Biomorfismo

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Bicicletta Spacelander progettata da Benjamin G. Bowden nel 1946, prodotta nel 1960, Museo di Brooklyn

Il biomorfismo (dal greco bìos, "vita" e morphé, "forma"[1]) è un sistema di modellizzazione che consiste nel creare elementi di design artistico sulla base di modelli o forme presenti in natura che ricordano anche gli organismi viventi[1][2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nell'ambito dell'arte moderna, il termine fu coniato dallo scrittore britannico Geoffrey Grigson nel 1935[3] e successivamente utilizzato da Alfred H. Barr in una sua mostra nel 1936, Cubism and Abstract Art[4]. L'arte biomorfista si concentra sulla vita naturale e utilizza aspetti organici, con accenni informi (ossia confusi e indefiniti) e vagamente sferici delle forme presenti in biologia. Il biomorfismo ha collegamenti con il Surrealismo e l'Art Nouveau[5].

Un articolo della Tate Gallery specifica che mentre queste forme sono astratte, "si riferiscono a, o evocano, forme viventi..." ("refer to, or evoke, living forms..."). L'articolo prosegue elencando Joan Miró, Jean Arp, Henry Moore e Barbara Hepworth come esempi di artisti il cui lavoro rimanda a forme biomorfiche[6].

Nel luglio 2015 è stato creato un gruppo Facebook dall'artista britannico Andrew Charles. Il gruppo si è trasformato in un movimento nel corso dell'anno successivo ed è stato descritto in un Manifesto da Charles il 16 luglio 2016 che presenta alcuni protocolli necessari affinché un'opera sia conforme al termine biomorfismo[2].

Nella pittura[modifica | modifica wikitesto]

Anche i dipinti di Yves Tanguy e Roberto Matta sono spesso citati come esemplificativi dell'uso della forma biomorfica[7][8].

L'uso della metamorfosi attraverso Picasso ha influenzato il Surrealismo negli anni '20, ed è apparso sia come soggetto che come procedura nei dipinti figurativi di Leonora Carrington e nelle opere più astratte e automatiche di André Masson[9].

Desmond Morris, autore de La scimmia nuda - Studio zoologico sull'animale uomo, è un pittore biomorfo le cui opere si trovano in collezioni museali, tra cui la National Portrait Gallery in Gran Bretagna[10].

Gli artisti americani Andrew Topolski, Michael Zansky, Suzanne Anker, Frank Gillette, Michael Rees e Bradley Rubenstein hanno partecipato a mostre con dipinti biomorfici, biosferici e di arte digitale presso la Universal Concepts Unlimited (galleria attiva nel periodo 2000-2006 a Chelsea, Manhattan). L'installazione di Michael Zansky, "Giants and Dwarves", esposta a Jersey City nel 2013, si estendeva su circa 465 metri quadrati di pannelli di legno intagliati, bruciati e dipinti con forme biomorfiche[11][12].

In architettura[modifica | modifica wikitesto]

Le colonne ramificate biomorfiche nella incompleta chiesa della Sagrada Família di Gaudí (con la fine lavori prevista per il 2026[27]) sono modellate sugli alberi.
Le colonne ramificate biomorfiche nella Sagrada Família di Gaudí sono modellate sugli alberi.
Centro di volo TWA a New York

La Sagrada Família di Antoni Gaudí a Barcellona contiene molte caratteristiche ispirate alla natura, come le colonne ramificate che ricordano le forme degli alberi[13].

Altri noti esempi di biomorfismo in architettura si possono trovare nel Tempio del loto di Fariborz Sahba a New Delhi, basato su un fiore di loto[14], e nell'edificio del TWA Flight Center a New York City, di Eero Saarinen, ispirato alla forma di un'ala di uccello[15].

Uno dei principali architetti contemporanei che utilizza il biomorfismo nel suo lavoro è Basil Al Bayati (Baghdad - 13 maggio 1946), un importante sostenitore della scuola di architettura metaforica i cui progetti sono stati ispirati da alberi, piante, lumache, balene e insetti come la Moschea delle Palme alla King Saud University di Riad, o la Al-Nakhlah Palm Telecommunications Tower, che si basa sulla forma di una palma[16], o l'Oriental Village by the Sea, nella Repubblica Dominicana, che si basa sul corpo segmentato di una libellula.

Nel design industriale[modifica | modifica wikitesto]

Il biomorfismo è presente anche nel design industriale moderno, ad esempio nei progetti di Alvar Aalto[17] e Isamu Noguchi, il cui tavolo Noguchi è considerato un'icona di tale disciplina[18]. In epoca moderna, l'effetto dell'influenza della natura è meno evidente: invece di oggetti progettati che si presentano esattamente come elementi naturali, i designer industriali biomorfisti usano solo lievi caratteristiche per ricordare la natura.

