Utente:Antiedipo/Elaborazione voce "filosofia"

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La filosofia, dal greco φιλείν (fìlèin), amare e σοφία (sofìa), sapienza, cioè amore per la sapienza, è la disciplina che si occupa di studiare e definire i limiti e le possibilità della conoscenza e in generale dell'esistenza dell'uomo, considerato come singolo e nella sua relazione, teorica e pratica, con gli altri uomini e con gli oggetti.

Definizione, limiti e caratteristiche della filosofia[modifica | modifica wikitesto]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Com'è noto, la parola filosofia ha origine dal greco φιλείν (fìleìn), amare e σοφία (sofìa): in essa si stabilisce un nesso fondamentale fra il sapere, che il filosofo cerca o ritiene di aver raggiunto, e l'amore, che qui va inteso non nella sua forma erotica(anche se l'eros, il desiderio è platonicamente il movente fondamentale della ricerca filosofica), ma in un senso più vicino al sentimento dell'amicizia. Il filosofo, in questa accezione, sarebbe dunque l'amico del sapere; in quanto amico, egli non si identifica con il sapere, ma piuttosto egli vi si accompagna, essendo consapevole di non poterla possedere del tutto (come ad es. dichiara Socrate (cfr. Apologia di Socrate)). Quanto al termine σοφία, la gamma dei suoi significati è piuttosto ampia, e si è prestata, nel corso dei secoli, a un uso molto differente del sapere filosofico: originariamente distinta dalla φρόνησιϛ, la prudenza, l'accortezza di giudizio, la sophia indica un'abilità di tipo più teorico, la capacità di trarre verità universali dalla conoscenza delle cose. Il saggio, tuttavia, nel senso greco del termine, non è l'uomo perso nelle sue riflessioni astratte; egli, pur detenendo un sapere che teorico, possiede l'abilità di farne un uso concreto, pratico (in questo senso la filosofia greca è permeata, fra l'altro, dal problema politico[1], ovvero dal rapporto fra la sapienza e la capacità di governare il comportamento dell'uomo e in generale la polis stessa).

Definizione[modifica | modifica wikitesto]

Pur se l'etimologia ci consente di trarre indicazioni precise, la definizione della filosofia, come concetto e come metodo, resta tuttavia problematica. La questione si pone innanzitutto in senso epistemologico: ovvero, la delimitazione di metodi, temi e oggetti della conoscenza filosofica è forse la prima e fondamentale questione su cui la filosofia stessa, si interroga; a seconda dei periodi storici e dei contesti culturali, questa domanda ha conosciuto e conosce tuttora risposte differenti. Il problema di cosa sia la filosofia si può tuttavia porre secondo due prospettive radicalmente diverse, a seconda che la definizione venga elaborata sul piano storico(ovvero, la filosofia consiste essenzialmente nella sua storia e nella sua tradizione), oppure sul piano strettamente gnoseologico, all'interno di una teoria della conoscenza che individui più o meno rigorosamente, seguendo una determinata logica, l'oggetto della conoscenza filosofica e ne formalizzi il metodo. La prima prospettiva è stata seguita per lo più dalla filosofia continentale nel suo sviluppo successivo alla diffusione del cristianesimo, laddove si è posta la necessità di individuare, nella storia del pensiero, il dipanarsi di un filo conduttore univoco, corrispondente in qualche modo alla teleologia intrinseca alla dottrina cristiana. La seconda prospettiva, invece, trova il suo fondamento nella filosofia greca, in particolare platonica e aristotelica, e nell'ultimo secolo, con la ripresa degli studi di logica e con i tentativi del circolo di Vienna, di Bertrand Russell, di Wittgenstein ed altri, di fondare rigorosamente la conoscenza filosofica, sembra aver conosciuto una notevole ripresa di interesse.[senza fonte]

Metodo filosofico[modifica | modifica wikitesto]

La difficoltà di definire in modo specifico il campo su cui si esercita la filosofia, si riflette sulla impossibilità di individuare in modo univoco il metodo con cui essa opera.

La filosofia non si è mai fondata sul metodo sperimentale proprio della scienza moderna, come del resto appare evidente anche nella filosofia antica e medioevale (il metodo scientifico è tuttavia un'acquisizione successiva). Quando Democrito ad esempio parlava degli atomi aggiungeva che questi «si vedevano con gli occhi della mente». Persino i filosofi scienziati come Bacone e Cartesio e lo stesso Leibniz, o Galilei, i quali furono fra i primi a sentire l'esigenza di un metodo certo, hanno in ogni caso mantenuto una netta distinzione fra risultati scientifici e speculazioni filosofiche.

Alcuni autori come Kant e Wittgenstein, pur nella distanza storica che li separa, hanno altresì sottolineato come l'assenza di una forma di verifica empirica in filosofia è una caratteristica epistemologica essenziale di questa dottrina; tuttavia, entrambi questi autori si sono occupati, nelle loro opere più celebri, di sottoporre la ragione filosofica a una serrata critica, proprio per delimitare metodo e caratteri di questo tipo di conoscenza, soprattutto nel senso negativo, ovvero superando gli errori e le ambiguità capaci di falsare i risultati della riflessione.

