Utente:Elisa Paglia/Tumore al rene

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Elisa Paglia/Tumore al rene
SpecialitàOncologia, Nefrologia
Sede colpitaRene
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-OC64.9
ICD-10C64.9
Sinonimi
Carcinoma renale
Cancro renale

Il termine tumore del rene, o carcinoma renale, indica un gruppo istologicamente eterogeneo di tumori che si sviluppano a livello del parenchima renale o della pelvi renale.[1] Il 90% di tutti i tumori renali è rappresentato dal carcinoma a cellule renali.[2]

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

Risulta essere la forma tumorale più diffusa tra gli uomini, soprattutto nella popolazione d'età superiore ai 60 anni, mentre risulta meno frequente nelle persone al di sotto dei 40. Esiste infine una forma rara che si presenta in età infantile: il tumore di Wilms o nefroblastoma. Sulla base delle caratteristiche istologiche, circa il 70% dei casi viene classificato come carcinoma renale, ma esistono anche forme più rare come i linfomi e i sarcomi.[3]

Secondo la classificazione istologica ISUP/WHO del 2016 troviamo:[4][5]

  • neoplasie maligne
    1. Carcinoma renale a cellule chiare
    2. Neoplasia renale multiloculare cistica a basso potenziale di malignità
    3. Carcinoma renale papillare (tipo I - prognosi favorevole - e tipo II - ad alto grado con alta probabilità di metastatizzazione)
    4. Leiomiomatosi e carcinoma renale familiare (HLRCC)
    5. Carcinoma cromofobo
    6. Tumore ibrido oncocitico-cromofobo
    7. Carcinoma dei dotti collettori o tumore di Bellini
    8. Carcinoma renale midollare
    9. Carcinoma renale con traslocazioni della famiglia MiT
    10. Carcinoma renale Xp11 traslocato
    11. Carcinoma renale t(6;11)
    12. Carcinoma renale associato al deficit della succinicodeidrogenasi B
    13. Carcinoma a cellule fusate e tubulare mucinoso
    14. Carcinoma renale tubulo cistico
    15. Carcinoma associato a malattia cistica acquisita
    16. Carcinoma a cellule chiare (tubulo) papillare
    17. Carcinoma renale non classificabile
  • Neoplasie renali entità emergenti/provvisorie
    1. Carcinoma renale oncocitico insorto dopo neuroblastoma
    2. Carcinoma renale follicolare “tiroide-like”
    3. Carcinoma associato alla traslocazione di ALK
    4. Carcinoma renale con stroma leiomiomatoso

La classificazione internazionale basata sul sistema TNM classifica i tumori renali in base a 4 stadi di gravità:

  • stadio I -> tumore limitato al rene con una dimensione inferiore ai 7 cm
  • stadio II -> tumore confinato al rene di dimensioni superiori a 7 cm
  • stadio III -> tumore non più confinato al solo rene, ma privo di metastasi a distanza
  • stadio IV -> tumore metastatizzato (es. polmoni, fegato, ossa)

Il rene può inoltre essere sede di metastasi per tumori quali il melanoma, i carcinomi polmonari, mammari, dello stomaco, degli organi riproduttivi femminili, dell'intestino, del pancreas, oltre a leucemia e linfoma.[6]

Epidemiologia[modifica | modifica wikitesto]

Incidenza[modifica | modifica wikitesto]

Secondo il rapporto mondiale sul cancro del 2020 stilato dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2018 erano circa 403.000 i nuovi casi di tumore al rene a livello mondiale pari a ~2,4% dei nuovi casi di tumore.[1] In Italia ogni anni circa 8.500 persone ricevono una diagnosi di tumore al rene.[3]

Fattori geografici ed etnici[modifica | modifica wikitesto]

L'incidenza varia notevolmente su base geografica. Il tasso d'incidenza standardizzato per età (ASR) negli uomini varia da oltre 20 casi ogni 100.000 abitanti in 5 paesi europei (Bielorussia, Estonia, Repubblica Ceca, Lettonia e Lituania) a meno di 2 casi ogni 100.000 abitanti in paesi a basso rischio come l'India, la Thailandia e alcuni paesi africani.[7]

