Utente:Facquis/Sandbox/Giacomo Matteotti

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Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia Matteotti era originaria di Comasine, paese nella Val di Peio in Trentino. Matteo Matteotti, nonno paterno di Giacomo, si trasferì a Fratta Polesine, dove morì nel 1858 per le ferite dovute a una lite.[1] Suo figlio Girolamo Stefano (nato a Comasine nel 1839) portò avanti e ampliò l'attività paterna di commerciante in ferro e rame, investì i profitti in case e terreni e raggiunse un'invidiabile posizione economica. L'accusa di aver costruito la propria fortuna anche prestando denaro a interesse, rivoltagli dalla stampa cattolica locale avversaria del figlio, risulta da un'ampia documentazione d'archivio.[2]

Il 7 febbraio 1875 Girolamo sposò Lucia Elisabetta Garzarolo (1851-1931)[3], chiamata comunemente Isabella. I due ebbero sette figli, quattro dei quali (Ginevra, Dante, Aquino e Giocasta) morirono in tenera età: degli adulti, Giacomo Lauro[4] fu il secondogenito tra Matteo (1876-1909) e Silvio (1887-1910) e l'unico a sopravvivere ai fratelli, morti ancor giovani di tisi. Tutti si impegnarono in politica nelle file del Partito socialista, seguendo l'esempio del padre che era stato consigliere comunale di Fratta Polesine dal 1896 al 1897. Girolamo morì a Fratta nel 1902.

La formazione e la militanza giovanile[modifica | modifica wikitesto]

Giacomo Matteotti con uno dei figli
Velia Titta, moglie di Giacomo Matteotti

Giacomo Lauro Matteotti nacque a Fratta Polesine venerdì 22 maggio 1885.[5] Dopo aver frequentato le scuole elementari pubbliche di Lendinara venne iscritto al liceo ginnasio "Celio" di Rovigo, diplomandosi il 15 dicembre 1903 all'età di diciotto anni.[6] Si laureò in giurisprudenza all'Università di Bologna nel 1907 ed entrò in contatto con i movimenti socialisti, nei quali divenne ben presto una figura di spicco.

Durante la prima guerra mondiale, in cui non fu arruolato in quanto unico figlio superstite di madre vedova, si dimostrò un convinto sostenitore della neutralità italiana. Le sue posizioni antimilitariste e il suo attivismo contro la guerra gli costarono l'allontanamento dal Polesine per tre anni e il confino in una zona montagnosa nei pressi di Messina.

Nel gennaio 1916 sposò con rito solo civile la poetessa romana Velia Titta, sorella del baritono Titta Ruffo, dalla quale ebbe tre figli: Giancarlo (1918-2006), Gianmatteo (1921-2000), entrambi deputati socialisti, e Isabella (1922-1994). Nel 1918, mentre era ancora in Sicilia al confino, nacque a Roma il suo primogenito Giancarlo, che seguì le orme del padre dedicandosi anche lui all'attività politica.

Il socialismo e l'elezione a deputato[modifica | modifica wikitesto]

Tavolo di lavoro di Matteotti nella Biblioteca della Camera dei deputati
Scritta elettorale «Votate Matteotti» dipinta su un muro a Venezia

Matteotti fu eletto in Parlamento per la prima volta nel 1919 nel collegio di Ferrara[7] e fu poi rieletto nel 1921[8] e nel 1924.[9] Venne soprannominato "Tempesta" dai suoi compagni di partito per il suo carattere battagliero e intransigente.[10] In pochi anni, oltre a preparare numerosi disegni di legge e relazioni, intervenne 106 volte in Aula, con discorsi su temi spesso tecnici, amministrativi e finanziari.[11] Per il carattere meticoloso e l'abitudine allo studio, passava ore nella Biblioteca della Camera «a sfogliare libri, relazioni, statistiche, da cui attingeva i dati che gli occorrevano per lottare, con la parola e con la penna, badando a restare sempre fondato sulle cose».[12] Dopo i fatti del dicembre 1920 a Ferrara, Matteotti divenne il nuovo segretario della Camera del Lavoro cittadina e questo produsse un rinnovato impegno nella sua lotta antifascista, con frequenti denunce delle violenze che venivano messe in atto.[13]

Nel 1921 pubblicò una famosa Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia, in cui si denunciavano, per la prima volta, le violenze delle squadre d'azione fasciste durante la campagna elettorale delle elezioni del 1921.[14]

Nell'ottobre del 1922 Matteotti fu espulso dal Partito Socialista Italiano con tutta la corrente riformista legata a Filippo Turati; i fuoriusciti fondarono il nuovo Partito Socialista Unitario, di cui Matteotti divenne segretario.