Appare chiaro comunque che la filosofia non è una scienza sperimentale anche quando essa dedica la sua attenzione all'esame dei fatti empirici, confinando così con discipline quali la sociologia, la pedagogia, la politica etc. La filosofia in questi ambiti considera i dati empirici ma non si limita a catalogarli; piuttosto, essa studia questi dati concreti nell'ottica di una teorizzazione critica.

Sin dai suoi inizi la filosofia sembra talora indirizzarsi verso un linguaggio di tipo matematico o logico formale, che consenta di ricavare, attraverso un simbolismo astratto, concetti fondati in modo rigoroso. Un esempio è quello di Leibniz, che per primo pose l'esigenza di risolvere i problemi filosofici mediante un calcolo logico universale. Questo tipo di tendenza rivive oggi nella filosofia analitica, nell'ambito del cosiddetto positivismo logico, il quale, pur ricorrendo alla logica matematica utilizza ancora prevalentemente il linguaggio naturale.

In ogni caso, non è azzardato affermare che proprio le regole del metodo delineate filosoficamente hanno poi consentito alle scienze sperimentali di poter conseguire i loro risultati; questo è vero soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo della scienza moderna, in cui più fecondi furono i rapporti fra astrazioni filosofiche e risultati operativi.

Del resto, già Socrate aveva affermato la necessità di liberare la mente dai pregiudizi, per accedere alla vera conoscenza; Cartesio, a sua volta, radicando la verità nel dubbio, mostrava di essere consapevole della necessità, per la scienza, di progredire attraverso la messa in discussione delle certezze acquisite. Dal dubbio fonte di verità non rimaneva fuori neppure l'esistenza di Dio; essa poteva essere dimostrata rigorosamente, secondo Cartesio, solo seguendo il dubbio stesso, elevato a metodo della sua filosofia.

Quando Bacone, pur inconsapevole dell'importanza della matematica nella scienza e dunque privo di considerazione per il meccanicismo intrinseco ai fenomeni naturali, sosteneva che il metodo dovessse consistere nella connessione di videre e cogitare, nella collaborazione tra senso ed intelletto [61] anticipava la grande scoperta del metodo scientifico galileiano, che attribuendo un ruolo centrale alla verifica sperimentale delle ipotesi, sottoporrà tuttavia i risultati empirici a una rigorosa analisi matematica.

Appare perciò evidente come la riflessione filosofica abbia fornito alla scienza moderna i presupposti, per dare un fondamento stabile al suo operato. Va tuttavia sottolineato, come la filosofia abbia ripreso, progressivamente, una sua autonomia e specificità rispetto alla conoscenza scientifica anche a livello metodico[2]; accanto a una filosofia di orientamento anglosassone, che affonda le sue radici nel positivismo e nel primato della logica formale, si assiste nell'ultimo secolo a una rivalutazione del rapporto originario della filosofia con la letteratura, la poesia, la storia, la sociologia, le scienze umane in generale, in particolare nella filosofia di orientamento continentale, europeo[3]. Autori come Foucault, ad es., indagano la storia seguendo un metodo genealogico, nel tentativo di delineare il percorso evolutivo dell'uomo e della società contemporanea; altri, come Deleuze, adoperano i risultati di ricerche antropologiche e psicologiche, per fondare nuovi concetti filosofici, come il desiderio; altri ancora, come Heidegger, abbandonato il tradizionale approccio della metafisica, si volgono alla poesia alla ricerca di un linguaggio fecondo di spunti riflessivi, da contrapporre alla perdita di senso imposta all'uomo dalla tecnica moderna. In altre parole, il problema filosofico fondamentale torna ad essere, innanzitutto, il problema stesso del fondamento, ovvero la necessità di giustificare una forma di conoscenza, quale quella filosofica, attraverso un riferimento esterno ad essa, che le fornisca quella legittimazione e quella stabilità metodica, che essa non sembra in grado di darsi da sola, e alla quale tuttavia non può rinunciare.

La filosofia come stile di vita[modifica | modifica wikitesto]

La filosofia, oltre che esprimersi sotto forma di riflessione teoretica, è stata, sin dalla sua nascita, e in particolare in alcuni momenti storici, una vera e propria arte della vita volta a interpretare in modo personale e particolare i concetti universali elaborati dal filosofo, ,basati sull'identità di teoria e prassi, essere e pensiero[4]. Almeno fino a Cartesio, la filosofia è stata un modo di essere prima che un modo di pensare. Negli ultimi secoli l’aspetto teoretico si poi è imposto su tutto il resto. E' stato con Cartesio che il pensiero venne inteso come ciò che precede l'azione, che deve prima riflettere sull'essere.[senza fonte]

La filosofia e le altre forme di conoscenza[modifica | modifica wikitesto]

Filosofia, scienza e tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Sin dalle origini la filosofia si è posta il problema dell’episteme, termine greco che oggi traduciamo con scienza. Ma l’episteme aveva allora un significato più ampio ed era un termine assai distinto da techne, che voleva dire "arte" e consisteva nell'applicazione pratica di un sapere particolare. La scienza era ritenuta più valida della tecnica perché mirava a uno scopo conoscitivo, mentre la techne era solo un mezzo. La scienza era ritenuta superiore anche alle opinioni, secondo Aristotele infatti essa era conoscenza dimostrativa, fondata su ragionamenti causali. La scienza era concepita essenzialmente come la comprensione sicura, certa, immutabile, basata sulla ragione, capace di racchiudere la realtà nel sistema, nel concetto. Gli antichi greci però tendevano pur sempre a distinguere la scienza dal percorso umano che si deve intraprendere per approdarvi, erano consci cioé che l'essenza ultima della realtà, a cui essi miravano, non poteva essere data da un semplice ragionamento.