In America l'ASR risulta più alto nella popolazione afroamercana (15,6/100.000 per gli uomini e 8,6/100.000 per le donne) rispetto a quella caucasica (14/100.000 per gli uomini e 76/100.000 per le donne).[8]

In Europa importanti variazioni a livello regionale, ovvero all'interno dello stesso paese, sono state registrate in Germania con un'ASR superiore nell'est del paese, e in Italia con una maggiore incidenza al nord.[9]

Età e sesso[modifica | modifica wikitesto]

L'ASR aumenta proporzionalmente alla fascia d'età con un picco intorno ai 75 anni.[7][10] A livello mondiale più della metà delle diagnosi viene fatta a persone con meno di 65 anni.[7] L'incidenza è quasi il doppio negli uomini rispetto alle donne.[11]

Trend temporali[modifica | modifica wikitesto]

L'incidenza di questi tipi di tumore è in aumento dagli anni '70.[10] Negli USA l'ASR negli uomini è passato da 8 per 100.000 nel 1975 a 13,4 per 100.000 nel periodo 2008-2012. In linea generale il tasso di crescita annuale si aggira intorno al 2-3%. Solo Austria e Polonia hanno riportato una riduzione del tasso d'incidenza dagli anni 2000. Questi trend temporali sono probabilmente legati ai cambiamenti negli stili di vita e all'aumento dell'esposizione ai fattori di rischio, nonché ai progressi nella diagnosi.[12]

Stime del 2021 parlano di 76.080 casi l'anno di cui circa 13.780 si risolve nel decesso del paziente.[6]

Tasso di mortalità[modifica | modifica wikitesto]

L'andamento del tasso di mortalità segue l'andamento dell'ASR. A livello globale il tasso di mortalità è rimasto stabile dagli anni '90.[10] Negli ultimi anni si è ridotto nella maggior parte dei paesi ad eccezione di Brasile, Croazia, Grecia, Irlanda, Portogallo e Slovenia dove il tasso di mortalità è invece aumentato. In linea generale risulta diminuire più rapidamente per le donne.[1]

Eziologia[modifica | modifica wikitesto]

Sindromi genetiche[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 3 e il 5% dei casi si verifica in contesti famigliari, ma solo un subset può essere ricollegato a sindromi genetiche conosciute.[13] La sindrome comunemente associata a questo tipo di tumore è la sindrome di von Hippel– Lindau (VHL). Attualmente vengono riconosciute altre 7 sindromi che aumentano il rischio di sviluppare il tumore:[14]

  1. il carcinoma renale a cellule chiare ereditario con translocazione del cromosoma 3
  2. il carcinoma papillare ereditario delle cellule renali (HPRC)
  3. la sindrome di Birt-Hogg-Dubé
  4. la leiomiomatosi ereditaria
  5. le sindromi tumorali amartomatose legate al gene PTEN (PHTS)
  6. il carcinoma renale associato al complesso della succinato deidrogenasi
  7. la sindrome da predisposizione ai tumori correlata a BAP1

Polimorfismo genetico[modifica | modifica wikitesto]

Studi di associazione genome-wide (GWAS) hanno dimostrato la correlazione tra variazioni geniche in 13 regioni specifiche come fattori di rischio per lo sviluppo di questa malattia. Tra i pathway interessati troviamo:[15]

  • il pathway VHL-HIF con mutazioni del gene EPAS1, responsabile della codifica di HIF-2α, e della regione 11q13.3 che blocca il legame dell'HIF-2α con conseguente sbilanciamento allelico della ciclina D1
  • il trasporto mediato del colesterolo
  • pathway legati all'obesità
  • il pathway legato al rimodellamento della cromatina

Fumo[modifica | modifica wikitesto]

Il rischio di contrarre il carcinoma renale per i fumatori risulta modesto, si evidenzia infatti:

  • un aumento del 36% per i fumatori
  • un aumento del 16% per coloro che hanno smesso di fumare
  • un aumento del 31% per tutti i fumatori

rispetto ai non fumatori.[16]

Misure antropometriche[modifica | modifica wikitesto]

