Chiesa di Sant'Andrea (Primiero San Martino di Castrozza)

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Chiesa di Sant'Andrea
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneTrentino-Alto Adige
LocalitàSiror (Primiero San Martino di Castrozza)
Indirizzovia Sant'Andrea
Coordinate46°11′20.62″N 11°49′47.76″E / 46.18906°N 11.829934°E46.18906; 11.829934
Religionecattolica
TitolareAndrea
Arcidiocesi Trento
Consacrazione1345, 1515 e 1769
Stile architettoniconeogotico
Inizio costruzioneXIV secolo
CompletamentoXVIII secolo

La chiesa di Sant'Andrea, anche ricordata come chiesa dei Santi Andrea, Valentino e Lucano, è la parrocchiale di Siror, frazione del comune sparso di Primiero San Martino di Castrozza in Trentino. Fa parte della zona pastorale della Valsugana e di Primiero nell'arcidiocesi di Trento e risale al XIV secolo.[1][2][3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Interno
Altare a portelle

La prima citazione del luogo di culto di Siror si trova su documenti del 1321. La solenne consacrazione venne celebrata il 19 ottobre 1345 ma oltre un secolo più tardi il primitivo edificio venne completamente riedificato con la sola eccezione della torre campanaria. I lavori vennero affidati a maestranze provenienti da Como e il nuovo tempio venne poi consacrato nel 1515.[1][2][3]

Nel 1708 venne elevata a dignità di espositura della pieve di Primiero, la chiesa di Santa Maria Assunta. A partire dal 1710 venne nuovamente aperto il cantiere per la sua ricostruzione che fu ultimata nel 1724 con le decorazioni degli interni arricchite di stucchi. Ancora una volta venne mantenuta la torre campanaria originale che, nel 1738 e poi nel 1756, venne ristrutturata ed elevata. Nel 1769 la rinnovata chiesa fu consacrata dal vescovo di Feltre Andrea Antonio Silverio Minucci.[1][3]

Entro il secolo venne posizionato il portale sul fianco della chiesa e fu rifatta la pavimentazione della sala. Venne elevata a dignità di chiesa parrocchiale indipendente il 12 novembre 1926.[4] A partire dagli ultimi anni ottanta sono iniziati nuovi interventi di restauro conservativo.[1][3]

Il lavoro di adeguamento liturgico, iniziato nel 1966, venne ultimato e reso permanente nel 1992. Al centro del presbiterio è stata posta la mensa rivolta al popolo mentre l'altare maggiore storico è stato mantenuto per la custodia eucaristica è stata mantenuta nel suo tabernacolo originale. Le balaustre sono state rimosse. Il fonte battesimale storico è stato spostato in avanti, nella cappella laterale a destra.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterni[modifica | modifica wikitesto]

Il luogo di culto si trova in posizione elevata su uno spiazzo rinforzato da un muraglione a difesa ed è leggermente decentrata rispetto all'abitato di Siror. Mostra tradizionale orientamento verso est. La facciata a capanna con due ripidi spioventi è in stile neogotico con portale incorniciato da elementi lapidei che si concludono con un arco a tutto sesto. Sopra, in asse, si trova una finestra a lunetta cieca affiancata da altre due finestre lunettate con vetri e in alto una grande finestra rotonda porta luce alla sala. La torre campanaria si trova in posizione arretrata sulla destra e staccata dal corpo della chiesa. La cella si apre con quattro grandi finestre a monofora e la copertura è una piccola cupola in metallo.[1][2][3]

Interni[modifica | modifica wikitesto]

La sala interna è suddivisa in tre navate. Il presbiterio è leggermente rialzato. L'altare maggiore marmoreo storico, opera di Pietro Demartin da Predazzo, risale al 1885 e nella parte absidale si conserva un pregevole trittico gotico di scuola bolzanina dell'inizio del XVI secolo. Nella sala sono conservate statue lignee raffiguranti Sant'Andrea, la Madonna e San Lucano. Nella cantoria in controfacciata l'organo a canne è stato costruito dai Lingiardi di Bassano del Grappa.[1][2][3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Chiesa di Sant'Andrea <Siror, Primiero San Martino di Castrozza>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 2 febbraio 2022.
  2. ^ a b c d Chiesa parrocchiale di Siror, su parrocchieprimierovanoi.it. URL consultato il 2 febbraio 2022.
  3. ^ a b c d e f Gorfer Trentino orientale, pp. 1027-1028.
  4. ^ DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 15 novembre 1952, n. 4016, su gazzettaufficiale.it. URL consultato il 2 febbraio 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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