Utente:Benedetta Bonfigli/Sandbox

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Carlo Adolfo Schlatter (Roma, 14 ottobre 1873 – Firenze, 18 aprile 1958) è stato un pittore, incisore, artigiano e teosofo svizzero.

Artista eclettico originario di San Gallo [1], fortemente ispirato dal movimento teosofico, dedica tutta la sua vita alla pratica pittorica e incisoria, intesa come creazione spirituale e forma di elevazione per l’anima, insieme alla scrittura di testi di argomento filosofico, da lui stesso illustrati. A tali attività, affianca anche la lavorazione del ferro battuto, la realizzazione di vetrate artistiche e la riproduzione di opere d’arte per il mercato antiquario.

Autoritratto a trent’anni, 1903, olio su tela

Il suo testamento artistico, composto da più di trecento opere, tra dipinti su tela e tavola, incisioni, manoscritti, testi a stampa e manufatti in metallo, è oggi conservato a Firenze presso la sede dell’Associazione di Promozione Sociale Casa Museo Schlatter, fondata nel 2019 dalla pronipote del pittore Alessandra Schlatter, con la finalità di custodire e valorizzare l’attività artistica del bisnonno.

Carlo Adolfo Schlatter nel suo atelier di Viale dei Mille

Inoltre, un nucleo consistente di documenti autografi e relativi all’opera di Carlo Adolfo, sono stati donati dagli eredi nel 2015 all’Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti” del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze, dove è stato creato un fondo archivistico dedicato a Schlatter, costituito da quattro faldoni, inserito all’interno del Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche (SIUSA).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio del console generale svizzero presso lo Stato Pontificio Louis Georges Schlatter, uomo d’affari, Carlo Adolfo nasce nel 1873 a Roma, dove il padre si era trasferito in seguito alla nomina papale. Sua madre, Emilie Philippine De Lamorte, di origine franco-elvetica ma nata a Livorno, discendeva da una famiglia di commercianti austriaci che, nel secondo decennio dell’Ottocento, aveva fondato la nota azienda Senn & Kotzian a Livorno [2]. Dalla stessa famiglia Kotzian proveniva anche il pittore Alfred Müller, biscugino di Schlatter [3].

In seguito al rovescio finanziario subìto da Louis Georges, a causa degli eventi legati all’annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia, il 4 settembre 1876 la famiglia Schlatter si trasferisce a Firenze, dove risiedevano già alcuni fratelli del console. Questi, emotivamente provato per la perdita del ricorso contro il Regno italiano, da lui effettuato al fine di vedersi riconosciuta un’indennità per i terreni espropriati, muore il 9 maggio 1877; qualche anno dopo Emilie, rimasta vedova, incontra e sposa in seconde nozze Ugolino Golini, notaio della Cassa di Risparmio di Firenze, dal quale ha un altro figlio, Ferdinando. Nel frattempo Carlo Adolfo, una volta conseguita la licenza presso la Scuola commerciale “Leon Battista Alberti”, si avvicina all’arte: inizia il suo apprendistato con il maestro Giuseppe Ciaranfi (insegnante anche del cugino Alfred Müller), presso il quale segue lezioni private. A causa dell’incompatibilità di vedute riscontrata tra i due artisti, Ciaranfi decide ad un certo punto di non impartire più insegnamenti al giovane Schlatter il quale, per intercessione del patrigno, stringe poi contatti con il pittore Stefano Ussi. Nel 1896 partecipa alla sua prima esposizione, la Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze, dove presenta il dipinto Autunno (andato in mostra anche a Brera l’anno seguente).

