Tempietto del Clitunno

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Tempietto del Clitunno
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneUmbria
LocalitàCampello sul Clitunno
Indirizzovia del Tempio, 1 - Campello sul Clitunno, Via del Tempio 1, 06042 Campello Sul Clitunno e Via Del Tempio 1, Campello sul Clitunno
Coordinate42°50′32.06″N 12°45′24.94″E / 42.84224°N 12.756929°E42.84224; 12.756929
ReligioneCattolica
Stile architettonicoPaleocristiano
Inizio costruzioneIV e V secolo
Sito webpolomusealeumbria.beniculturali.it/?page_id=3676
 Bene protetto dall'UNESCO
Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774)
 Patrimonio dell'umanità
Tipoculturali
Criterio(ii)(iii)(vi)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2011
Scheda UNESCO(EN) Longobards in Italy. Places of the power (568-774 A.D.)
(FR) Scheda

Il tempietto del Clitunno è un piccolo sacello a forma di tempio nel comune di Campello sul Clitunno (PG).[1][2] Si trova a circa 1 km a valle delle sorgenti del fiume Clitunno ("Fonti del Clitunno"), in una zona dove si trovano altre risorgive ("Vene del Tempio"), nella frazione di Pissignano. Fa parte del sito seriale "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, iscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel giugno 2011.

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una piccola chiesa ("chiesa di San Salvatore"), a forma di tempietto corinzio. In passato era ritenuto essere un sacello romano riconsacrato come chiesa[3], ma la presenza di una croce al centro del timpano, coerente e integrata al resto della decorazione scolpita, sembra provare che fu invece sin dall'inizio un edificio di culto cristiano. La costruzione dell'edificio è stata attribuita al IV-V[4] (secondo alcuni la datazione scenderebbe tuttavia al VII secolo[3]), ed ha riutilizzato probabilmente i resti di un più antico sacello pagano e materiali di reimpiego[4]; la maggior parte degli ornamenti scolpiti sono tuttavia, a differenza di altre opere architettoniche longobarde, manufatti originali e non reimpieghi di elementi di età romana[3].

Sull'architrave si trovano, rispettivamente sui lati ovest, sud e nord, le seguenti iscrizioni in caratteri maiuscoli romani quadrati, rarissimo esempio di epigrafia monumentale altomedievale[3]:

La scritta sull'architrave
(LA)

«SANCTUS DEUS ANGELORUM QUI FECIT RESURRECTIONEM
SANCTUS DEUS APOSTOLORUM QUI FECIT REMISSIONEM
SANCTUS DEUS PROPHETARUM QUI FECIT REDEMPTIONEM»

(IT)

«Dio santo degli angeli che ha effettuato la resurrezione
Dio santo degli apostoli che ha effettuato la remissione dei peccati
Dio santo dei profeti che ha effettuato la redenzione»

L'edificio è costituito da un basamento con camera accessibile da un portale sul fronte, e da una parte superiore in forma di tempietto. L'ambiente ricavato nel basamento coincideva con i resti di un più antico edificio pagano. La parte superiore conserva la facciata in antis a quattro colonne corinzie: scanalate a spirale le due laterali, tra due pilastri, sorreggono la trabeazione ed il frontone[4]. L'accesso alla parte superiore avveniva per mezzo di due scalinate laterali con protiri e, in origine, precedute da un proprio pronao, che venne demolito nel XVIII secolo per riutilizzarne i blocchi[senza fonte].

L'interno comprende la cella, coperta da volta a botte e con edicola che inquadra l'abside sul fondo. Sono presenti affreschi del VII secolo (il Salvatore tra i santi Pietro e Paolo e Angeli), che hanno somiglianze con quelli di Santa Maria Antiqua a Roma[3].

Nonostante la scarsa propensione dei duchi longobardi ad accogliere la contemporanea rinascita anticheggiante che si sperimentava a Roma, gli interventi sul tempietto raggiunsero, come poco più tardi la chiesa di San Salvatore a Spoleto, una coerenza classicheggiante eccezionale, sia nella struttura architettonica sia nella ripresa dei modelli decorativi romani[5].

Ebbe fama nel Rinascimento e venne rilevato o copiato da Francesco di Giorgio Martini, Benozzo Gozzoli, Palladio (che lo riteneva opera romana[3]), Piranesi e Vanvitelli[senza fonte]. Viene citato nel IV canto dell'opera di Byron Childe Harold's Pilgrimage[6], mentre piccoli templi presso le sorgenti del fiume e altre sorgenti minori, ville e terme sono citati nella descrizione pliniana, che ne ricorda la dedica del tempio maggiore al dio Clitunno[7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ CLITUNNO, Tempietto del in "Enciclopedia dell' Arte Antica", su treccani.it. URL consultato il 29 dicembre 2021.
  2. ^ Il Tempietto sul Clitunno celebra l'inserimento nella Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO, su rivistasitiunesco.it. URL consultato il 7 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2014).
  3. ^ a b c d e f Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.). La descrizione dei siti (PDF) [collegamento interrotto], su beniculturali.it. URL consultato il 03-10-2008.
  4. ^ a b c Il Tempietto del Clitunno sul sito della Soprintendenza per i Beni archeologici dell'Umbria, su archeopg.arti.beniculturali.it. URL consultato il 21 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 20 maggio 2014).
  5. ^ De Vecchi-Cerchiari, p. 344
  6. ^ Lord Byron, Childe Harold's Pilgrimage, IV, 66.
  7. ^ Plinio il Giovane, Epistulae, VIII, 8.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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