La correlazione tra eccesso di peso e rischio di sviluppo di carcinoma renale è ampliamente dimostrato.[17] Un elevato numero di studi dimostra infatti una correlazione lineare con un aumento del rischio pari a circa il 25% per ciascun aumento di 5 kg/m2 nell'indice di massa corporea.[18]

Anche l'altezza è costantemente associata al rischio di sviluppare il tumore con un aumento di circa il 30% per ogni 10 cm di altezza.[19]

Ipertensione[modifica | modifica wikitesto]

Secondo uno studio americano stima che una storia d'ipertensione raddoppia il rischio di cancro al rene nelle persone di razza caucasica e lo triplica nel caso degli afroamericani.[20]

Alcol[modifica | modifica wikitesto]

Secondo uno studio del 2012, un consumo moderato di alcol riduce il rischio di sviluppare la malattia con risultati migliori nelle donne.[21] I ricercatori stanno studiando la possibile correlazione tra l'assunzione di alcol e la riduzione del rischio basata sulla modulazione della variazione in geni specifici, in particolare nei geni codificanti gli enzimi che metabolizzano l'alcol.[22]

Malattie renali croniche[modifica | modifica wikitesto]

Le malattie renali croniche possono raddoppiare se non addirittura triplicare il rischio di sviluppare la malattia.[23]

Diabete[modifica | modifica wikitesto]

Esistono diversi studi sulla possibile correlazione tra diabete e rischio di tumore al rene, ma tale relazione risulta tuttora poco chiara. Vi sono comunque evidenze che una storia di diabete familiare sia associata ad un 40% di rischio di contrarre la malattia.[24]

Esposizione professionale[modifica | modifica wikitesto]

L'IARC classifica il tricloroetilene come carcinogeno per l'uomo (gruppo I) sulla base di un'ampia gamma di studi che evidenzia come questa sostanza sia alla base di diversi casi di tumore renale in ambito occupazionale. L'esposizione alla sostanza aumenta infatti il rischio di contrarre la malattia del 30-40%. Un'altra sostanza classificata come carcinogeno per la pelvi renale è l’acido aristoloquico presente nella pianta Aristolochia e utilizzato in alcuni rimedi tradizionali cinesi.[25][26]

Il rischio aumenta anche per coloro che lavorano agli altoforni o ai forni a coke, per i lavoratori dell'industria del carbone e dell'acciaio, e in alcuni casi anche per i lavoratori dell'industria delle vernici che vengono a contatto con alcuni materiali industriali contenenti cadmio, amianto e piombo.[3]

Altro[modifica | modifica wikitesto]

L'IARC riconosce inoltre le radiazioni ionizzanti (gamma e X) come carcinogeni certi per il parenchima renale e l'esposizione è generalmente conseguenza del trattamento di altre forme tumorali come quello al testicolo[27] o alla cervice[28].

L’uso regolare e protratto di FANS, diversi dall’aspirina, è associato ad un incremento del rischio del tumore a cellule renali.[29]

Anatomia patologica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 55% dei casi il tumore risulta confinato al rene, localmente avanzato nel 19% o con metastasi sincrone nel 25-30% dei casi.[30]

È state proposta una descrizione dei tumori renali standardizzata sulla base di sistemi di classificazione anatomici come il Preoperative Aspects and Dimensions Used for an Anatomical classification system (PADUA) che è stato aggiornato dal Simplified, PAdua REnal (SPARE), il R.E.N.A.L. (Radium, Exophytic/endophytic properties, Nearness of the tumor to the collecting system or sinus, Anterior/posterior, Location relative to the polar line) e il C-Index.[31][32][33][34] Questi sistemi prendono in considerazione parametri come la dimensione, la crescita endo/esofitica, i rapporti con l'ilo renale e i dotti collettori, nonché la sua posizione (anteriore o posteriore).[35]

Caratteristiche istologiche[modifica | modifica wikitesto]

Le principali caratteristiche istologichea cui può essere attribuito un valore prognostico sono:[36]

  • l’istotipo
  • il grading (fattore prognostico accreditato di maggior rilevanza)
  • la presenza di una componente sarcomatoide
  • l’invasione microvascolare
  • la presenza di necrosi tumorale
  • l’interessamento del sistema collettore

Clinica[modifica | modifica wikitesto]

Segni e sintomi[modifica | modifica wikitesto]

Questa malattia è caratterizzata dall'assenza di segni premonitori e sintomi aspecifici a meno che non si tratti di forme avanzate, per questo motivo la diagnosi è spesso accidentale.[1] I sintomi classici sono:[37]

  1. massa palpabile a livello addominale
  2. ematuria
  3. dolore localizzato a livello lombare

A questi si affiancano sintomi sistemici quali la perdita di peso, stanchezza, febbre, anemia, ipertensione e ipercalcemia.

