Angelo Vannini

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Angelo Vannini
NascitaCasole d'Elsa, 23 ottobre 1893
MortePlava, 21 luglio 1915
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto128º Reggimento fanteria "Firenze"
Anni di servizio1914-1915
Gradosoldato
GuerrePrima guerra mondiale
BattagliePrima battaglia dell'Isonzo
Seconda battaglia dell'Isonzo
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Angelo Vannini (Casole d'Elsa, 23 ottobre 1893Plava, 21 luglio 1915) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Casole d'Elsa, provincia di Siena, il 23 ottobre 1893, figlio di Luigi e Mirra Polinesi, all'interno di una famiglia di agricoltori, sesto di dodici figli.[1] Frequentò le scuole elementari e poi lavorò nei campi con il padre come mezzadro in un podere della Val d'Elsa. Nell'agosto 1914 fu chiamato a prestare servizio militare nel Regio Esercito, assegnato dapprima in forza all'87º Reggimento fanteria passò poi al 128º Reggimento fanteria della Brigata Firenze.[N 1][1] Assegnato alla 9ª Compagnia del III Battaglione come portaferiti, il 24 maggio raggiunse subito la zona di operazioni distinguendosi per coraggio nei combattimenti attorno alla testa di ponte di Gorizia e poi a Zagora, Globna, Oslavia e Monte Kuk.[1] Il 21 giugno, durante la seconda battaglia dell'Isonzo,[1] nelle operazioni belliche nella zona di Plava il III Battaglione del 128º Reggimento ricevette l'ordine di attaccare le trincee nemiche attorno a quota 383.[3] Con il brillamento di tubi esplosivi vennero aperti alcuni varchi nei reticolati e nel successivo assalto le trincee nemiche vennero conquistate e il battaglione avanzò per circa 100 m sino a fermarsi contro il successivo ordine di trincee, costretto ad attestarsi in precaria posizione.[3] Egli si spinse più volte in terreno scoperto, sotto la linea del fuoco e venendo fatto segno a tiro di fucileria nemico, al fine di raccogliere e trasportare i feriti al più vicino posto di medicazione.[3] Nell'ultimo tentativo di soccorrere un ferito che si trovava vicino alle postazioni nemiche, pur sconsigliato, si spinse coraggiosamente in avanti fino a raggiungere il comilitone. In quel frangente venne centrato da un colpo di fucile alla testa mentre cercava di trasportare il ferito, riuscendo ad arrivare alle posizioni italiane dove poi cadde mortalmente ferito.[3] Con Decreto Luogotenenziale del 13 luglio 1919 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Portaferiti diede mirabili prove di attività, fermezza e coraggio, recandosi con nobile spirito di cameratismo più e più volte oltre la nostra prima linea per raccogliere e trasportare i feriti, sempre incurante del fuoco nemico. Accortosi che un compagno, caduto a pochi metri dalle feritorie avversarie, invocava soccorso volle accorrere in suo aiuto, mentre i nemici, rilevato tale tentativo cominciavano a tempestare la zona col fuoco di fucileria e lancio di bombe. Costretto per ben due volte ad indietreggiare di fronte alla furia delle offese avversarie, non rinunciò all’impresa, e, poiché le invocazioni del ferito si facevano più lamentose, in un terzo, prodigioso sforzo, attraversò d’un balzo la zona interdetta. Colpito egli stesso alla testa, cadde al suolo; ma, rialzatosi poco dopo, prese il compagno tra le braccia e lo trascinò fino alle nostre linee, ove giunto spiro col nome d’Italia sulle labbra. Fulgido esempio di altruismo e di alto sentimento del dovere. Plava, 21 luglio 1915[4]»
— Decreto Luogotenenziale 13 luglio 1919.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La Brigata Firenze, al comando del generale Sebastiano Rizza, faceva parte della 32ª Divisione.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare dal 1915 al 1916, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 58.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1915. L'anno della passione: Dalla neutralità all'intervento, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]