Sistema grafematico italiano

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Lettera Nome IPA Diacritico
A, a a /a/ à
B, b bi /b/
C, c ci /k/ o /t͡∫/
D, d di /d/
E, e e /e/ o /ɛ/ é, è
F, f effe /f/
G, g gi /ɡ/ o /d͡ʒ/
H, h acca ---
I, i i /i/ o /j/ ì, í, î
L, l elle /l/
M, m emme /m/
N, n enne /n/
O, o o /o/ o /ɔ/ ó, ò
P, p pi /p/
Q, q cu /k(w)/
R, r erre /r/
S, s esse /s/ o /z/
T, t ti /t/
U, u u /u/ o /w/ ù, ú
V, v vi/vu /v/
Z, z zeta /t͡s/ o /d͡z/

Il sistema grafematico italiano è il sistema di relazioni che esistono fra i grafemi e i fonemi della lingua italiana. In italiano esistono infatti 30 fonemi, ma si usano solamente 21 grafemi per trascriverli.

Vocali e semiconsonanti[modifica | modifica wikitesto]

L'alfabeto italiano presenta 5 grafemi vocalici: A, E, I, O, U:

la A trascrive esclusivamente la vocale anteriore aperta non arrotondata (/a/);

la E può trascrivere sia la vocale anteriore semiaperta non arrotondata (pronuncia /ε/, detta "E aperta"), sia la vocale anteriore semichiusa non arrotondata (pronuncia /e/, detta "E chiusa");

la O può trascrivere sia la vocale posteriore semiaperta arrotondata (pronuncia /ɔ/, detta "O aperta"), sia la vocale posteriore semichiusa arrotondata (pronuncia /o/, detta "O chiusa");

la U trascrive sempre la vocale posteriore chiusa arrotondata (pronuncia /u/), tranne quando è intervocalica, iniziale di parola oppure nella sequenza grafematica fissa "QU + vocale", nei quali casi trascrive la consonante approssimante labiovelare sonora (pronuncia /w/);

la I trascrive sempre la vocale anteriore chiusa non arrotondata (pronuncia /i/), tranne quando è intervocalica oppure è il primo elemento di un dittongo/trittongo iniziale di parola, nei quali casi trascrive la consonante approssimante palatale (pronuncia /j/).

Quando inoltre la I è posta fra la C, la G o il digramma SC e un'altra vocale, non si pronuncia e serve solo a trascrivere rispettivamente i suoni dolci della C o della G oppure il suono ʃ del digramma SC.

Da ricordare che quando la I o la U non hanno valore vocalico non possono ovviamente essere accentate.

Consonanti[modifica | modifica wikitesto]

L'alfabeto italiano si serve di 16 consonanti: B, C, D, F, G, H, L, M, N, P, Q, R, S, T, V, Z.

Di esse, come già detto, solo 10 grafemi (b, d, f, l, m, n, p, r, t, v) hanno un'esatta corrispondenza con altrettanti fonemi.

La C trascrive l'affricata postalveolare sorda (pronuncia [t͡∫], detto "C dolce") se seguita da E oppure I, trascrive l'occlusiva velare sorda (pronuncia [k], detta "C dura") se seguita da A, O, U, consonante oppure in finale di parola.

La G trascrive l'affricata postalveolare sonora (pronuncia [d͡ʒ], detto "G dolce") se seguita da E oppure I, trascrive l'occlusiva velare sonora (pronuncia [g], detta "G dura") se seguita da A, O, U consonante oppure in finale di parola.[1]

La S trascrive sia la fricativa alveolare sorda (pronuncia [s]) sia la corrispondente sonora (pronuncia [z]).

La Z trascrive sia l'affricata alveolare sorda (pronuncia [t͡s]) sia la corrispondente sonora (pronuncia [d͡z]).[2]

La H non trascrive nessun suono, ma serve dopo la C e la G per renderne i suoni duri davanti alla I e alla E (digrammi CH e GH), nelle interiezioni proprie "ah", "oh", "eh" e in alcune voci verbali, per evitare confusioni con parole omofone.[1]

La Q trascrive in ogni caso l'occlusiva velare sorda (pronuncia [k]), esattamente come la C dura.[3]

Digrammi e trigrammi[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Digrammi e trigrammi della lingua italiana.

Alcuni foni dell'italiano non corrispondono a nessun grafema, ma vengono trascritti per mezzo di digrammi o trigrammi:

Altri digrammi/trigrammi servono a trascrivere alcuni fonemi davanti a particolari vocali:

  • ch rende il suono /k/ della C dura davanti ad I ed E.
  • gh rende il suono /g/ della G dura davanti ad I ed E.
  • ci rende il suono /ʧ/ della C dolce davanti ad A, O ed U.
  • gi rende il suono /ʤ/ della G dolce davanti ad A, O ed U.
  • gli rende il suono /ʎ/ del digramma GL davanti ad A, E, O ed U[5].
  • sci rende il suono /ʃ/ del digramma SC davanti ad A, O ed U.

Segni diacritici[modifica | modifica wikitesto]

In italiano esistono due accenti e un ulteriore segno diacritico:

l'accento grave (`), indicante i suoni vocalici della A, della I e della U e i suoni aperti della O e della E;

l'accento acuto (´), indicante i suoni chiusi della O e della E;

il circonflesso (ˆ), erroneamente considerato un accento e ormai quasi scomparso, serve esclusivamente a indicare la contrazione della doppia "I" finale di alcuni plurali e voci verbali in "I" singola, ma è facoltativo (esempio: il principio, i principi/principî, dove evita confusioni col plurale di "principe").

Usata raramente e solo in poesia è inoltre la dieresi (¨), due puntini che servono a indicare che due vocali che normalmente in quella parola formano dittongo in quel caso non lo formano per pure esigenze di metrica. Si mette sempre sulla vocale più debole (esempio: nel sonetto di Foscolo "forse perché della fatal quïete", la dieresi, rompendo il dittongo -ie rende endecasillabo un verso che altrimenti avrebbe dieci sillabe).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Benvenuti Zanichelli - Intercultura blog - Lingua italiana e intercultura » Blog Archive » L'alfabeto italiano
  2. ^ Lettera zeta Z origini significato etimologia maiuscola minuscola alfabeto, su www.grammaticaitaliana.eu. URL consultato il 15 ottobre 2023.
  3. ^ Lettera Q q origini significato etimologia maiuscola minuscola, su www.grammaticaitaliana.eu. URL consultato il 15 ottobre 2023.
  4. ^ v. Digrammi e trigrammi della lingua italiana#Gli per i casi in cui ha semplice valore biconsonantico /gl/
  5. ^ v. Digrammi e trigrammi della lingua italiana#Gli per i casi in cui ha il semplice valore /gli/

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]