Autunno, ante 1896, olio su tavola

Nel 1897 si iscrive ai corsi della Scuola Libera del Nudo dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, lezioni aperte e laboratoriali, dove insegnano Ussi, punto di riferimento per i giovani artisti toscani dell’epoca, Giovanni Fattori, Giuseppe Ciaranfi, Augusto Rivalta. In tale contesto ha modo di conoscere, tra gli altri studenti, Galileo Chini e Ardengo Soffici, oltre che artisti già affermati come Arnold Böcklin. Nello stesso anno partecipa alla mostra della Società di Belle Arti di Firenze con Idillio; nel 1898 presenta C’est ainsi qu’innocents… all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino e nel 1900 partecipa all’Esposizione della Società di Belle Arti di Firenze con lo stesso quadro.

Idillio, ante 1897, olio su tela

In ambito accademico, inoltre, Carlo Adolfo diventa amico di Raoul Dal Molin Ferenzona, artista vicino alla teosofia e dedito all’arte incisoria, con il quale condivide le stesse passioni. In seguito all’avvicinamento alla teosofia, infatti, Schlatter si dedicherà principalmente alla produzione di incisioni e manoscritti di argomento filosofico-spirituale, soprattutto negli anni della dittatura fascista.

Durante una passeggiata verso il Cimitero agli Allori, dove è sepolto il padre, conosce la sua futura moglie, Emma, figlia del generale di corpo d’armata Onorato Moni e giovane studentessa del Collegio di Poggio Imperiale di Firenze, con la quale si sposa nel 1899. Appena maggiorenne, Carlo Adolfo si fa liquidare l’eredità, con lo scopo di costruire il suo atelier nell’attuale Viale dei Mille (al tempo Viale Militare a Campo di Marte, zona di campagna), adibito anche ad abitazione. Abbiamo testimonianza anche della precedente residenza del pittore in via Lungo il Mugnone, dove rimane sicuramente fino al 1896. Dopo poco più di un anno dalle nozze, nasce suo figlio Alfredo.

C’est ainsi qu’innocents, 1898 ca., olio su tela

Nel 1907 Schlatter partecipa all’Esposizione di Belle Arti di Firenze con Luce nel chiostro (conosciuta anche come La carità – Chiostro di Perugia), acquistata dal sovrano del Siam, di cui esiste una copia omonima e coeva. Nel 1908 espone due dipinti, Tempo grigio e Ore quiete, alla mostra della Società di Belle Arti di Verona.

Tra il 1909 e il 1911, durante i soggiorni estivi nella casa di Porto Venere, Carlo Adolfo si dedica anche alla pittura en plein air, spesso in compagnia del pittore di origini francesi Fernand Riblet, tramite il quale si avvicina all’ambiente artistico internazionale. Nel 1911, infatti, riceve l’invito ufficiale a partecipare al Salon d’Automne, tenutosi a Parigi nello stesso anno, dove però decide di non presentarsi.

Uomo dal carattere schivo e riservato, Schlatter conduce con la famiglia una vita defilata e modesta: vende pochissimi quadri, dai quali si distacca con grande dispiacere, poiché considera la creazione artistica un atto puramente spirituale, uno strumento per appagare la propria anima, non un’attività lavorativa da cui trarre un reddito. Quando la situazione economica lo necessita, si guadagna da vivere attraverso la vendita di manufatti artigianali in ferro battuto ed eseguendo riproduzioni di opere d’arte famose per il mercato antiquario, con probabilità poi vendute come autentiche agli acquirenti stranieri. Scinde dunque la pratica artigianale seriale dalla creazione artistica, considerando la prima una mera riproduzione della seconda, azione priva di autenticità e valore spirituale in quanto ripetizione di un’idea primaria originale.

Nel 1913 Carlo Adolfo espone di nuovo a Firenze e, nel mese di luglio dello stesso anno, insieme ad altri collaboratori fonda l’attività “Ferri artistici di Colle Val d’Elsa”, di cui è direttore e progettista. Nell’occasione viene aggiunta al titolo dell’impresa la specifica “Brevetto Schlatter”, già depositato dall’artista il 29 settembre dell’anno precedente. Esempio di tale produzione artigianale sono i draghi posti sulla facciata del villino di Viale dei Mille, come anche altri manufatti in ferro battuto ispirati allo stile romanico e gotico, presenti nello stesso atelier.

