Alberto Araldi

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Alberto Araldi
SoprannomePaolo
NascitaZiano Piacentino, 18 gennaio 1912
MortePiacenza, 6 febbraio 1945
Cause della morteFucilazione
Luogo di sepolturaBorgonovo Val Tidone
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regio esercito
ArmaReali Carabinieri
GradoBrigadiere
ComandantiFausto Cossu
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna d'Italia
Comandante di3ª Brigata Giustizia e Libertà
Decorazioni Medaglia d'oro al valor militare alla memoria
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Alberto Araldi (Ziano Piacentino, 18 gennaio 1912Piacenza, 6 febbraio 1945) è stato un carabiniere e partigiano italiano, brigadiere dei Carabinieri, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sottufficiale dell'Arma dei Carabinieri, durante l'occupazione nazi-fascista era passato con la Resistenza. Nel gennaio del 1945 comandava la 3ª Brigata della Divisione partigiana "Piacenza", che operava al comando di un altro carabiniere, il tenente Fausto Cossu. Del coraggio di Araldi, dell'audacia delle sue azioni, ha scritto Pietro Solari nel volume Partigiani in Val Trebbia e Val Tidone.

Araldi cadde nelle mani dei tedeschi mentre, ai primi di gennaio, tentava di catturare un capo nazista di Piacenza, responsabile di rappresaglie e di crimini di guerra. Dopo un processo sommario, fu portato davanti a un plotone di esecuzione, formato da fascisti italiani, e fucilato nel cimitero di Piacenza.

Aveva il soprannome di battaglia "Paolo". E' sepolto nel cimitero di Borgonovo Val Tidone (PC).

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Patriota di grande fede e di purissime doti, coraggioso, indomito e valoroso comandante partigiano, guidava i propri uomini alle più ardite imprese dando con le sue epiche gesta, alle popolazioni atterrite dalla prepotenza e dai soprusi degli oppressori, la fede nel movimento partigiano. Dopo aver compiuto per sua iniziativa, azioni di leggendario valore, organizzava un audace piano per colpire uno dei maggiori responsabili delle ignominie e delle efferatezze. Catturato per vile delazione mentre si accingeva a compiere la missione, veniva condannato a morte ed affrontava con fierezza e serenità il plotone di esecuzione che col piombo fratricida troncava la sua balda esistenza. Cadeva al grido di «Viva l’Italia! », esempio ed assertore di ogni eroismo.»
— Cimitero di Piacenza, 6 febbraio 1945[1][2]

Memoria[modifica | modifica wikitesto]

L'Arma dei Carabinieri ha ricordato il sottufficiale dedicandogli la caserma sede della Compagnia Carabinieri di Fiorenzuola[3]. Tra le varie iniziative volute dall'Arma, si devono ricordare anche la realizzazione di una medaglia in bronzo dedicata espressamente a lui[4], nonché numerose citazioni nelle opere che trattano del contributo dell'Arma nella lotta di Resistenza e di Liberazione, tra cui una pagina del calendario storico del 2013[5].

l'11º corso di aggiornamento e formazione professionale per militari dell'Arma tenutosi nel 2012 presso la Scuola Allievi Carabinieri di Benevento è stato intitolato al sottufficiale[6]. Il sottufficiale è citato, insieme ad altri caduti dell'Arma, anche in un editoriale di Giulio Andreotti apparso nel 2003 sulla rivista 30giorni[7]. Alcune vie sono dedicate alla memoria del sottufficiale dell'Arma: nel comune di Roma[8]; nel comune di Piacenza[9]; nel comune di Podenzano (PC)[10]. La piazza principale di Rivergaro (PC), chiamata "Piazza Paolo" (dal suo nome di battaglia), è intitolata a lui. Al centro della piazza si trova un monumento bronzeo che lo raffigura.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]