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Il Dodecaneso dopo l'8 settembre 1943

L'isola di Rodi

Il Dodecaneso, possedimento italiano dal 1911[1], durante la seconda guerra mondiale fu al centro di azioni militari da parte dei tedeschi in seguito all'armistizio firmato dal Regno d'Italia con gli Alleati. Esso era, a tutti gli effetti, territorio nazionale italiano, non essendo stato acquisito, come il resto della Grecia, a seguito dell'invasione del 1941. Ciò nonostante, i tedeschi cercarono di legittimare le loro pretese sul possedimento assimilandolo al territorio greco, oltre a reclamarne l'uso ai fini della difesa contro gli Alleati. Il rifiuto di tali pretese diede origine ad una aggressione armata nei confronti dei militari e civili italiani dopo l'8 settembre 1943, culminata nello sterminio ai danni dei militari che resistettero all'aggressione e in deportazioni nei confronti dei residenti di origine ebrea che, nonostante le leggi razziali, erano stati scarsamente molestati dalle autorità italiane.

Le premesse[modifica | modifica wikitesto]

Fino al 27 novembre 1940, il governatore del Dodecaneso fu Cesare Maria De Vecchi, quadrumviro e militante fascista della prima ora. De Vecchi, una volta insediatosi a Rodi, fece molte opere pubbliche, ma poco o niente fu fatto per aumentare lo stato di preparazione militare del possedimento in vista della incipiente guerra. Ciò nonostante, le operazioni militari contro l'Egitto videro coinvolto il Dodecaneso principalmente per l'aviazione, che si basava sui campi di volo di Gadurrà e Maritza a Rodi ed Antimachia a Coo, che effettuò molteplici missioni di ricognizione e bombardamento. Anche la marina, con la munita base di Portolago sull'isola di Leros, partecipò alle operazioni belliche offrendo supporto logistico ai sommergibili ed al naviglio sottile operante nel Mediterraneo Orientale; in questo contesto avvenne anche lo scontro navale di capo Spada. A De Vecchi succedette l'ammiraglio Inigo Campioni, che si trovò quindi a dover affrontare gli avvenimenti dell'armistizio, senza adeguati ordini da parte del Comando Supremo italiano.

Ordine di battaglia italiano[modifica | modifica wikitesto]

  1. 50a divisione di fanteria Regina
  2. Comandi Aeronautici di scacchiere Egeo
  3. V° stormo Misto Egeo, con 163a Squadriglia Caccia Terrestre, 161a Squadriglia Autonoma Caccia Marittima, due gruppi da Bombardamento su Savoia-Marchetti S.M.81 (che più tardi diventeranno aerosiluranti con gli S.M.79 )
  4. Comando marina Rodi, con varie batterie antinave
  5. Base marina Lero (con 10° reggimento fanteria Regina)

Ordine di battaglia tedesco[modifica | modifica wikitesto]

Divisione d'assalto Rhodos, comandata dall'esperto generale Ulrich Kleeman, già comandante della 90a divisione leggera in Africa. Vari reparti della Luftwaffe, con Stuka.

I protagonisti[modifica | modifica wikitesto]

ammiraglio Inigo Campioni, contrammiraglio Luigi Mascherpa, generale Alberto Briganti, generale Ulrich Kleeman

Gli avvenimenti[modifica | modifica wikitesto]

Paracadutista tedesco

Le mosse e le incertezze di Campioni dopo l'armistizio, la tattica di Kleeman, la resistenza di Lero, i rinforzi alleati, la caduta di Rodi, la caduta di Lero, il massacro di Coo (Kos), l'affondamento delle navi che trasferivano prigionieri italiani.

Avvenimenti successivi[modifica | modifica wikitesto]

Il processo a Campioni e Mascherpa e la fucilazione. Il dopoguerra e la cessione alla Grecia.

Galleria[modifica | modifica wikitesto]

Un modellino di Savoia Marchetti SM.79 aerosilurante della 252a squadriglia di trequarti
Un modellino di Savoia Marchetti SM.79 aerosilurante della 252a squadriglia di profilo
Un modellino di Savoia Marchetti SM.79 aerosilurante della 252a squadriglia dall'alto

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ A seguito della guerra italo-turca

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Dodecaneso.org sito storico sul Dodecaneso italiano