Utente:Banana83/Sandbox

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Origine del nome[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante la presenza romana sia stata molto forte, il toponimo Camposampiero è certamente di origine medievale[1]

Il primo documento scritto a riportarlo è un atto notarile del 15 giugno 1117, ma si tratta di un riferimento indiretto: si cita infatti un Folco da Camposampiero, membro dell'omonima famiglia di feudatari (che presero il nome dal paese sul quale esercitavano il loro potere).

Il nome Camposampiero compare anche in un atto di donazione al Monastero S. Croce di Camposion (Campese), risalente all’1 luglio 1127, in cui appare un Tiso, signore di Camposampiero.[2]

Nel 1152 la bolla Justis fratrum di papa Eugenio III, rivolta a Bonifacio (vescovo di Treviso) elenca, tra le altre chiese trevigiane, la plebem de Campo S. Petri cum pertinentiis suis riferendosi in questo caso però alla sola parrocchia di San Pietro.

I documenti precedenti, risalenti all’anno Mille, che riguardavano la bolla di assegnazione ed i diplomi degli imperatori che concedevano l’investitura dei feudi ai conti e che contenevano il nome di Camposampiero, andarono perduti.[3]

Il primo documento storico conservato nel quale la località viene citata in modo diretto è Italia sacra dell'Ughelli, pubblicato a partire dal 1642, dove si parla appunto di Campus Sancti Petri.

L'origine ed il significato del nome “Camposampiero” sono da ricercarsi nell'etimologia dei termini stessi che lo costituiscono, cioè campo e San Piero; e nonostante questa affermazione non sia supportata da documenti, ad oggi viene ritenuta la più credibile.

È probabile che il termine campus fosse stato attribuito alla località durante la rinascita dell'anno Mille: l'abbattimento dei boschi che infestavano gran parte del Padovano permise infatti di ricavare nuovi spazi coltivabili, il termine campus applicata a questa località rifletterebbe quindi le condizione del suolo che da luogo incolto, boschivo e paludoso dopo il 1000 ritorna ad essere appunto campus cioè “terreno produttivo”. La denominazione Sancti Petri è assunta invece dal titolare della pieve, intitolata appunto a San Pietro, in modo da distinguere il paese da altri vicini come Campodarsego e Campo San Martino. Secondo la tradizione (non suffragata da testi a supporto) l'origine di questa pieve sarebbe da attribuirsi a San Prosdocimo fondatore di un sacello dedicato a San Pietro sulle rive del fiume Vandura. Si può affermare quindi che il toponimo Camposampiero si debba prima alle condizioni del suolo e in seguito a condizioni religiose degli abitanti. [4]

Il poeta Baratella nei suoi poemetti attribuisce a questa località i nomi: Campipetra, Campuspetreius che vennero abbreviati in Campetra o Campetrus, i quali vennero adottati da alcuni storici per denominare Camposampiero, ma rimangono comunque una storpiatura del nome “Campus Sancti Petri”. [5]

Nonostante siano presenti tracce di un insediamento romano ad oggi non sono note informazioni che permettano di ipotizzare quale fosse il suo nome.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Camposampiero ha una lunga storia caratterizzata dal sovrapporsi di varie popolazioni come: Aborigeni, Euganei, Veneti e Romani.

I romani ebbero un impatto maggiore in questa zona rispetto alle altre popolazioni; infatti, grazie a loro vennero effettuate opere di bonifica e furono costruite strade e fossati. Le famiglie dei soldati romani, che dovevano difendere i confini, abitarono il territorio del Muson. Queste famiglie non lasciarono nessuna traccia di monumenti ma solo pochi reperti come: ciottoli, pozzi e insediamenti rurali.