Durante la Prima Guerra Mondiale è escluso dalla leva a causa della qualifica di “straniero”, attribuitagli per le sue origini svizzere. Nel 1915 partecipa alla Seconda Esposizione Invernale Toscana della Società delle Belle Arti con l’acquaforte Della guerra, per la quale è premiato l’anno successivo e, nel 1917, all’Esposizione del Soldato con due incisioni, Tomba d’eroi e La roccia fantasma (con probabilità corrispondente a quella attestata in seguito con il nome Il fantasma), quest’ultima acquistata dal re d’Italia Vittorio Emanuele III.

La roccia fantasma, ante 1917, acquaforte

L’8 aprile 1923 muore di setticemia l’amata moglie Emma, probabilmente a causa di un’infezione contratta durante un bagno in Arno e, venti giorni dopo, muore anche la madre Emilie. I due episodi toccano profondamente l’artista, che si dedicherà con sempre più dedizione e abnegazione al lavoro e agli studi filosofici.

Nel 1924 partecipa al Premio Ussi, insieme all’amico Primo Conti, esponendo Processione Toscana (prima versione del dipinto La processione del Corpus Domini); l’anno seguente è alla Société de Beaux arts di Torino con l’acquaforte Gli Spettri. Prende parte in seguito ad altre mostre collettive in Toscana, dove viene premiato. Nel 1932 espone i quadri La danza della luna e Il giuramento del Grütli all’Esposizione degli artisti stranieri residenti a Firenze, promossa dal Sindacato fascista di Belle Arti, dove è presente anche Fernand Riblet.

La processione del Corpus Domini, 1920-1930 (?), olio su tela

Durante il periodo fascista inizia a pubblicare testi ispirati alla dottrina teosofica, sei volumi, di intento divulgativo: Gocce di rugiada (Firenze, Tipografia Giuntina, s.d.); Ride la morte (Livorno, Stamperia Belforte, 1929); Viaggio sentimentale (Firenze, Tipografia Giuntina, 1933); I Fiori della vita (Firenze, Tipografia Giuntina, 1934); Base unica (Firenze, Tipografia Giuntina, s.d.); Mater Purissima. Cinque leggende sulla via dell’Amore (Firenze, stamperia di Samuel Tyszkiewicz, 1935).

Nel 1935 pubblica la poesia Arte per la Rivista di Studi Spirituali “Il Loto”.

Tra gli anni Trenta e Quaranta redige inoltre ventisei volumi mai pubblicati, dipinti e scritti a mano, dove il testo è affiancato a xilografie e mono-linotipie. Tra questi, il cui contenuto riassume le varie conoscenze teosofiche apprese, risale al 1937 la raccolta di sette fascicoli denominata I Quaderni dello Scorpione, divisa in sette racconti: Il gioco delle maschere; I confini della liberazione; Battute ritmi dell’eterno; L’attimo fuggente; La riabilitazione di Satana; La resurrezione della carne; I canti dell’amore.

Le incisioni in cavo sono di frequente realizzate a monotipo, con dettagli ritoccati a pennello dopo la stampa: tale tecnica consentiva, dunque, di creare dei veri e propri unica, opere d’arte non riproducibili, che esprimevano pienamente quel concetto di sacralità e spiritualità dell’arte su cui Schlatter basa tutta la sua attività. A ciò si univa, inoltre, l’utilizzo di un procedimento di stampa consistente nella sovraimpressione progressiva di inchiostro sulla carta, così da ottenere un’immagine finale policromatica e, dunque, unica.

Tutti i manoscritti e i testi a stampa, di cui nella maggior parte dei casi viene realizzata anche la copertina di cartone, i rivestimenti e le rilegature, presentano il sigillo con la sigla dell’artista «CSA».