Diagnosi[modifica | modifica wikitesto]

L'iter diagnostico inizia generalmente con una visita del medico di base che, dopo una prima visita, prescrive esami e radiografie, ovvero suggerisce di consultare uno specialista per una visita più approfondita e ulteriori esami.[3]

Esami di laboratorio e strumentali[modifica | modifica wikitesto]

Fondamentale per la diagnosi di tumore al rene è la diagnostica per immagini, nello specifico l'ecografia.[37] In presenza di una formazione di tipo cistico con spessi setti o noduli interni o di una formazione nodulare solida, l’ecografia di base può essere integrata con il mezzo di contrasto ecografico che consente di differenziare le formazioni vascolarizzate, che possono indicare una neoplasia renale, da quelle non vascolarizzate.[38]

La tomografia computerizzata (TC) è l'indagine con la sensibilità più elevata, con valori compresi tra 94% e 100%. Essa consente di valutare l’apporto vascolare arterioso della neoplasia, la trombosi neoplastica della vena renale omolaterale e della vena cava inferiore, l’infiltrazione del seno adiposo renale e della via escretrice calico-pielica. Oltre a rappresentare la miglior indagine per il planning preoperatorio, il suo impiego risulta cruciale nella stadiazione poiché consente anche la valutazione delle strutture adiacenti (muscolo psoas e quadrato dei lombi, parete addominale laterale e posteriore, fegato, surreni, milza, pancreas ed intestino), dei linfonodi peri-aortici e peri-cavali e di eventuali localizzazioni secondarie a distanza.[4][39]

In pazienti allergici al mezzo di contrasto e in stato di gravidanza si preferisce l'RMN.[40]

In alcuni casi può essere necessario ricorrere ad un imaging integrato per la caratterizzazione di una lesione espansiva renale, specialmente se di piccole dimensioni.[41] La scintigrafia ossea dovrebbe essere eseguita solo in caso di segni o sintomi di metastatizzazione ossea mentre la TC dell’encefalo dovrebbe essere riservata solo a pazienti con sintomatologia neurologica.[42] L’esecuzione di una biopsia renale eco-guidata o TC-guidata è oggi considerata una procedura diagnostica di routine nella caratterizzazione delle masse renali solide di dubbia natura o non suscettibili di approccio chirurgico.[43]

Le analisi del sangue permettono ai medici di valutare le condizioni generali del paziente ed eventuali conseguenze della malattia.[3]

Trattamento[modifica | modifica wikitesto]

Pianificazione del trattamento[modifica | modifica wikitesto]

Si viene a creare un'equipe multidisciplinare generalmente composta da:

ed è coadiuvata da altre figure quali un nutrizionista, un fisioterapista, uno psicologo e altri specialisti in base ai problemi causati dalla malattia o dalle cure necessarie, che stabilisce quale sia il trattamento migliore in base a diversi fattori. I più importanti sono:

  • età e condizioni generali del paziente
  • tipo e stadio del tumore
  • l'eventuale diffusione al di fuori del rene
  • presenza di malattie concomitanti
  • l'impiego di determinati farmaci

Qualora due trattamenti risultino ugualmente efficaci per il tipo e il grado di tumore, l'equipe sottoporrà entrambe le opzioni al paziente informandolo di cosa ciascuna opzioni comporti (tipo e durata del trattamento, vantaggi e svantaggi, rischi) e quali siano i possibili effetti collaterali affinché questi possa fare una scelta informata.[3]

Trattamento chirurgico[modifica | modifica wikitesto]

