Melanopareia maximiliani

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Pettolunato capoliva
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
SuperclasseTetrapoda
ClasseAves
SottoclasseNeornithes
SuperordineNeognathae
OrdinePasseriformes
SottordineTyranni
InfraordineFurnariides
FamigliaMelanopareiidae
GenereMelanopareia
SpecieM. maximiliani
Nomenclatura binomiale
Melanopareia maximiliani
(d'Orbigny, 1835)

Il pettolunato capoliva o pettolunato del Chaco (Melanopareia maximiliani (d'Orbigny, 1835)) è uccello passeriforme appartenente alla famiglia Melanopareiidae[2].

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome scientifico della specie, maximiliani, rappresenta un omaggio al naturalista ed esploratore tedesco Maximilian zu Wied-Neuwied.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Misura 15 cm di lunghezza, per 16,7-18,2 g di peso[3]: a parità d'età, i maschi sono leggermente più grossi e pesanti rispetto alle femmine.

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

Illustrazione a cura di d'Orbigny.

Si tratta di uccelletti dall'aspetto paffuto e massiccio muniti di grossa testa arrotondata e allungata dal becco conico piuttosto corto e sottile, zampe forti e piuttosto lunghe, ali appuntite e coda lunga quanto il corpo, piuttosto sottile e dall'estremità squadrata.

Il piumaggio si presenta di colore grigio-olivastro su fronte, vertice, nuca, dorso, ali e coda, con presenza di decise sfumature di color nocciola su queste ultime due parti: la gola ed il sopracciglio sono di color giallo ocra, mentre la mascherina facciale (che si prolunga sulle guance e sui lati del collo) è nerastra. Petto e ventre sono di color bruno-ruggine, col sottocoda che è bruno-grigiastro: sulla parte superiore del petto, al confine col giallo golare, è presente una banda trasversale nera a forma di mezzaluna. Al centro del dorso è presente una macchia circolare biancastra, ben visibile quando l'animale spiega le ali.

Il becco si presenta di colore nerastro, le zampe sono di colore grigio-rosato e gli occhi sono di colore bruno scuro.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Il pettolunato capoliva è un uccello diurno e solitario (sebbene possa capitare di osservarlo in coppie), piuttosto guardingo, che passa la maggior parte della giornata muovendosi al suolo o fra i rami bassi degli arbusti, verosimilmente alla ricerca di cibo.

Il richiamo di questi uccelli è composto da una serie di 3-7 note, generalmente emesse in crescendo, corte, acute e liquide: le popolazioni più meridionali presentano richiami marcatamente più veloci rispetto a quelle diffuse nel resto dell'areale[4].

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

La dieta di questi animali rimane ignota.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

La stagione riproduttiva sembra estendersi da settembre a dicembre, ma l'osservazione di giovani appena involati in aprile porterebbe a supporre un'attività riproduttiva potenzialmente presente durante tutto l'anno[3]: si tratta molto probabilmente di uccelli monogami.

Il nido ha forma globosa e viene costruito intrecciando rametti e fibre vegetali ed ubicato al suolo o fra i rami bassi di un arbusto, ben nascosto fra il fogliame: mancano altre informazioni circa la riproduzione.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Esemplare nel dipartimento di Anta.

Il pettolunato capoliva è diffuso in Sudamerica centrale, occupando un areale che si estende dalle pendici orientali (le cosiddette yungas) delle Ande dalla Bolivia centrale (a sud di La Paz) all'Argentina settentrionale (province di San Luis orientale, Cordoba occidentale e Formosa, attraverso il Gran Chaco paraguayano.

L'habitat di questi uccelli è rappresentato dalle aree aride erbose e cespugliose fra i 1700 ed i 2950 m di quota (sebbene questi uccelli possano essere sporadicamente osservati giù fino a 1200 m di quota)[3].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Se ne riconoscono tre sottospecie[2]:

La sottospecie pallida (ed in particolare le popolazioni dell'estremità meridionale dell'areale della suddetta, che potrebbe rappresentare addirittura un taxon distinto[3]) presenza differenze nelle vocalizzazioni rispetto alle altre, il che potrebbe comportarne l'elevazione al rango di specie a sé stante[4]: le affinità filetiche delle popolazioni del dipartimento di Cochabamba rimangono incerte e andrebbero approfondite[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) BirdLife International 2012, Melanopareia maximiliani, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Melanopareiidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 9 dicembre 2018.
  3. ^ a b c d e (EN) Olive-crowned Crescentchest (Melanopareia maximiliani), su HBW Alive. URL consultato il 9 dicembre 2018.
  4. ^ a b Boesman, P., Notes on the vocalizations of Olive-crowned Crescentchest (Melanopareia maximiliani), in HBW Alive Ornithological Note, n. 67, 2016.

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