Nella seconda metà degli anni Trenta sono attestati contatti e corrispondenze tra il pittore svizzero e i maggiori esponenti italiani della Società Teosofica, quali Bernardino Del Boca, Roberto Hack, al tempo segretario del gruppo teosofico fiorentino, e Roberto Assagioli. Inoltre, stringe rapporti di amicizia con la contessa Maria Luisa Gamberini e, in modo particolare, con la poetessa Angela Talli Bordoni.

Ascensione della Vergine, 1937, xilografia tratta da I Quaderni dello Scorpione

Durante la Seconda Guerra Mondiale, a causa del bombardamento della Stazione di Campo di Marte, il villino di Viale dei Mille viene gravemente danneggiato. Carlo Adolfo riesce a salvarsi e a recuperare i suoi dipinti, trasferiti per il momento altrove.

Nel 1947 l’atelier viene ristrutturato e, nell’occasione, costruito il piano superiore. Oggi è sede dell’A.P.S. Casa Museo Schlatter, luogo d’incontro per l’arte e la cultura, oltreché pittoresca attività ricettiva per turisti e appassionati d’arte.

Negli ultimi anni di vita non si hanno notizie rilevanti in merito all’attività di Schlatter: il pittore accentua sempre di più una condotta di vita ascetica e anacoretica, rifiutando in modo categorico ogni tipo di condizionamento sociale e materialistico, rimanendo sempre fedele alla dottrina teosofica. Questa visione aulica e trascendente è espressa in ogni sua forma di comunicazione verso il prossimo, tanto da essere soprannominato “il filosofo”.

Morto nel 1958, è oggi sepolto nel Cimitero agli Allori di Firenze, insieme alla moglie Emma e ad altri membri della famiglia Schlatter, come la maggior parte degli esponenti della comunità svizzera residente in città, legata al mondo imprenditoriale e finanziario [4]. In linea con il testamento autografo del pittore, risalente al 1951, sulla lapide sono iscritte soltanto le sue iniziali «C.S.A.» con le date di nascita e morte [5].

Pittura e Teosofia[modifica | modifica wikitesto]

Il contesto culturale fiorentino in cui Carlo Adolfo Schlatter vive tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento si presenta piuttosto eterogeneo e ricco di stimoli intellettuali.

Dopo il suo apprendistato con i maestri toscani del tardo realismo, durante la frequentazione della Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze (1897-1901) il pittore conosce gli artisti più riformisti del tempo, delineando così il suo stile: da una prima fase ancora legata alla tradizione pittorica dei Macchiaioli e della pittura di paesaggio dal vero tipicamente toscana, evolve verso un simbolismo sempre più idealizzante e contemplativo, vicino per certi aspetti al Divisionismo italiano.

I suoi dipinti di fine secolo, contraddistinti da una vena decadente e appunto simbolista, hanno come soggetto paesaggi crepuscolari, inseriti entro una dimensione sentimentale e spirituale che, attraverso la natura, rimanda a significati più alti.

La tecnica pittorica utilizzata presenta una pennellata varia e ricca di stesure cromatiche, in alcuni punti lineare e definita, in altri più veloce e pastosa, caratterizzata da macchie sfumate con le dita.

Nei primi anni del Novecento Schlatter attraversa una fase “romantica”, più spiccatamente influenzata dal pittore svizzero Arnold Böcklin, ormai anziano, conosciuto a Firenze e frequentatore anch’egli dell’Accademia. È attestata, infatti, la presenza in città di una comunità di artisti nordici intorno alla fine del XIX secolo, tra cui Adolf von Hildebrand, Hans von Marées e Konrad Fiedler, i quali reinterpretano in chiave onirica i paesaggi della campagna toscana e i modelli antichi.