Il trattamento chirurgico è preferenziale per i tumori localizzati. Il tipo d'intervento è stabilito dal chirurgo sulla base delle dimensioni del tumore, dell'eventuale presenza di metastasi, dell'età e delle condizioni generali del paziente.[3]

Nefrectomia[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta dell'operazione di asportazione parziale (per tumore allo stadio I) o totale del rene. Nel primo caso il chirurgo rimuove il tumore e una piccola parte di rene adiacente per garantire l'eliminazione totale della malattia e una migliore funzionalità della porzione di rene rimanente. La nefrectomia totale si rende necessaria quando il tumore è troppo esteso o vi è un interessamento dell'ilo renale. Essa comporta l'asportazione completa del rene, della capsula adiposa che lo avvolge e a volte anche del surrene. Nei casi più avanzati il chirurgo può decidere di asportare anche i linfonodi adiacenti per verificare la presenza di cellule tumorali.

L'operazione viene spesso condotta per via laparoscopica (lascia cicatrici molto piccole e ha tempi di recupero molto brevi) e robotica anche se a volte risulta ancora necessaria un'operazione a cielo aperto con un'incisione sul fianco o lungo la linea mediana.

Si può condurre una vita normale anche dopo l'asportazione di un singolo rene in quanto l'altro è in grado di esplicitare comunque tutte le funzioni necessarie.[3]

Embolizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Viene utilizzata in pazienti inoperabili con gravi emorragie. Il radiologo interventista inserisce un catetere a livello inguinale che, sotto controllo radiografico, viene spinto lungo la vena femorale, le vene iliache e l'aorta fino ad introdurne l'estremità nell'arteria che alimenta direttamente il rene per poi iniettare una sostanza che blocca il flusso di sangue al tumore.[3]

Terapie a bersaglio molecolare[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di terapie mirate a un recettore sulla superficie o all'interno della cellula tumorale con lo scopo di bloccarlo. Esistono anche terapie che intervengono sulla molecola che si lega al recettore per attivarlo. Data la specificità, gli effetti collaterali sono limitati rispetto alla chemioterapia, ma possono comunque presentarsi reazioni allergiche, manifestazioni cutanee, diarrea e altri disturbi.[3]

Sunitib[modifica | modifica wikitesto]

Indicato nei casi di tumore avanzato. Si tratta di un inibitore multitarget della tirosinchiansi ed agisce sulla formazione di nuovi vasi sanguigni indotta dal tumore. Viene assunto in compresse giornaliere e i suoi effetti collaterali includono: eruzioni cutanee, innalzamento della pressione sanguigna, stanchezza e alterazioni della funzione tiroidea.

Pazopanib[modifica | modifica wikitesto]

Utilizzato per il trattamento delle forme avanzate. Si tratta di un inibitore multitarget della tirosinchiansi. Viene assunto in compresse giornaliere e i suoi effetti collaterali includono: innalzamento delle transaminasi, innalzamento della pressione sanguigna, diarrea, alterazione delle funzione tiroidea e imbiancamento dei capelli.

Everolimus[modifica | modifica wikitesto]

Indicato per il trattamento di pazienti con forme tumorali avanzate in progressione durante o dopo terapie con farmaci anti-VEGF. Agisce inibendo la proteina mTOR che partecipa ai processi di proliferazione, angiogenesi e metabolismo cellulare. Viene assunto in compresse giornaliere e i suoi effetti collaterali includono: stomatite, infezioni, astenia, stanchezza, aumento dei livelli di colesterolo, trigliceridi e della glicemia e in rari casi la polmonite infettiva.

Axitinib[modifica | modifica wikitesto]

Utilizzato per le forme tumorali avanzate. In Italia è registrato per il trattamento di prima linea in associazione con pembrolizuman e per trattamento di seconda linea in pazienti in progressione durante o dopo trattamento con sunitib. Si tratta di un inibitore multitarget della tirosinchiansi. Assunto come compressa, i suoi effetti collaterali più comuni sono: ipertensione arteriosa, diarrea e stanchezza.