La scienza moderna poggiò le sue basi su questi modelli, rinunciando però alla comprensione delle essenze. Galilei poneva le dimostrazioni necessarie sullo stesso piano della "sensata esperienza". L'ideale geometrico della scienza dominò il pensiero di Cartesio e Spinoza. Kant introdusse il concetto di "sistema", che definiva come "l'unità di molteplici conoscenze raccolte sotto un'idea".

Al concetto di scienza si è progressivamente affiancato quello di tecnica, che ha assunto un significato di importanza quasi equivalente a quello di scienza; lo scopo di quest'ultima si è parallelamente ridotto a quello di un'analisi strumentale dell'esperienza, limitata agli aspetti quantitativi della realtà.[senza fonte]

Filosofia e religione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofia e religione.

Il rapporto fra la filosofia e la religione mostra fin dalle origini la sua complessità, sia pure inizialmente con contorni più sfumati; la comparsa della filosofia, infatti, comporta sin da subito la necessità di distinguersi dalla religione, fornendo alla ragione uno spazio dove operare in autonomia. I primi concetti emergono, tuttavia, dal comune terreno del mito, delle antiche cosmogonie; successivamente, anche quando, come accade con Platone, la filosofia torna a occuparsi di religione, lo fa con strumenti e metodi propri di una razionalità ormai divenuta del tutto autonoma da schemi dottrinari. Il problema della relazione fra fede e pensiero torna tuttavia d'attualità con l'avvento del cristianesimo; in una prima fase sulla scorta della predicazione di San Paolo[5] si ritiene che i primi fedeli debbano salvaguardare la propria devozione, dall'incontro con la filosofia pagana. Successivamente, la Patristica assume due indirizzi prevalenti, quello occidentale, rappresentato da Ireneo e Tertulliano, che esalta il carattere volontaristico e non razionale della fede, e quello orientale, rappresentato ad es. da Clemente Alessandrino o da Origene, i quali invece ritengono la filosofia una degna ancella della fede, nell'ottica di una razionalizzazione del pensiero cristiano[6]. Questa concezione, che culminerà nel primo tentativo di sintesi fra ragione e fede operato da Agostino, permeerà quindi tutto l'Alto Medioevo, almeno nell'Occidente cristianizzato; e solo con San Tommaso[7] si giungerà a una più piena conciliazione fra fede e ragione, nell'ottica però di una filosofia concepita come strumento indispensabile per dimostrare le verità della dottrina cattolica e difenderle da eresie e nemici. Questo parallelismo di ragione e fede diverrà nuovamente problematico in particolare con l'emergere della scienza moderna; la filosofia infatti dimostra sempre maggiori difficoltà a conciliarsi con le restrizioni della dottrina religiosa, man mano che i risultati dell'indagine razionale contrastano con i dogmi e le verità della Rivelazione. Questo accade ad es. con Tommaso Campanella, perseguito dall'Inquisizione, con Giordano Bruno, condannato al rogo, e con Galileo Galilei, costretto ad abiurare le sue scoperte. A questa conflittualità porra termine, in un certo senso, l'illuminismo, in particolare attraverso la figura di Kant, che delimiterà in modo netto il campo della ragione, liberandola da tutti gli errori che ne contaminerebbero la purezza e l'autonomia; sarà poi Nietzsche a suggellare, con il celebre aforisma "Dio è morto", la separazione ormai netta fra verità di ragione e verità di fede[8].

Nell'ultimo secolo, tuttavia, e in particolare negli ultimi decenni, non sono mancati i tentativi, da parte di esponenti della Chiesa Cattolica, di sottolineare la necessità di un pensiero forte, frutto della conciliazione fra filosofia e dottrina cristiana, capace di contrapporsi al nichilismo, al relativismo, a tutti gli irrazionalismi e in generale, alla perdita di fondamento che l'uomo contemporaneo sperimenta. Questi appelli hanno trovato una sintesi in unaa recente enciclica, promanata da papa Giovanni Paolo II con il nome appunto di Fides et Ratio che presenta lo spirito dell'uomo come compreso tra due ali che sono appunto la fede e la ragione. Mancando un sola delle due non si può spiccare il volo alla ricerca della verità. [9]. Va però rimarcato come questo punto di vista non ha di per sè mutato lo stato attuale del dibattito filosofico, che è da tempo impegnato, pur fra vari punti di vista, in una analisi critica dei presupposti e dei fondamenti di tutta la tradizione del pensiero occidentale; questa analisi, che ha preso le forme(per citare solo alcuni dei tanti casi) del pensiero debole, della filosofia analitica, del costruttivismo di Deleuze o del decostruzionismo di Derrida, ha messo in luce come la ragione non appaia più in grado di offrire verità forti e sistematiche. Il compito della filosofia, oggi, sembra piuttosto essere quello di denunciare tutti gli usi ambigui e inadeguati del linguaggio, e della ragione stessa, che spingono l'uomo a cadere vittima di irrazionalismi e ideologie.