Successivamente il Veneto fu soggetto all'attacco e all’invasione di popolazioni barbariche tra cui i Visigoti, gli Svevi, Burgundi, Alani e gli Unni di Attila.[6]

Dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, il nord Italia passò sotto il controllo di diverse potenze tra cui Impero Romano d’Oriente, gli Ostrogoti e i Longobardi che imposero un funzionario a riscuotere le tasse.[7]

Divenne poi parte dell’Impero carolingio, e successivamente invaso dagli Ungari, che portarono alla costruzione di mura e castelli come forma di difesa. [8]

In seguito, il territorio fu affidato al controllo di signori feudatari e dopo la guerra tra Enrico II e Arduino d’Ivrea il feudo passò alla famiglia dei Tiso, la quale fu molto importante per la storia del camposampierese.[9] Dopo la morte di Tiso IX, il feudo divenne un possedimento della famiglia dei Carraresi, che favorì l’attività commerciale e difese il territorio grazie a strategie militari, ma per colpa della fame e del periodo di peste i Carraresi furono sconfitti e Padova fu assediata dai Veneziani. [10]

Durante la dominazione Veneziana, le famiglie più influenti di Camposampiero furono i Querini e i Morosini. Alla fine del 1400 Camposampiero divenne un territorio molto povero e la situazione di povertà fu aggravata da violenti episodi di peste.

Dopo la dominazione veneziana  il territorio di Camposampiero passò sotto la dominazione francese con Napoleone e successivamente sotto quella austriaca che si concluse con l’annessione del Veneto all’Italia nel 1866.

Durante la Prima Guerra Mondiale Camposampiero non fu soggetto ad attacchi aerei e diventò accampamento invernale di parecchi reggimenti, sede di stati maggiori, di comandi di tappa, di sussistenza, di tribunali militari e da ospedali da campo.[11]

La società nel dopoguerra si modernizzò incrementando la crescita economica dovuta principalmente ad attività di agricoltura. I prodotti coltivati furono: il frumento, il granoturco, l’uva, la segala, il fieno, la medica, la patata e i legumi. [12]

bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luigi Rostirola, Camposampiero : saggi storici, Edizioni del Noce, 1972, p. 23, ISBN 88-86115-81-4, OCLC 955812981. URL consultato il 19 giugno 2022.
  2. ^ Luigi Rostirola, Camposampiero : saggi storici, Edizioni del Noce, 1972, p. 26, ISBN 88-86115-81-4, OCLC 955812981. URL consultato il 19 giugno 2022.
  3. ^ Luigi Rostirola, Camposampiero : saggi storici, Edizioni del Noce, 1972, pp. 25-26, ISBN 88-86115-81-4, OCLC 955812981. URL consultato il 19 giugno 2022.
  4. ^ Luigi Rostirola, Camposampiero : saggi storici, Edizioni del Noce, 1972, p. 25, ISBN 88-86115-81-4, OCLC 955812981. URL consultato il 19 giugno 2022.
  5. ^ Luigi Rostirola, Camposampiero : saggi storici, Edizioni del Noce, 1972, p. 24, ISBN 88-86115-81-4, OCLC 955812981. URL consultato il 19 giugno 2022.
  6. ^ Luigi Rostirola, Camposampiero : saggi storici, Edizioni del Noce, 1972, pp. 47-48, ISBN 88-86115-81-4, OCLC 955812981. URL consultato il 19 giugno 2022.
  7. ^ Luigi Rostirola, Camposampiero : saggi storici, Edizioni del Noce, 1972, p. 49, ISBN 88-86115-81-4, OCLC 955812981. URL consultato il 19 giugno 2022.
  8. ^ Luigi Rostirola, Camposampiero : saggi storici, Edizioni del Noce, 1972, p. 51, ISBN 88-86115-81-4, OCLC 955812981. URL consultato il 19 giugno 2022.
  9. ^ Luigi Rostirola, Camposampiero : saggi storici, Edizioni del Noce, 1972, p. 52, ISBN 88-86115-81-4, OCLC 955812981. URL consultato il 19 giugno 2022.
  10. ^ Luigi Rostirola, Camposampiero : saggi storici, Edizioni del Noce, 1972, pp. 139-140, ISBN 88-86115-81-4, OCLC 955812981. URL consultato il 19 giugno 2022.
  11. ^ Luigi Rostirola, Camposampiero : saggi storici, Edizioni del Noce, 1972, p. 479, ISBN 88-86115-81-4, OCLC 955812981. URL consultato il 19 giugno 2022.
  12. ^ Luigi Rostirola, Camposampiero : saggi storici, Edizioni del Noce, 1972, p. 480, ISBN 88-86115-81-4, OCLC 955812981. URL consultato il 19 giugno 2022.