Nel 1924 venne pubblicata a Londra, dove Matteotti si era recato in forma strettamente riservata nell'aprile di quell'anno, la traduzione del suo libro Un anno di dominazione fascista, col titolo: The Fascists exposed; a year of Fascist Domination, in cui riportava meticolosamente gli atti di violenza fascista contro gli oppositori.[15] Nell'introduzione del libro, Matteotti ribatteva puntualmente alle affermazioni fasciste, in particolare a quelle che affermavano l'uso della violenza squadrista utile allo scopo di riportare il paese a una situazione di legalità e "normalità" col ripristino dell'autorità dello Stato dopo le violenze socialiste del biennio rosso, affermando la continuazione delle spedizioni squadriste contro gli oppositori anche dopo un anno di governo fascista. Inoltre sosteneva che il miglioramento delle condizioni economiche e finanziarie del Paese, che stava lentamente riprendendosi dalle devastazioni della prima guerra mondiale, era dovuto non all'azione fascista, quanto alle energie popolari; tuttavia, ancora secondo Matteotti, a beneficiarne sarebbero stati solo gli speculatori e i capitalisti, mentre il ceto medio e proletario ne avrebbe ricevuto una quota proporzionalmente bassa a fronte dei sacrifici.[16]

La contestazione delle elezioni del 1924[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Discorso di Giacomo Matteotti del 30 maggio 1924.
Giacomo Matteotti nell'ultima fotografia scattatagli prima della morte

Alle elezioni del 6 aprile 1924 Matteotti fu rieletto, il PSU raccolse il 5,9% risultando il secondo partito di opposizione dietro il 9% del Partito Popolare Italiano. La consultazione si svolse in un grave clima di intimidazione e da ripetute violenze da parte delle squadre d'azione del Partito Nazionale Fascista, il risultato fu quindi ampiamente favorevole alla lista governativa, con l'elezione di tutti i suoi 356 candidati.

Al momento di convalidare le decisioni della Giunta delle elezioni, diversi parlamentari di minoranza segnalarono proteste per le modalità di voto in alcune circoscrizioni (Abruzzi, Campania, Calabria, Puglie e Sicilia). Giacomo Matteotti, insieme agli onorevoli Enrico Presutti e Arturo Labriola presentarono allora la richiesta per il rinvio degli atti alla Giunta. Il 30 maggio 1924 Matteotti prese la parola alla Camera dei deputati per contestare i risultati delle elezioni denunciando le violenze, le illegalità e gli abusi commessi dai fascisti per riuscire a vincere le elezioni :

«[...] Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. [...] L'elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. [...] Per vostra stessa conferma (dei parlamentari fascisti) dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà... [...] Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse»

Terminato il discorso disse rivolgendosi a Giovanni Cosattini[18][19] seduto accanto a lui, indirettamente ai suoi compagni di partito:

«Io, il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me.[20][21][22][23]»

La proposta di Matteotti di far invalidare l'elezione almeno di un gruppo di deputati - secondo le sue accuse, illegittimamente eletti a causa delle violenze e dei brogli - venne respinta dalla Camera con 285 voti contrari, 57 favorevoli e 42 astenuti[24]. Il 1º giugno Il Popolo d'Italia pubblicò in prima pagina un articolo, nel quale era indicato esplicitamente Matteotti come principale oppositore. L'articolo non era firmato, ma fu scritto da Mussolini;[25] una copia del manoscritto venne conservata dal suo segretario Fasciolo,[26] che nel 1926 fu sanzionato proprio per i «documenti di carattere riservato sottratti al Capo del Governo».[27]

«Mussolini ha trovato fin troppo longanime la condotta del governo, perché l'on. Matteotti ha tenuto un discorso mostruosamente provocatorio che avrebbe meritato qualcosa di più tangibile che l'epiteto di "masnada" lanciato dall'on. Giunta.[28]»

Pochi giorni dopo, il 4 giugno 1924, durante una discussione alla Camera, Matteotti ebbe un battibecco con Mussolini, ricordandogli l'approvazione data nel 1919 da Il Popolo d'Italia al decreto di amnistia per i disertori.[29]

