modifica | modifica wikitesto]

Calendario liturgico proprio della diocesi[modifica | modifica wikitesto]

L'attuale calendario liturgico proprio della diocesi di Città di Castello è stato approvato dalla Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino il 29 agosto 1981 e successivamente integrato nel 1993 e nel 2007. I libri liturgici propri sono stati ristampati nell’anno 2015, per iniziativa del vescovo Domenico Cancian tenendo conto dell’arricchimento del calendario diocesano intercorso dal 1981 e dando ampio spazio ai testi per l’ufficio delle letture.

Data Celebrazione Grado
4 maggio Santa Margherita da Città di Castello, vergine Memoria
30 maggio Beato Carlo Liviero, vescovo e fondatore Memoria
2 giugno Santi Crescenziano Memoria
12 giugno Beata Florida Cevoli, vergine Memoria
9 luglio Santa Veronica Giuliani, vergine, patrona secondaria di Città di Castello Memoria
23 agosto Anniversario della dedicazione della Basilica Cattedrale Solennità in Cattedrale, Festa in Diocesi
26 agosto Beata Vergine Maria Madre della Grazia Divina, patrona principale di Città di Castello e patrona secondaria della Diocesi Solennità in città, Memoria in Diocesi
2 settembre Sant'Albertino da Montone,abate Memoria
5 settembre San Ventura, sacerdote e martire Memoria
29 settembre San Gaudenzio, vescovo e martire, patrono di Pietralunga Solennità in Pietralunga
12 ottobre San Donnino, laico Memoria
22 ottobre Beato Pietro da Città di Castello, religioso Memoria
25 ottobre Anniversario della dedicazione delle chiese di cui non si conosce la data Solennità in dette chiese
5 novembre Memoria dei santi dei quali si conservano le reliquie in diocesi Memoria
13 novembre Santi Florido, vescovo e Amanzio, sacerdote; patroni principali della diocesi Solennità

Processi di canonizzazione e riconoscimenti di santità in corso[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi di Città di Castello attualmente sta portando avanti il processo di canonizzazione del beato vescovo Carlo Liviero presso la Congregazione per le cause dei santi e il riconoscimento del titolo di dottore della Chiesa per santa Veronica Giuliani presso la Congregazione per la dottrina della fede.

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2020 su una popolazione di 64.700 persone contava 62.470 battezzati, corrispondenti al 96,6% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 66.618 66.710 99,9 130 120 10 512 11 249 156
1970 63.640 63.730 99,9 111 102 9 573 9 251 156
1980 59.713 60.075 99,4 94 85 9 635 9 225 158
1990 58.695 58.745 99,9 76 69 7 772 4 9 208 60
1999 58.700 59.472 98,7 73 59 14 804 8 14 188 60
2000 58.700 59.472 98,7 75 62 13 782 10 13 185 60
2001 58.710 59.463 98,7 74 61 13 793 10 16 178 60
2002 58.720 59.472 98,7 79 66 13 743 10 16 170 60
2003 58.830 60.356 97,5 77 64 13 764 10 14 165 60
2004 58.840 60.370 97,5 75 64 11 784 10 13 160 60
2006 58.900 60.060 98,1 71 60 11 829 9 11 131 60
2007 61.483 62.683 98,0 73 58 15 858 11 18 126 60
2013 62.600 64.200 97,5 65 50 15 963 11 18 134 60
2016 62.800 64.800 96,9 60 49 11 1.046 17 13 134 60
2019 62.500 64.700 96,6 52 45 7 1.201 21 7 131 60
2021 62.470 64.700 96,6 53 46 7 1.178 19 8 131 60