Resta tuttavia attuale lo scontro fra la filosofia e la religione cattolica, con riguardo a quelle evoluzioni scientifiche che mettono l'uomo in condizione di operare scelte autonome e personali sui fondamenti biologici della sua vita e di quella di altri. Il nuovo terreno di scontro, o di possibile incontro, fra fede e ragione, è oggi quindi rappresentato dalla bioetica.

Critica della filosofia[modifica | modifica wikitesto]

La caratteristica impossibilità di definire i confini della filosofia, e la sua apparente inconcludenza pratica, sono state fra le ragioni fondamentali di un filone critico nei confronti dell'attività del filosofo in sè e per sè. A differenza delle critiche rivolte di volta in volta a singole teorie o opere, coloro che criticano la filosofia intendono per lo più evidenziare l'inutilità, o addirittura la nocività, di questo tipo di attività di pensiero per l'uomo. Un aneddoto che ha il sapore della leggenda colpisce in tal senso l'immagine del filosofo nella sua prima figura storica, Talete: egli, mentre camminava tenendo lo sguardo in alto per osservare il cielo, sarebbe caduto in un pozzo. Similmente, Aristofane critica Socrate dipingendolo nel suo pensatoio, intento a venerare le aeree divinità condensate nelle nuvole. In altre parole, già secondo i greci la filosofia avrebbe la colpa di spingere l'uomo a perdere il contatto con la terra, ovvero il senso della realtà; e quando Nietzsche definirà la sua filosofia come "gaia scienza", intenderà appunto richiamarsi a una filosofia che sia capace, come scienza della terra, di occuparsi di questo mondo terreno e non dell'altro, metafisico, inventato da filosofie compromesse con la religione. In realtà, anche nelle varie religioni, almeno nei loro momenti fondativi ovvero nelle loro interpretazioni più ortodosse, si possono individuare atti di esplicita critica o addirittura di rifiuto della filosofia; lo spirito critico insito nella filosofia infatti potrebbe spingere il dubbio, l'esigenza di interrogarsi, fino a mettere in discussione anche la Rivelazione stessa in quanto tale. Valga per tutti l'atto di accusa, e la messa al bando(addirittura preventiva, visto che le opere fondamentali del filosofo sono posteriori), operata dalla comunità ebraica di Amsterdam nei confronti di Spinoza:

«Su decreto degli angeli e su ordine dei santi, noi scomunichiamo, espelliamo e danniamo Baruch de Espinoza[10]»

Del resto, neppure la scienza, per altri versi, è stata meno severa con la filosofia, o almeno con quella parte del sapere filosofico che pretende di poter trarre conclusioni universali sulla realtà, senza servirsi dei dati dell'esperienza sensibile, del calcolo matematico e della verifica empirica dei suoi risultati. In altre parole si può dire che la nascita del metodo scientifico e dell'interesse pragmatico per la scienza, che pure ha fra i suoi progenitori filosofi per altri versi molto astratti come Nicola Cusano o Giordano Bruno, o pensatori antichi come Democrito o Lucrezio, non può non essere considerato come una dichiarazione di indipendenza della ragione nei confronti della tradizione filosofica; questa ripresa di autonomia della ragione spinge del resto la filosofia stessa a riformarsi, criticando sè stessa come accade ad es. in Kant. Ciò tuttavia non ha impedito alla scienza moderna di evolversi in modo del tutto indipendente dalla filosofia; sono pochi, oggi, gli scienziati che sentono il bisogno di ricondurre a una più ampia visione filosofica, i risultati o i principi della loro attività.[senza fonte] In particolare, nei due filoni filosofici oggi più diffusi, quello continentale, di tradizione francese e tedesca, e quello analitico, di tradizione angloamericana, solo il secondo sembra poter colloquiare in modo fertile e fecondo con la scienza moderna, attraverso la considerazione della logica stessa, fondamento della filosofia sin da Aristotele, ma ora intesa formalmente e matematicamente, nella sua massima astrazione, come lo strumento basilare dell'attività di pensiero umana in tutti i campi in cui essa si svolga.

Principali problemi e sistemi filosofici[modifica | modifica wikitesto]

Perché l'essere e non il nulla (ontologia)[modifica | modifica wikitesto]

Uno dei principali, se non il principale problema della filosofia, è stato quello riguardante l'essere, ovvero la natura del mondo e di tutto ciò che ci circonda. Perché il mondo è fatto così e non diversamente? E anzi: perché c'è qualcosa invece di nulla?[senza fonte]Qual'è il vero "essere" della realtà? Se le religioni rivelate affermano che il mondo sia stato creato dal nulla da un Dio eterno e trascendente,presso gli antichi greci e le filosofie dell'Oriente viene invece dato per scontato il fatto che "qualcosa" sia sempre esistito, e che tuttavia ci sia un Principio stabile, responsabile di tutte le trasformazioni, da cui tutto si origina e a cui tutto ritorna.[senza fonte] Da qui nasce una prima distinzione tra la mutevolezza dei fenomeni attestati dai sensi, e il fondamento immutabile che vi starebbe sotto, ovvero tra il mondo dell'apparenza, dell'opinione, della soggettività, e il mondo dell'oggettività e della verità assoluta. Nel corso della storia i filosofi hanno negato valore ora al primo, ora al secondo. Nel primo caso si afferma l'esistenza di leggi dell'essere eterne e immutabili, nel secondo caso, invece, negando che l'essere sia governato da leggi, si approda ad un esito relativistico o scettico.[senza fonte]