L'assassinio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Delitto Matteotti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ C. Modena, L'avvocato di Matteotti. Pasquale Galliano Magno, Apogeo, 2014, p. 24.
  2. ^ Gianpaolo Romanato, Giacomo Matteotti un italiano diverso, Bompiani, 2024, p. 68-75.
  3. ^ Registro degli Atti di Matrimonio del 1875 - Comune di Fratta Polesine, su Family Search.
  4. ^ Registro degli Atti di Nascita del 1885 - Comune di Fratta Polesine, su Family Search.
  5. ^ Canali, 2008.
  6. ^ Fornaro, 2024, p. 21.
  7. ^ Statistica delle elezioni generali politiche per la XXV legislatura (16 novembre 1919), Roma, 1920, pp. 50-51.
  8. ^ Statistica delle elezioni generali politiche per la XXVI legislatura (15 maggio 1921), Roma, 1924, pp. 104-106.
  9. ^ Statistica delle elezioni generali politiche per la XXVII legislatura (6 aprile 1924), Roma, 1924, pp. 31-34.
  10. ^ 10 giugno 1924: l’omicidio di Giacomo Matteotti, su Corriere della Sera, 10 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2015).
  11. ^ Discorsi parlamentari di Giacomo Matteotti pubblicati per deliberazione della Camera dei Deputati, Roma, Colombo, 1970.
  12. ^ Citazione di Oddino Morgari in G. Matteotti, Scritti economici e finanziari, a cura di S. Caretti, Pisa, Ed. Plus, 2009, p. 25.
  13. ^ Giacomo Matteotti a Ferrara, su Artecultura, Comune di Ferrara, 7 giugno 2014. URL consultato il 31 marzo 2016 (archiviato il 23 marzo 2016).
  14. ^ G. Matteotti, Fascismo. Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia, Milano, 1922.
  15. ^ Gino Bianco, Matteotti a Londra, su unacitta.it, 22 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2015).
  16. ^ Stanislao G. Pugliese (a cura di), Fascism, Anti-fascism, and the Resistance in Italy. 1919 to the Present, Lanham-Boulder-Toronto-Oxford, 2004.
  17. ^ Il testo integrale è disponibile su Wikisource.
  18. ^ Giacomo Matteotti ucciso dai fascisti il 10-06-1924, il ricordo dei nipoti di Giovanni Cosattini. URL consultato il 24 giugno 2023.
  19. ^ Quartarella a Riano: Giovanni Volterra ricorda Cosattini amico di Matteotti - ANPI Flaminia Tiberina. URL consultato il 24 giugno 2023.
  20. ^ Citata in Emilio Lussu, Marcia su Roma e dintorni, Einaudi, 1976.
  21. ^ Accadde oggi: il delitto Matteotti, su iniziativalaica.it, 3 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2015).
  22. ^ Secondo altre fonti, la frase esatta fu «Ed ora preparatevi a farmi l'elogio funebre» rivolta verso l'On. Costantini. «Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai.», su Il Blog di Pier, 23 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 23 luglio 2011).
  23. ^ C. Treves, Filippo Turati, Avanti!, 1945, p. 39.
  24. ^ Renzo De Felice, Mussolini il fascista, Einaudi, Torino, 1995, p. 617 n.
  25. ^ G. Rossini, Il delitto Matteotti tra il Viminale e l'Aventino, Bologna, Il Mulino, 1966, p. 465. È riprodotta la lettera di Carlo Bazzi che, dalla Francia, inviò la prova che Mussolini «ha scritto di suo pugno l'articolo in cui appare il periodo in questione». Per la copia fotografica del manoscritto si veda Il signor Sobrero, su Senato della Repubblica. Patrimonio dell'Archivio Storico.
  26. ^ G. Salvemini, Il mandante e il favoreggiatore, in La Libertà, 9 giugno 1927, pp. 1-2. Contiene riproduzione del documento.
  27. ^ Regio Decreto 30 settembre 1926, n. 1745, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 19 ottobre 1926. URL consultato il 10 febbraio 2024.
  28. ^ Sobrero (JPG), in Il Popolo d'Italia, 1º giugno 1924, p. 1.
  29. ^ Tornata di mercoledì 4 giugno 1924 (PDF), su Camera dei Deputati. URL consultato l'11 febbraio 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Azioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. Scrivere la biografia completa
  2. Scrivere il capitolo sull'omicidio 13kB max
  3. Scorporo Delitto Matteotti
  4. Aggiungere capitoli della biografia
  5. Sistemare capitolo eredità storica