Tra il 1907 e il 1909 Carlo Adolfo realizza dunque opere simboliste, con suggestioni tratte dalla mitologia classica, dal Romanticismo tedesco e dal surrealismo di Böcklin: La casa del fantasma; L’isola dell’amore; Il satiro e la ninfa; Il preludio; I filosofi; Oremus; La tomba degli eroi; Il sarcofago; Il silenzio; Le insidie del mare. L’intento dell’artista è la raffigurazione di «sogni – chimere – misteri meravigliosi della vita» [6], volta a cogliere la vera essenza del contingente andando al di là del dato reale, in linea con le tendenze artistiche locali.

L’isola dell’amore, 1908, olio su tavola

Le stesse tematiche sono riscontrabili anche nelle incisioni realizzate da Schlatter in questo periodo, la maggior parte delle quali replicano i soggetti delle opere pittoriche, come nel caso della serie denominata I Misteri. Non è chiaro quale delle due tecniche artistiche sia stata preliminare all’esecuzione dell’altra ma, sicuramente, possiamo individuare come termine per la datazione di alcune acqueforti l’anno 1917, quando Carlo Adolfo partecipa all’Esposizione del Soldato con Tomba d’eroi e La roccia fantasma.

Lo stile dell’artista nella produzione incisoria è caratterizzato da un tratto deciso e profondo, derivato dall’uso di strumenti per incidere le lastre, ma allo stesso tempo sottile e raffinato. Questa tendenza al grafismo si riscontra anche nei dipinti su tela, dove spesso si nota una rifinitura eseguita con piccoli tratti a pennello.

A partire dall’inizio del XX secolo e, soprattutto, dopo la Prima Guerra Mondiale, il linguaggio espressivo di Schlatter è sempre più derivato dalla dottrina teosofica: le opere pittoriche, le incisioni e i testi inediti da lui prodotti sono pieni di riferimenti esoterici e filosofici poiché, come lui stesso afferma, «L’Arte nella sua più alta espressione tende a far presentire – intravedere – le sublimi Regioni della Spiritualità»[7].

La Società Teosofica, fondata nel 1875 a New York da Helena Petrovna Blavatsky, influisce profondamente sul clima culturale e sull’evoluzione delle arti figurative in Italia nel primo Novecento, almeno fino agli anni Trenta.

Viatico principale per la diffusione dei principi teosofici sono le avanguardie artistiche, oltreché singoli artisti con una forte tensione spirituale e simbolista, la cui tendenza s’insinua e tenderà poi a prevalere sulla pittura di realtà.

Anche a Firenze si riscontra una grande apertura verso lo spiritismo e le religioni alternative: nei caffè e nei circoli letterari gravitano personaggi, italiani e stranieri, legati all’occultismo, alla massoneria e alla veggenza. Arturo Reghini è il principale rappresentante del gruppo teosofico fiorentino, fondatore della Biblioteca Teosofica con sede in Piazza Donatello, nel 1903, luogo d’incontro prediletto per intellettuali e studiosi quali Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini, Guido Ferrando, Balbino Giuliano, Roberto Assagioli.

Carlo Adolfo rimane sicuramente colpito da tali ambienti culturali, anche se non vi è attestata la sua effettiva frequentazione né la partecipazione alle correnti avanguardistiche del tempo.

Alla metà degli anni Venti realizza la serie Viaggio sentimentale, composta da sessantasette dipinti su carta, destinati ad illustrare il testo del volume omonimo edito nel 1933, ispirati al Simbolismo di Pierre Bonnard e Maurice Denis. Nel testo il pittore affronta il tema della morte, da lui intesa come semplice abbandono del corpo materiale, un passaggio necessario attraverso il quale l’anima termina la sua vita terrena ed accede ad una nuova dimensione spirituale.

Lo stesso concetto è ribadito successivamente nel testamento, scritto di suo pugno nel 1951: «Ricordatevi che la vita materiale non ha quell’importanza che siamo portati a darle – ma bensì lo spirito è quello che dura eternamente e può darvi quella felicità che invano cercherete altrove» [8].