Cos'è il bene? (etica)[modifica | modifica wikitesto]

Connesso al problema ontologico è quello etico, ovvero riguardante la natura del bene: conoscere le strutture dell'essere significa infatti conoscere i limiti e le modalità con cui opera la natura, in particolare quella degli esseri umani, imparando a distinguere ciò che le è di giovamento da ciò che le reca danno. Anche qui le risposte possono essere diverse a seconda di come è stato impostato il problema ontologico. Presso gli antichi greci ed i primi cristiani l'etica, pur avendo conseguenze di tipo morale e prescrittivo, era intesa essenzialmente come l'arte di essere felici, come il percorso da seguire per godere di una vita serena e saggia. Nella filosofia contemporanea l'etica ha perso per lo più la sua dimensione ontologica, mantenendo solamente l'aspetto prescrittivo.[senza fonte]

La vera conoscenza (gnoseologia)[modifica | modifica wikitesto]

Legato al problema ontologico è anche quello gnoseologico, riguardante cioé i limiti e i fondamenti del sapere umano: la vera conoscenza infatti, per essere tale, non può che poggiare sulla verità del mondo o dell'essere. Se l'essere è uno, eterno, ed immmutabile, anche la conoscenza di esso sarà una sola, eterna e immutabile. Se viceversa l'essere non è tale, vengono a mancare criteri stabili su cui fondare le proprie conoscenze. Così, nel primo caso, viene affermato il valore della razionalità e della logica di non-contraddizione come limite e al contempo come garanzia della sapienza, perché le leggi a cui è soggetto il mondo non possono essere stravolte, altrimenti non sarebbero leggi; e perché altrimenti la negazione dell'oggettività sarebbe a sua volta una forma di conoscenza oggettiva. Nel secondo caso, invece, se non ci sono leggi universali ed eterne, la logica di non-contraddizione cessa di avere valore perché ogni pretesa di conoscenza del mondo non avrebbe alcun fondamento oggettivo, e si approderebbe quindi al relativismo o allo scetticismo. Conesse con le tematiche ontologiche sono pertanto le differenze gnoseologiche tra verità e opinione, assoluto e relativo, ragione e sensazione, soggetto e oggetto. Vari filosofi hanno distinto in proposito il fatto di possedere la verità oggettiva dalla certezza soggettiva di possederla: in tal caso la gnoseologia sarebbe solo un gradino verso la dimensione più vera dell'essere in cui essa si annulla in un esito mistico.[senza fonte]

Il governo del più saggio (politica)[modifica | modifica wikitesto]

Se la natura è retta secondo leggi e criteri razionali, così anche la società umana dovrebbe poter essere governata in maniera simile. Ecco quindi che la filosofia si volge a studiare e indagare anche la politica. Come nell'etica si cerca di individuare cosa rende sana una persona, così nella politica si cerca di capire in quale modo uno Stato debba essere governato per essere "giusto". Platone ad esempio, nel formulare la sua politica, si rifece alla scienza medica greca, concependo la società come un organismo vivente, in cui ogni componente ha una sua precisa funzione da svolgere.[senza fonte]

Cos'è il bello? (estetica)[modifica | modifica wikitesto]

La filosofia indaga l'aspetto del bello per comprendere se esso risponda a criteri universali e oggettivi, insiti nella realtà stessa del mondo, o se viceversa esso sia dovuto a fattori soggettivi che variano col tempo e lo spazio. Nel primo caso la questione è se il bello risieda unicamente dentro elementi materiali, o piuttosto in un principio spirituale che li fa apparire belli.[senza fonte]

Cos'è reale? (idealismo e materialismo)[modifica | modifica wikitesto]

Le risposte alle problematiche ontologiche e gnoseologiche hanno sostanzialmente dato vita a due divergenti filoni di pensiero: idealismo e materialismo. Secondo l'idealismo, la vera realtà non è quella che ci viene presentata dai sensi, ma è colta con l'intelletto; ed anzi la realtà stessa ha origine da un principio intellettivo-spirituale. Viceversa, secondo il materialismo, la realtà consiste unicamente nel suo aspetto materiale, inteso come ciò che si oppone al tatto. Nel primo caso, il mondo risponde ad un disegno ordinatore che non solo lo regola e lo fa essere in un certo modo, ma ci consente anche di conoscerlo. Nella seconda ipotesi il mondo è soggetto al caso o all'arbitrio, e non ci sono leggi stabili universali in grado di governarlo, o per cui possa essere compreso (questo è il motivo per cui Dante Alighieri descrisse Democrito come "colui che il mondo a caso pone"); va detto però che il materialismo tende in genere a descrivere il mondo come soggetto al meccanicismo, cioè a leggi di causa-effetto che muovono gli elementi in maniera determinata. L'origine di queste leggi però non è ricondotta ad alcun principio spirituale ordinatore.[senza fonte]

Evoluzione storica della filosofia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della filosofia.