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Datazione riportata dall'Annuario Pontificio.
  2. ^ Appartiene alla diocesi la parte settentrionale del comune, comprensiva delle parrocchie di San Pietro nella frazione di Nestore, di San Giovanni Battista nella frazione di Calzolaro, di San Pietro nella frazione di Montecastelli e di Maria Santissima del Carmine nella frazione di Niccone; il resto del territorio comunale è suddiviso fra l'arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve e la diocesi di Gubbio.
  3. ^ Elenco delle unità pastorali dal sito web della diocesi.
  4. ^ Basiliche e santuari nel sito web della diocesi.
  5. ^ Theodor Mommsen, Acta synhodorum habitarum Romae. A. CCCCXCVIIII DI DII, in Monumenta Germaniae Historica, Auctorum antiquissimorum, XII, Berlino 1894, p. 410, nº 67.
  6. ^ P. Licciardello, La Vita sancti Floridi di Arnolfo diacono (BHL 3062), in «Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria», CI/1, 2004, pp. 141-209
  7. ^ L'archivio capitolare di Città di Castello conserva un importante manoscritto del XII secolo, oggi esposto al Museo del Duomo, che descrive il funzionamento del capitolo della cattedrale.
  8. ^ Kehr, Italia pontificia, IV, p. 100, nº 3. Testo della bolla in: Muzi, Memorie ecclesiastiche di Città di Castello, vol. II, pp. 46-48.
  9. ^ Muzi, Memorie ecclesiastiche di Città di Castello, vol. II, pp. 122-125.
  10. ^ Muzi, Memorie ecclesiastiche di Città di Castello, vol. I, pp. 115-116. A. Czortek, Città di Castello, in Le Diocesi d'Italia, II, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2008, pp. 361-362
  11. ^ Cfr. A. Czortek - F. Chieli, La nascita di una diocesi nella Toscana di Leone X: Sansepolcro da borgo a città, Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, 2018.
  12. ^ A. Czortek, Città di Castello, in Le Diocesi d'Italia, II, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2008, pp. 362-363
  13. ^ Muzi, Memorie ecclesiastiche di Città di Castello, vol. I, p. 116.
  14. ^ Informazioni dalla storia presente nel sito web della diocesi.
  15. ^ AAS 54 (1972), pp. 470-471.
  16. ^ AAS 76 (1984), p. 912.
  17. ^ Città di Castello, le associazioni lanciano un appello "Si crei un Diocesi con Sansepolcro", su perugiatoday.it, 9 marzo 2022. URL consultato il 7 maggio 2022.
  18. ^ Elenco dal sito web della diocesi.
  19. ^ a b c Elenco dal sito web della diocesi.
  20. ^ Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. I, Roma, 1999, p. 465.
  21. ^ Potrebbe appartenere anche alla sede di Tifernum Metaurum, ossia Sant'Angelo in Vado. Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. II, Roma, 2000, p. 1412.
  22. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, pp. 1049-1050.
  23. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, pp. 847-849. H. W. Haussig - G. Spitzbart - W. Maaz, Analecta bollandiana 106, n. 3-4, 1988, pp. 391-443. Secondo la Vita Floridi, ai funerali di Florido prese parte Leonzio di Urbino; poiché Leonzio era già deceduto a maggio 599, la morte di Florido deve essere avvenuta prima di questa data (Analecta bollandiana 106, pp. 438-439).
  24. ^ Non è storicamente documentata la figura del vescovo Alberto, attestato come martire da una tradizione locale risalente solo al XVII secolo.
  25. ^ Kehr, Italia pontificia, IV, pp. 99-100, nnº 1-2.
  26. ^ Vescovo riportato da Ughelli (Italia sacra, I, col. 1319) e ripetuto da altri autori, ma «senza addurre alcun documento istorico» (Muzi, II, p. 12).
  27. ^ Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens…, p. 279.
  28. ^ Alcuni autori ipotizzano la presenza di un vescovo anonimo, distinto da Pietro II, menzionato da san Pier Damiani in una lettera del 1045; questo presupporrebbe l'esistenza di un Pietro III documentato nel 1048. Oggi questa tesi, avanzata per primo da Muzi (Memorie ecclesiastiche di Città di Castello, vol. II, pp. 24-29), non è più unanimemente accettata: «La teoria di due vescovi omonimi intervallati da un terzo vescovo anonimo ha assunto veste ufficiale quando l'elenco dei vescovi è stato scritto su due grandi epigrafi collocate ai lati dell'ingresso laterale della basilica cattedrale. Ciononostante, il complesso degli avvenimenti, oggi assai meglio noto rispetto a quando scriveva il Muzi, induce a rigettare la sua ipotesi…» (Andrea Czortek, Chi è il vescovo di Città di Castello a cui si riferisce Pier Damiani (maggio-giugno 1045) ?, in «Pagine altotiberine», 40 (2010), pp. 97-116).