Nel 1929, inoltre, Schlatter pubblica Ride la morte, il primo dei sei opuscoli a tematica teosofica, stampato in cinquanta esemplari numerati e fuori commercio, dove esprime chiaramente la sua visione: l’arte è intesa come creazione che consente di elevarsi spiritualmente, intuizione in perenne dialogo con altre realtà, strumento privilegiato per la conoscenza del divino e del significato profondo dell’essere.

Tale concezione è tradotta nelle sue opere pittoriche attraverso una forte carica religiosa, finalizzata alla rivelazione delle verità primordiali, che rimanda alle correnti tardoromantiche e simboliste di fine Ottocento, in cui l’arte assume il ruolo di vera e propria religione alternativa e l’artista quello di sacerdote-vate. In particolare, Carlo Adolfo si avvicina con probabilità al gruppo dei Rosa – Croce fondato da Joséphin Pèladan, letterato ed esoterista francese, promotore di una pittura intrisa di idealismo e misticismo.

In Teosofia pura, uno dei manoscritti rimasti inediti, Schlatter afferma a riguardo: «questi insegnamenti dovranno ridursi a Religioni – Immagini, simboli, ossia Arte nel suo più alto significato. Questa allora diventa il faro luminoso che guiderà l’umanità» [9].

In linea con il versante figurativo della pittura teosofica, l’artista predilige sempre un linguaggio comunque basato sulla realtà, lontano dalle coeve distorsioni avanguardiste.

Negli anni di passaggio dal primo conflitto mondiale alla dittatura fascista, il suo stile pittorico vira verso un gusto arcaizzante e dal tratto volutamente naïf, con un chiaro riferimento al generale contesto di ‘Ritorno all’ordine’ e di recupero del passato attraverso la semplicità compositiva dei Primitivi. Ciò emerge anche dalle scelte iconografiche effettuate tra il secondo e terzo decennio del Novecento, quali la maternità, i figli, la famiglia, le nature morte, i paesaggi, i soggetti mitologici.

Questa tipologia di narrazione mira a celebrare, senza alcuna implicazione ideologica o politica, gli aspetti più identitari della toscanità: esempio in tal senso è il tema delle festività fiorentine, di cui l’artista realizza un ciclo pittorico.

Altri soggetti cari a Carlo Adolfo in questo periodo sono i pagliacci, i funamboli e le maschere, allusione alle problematicità inconsce dell’uomo, raffigurati anche da pittori quali Pablo Picasso e Primo Conti, quest’ultimo amico del pittore svizzero, e parallelamente in letteratura da Luigi Pirandello, anch’egli teosofo.

Lo scoppio del carro, 1916-1918, olio su tela

Dal punto di vista religioso, Schlatter è educato secondo i principi della chiesa protestante, sviluppando poi una fede cristiana, aperta ad un approccio sincretico e orientalista, come fa presupporre il legame con il mistico indiano Jiddu Krishnamurti, sua figura spirituale di riferimento. Quest’ultimo, tra l’altro, appare in una delle incisioni che illustrano il manoscritto Krishnagj philosophe malgré lui.

In linea con le idee di Krishnamurti, nel secondo fascicolo de I Quaderni dello Scorpione, denominato I confini della liberazione, scritto nel 1937, Carlo Adolfo sintetizza così il fine ultimo del suo percorso di vita e di crescita spirituale: «Raggiungere una meta definitiva sarebbe la negazione della vita – che vuol essere eterno divenire. In questo incessante movimento consiste la tua felicità» [10].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Il corpus di opere di Carlo Adolfo Schlatter è oggi conservato presso la sede dell’A.P.S. Casa Museo Schlatter a Firenze, originario atelier dell’artista, visitabile su prenotazione, dove sono esposti i seguenti dipinti:

  • Emma (Nuova Eva), olio su tela, diametro cm 78 (con cornice)
  • Autoritratto a trent’anni, olio su tela, cm 83x71 (senza cornice, copia)
  • Cigni, olio su tela, cm 236x126 (con cornice)
  • Idillio, olio su tela, cm 281,5x200 (con cornice)
  • La processione del Corpus Domini, olio su tela, cm 360x200 (senza cornice)
  • Le età della vita (Contrasti), dittico, olio su tela, cm 170x140,5 (con cornice)
  • C’est ainsi qu’innocents…, olio su tela, cm 216x124 (senza cornice)
  • Ruit ora, olio su tela, cm 137,5x89 (con cornice)
  • L’isola dell’amore, olio su tavola, cm 104,5x80 (con cornice)
  • Porto Venere, olio su tavola, cm 78x88 (con cornice)
  • Vedute toscane, olio su tela, cm 32x54 ca. (con cornice, pendant)
  • Pescatori, olio su tavola, cm 61x61 (con cornice)
  • Rovine con bambini che giocano, olio su tela, cm 33x45
  • Carnevale in Piazza san Firenze, olio su tela, cm 106x126,6 (con cornice)
  • Lo scoppio del carro, olio su tela, cm 106x115 (con cornice)
  • Processione della Misericordia in Piazza san Lorenzo, olio su tela, cm 106x115 (con cornice)
  • Regata sull’Arno, olio su tela, cm 130,5x104 (con cornice)


Nello stesso luogo sono presenti, inoltre, ventisei manoscritti, riconducibili agli anni Venti e Trenta del Novecento, testi illustrati e rilegati in cui espone le sue idee teosofiche:

  • Lo specchio di Dio
  • L’immensità del nulla
  • Rincarnazione
  • Arhabuntha l’eterno pellegrino
  • Fusione d’anime
  • La giostra delle parole delle idee e delle forme
  • L’idolo
  • Sete di conoscenza
  • Il gioco degli specchi nell’Evangelio
  • L’assurdo nel vero
  • Il mondo dei fantocci
  • La collana delle gemme magiche
  • Il Dio ignoto
  • La rivolta del pensiero
  • La canzone del sì e del no
  • Verità
  • Inquadratura d’Infinito
  • La difesa dell’Egoismo
  • Sintesi di luce in Firenze in fiore
  • Krishnagj philosophe malgré lui
  • Il gioco dei contrari
  • I sette Quaderni dello Scorpione
  • Il regno delle ombre
  • Teosofia pura
  • Esistenzialismo
  • Vite

Pagine Correlate[modifica | modifica wikitesto]