Cabozantinib[modifica | modifica wikitesto]

Indicato per il trattamento delle forme tumorali avanzate in pazienti adulti precedentemente trattati con inibitori della tirosinchiansi o in prima linea nei pazienti classificati a rischio intermedio/alto. Agisce anch'esso sulla tirosinchiansi ma anche su altre proteine responsabili della resistenza agli altri inibitori.

Tivozanib[modifica | modifica wikitesto]

Utilizzato per le forme tumorali avanzate. Si tratta di un inibitore VEGF somministrato sottoforma di compresse i cui effetti collaterali includono: ipertensione arteriosa, modificazioni della voce, stanchezza e diarrea.

Immunoterapia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine si riferisce alla somministrazione di sostanze sintetiche, appartenti alla catgoria degli inibitori di check-point immunitari, in grado di stimolare, orientare o ripristinare il sistema immunitario per difendersi dalla malattia. Gli effetti collaterali sono generalmente di modesta entità e regrediscono dopo terapia con steroidi.[3]

Nivolumab[modifica | modifica wikitesto]

Indicato nelle forme tumorali avanzate soprattutto per il trattamento di seconda o terza linea dopo il ricorso a uno o due inibitori multitarget o da trattamento con multitarget seguito da inibitore di mTOR. Viene sommistrato per via endovenosa ogni 2-4 settimane. Spesso ben tollerato, può causare epatiti, infiammazioni dell'ipofisi, alterazioni della funzionalità tiroidea, infiammazioni delle articolazioni e dei muscoli o polmoniti non batteriche.

Prembrolizumab[modifica | modifica wikitesto]

Indicato per le forme tumorali avanzate. Viene somministrato per via endovenosa ogni 3 settimane. I suoi effetti collaterali includono: diarrea, nausea, prurito, eritema, atralgia e stanchezza.

Radioterapia[modifica | modifica wikitesto]

Trova applicazione come trattamento palliativo o come trattamento mirto di alcune sedi di metastasi (ossa e cervello) , in genere ricorrendo a tecniche come la radioterapia stereotassica. Tra gli effetti collaterali vi sono: nausea, vomito e stanchezza.[3]

Chemioterapia[modifica | modifica wikitesto]

Consiste nell'impiego di particolari farmaci antitumorali (citotossici o antiblastici) somministrati per lo più per via endovenosa. Viene impiegata unicamente per il tumore dei dotti collettori, poichè le altre forme tumrali risultano estremamente resistenti a questo tipo di trattamento.[3]

Ormonoterapia[modifica | modifica wikitesto]

Per molto tempo considerata efficace visto la presenza di recettori per gli estrogeni sulle cellule del carcinoma renale, i suoi risultati sono stati messi in dubbio da recenti studi. L'oncologo può comunque ritenere opportuno prescrivere megestrolo o medrossiprogesterone acetato che portano un beneficio sintomatologico e possono essere utilizzati come terapia di supporto. Presenta di solito effetti collaterali modesti e di lieve entità.[3]

Prognosi[modifica | modifica wikitesto]

Sono molti i fattori che influiscono sulla prognosi, ma il tasso di sopravvivenza a 5 anni nelle persone affette da tumori di piccole dimensioni confinati al rene è superiore al 90% benché ad oggi non esistano ancora marcatori tumorali specifici.[6] Oltre il 50% dei pazienti che ricevono una diagnosi precoce guarisce dalla malattia. Quando il tumore è diagnosticato precocemente la possibilità di recidiva dopo i trattamenti è inferiore al 10% nei primi 10 anni.[37]

Postumi e follow up[modifica | modifica wikitesto]

Concluso il trattamento il paziente dovrà comunque sottoporsi a controlli periodici che includono visite mediche, analisi ed alcuni esami strumentali. Inizialmente ogni 3/6 mesi, si ridurranno nel tempo passando da una volta l'anno fino a cessare del tutto.