  29. ^ Il primo documento che menziona il vescovo Giovanni è del 10 aprile. Muzi (vol. II, p. 41) gli assegna l'anno 1106, mentre Kehr (Italia pontificia, III, p. 415, nº 5) il 1105; se l'ipotesi di Kehr fosse vera, il precedente vescovo Rodolfo sarebbe morto non oltre il 1104.
  30. ^ L'ultimo documento che attesta l'attività di Giovanni è del 1120; un antico Necrologio riporta la sua morte al 12 settembre di un anno compreso tra il 1120 e il 1124. Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens…, p. 280.
  31. ^ Ranieri è attestato nei documento coevi per l'ultima volta nel mese di novembre del 1128. Tradizionalmente viene indicato il 1129 come anno di morte di Ranieri I, deceduto secondo un antico Necrologio il 15 giugno; il successivo vescovo, Guido, è però documentato per la prima volta solo nel mese di giugno del 1135.
  32. ^ L'ultimo monumento che attesta l'esistenza di Davizzo è di ottobre 1145; tradizionalmente la sua morte è assegnata al 1146, l'8 aprile come riporta un antico necrologio. Tuttavia il successivo vescovo è attestato solo nel mese di ottobre del 1153.
  33. ^ Inserito nella cronotassi tifernate da Muzi (Memorie ecclesiastiche di Città di Castello, vol. II, pp. 77-78). In realtà il documento che lo menziona si riferisce al santo vescovo omonimo di Gubbio, morto il 16 maggio.
  34. ^ Un vescovo di nome Pietro è documentato diverse volte dal 1153 al 1178; se si inserisce il vescovo Tedelmanno al 1167, si ipotizza o un altro Pietro (IV di questo nome) oppure che l'episcopato di Pietro III sia stato interrotto da quello di Tedelmanno (cronotassi dal sito web della diocesi).
  35. ^ Muzi, Memorie ecclesiastiche di Città di Castello, vol. II, pp. 81-82.
  36. ^ Muzi e Cappelletti (Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. IV, pp. 622-623) assegnano questo vescovo all'anno 1152, tra Ubaldo e Pietro III. In realtà il documento che attesta l'esistenza di questo prelato non riporta l'anno, ma solo l'indizione, che potrebbe riferirsi anche all'anno 1167 (ritenuto quello più probabile dalla cronotassi dal sito web della diocesi).
  37. ^ L'11 dicembre 1178 è documentato come episcopus electus. Muzi, Memorie ecclesiastiche di Città di Castello, vol. II, p. 89.
  38. ^ La sede era vacante nel mese di marzo 1205; l'episcopato di Rolando, attestato nel gennaio 1206, si pone tra marzo 1205 e febbraio 1207, quando è documentato per la prima volta il suo successore Giovanni II. Merli, Qui seminat spiritualia…, pp. 277-278.
  39. ^ A questa data la sede era vacante. Eubel, Hierarchia catholica, I, p. 191, nota 4.
  40. ^ Dal 1511 è anche arcivescovo di Bologna, mantenendo entrambe le cariche.
  41. ^ Il 5 giugno 1916 fu nominato vescovo di Fano.
  42. ^ L'8 luglio 1932 fu nominato amministratore apostolico mons. Pompeo Ghezzi, vescovo di Sansepolcro, che rimane in carica fino al 20 marzo 1933.
  43. ^ Nominato vescovo titolare di Lamfua.
  44. ^ Il 14 settembre 1966 fu eletto vicario capitolare il canonico Vincenzo Pieggi, mentre dall'8 febbraio 1967 fu amministratore apostolico l'arcivescovo di Perugia Raffaele Baratta. Dal 20 dicembre 1969 al 19 marzo 1972 fu amministratore apostolico il comboniano Diego Parodi, vescovo ausiliare di Perugia.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Sintesi generali:

Sulle origini:

Sui vescovi:

Sui santi:

  • P. Licciardello, La Vita sancti Floridi di Arnolfo diacono (BHL 3062), in «Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria», CI/1, 2004, pp. 141–209

Sulle presenze monastiche e religiose:

  • G. Casagrande – Andrea Czortek, I vallombrosani in Umbria: i monasteri di Città di Castello, in L'Ordo Vallisumbrosæ tra XII e XIII secolo. Gli sviluppi istituzionali e culturali e l'espansione geografica (1101-1293). Atti del secondo colloquio vallombrosano (Vallombrosa 1996), a cura di G. Monzio Compagnoni, 1999, II, pp. 841–883
  • Chiese e conventi degli ordini mendicanti in Umbria nei secoli XIII-XIV. Gli archivi ecclesiastici di Città di Castello, a cura di G. Casagrande, Perugia, 1990
  • Andrea Czortek, Il monachesimo camaldolese nella diocesi di Città di Castello nei secoli XII-XIII, in «Pagine altotiberine», 53, 2014, pp. 7-30

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