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La famiglia Schlatter, di cui abbiamo testimonianza fin dal Quattrocento nei documenti archivistici della città di San Gallo, si trasferisce dalla Svizzera in Italia intorno alla metà del XIX secolo: tre degli undici fratelli di Louis George sono attestati tra Genova, Livorno e Firenze.
  2. ^ I due fratelli Louis George e George Louis Schlatter, provenienti da una famiglia di mercanti di stoffe, sposano rispettivamente le due sorelle Emilie e Mathilde De Lamorte, nipoti di Agostino Kotzian (1792-1878), imprenditore che contribuì alla realizzazione della Ferrovia Leopolda e fondatore dei Magazzini Kotzian a Livorno.
  3. ^ Agostino Kotzian è il bisnonno di Alfred Müller (1869-1939).
  4. ^ Oltre a Carlo Adolfo, presso il Cimitero agli Allori sono sepolti: Louis George Schlatter (1826-1877) ed Emilie De Lamorte Golini (1872-1879); George Schlatter (1835-1906) e Mathilde De Lamorte Schlatter (1844-1917); Antoine de Lamorte (1810-1893), padre di Mathilde ed Emilie; Caroline Kotzian De Lamorte (1823-1896), figlia di Agostino Kotzian e moglie di Antoine De Lamorte, suo cugino; Emma Moni Schlatter (1879-1923), moglie del pittore.
  5. ^ Testamento di C.A. Schlatter, 7 settembre 1951 (Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti”, Gabinetto G.P. Vieusseux, Fondo Schlatter, faldone 1, cartella B, f. 2).
  6. ^ C.A. Schlatter, Arte, in “Il Loto”, Rivista di Studi Spirituali, VI, n. 1 (31 marzo 1935), XIII, Firenze, p. 29.
  7. ^ C.A. Schlatter, sottotitolo presente nel frontespizio della serie di incisioni intitolata I Misteri.
  8. ^ Testamento di C.A. Schlatter, 7 settembre 1951 (Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti”, Gabinetto G.P. Vieusseux, Fondo Schlatter, faldone 1, cartella B, f. 2).
  9. ^ Pubblicato in E. Fadda, Arte e Teosofia a Firenze: il caso di Carlo Adolfo Schlatter, Napoli 2013, p. 160.
  10. ^ C.A. Schlatter, I confini della liberazione, in I Quaderni dello Scorpione, m.s., 1937, p. 22.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Achille Pellizzari, Portovenere, visioni e memorie, in “Cultura Italica”, vol. 1 (15 gennaio 1907) fasc. 1, pp. 31-51
  • Raffaello Franchi, Il concorso Ussi, in “Illustrazione Toscana”, a. 2 (novembre-dicembre 1924) n. 11-12, pp. 1-7
  • Tancréde Viala, Société des Beaux-Arts de Turin. Charles-Adolphe Schlatter, in “Revue du Vrai et du Beau”, a. 4 (10 febbraio 1925) n. 53, p. 27
  • Elisabetta Fadda, Arte e teosofia a Firenze: il caso di Carlo Adolfo Schlatter in Un impero verso Oriente. Tendenze orientaliste e arte russa fra Otto e Novecento, atti del convegno di studi di Napoli (2011), a cura di Lapo Sestan e Lucia Tonini, Napoli 2013, pp. 155-165
  • Federica Franci, tesi di laurea magistrale, Carlo Adolfo Schlatter, pittore e teosofo, Università degli Studi di Firenze, a.a. 2015/2016
  • Grazia Gobbi Sica, In loving memory. Il cimitero agli Allori di Firenze, Firenze 2016, ad indicem
  • David Tarallo, Storie degli studi sugli svizzeri a Firenze: fonti e metodologie di ricerca, in La comunità svizzera a Firenze: ieri e oggi, atti del convegno di studi di Firenze (2016), a cura di David Tarallo, Firenze 2017, pp. 65-76
  • Federica Franci, Carlo Adolfo Schlatter: una storia da raccontare in Mostra di artisti contemporanei: Stefania Bancalà, Maria Bidini, Anna Cecchetti, Gianna Cocchi, Mario Masini, Franco Rossi, Fabrizio Scheggi. L’atelier ritrovato nella Casa Studio del pittore teosofo Carlo Adolfo Schlatter (1873-1958), a cura di CRAL già BT, in Collana d’arte “Imago Picta”, Firenze 2018, pp. 29-63
  • Federica Franci, Carlo Adolfo Schlatter, artista, pensatore e mistico nella Firenze del “mondo di ieri”, in “Antologia Vieusseux”, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, Firenze, Nuova serie - a. 25, n. 74 (maggio-agosto 2019), pp. 33-46
  • Alfred Müller (30 giugno 1869 Livorno – 7 febbraio 1939 Parigi). Una storia livornese, a cura di Associazione Les Amis d’Alfredo Müller, Francia 2019, ad indicem
  • Alessandra Schlatter, E Carlo Adolfo Schlatter costruì la prima casa sul viale Militare, in C’era una volta un rione a Firenze, a cura di Fabrizio Borghini, vol. 2, Signa (FI) 2021, pp. 154-156
  • Federica Franci, L’arte spirituale di Carlo Adolfo Schlatter: pittore dimenticato e teosofo, in “Contesti d’Arte”, rivista della Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici dell’Università di Firenze, Anno 2, Numero 2 (2022), pp. 131-147

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]