Nascita della filosofia[modifica | modifica wikitesto]

L'individuazione dell'origine della filosofia, ovvero del momento in cui essa si costituisce come autonoma attività di pensiero, si collega alla definizione della filosofia come riflessione razionale, in grado di sostituire a una concezione mitologica o religiosa della natura, una spiegazione dei fenomeni naturali basata sull'analisi dei dati forniti dall'esperienza. Questa concezione della filosofia, fondata sul nesso fra esperienza, natura e ragione(una definizione che si ricollega a ciò che oggi concepiamo come scienza), ci porta a individuare la nascita della filosofia come un fenomeno appartenente alla cultura greca ed europea. Nei secoli VII e VI a.C. la Grecia si trasforma da paese agricolo a artigiano e commerciale. Una nuova classe di mercanti cerca la sua fortuna lontano dalle polis d'origine, prevalentemente mercantili quelle della Ionia (Asia Minore), come Mileto, Efeso, Clazomene, Samo, ecc.

I flussi migratori hanno inizio intorno al 1200 a.C. e vedono in un primo tempo mercanti-marinai che dalla penisola ellenica vanno verso Oriente, fondando colonie nella Ionia. In un secondo tempo,dall'VIII sec. a.C. in poi, è da qui che (sotto la pressione persiana) avviene l'inverso, vedendo per esempio Leucippo ed Anassagora trasferirsi il primo ad Abdera e il secondo ad Atene.[senza fonte] Ciò determina un rimescolamento di culture estremamente favorevole per l'evoluzione della filosofia.

È sulle coste della Ionia, e in particolare a Mileto, che l'evoluzione della società, i frequenti contatti mercantili con gli altri popoli del Mediterraneo, del mondo iranico e forse anche di quello indiano, portano un nuovo bisogno di conoscere. È infatti a Mileto che sorge la prima scuola filosofica, non un cenacolo, ma una mera affinità intellettuale che si riscontra nel pensiero di Talete, Anassimandro e Anassimene.

Tuttavia, proprio il sorgere della filosofia come attività di indagine sul mondo e sul suo principio(archè)nella colonia orientale di Mileto, ci spinge a riflettere sulle influenze che le altre culture, in particolare egiziane e orientali, potrebbero aver avuto nella formazione dei primi pensatori. Isocrate, contemporaneo di Platone, ad es., attribuiva la fondazione della filosofia non ai greci, ma agli egizi; e vi sono attestazioni della conoscenza, da parte degli egizi, già nel XII sec. a.C., di discipline come la medicina e la matematica, vissute come attività meramente razionali. Tutt'altro può però essere stata la genesi della filosofia in Oriente, la cui fondazione è oggetto di controversie che riguardano non solo i fatti storici, ma soprattutto la definizione della filosofia. Secondo l'impostazione fin qui seguita, ovvero quella che definisce la filosofia nella sua autonomia dalla religione e dal mito, gli aspetti filosofici presenti nell'Induismo, nel Buddismo, nel Taoismo, nel Confucianesimo originario, non possono tuttavia ritenersi frutto di una vera e propria attività filosofica. Ciò soprattutto perchè la sapienza orientale si basava su conoscenze poste come verità teologiche indiscutibili conosciute solo da un gruppo ristretto di persone, i cosiddetti "sacerdoti"; questi assiomi non miravano allo sviluppo della razionalità ma erano orientati ideologicamente verso il raggiungimento di una vita ultraterrena o praticati per l' accrescimento di facoltà spirituali connesse alla sacralità.

Filosofia orientale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofie orientali.

Filosofia occidentale[modifica | modifica wikitesto]

La filosofia nelle altre culture[modifica | modifica wikitesto]

La filosofia oggi[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofia contemporanea.

Principali discipline filosofiche[modifica | modifica wikitesto]

La filosofia, nel corso dei secoli, si è specializzata in numerose discipline, che si occupano più specificamente di determinati settori della riflessione filosofica. Alcune di queste discipline confinano con altre scienze umane, o si intersecano con esse; altri, più che definire uno specifico campo speculativo, individuano un determinato approccio filosofico, che privilegia il carattere teorico della conoscenza piuttosto che quello pratico.

Discipline teoretiche[modifica | modifica wikitesto]

  • Filosofia teoretica: oggetto della filosofia teoretica è la conoscenza nel senso più astratto e generale; non dunque le modalità concrete e gli strumenti della conoscenza, ma la possibilità e il fondamento del conoscere umano, e i suoi oggetti più universali e astratti, quali l'essere, il mondo etc.
  • Logica: la logica, originariamente, costituisce lo studio delle corrette modalità di funzionamento ed espressione della ragione umana(Logos). Nel corso della storia del pensiero essa ha assunto il carattere particolare di disciplina che si occupa del corretto argomentare, da un punto di vista meramente formale e simbolico; in questo senso è una disciplina per certi versi affine, alla matematica.
  • Metafisica: la filosofia teoretica ha assunto, in un determinato, ancorché lungo periodo storico, il carattere di filosofia prima ovvero metafisica. Essa, letteralmente, è la conoscenza che si rivolge a quegli enti generalissimi che stanno "al di là" degli enti sensibili. La metafisica è divenuta, nel tempo, sinonimo dell'aspetto più astratto, e per certi versi vicino alla teologia, della riflessione filosofica.
  • Ontologia: L'ontologia si occupa dello studio dell'essere in quanto è, della sua differenza con l'ente(differenza ontologica), del suo rapporto col nulla, ovvero con ciò che non è, e dell'ente che esiste, ovvero l'uomo, in quanto capace di un rapporto privilegiato con l'essere.
  • Epistemologia e gnoseologia: con differenti sfumature di significato, entrambe si occupano dell'analisi dei limiti e delle modalità della conoscenza umana. Soprattutto nella filosofia contemporanea, il concetto di epistemologia riguarda più specificamente la conoscenza scientifica: l'epistemologia coincide, in questo senso, con la filosofia della scienza.
  • Filosofia del linguaggio: sempre più attuale nella filosofia contemporanea, è quell'aspetto della filosofia che si occupa di studiare il linguaggio nella sua relazione con la realtà. Correlandosi strettamente alla linguistica e alla logica, essa si occupa della genesi del linguaggio, del rapporto fra senso e significato e della modalità attraverso cui, in generale, il pensiero si esprime.

