Regio XI Circus Maximus

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Regio XI Circus Maximus
Civiltàromana
Epocadall'VIII secolo a.C. al V secolo d.C.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneRoma
Amministrazione
PatrimonioRoma

La Regio XI Circus Maximus era l'undicesima delle 14 regioni di Roma augustea classificata poi nei Cataloghi regionari della metà del IV secolo. Prese il nome dal Circo Massimo, che era il principale monumento di questa regione.

A ovest raggiungeva la sponda sinistra del Tevere, a nord confinava con la Regio VIII Forum Romanum e con la Regio X Palatium, a sudest con la Regio I Porta Capena e con la Regio XII Piscina Publica, a sudovest con la Regio XIII Aventinus.

Topografia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: 14 regioni di Roma augustea.

La Regio XI augustea era principalmente costituita dal Circo Massimo e dall'area del Foro Olitorio/Foro Boario. Si sviluppava lungo la valle che separava Palatino e Aventino. Alla metà del IV secolo l'ampiezza della Regio era indicata nei Cataloghi regionari in 11.500 piedi romani, pari a circa 3.400 metri[1].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

La Regio era divisa in 19 vici (rioni)[2], 19 aediculae (edicole)[3], 2.600 insulae (caseggiati)[4], 89 domus (case patrizie)[5], 16 horrea (magazzini), 15 balnea (bagni), 20 laci (fontane) e 16 pistrina (panetterie). L'area era sorvegliata da 2 curatores e da 48 vicomagistri[1].

Principali monumenti pubblici[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Monumenti di Roma antica.

I principali monumenti pubblici di questa regione erano:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Cataloghi regionariREGIO XI CIRCVS MAXIMVS.
  2. ^ Così riporta la Notitia; 21 vici secondo il Curiosum.
  3. ^ Così riporta la Notitia; 21 aediculae secondo il Curiosum.
  4. ^ Così riporta la Notitia; 2.500 insulae secondo il Curiosum.
  5. ^ Così riporta la Notitia; 88 domus secondo il Curiosum.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
  • Cataloghi regionari. URL consultato il 10 novembre 2014 (archiviato dall'url originale l'8 giugno 2019).
Fonti storiografiche moderne
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