Didier Baussy-Oulianoff

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Didier Baussy-Oulianoff

Didier Baussy-Oulianoff (Cannes, 29 luglio 1941Parigi, 1º agosto 2007[1]) è stato un regista francese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver completato gli studi in letteratura e sociologia, ha lavorato per l'agenzia pubblicitaria Publicis. Nel 1966 è diventato assistente alla regia per spot pubblicitari. Ha diretto il suo primo cortometraggio nel 1968 (Coup de Feu, edito nel 1970). Nel 1973 si è dedicato alla realizzazione di documentari nei paesi del Terzo Mondo, prima di scoprire ciò che realmente era la sua passione: i documentari sull'arte[2]. Tra i suoi documentari più noti, citiamo: Picasso e Joan Miró: Constellations - The Color of Poetry.

Per molti anni è stato residente a Montisi. Appassionato di musica, poco prima di morire ha creato la Oceanline Foundation con l'obiettivo di sostenere le iniziative musicali nella Toscana meridionale[3].

Ha recitato come attore nell'ultimo film L'Argent di Robert Bresson (1983)[4]. Dal 1998 al 2003 ha fatto parte della giuria del Film Festival Internazionale Visionaria. Negli ultimi anni della sua vita si è avvicinato alla fotografia. Nel 2000 il suo lavoro fotografico Les doubles vues è stato esposto a Roma.

Quasi tutti i suoi documentari sono stati tradotti ed editi in varie lingue e disponibili presso varie mediateche in Europa.

Nel 2001 prese parte con quattro suoi cortometraggi, ognuno della durata di 10 minuti, ad una serata a tema sul "design" con la partecipazione del note designer Philippe Starck. i quattro cortometraggi Baussy-Oulianoff sono basate su alcune "icone del XX secolo": dalla sedia rossa e blu di Gerrit Rietveld (1923) alla mappa della Londra metropolitana disegnata da Harry Beck (1933), il Maggiolino Volkswagen di Ferdinand Porsche (1939), le posate Rosenthal di Tapio Wirkkala (1963)[5].

Nell'ambito della manifestazione "Videonotte/maratona notturna di videoarte" alla Casa dell'Arte di Trieste del 2013,, con un fitto programma di iniziative, fu prevista anche l’intervista a Picasso sul suo rapporto con la luce estratto dal documentario Picasso: l'artista, la vita, le opere di Baussy-Oulianoff[6]. Nel 2018 al Cinema Spazio Uno di Firenze proiettò il documentario Edouard Manet di Baussy-Oulianoff in lingua francese con sottotitoli in italiano[7].

Filmografia parziale[modifica | modifica wikitesto]

  • 1970, Coup de Feu - cortometraggio
  • 1975, Le Tchad des Rebelles
  • 1983, Le Tintoret d’après Jean-Paul Sartre ou La Déchirure jaune
  • 1983, Bonnard ou Les Aventures du Nerf optique
  • 1984, De l’Architecture dans le Vacarme d’un Champ de Betteraves
  • 1985, Picasso
  • 1987, Matisse Voyages
  • 1988, Les Silences de Manet
  • 1989, Titien Théâtre
  • 1990, Bill Culbert
  • 1991, Velazquez, Stratégie pour un Spectateur
  • 1992, Miró, Etincelles, Poésie, Liberté
  • 1993, Saint-Jacques Aller-Retour
  • 1994, Picasso et la Danse, Histoire d’un Mariage
  • 1994, Joan Miró: Constellations - The Color of Poetry
  • 1995, Jordi Savall la Beauté du Son
  • 2001, Viva Verdi, musicien populaire

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ elenco ufficiale decessi Francia, su deces.matchid.io. URL consultato il 31 agosto 2021.
  2. ^ (FR) Philippe Rège, Didier Baussy-Oulianoff (PDF), in Encyclopedia French of Film Directors, vol. I: A-M, 2010, p. 66. URL consultato l'11 marzo 2017.
  3. ^ (EN) Didier Baussy-Oulianoff, in piccolaaccademia.org. URL consultato l'11 marzo 2017.
  4. ^ (EN) Didier Baussy, in Mymovies.
  5. ^ (FR) Martine Delahaye, Soirée design, in Le Monde, 14 settembre 2002. URL consultato il 18 giugno 2023.
  6. ^ videonotte / maratona notturna di videoarte, in tscont, 2013. URL consultato il 18 giugno 2023.
  7. ^ Edouard Manet, il documentario di Didier Baussy-Oulianoff al Cinema Spazio Uno, in Comune di Firenze, 2018. URL consultato il 18 giugno 2023.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN20309143 · ISNI (EN0000 0001 1947 3914 · LCCN (ENn87934805 · BNF (FRcb14016953f (data) · J9U (ENHE987007431921505171