Discipline pratiche[modifica | modifica wikitesto]

  • Etica o morale: è il campo d'applicazione pratico della filosofia, per eccellenza. Il suo oggetto è l'uomo in quanto essere sociale, dunque nella sua relazione con gli altri uomini: essa in particolare si occupa di determinare ciò che è giusto o sbagliato, distinguendo il Bene dal Male in base a una determinata teoria dei valori o assiologia. Altresì, l'etica si occupa del singolo individuo, in particolare indicando il modo in cui esso deve o dovrebbe condursi nella ricerca della felicità o in direzione di un agire utile, e nella relazione col mondo, anche inteso come ambiente ecologico. --Antiedipo (msg) 18:55, 5 giu 2008 (CEST)
  • Estetica: essa si occupa di interpretare filosoficamente il valore della bellezza, in particolare in relazione agli oggetti dell'arte. Il campo dell'estetica si è poi esteso, per analogia, anche all'interpretazione filosofica di altri contenuti creativi, quali le produzioni letterarie, poetiche, cinematografiche e teatrali. In origine, tuttavia, il termine estetica indicava l'analisi dei contenuti e delle modalità della conoscenza sensibile.
  • Filosofia del diritto: si tratta di una disciplina intermedia fra filosofia e diritto, che, con riferimento all'etica, si occupa di definire i criteri fondamentali attraverso cui si forma il sistema delle norme che regolano la convivenza umana, e i principi in base ai quali un determinato sistema giuridico più essere riconosciuto come valido e vigente.
  • Filosofia della politica: oggetto di questa disciplina sono le istituzioni nella loro formazione, soprattutto per ciò che riguarda i fattori fondamentali che regolano il rapporto fra il potere sovrano e coloro che vi sono sottoposti, ovvero i fattori che regolano l'instaurazione e il mantenimento del potere.
  • Filosofia della religione: è la disciplina che si occupa di studiare le caratteristiche delle principali religioni da un punto di vista filosofiche, individuandone le caratteristiche costanti e universali e studiando il rapporto dell'uomo con la religione come formazione culturale e storica.
  • Filosofia della storia: il suo ambito è la storia, per quel che riguarda i metodi con cui essa viene studiata, ma soprattutto la ricerca di

Nuove discipline[modifica | modifica wikitesto]