Prevenzione[modifica | modifica wikitesto]

Ad oggi non è possibile prevenire il tumore renale se non evitando i fattori di rischio come il fumo.[37]

Riferimenti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) Wild CP, Weiderpass E e Stewart BW, World Cancer Report: Cancer Research for Cancer Prevention, ISBN 978-92-832-0447-3. URL consultato il 6 maggio 2024.
  2. ^ (EN) James J. Hsieh, Mark P. Purdue e Sabina Signoretti, Renal cell carcinoma, in Nature Reviews Disease Primers, vol. 3, n. 1, 9 marzo 2017, DOI:10.1038/nrdp.2017.9. URL consultato il 6 maggio 2024.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n AIMaC, S. Bracarda e M. Gallucci, Il cancro del rene (PDF), collana La collana del girasole, vol. 26, AIMaC, 2021. URL consultato il 6 maggio 2024.
  4. ^ a b (EN) R. Pozzi-Mucelli, A. Rimondini e A. Morra, Radiologic evaluation in planning surgery of renal tumors, in Abdominal Imaging, vol. 29, n. 3, 2004-05, DOI:10.1007/s00261-003-0104-0. URL consultato il 7 maggio 2024.
  5. ^ (EN) Brett Delahunt, John N. Eble e Margaret R.E. McCredie, Morphologic typing of papillary renal cell carcinoma: Comparison of growth kinetics and patient survival in 66 cases, in Human Pathology, vol. 32, n. 6, 2001-06, pp. 590–595, DOI:10.1053/hupa.2001.24984. URL consultato il 7 maggio 2024.
  6. ^ a b c Carcinoma renale - Patologie delle vie urinarie e dei reni, su Manuale MSD, versione per i pazienti. URL consultato il 7 maggio 2024.
  7. ^ a b c (EN) Freddie Bray, Jacques Ferlay e Isabelle Soerjomataram, Global cancer statistics 2018: GLOBOCAN estimates of incidence and mortality worldwide for 36 cancers in 185 countries, in CA: A Cancer Journal for Clinicians, vol. 68, n. 6, 2018-11, pp. 394–424, DOI:10.3322/caac.21492. URL consultato il 6 maggio 2024.
  8. ^ Vakhtang Merabishvili, Review Cancer incidence in Five Continents Vol. XI / Ed. by F. Bray, M. Colombet, L. Mery, M. Piñeros, A. Znaor, R. Zanetti and J. Ferlay. IARC Sci. publ. № 166, Lyon, France, 1545 p., in Problems in oncology, vol. 67, n. 6, 30 dicembre 2021, pp. 855, DOI:10.37469/0507-3758-2021-67-6-855. URL consultato il 6 maggio 2024.
  9. ^ (EN) Peng Li, Ariana Znaor e Ivana Holcatova, Regional Geographic Variations in Kidney Cancer Incidence Rates in European Countries, in European Urology, vol. 67, n. 6, 2015-06, pp. 1134–1141, DOI:10.1016/j.eururo.2014.11.001. URL consultato il 6 maggio 2024.
  10. ^ a b c (EN) Ariana Znaor, Joannie Lortet-Tieulent e Mathieu Laversanne, International Variations and Trends in Renal Cell Carcinoma Incidence and Mortality, in European Urology, vol. 67, n. 3, 2015-03, pp. 519–530, DOI:10.1016/j.eururo.2014.10.002. URL consultato il 6 maggio 2024.
  11. ^ (EN) Ghislaine Scelo, Peng Li e Estelle Chanudet, Variability of Sex Disparities in Cancer Incidence over 30 Years: The Striking Case of Kidney Cancer, in European Urology Focus, vol. 4, n. 4, 2018-07, pp. 586–590, DOI:10.1016/j.euf.2017.01.006. URL consultato il 6 maggio 2024.
  12. ^ (EN) Ariana Znaor, Mathieu Laversanne e Freddie Bray, Less overdiagnosis of kidney cancer? an age‐period‐cohort analysis of incidence trends in 16 populations worldwide, in International Journal of Cancer, vol. 141, n. 5, 2017-09, pp. 925–932, DOI:10.1002/ijc.30799. URL consultato il 6 maggio 2024.
  13. ^ (EN) Naomi B. Haas e Katherine L. Nathanson, Hereditary Kidney Cancer Syndromes, in Advances in Chronic Kidney Disease, vol. 21, n. 1, 2014-01, pp. 81–90, DOI:10.1053/j.ackd.2013.10.001. URL consultato il 6 maggio 2024.
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