Victor Papanek (Vienna, 1923 – Lawrence (Kansas), 1999) è stato uno dei primi designer industriali americani a utilizzare l'analisi biomorfica nei suoi incarichi di progettazione[19][20]. Ha raggiunto la ribalta internazionale alla Purdue University nel periodo 1964-1970. Il suo lavoro e quello dei suoi studenti è illustrato nel suo libro Design for the Real World[21] che sfida l'establishment del design industriale a progettare tenendo conto delle persone portatrici di handicap e degli svantaggiati in tutto il mondo. Pubblicato per la prima volta nel 1970 in svedese, è stato tradotto in inglese nel 1971 e infine in 23 lingue.

Gaetano Pesce è un designer italiano che crea mobili in acrilico (ossia un rivestimento che porta ad una finitura lucida) dai colori vivaci e che richiamano forme biomorfiche e umane[22][23][24].

Marc Newson è un designer biomorfo australiano che ha creato una sedia intitolata Charlotte (1987) e un tavolo chiamato Black Hole a tre gambe in fibra di carbonio (1988)[25][26].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Biomorfismo, su Teknoring. URL consultato il 19 luglio 2023.
  2. ^ a b Biomorfismo – HiSoUR, su hisour.com. URL consultato il 19 luglio 2023.
  3. ^ (EN) Geoffrey Grigson, The Arts Today, Londra, Bodley Head, 1935, pp. 71–109.
  4. ^ (EN) Alfred H. Barr, Cubism and Abstract Art, New York, MoMA, 1936.
  5. ^ (EN) Lawrence Alloway, The Biomorphic Forties, su artforum.com. URL consultato il 17 luglio 2023.
  6. ^ (EN) Glossary: Biomorphic, su tate.org.uk, Tate Collection. URL consultato il 25 luglio 2008.
  7. ^ (EN) Biomorphic art, su britannica.com.
  8. ^ (EN) Surrealism and Beyond in the Israel Museum - "Biomorphism", su imj.org.il.
  9. ^ (EN) Surrealism and Beyond in the Israel Museum - "Biomorphism and Metamorphosis", su imj.org.il.
  10. ^ (EN) Desmond Morris - National Portrait Gallery, su npg.org.uk. URL consultato il 26 aprile 2020.
  11. ^ (EN) Michael Zansky: Giants & Dwarfs, su manacontemporary.com. URL consultato il 26 aprile 2020.
  12. ^ (EN) Ann Mccoy, Benezit Dictionary of Artists, Oxford University Press, 31 ottobre 2011, DOI:10.1093/benz/9780199773787.article.b00113250.
  13. ^ (EN) Rainer Zerbst, Antoni Gaudi – A Life Devoted to Architecture, traduzione di Doris Jones, Jeremy Gaines, Amburgo, Taschen, 1988, p. 30, ISBN 3-8228-0074-0.
  14. ^ (EN) V. Rafati e Sahba, F., Bahai temples, in Encyclopædia Iranica, 1989.
  15. ^ (EN) David W. Dunlap, T.W.A's Hub is Declared a Landmark, in New York Times, 20 luglio 1994.
  16. ^ (EN) Geza Fehervari, Revival in Islamic Architecture, in Ahlan Wasahlan magazine, vol. 7, n. 6, settembre 1983, pp. 15–17.
  17. ^ (EN) Martin Eidelberg, et al., Design 1935–1965: what modern was: selections from the Liliane and David M. Stewart Collection - Musée des arts décoratifs de Montréal, New York, H.N. Abrams, 1991, p. 90.
  18. ^ (EN) Leslie Pina, Classic Herman Miller, Atglen, Pennsylvania, Schiffer Publishing, 1998, ISBN 0-7643-0471-2.
  19. ^ (EN) Design for the Real World by Victor Papanek, su Kevin Evans. URL consultato il 17 luglio 2023.
  20. ^ Le prospettive di un Design per la Sostenibilità Ambientale guidato dalla Natura (PDF), su altralineaedizioni.it.
  21. ^ Victor J. Papanek, Design per il mondo reale, su Quodlibet. URL consultato il 17 luglio 2023.
  22. ^ (EN) How Designer Gaetano Pesce Makes His Fantastical Creations, su galeriemagazine.com, 21 aprile 2020. URL consultato il 26 aprile 2020.
  23. ^ (EN) Amy Perry, The Legendary Gaetano Pesce on Work and Life, su tmagazine.blogs.nytimes.com, 8 maggio 2013. URL consultato il 26 aprile 2020.
  24. ^ (EN) New York exhibition displays rarely seen furniture by Italian architect Gaetano Pesce, su dezeen.com, 11 novembre 2019. URL consultato il 26 aprile 2020.
  25. ^ (EN) Marc Newson Australian designer, in Encyclopedia Britannica. URL consultato il 26 aprile 2020.
  26. ^ (EN) About Marc Newson, su discoveringdesigners.weebly.com. URL consultato il 26 aprile 2020.

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