  • Bioetica: la bioetica, incrociando conoscenze filosofiche con analisi di tipo scientifico, antropologico e medico, si occupa in particolare degli aspetti etici connessi alla vita, umana e non, con riguardo particolare ai fattori biologici e genetici fondamentali. Problematiche bioetiche essenziali concernono dunque la riproduzione, la nascita, la morte, l'identità genetica etc.
  • Filosofia della mente: sulla scorta delle moderne scoperte scientifiche riguardanti il funzionamento del sistema nervoso umano, si è sviluppata questa disciplina filosofica, che si occupa di indagare il rapporto fra la mente, come forma organizzativa della coscienza, e il cervello come struttura meramente fisica; nonché il rapporto della mente con il corpo e con il mondo.
  • Consulenza filosofica: più che una disciplina vera e propria, essa costituisce una peculiare applicazione della filosofia, con un uso della stessa assimilabile(ma non coincidente)con una sorta di terapia psicologica. In questo senso, il filosofo, insieme alla persona che usufruisce della sua consulenza, svolge uno o più problemi filosofici mostrando come, attraverso il dialogo, sia possibile giungere a un miglioramento delle capacità, se non di risolvere il problema, di affrontarlo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Secondo Jean-Pierre Vernant "è sul piano politico, di fatto, che in Grecia la Ragione si è in primo luogo espressa, costituita, formata."(cfr.J.P.Vernant, "Le origini del pensiero greco", ed. Riuniti, p.117).
  2. ^ Questa evoluzione storica della filosofia, che è evidente soprattutto a partire dal periodo successivo all'illuminismo, quando l'attenzione dei filosofi si sposta progressivamente dalle modalità della conoscenza del reale, al rapporto diretto e personale che l'individuo nella sua singolarità è in grado di instaurare con la totalità che lo trascende, intesa come Idea, Volontà di Potenza, Dio o Essere. Accanto a questo percorso, tuttavia, si assiste al risolversi delle antiche discipline filosofiche, nelle scienze che affrontano gli stessi problemi con risultati empiricamente verificabili. Heidegger spiega così questo esito: "Quello che è stato fin qui il ruolo della filosofia, oggi è stato assunto dalle scienze(...)la psicologia, la logica, la politologia(...)la cibernetica"(in "Risposta a colloquio con M.Heidegger", ed. Guida, p.126).
  3. ^ Questa posizione è stata profondamente influenzata, in particolare in Italia, dallo storicismo tedesco e dalla sua ripresa da parte di Benedetto Croce, secondo il quale la filosofia stessa, nella contemporaneità, si risolve in un'attività di ricerca storico-culturale, completamente affrancata dal metodo proprio delle scienze naturali. In altri paesi europei, tuttavia, accanto al permanere di posizioni idealistiche e storicistiche, è stata in particolare la fenomenologia a permeare l'evoluzione del pensiero filosofico, mantenendo un rapporto dialettico fra questi e le scienze umane e naturali.
  4. ^ Pierre Hadot, Che cos'è la filosofia antica?, Einaudi
  5. ^ Dice San Paolo: «Badate a non farvi ingannare con la filosofia» Paolo, in Colossesi, 8
  6. ^ cfr. Carlo Sini, "I filosofi e le opere", ed. Principato, vol.1 pag. 308-309, il quale descrive appunto: "una patristica occidentale, che mira prevalentemente a esaltare la fede, il carattere volontaristico, e cioè irrazionalistico(..)della predicazione cristiana, e una patristica orientale, che sottolinea maggiormente la continuità fra filosofia e cristianesimo(...)"
  7. ^ «Pensiero e ragione si possono conciliare, anzi, la ragione serve agli esseri umani per interrogarsi anche su alcuni enigmi di fede. Lo scopo della fede e della ragione è lo stesso, se poi la ragione si trova in contrasto con la fede deve cedere a questa» (San Tommaso, Summa contra gentiles)
  8. ^ La posizione di N. nei confronti dell'evento da lui denominato "morte di Dio" è stata oggetto, naturalmente, di interpretazioni divergenti e complesse. Va in ogni caso evidenziato come N. stesso, nella "Genealogia della morale"(ed. Adelphi, p.356 e ss.), espliciti il senso della morte di Dio riferendo questo evento alla volontà di verità e all'ideale ascetico che ha dominato la storia del cristianesimo, e al nesso profondo e implicito del cristianesimo con la scienza, legittimatasi proprio attraverso il legame assoluto e metafisico stabilito fra verità di ragione e verità divina. "E' pur sempre una fede metafisica quella su cui riposa la nostra fede nella scienza", afferma N.; e del resto "l'ideale ascetico è stato fino ad oggi padrone di ogni filosofia". La soluzione è intravista da N. nel fatto che "la volontà di verità ha bisogno di una critica"; del resto, "la scienza stessa esige ormai una giustificazione", che evidentemente non potrà più essere quella fondata sulle verità di una fede metafisica che N. considera ormai defunta
  9. ^ Vedi testo integrale dell'enciclica Fides et Ratio
  10. ^ cit. in P.Odifreddi, "Il matematico impenitente", p.72

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Manuali scolastici

  • N. Abbagnano / G. Fornero, Protagonisti e testi della filosofia, 3 voll., Paravia, Torino 1996.
  • F. Cioffi et al., Diàlogos, 3 voll., Bruno Mondadori, Torino 2000.
  • A. Dolci / L. Piana, Da Talete all'esistenzialismo, 3 voll., Trevisini Editore, Milano (rist. 1982).
  • S. Gabbiadini / M. Manzoni, La biblioteca dei filosofi, 3 voll., Marietti Scuola, Milano 1991.
  • S. Moravia, Sommario di storia della filosofia, Le Monnier, Firenze 1994.
  • G. Reale / D. Antiseri, Storia della filosofia, 3 voll., Brescia 1973.
  • C. Sini, I filosofi e le opere, Principato, Milano 1986 (seconda edizione).
  • Storia della filosofia (diretta da N. Merker), 3 voll., Editori Riuniti, Roma 1982.
  • G.Giannantoni, La ricerca filosofica, 3 voll., Torino, 1985.

Alcuni testi di studio

  • M. Farber, I problemi fondamentali della filosofia, Mursia, Milano 1970.
  • H. Georg Gadamer, L'inizio della filosofia occidentale, Guerini e Associati, Milano 1993.
  • P. Rossi (a cura di), La filosofia, 4 voll., UTET, Torino 1995.
  • B. Russell, La saggezza dell'Occidente, Longanesi & C., Milano 1961.
  • B. Russell, Storia della filosofia occidentale, TEA, Milano 1991.
  • G.Deleuze-F.Guattari, Che cos'è la filosofia, Torino, 1996.

Enciclopedie e dizionari

  • N. Abbagnano, Dizionario di filosofia, UTET, Torino 1971 (seconda edizione).
  • F. Brezzi, Dizionario dei termini e dei concetti filosofici, Newton Compton, Roma 1995.
  • Centro Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario dei filosofi, Sansoni, Firenze 1976.
  • Centro Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario delle idee, Sansoni, Firenze 1976.
  • Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti, Milano 1981.
  • E.P. Lamanna / F. Adorno, Dizionario dei termini filosofici, Le Monnier, Firenze (rist. 1982).
  • L. Maiorca, Dizionario di filosofia, Loffredo, Napoli 1999.
  • D.D. Runes, Dizionario di filosofia, 2 voll., Mondadori, Milano 1972.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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