Gaio Rabirio (poeta)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
La battaglia di Azio in un dipinto di Lorenzo A. Castro, 1672.

Gaio (?) Rabirio (in latino Gaius Rabirius; Roma, ... – 8 d.C. circa) è stato un poeta romano, esponente dell'epica storica celebrativa.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di Rabirio non abbiamo notizie biografiche certe: viene comunemente datato all'età augustea sulla base di una testimonianza di Ovidio[1], che lo pone tra i poeti celebri della sua epoca e da Velleio Patercolo[2], che lo inserisce tra i grandi ingenia dell'epoca.

Bellum civile[modifica | modifica wikitesto]

Sulla base dei 5 brevissimi frammenti pervenuti[3], lo si ritiene autore di un poema epico storico sulla guerra civile tra Augusto e Marco Antonio: si tratterebbe, in effetti, per la mistione tra storia ed erudizione presente nei versi pervenuti, di una sorta di precursore di Lucano Nei frammenti pervenutici, notevole è il Fr. 2, che richiamerebbe, secondo la fonte che lo cita[4], le ultime parole di Antonio morente: hoc habeo, quodcumque dedi e che sarebbe stato riecheggiato in Lucano[5]: probabilmente Rabirio aveva, come sarebbe stato nella Pharsalia, una tendenza stoicheggiante che si rifletteva in una sorta di epica declamatoria.
Probabilmente il poeta si concentrava sulla battaglia di Azio e gli eventi precedenti, visto che sempre Ovidio afferma che Rabirio avrebbe trattato di battaglie navali[6] e della guerra in Egitto[7]. Dopo la scoperta di un papiro di Ercolano sulla battaglia di Azio[8], di 67 versi, gli è stato attribuito questo frammento, per consonanza di argomento[9]: molti studiosi, comunque, a causa dello stile sciatto e mediocre del brano, tendono ad assegnarlo ad una composizione scolastica più tarda[10].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Epistulae ex Ponto, IV 16, 5.
  2. ^ II 36, 3.
  3. ^ Frr. 230-234 Hollis.
  4. ^ Seneca, De beneficiis, VI 3, 1: "Mi pare davvero bello come Marco Antonio, nel poeta Rabirio, quando vede che la fortuna passa da lui ad altri e che ormai gli resta solo la possibilità di morire, ma anche questa a patto che la sfrutti immediatamente, dica: Ho ciò che ho donato.".
  5. ^ VII, 647-666.
  6. ^ Epistulae ex Ponto, IV 16, 21: velivolique maris vates ("poeta del mare pieno di vele").
  7. ^ Epistulae ex Ponto, IV 16, 23: quique acies Libycas Romanaque proelia dixit (e lui che cantò le schiere africane e le battaglie romane").
  8. ^ P. Herc. 817.
  9. ^ G. Garuti, C Rabirius Bellum Actiacum, Bologna 1958.
  10. ^ A. S. Hollis, Fragments of Roman poetry, Oxford, University Press, 2007, pp. 384-385.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • P. Frassinetti, Sul Bellum Actiacum (Pap Herc. 817), in "Athenaeum", 38 (1960), pp. 299-309.
  • H. W. Benario, The Carmen de Bello Actiaco and Early Imperial Epic, in "ANRW" II (1983), n. 30.3, pp. 1656-1662.
  • A. S. Hollis, Fragments of Roman poetry, Oxford, University Press, 2007, pp. 382-388.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN59431091 · ISNI (EN0000 0000 5090 7015 · CERL cnp00539580 · LCCN (ENnr95021143 · GND (DE118827332 · BNE (ESXX1013652 (data) · J9U (ENHE987007390683405171