Epicari

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Epicari (... – ...; fl. I secolo) fu una liberta che partecipò alla congiura pisoniana contro Nerone.

Publio Cornelio Tacito negli Annales afferma che lei cercò di convincere Volusio Proculo o Valerio Proculo, un ufficiale neroniano, ad uccidere l'imperatore.

L'ufficiale invece svelò la congiura. Epicari fu arrestata ma negò la congiura. Torturata, si suicidò per non fare i nomi dei congiurati.

Un esempio di grande coraggio riferito dallo stesso Tacito, è la morte di Epicari, suicida pur di non rivelare i nomi dei complici dopo essere stata più volte torturata: "Fulgido esempio di eroismo, dato da una donna, una liberta, che in un così grande pericolo volle proteggere degli estranei e quasi degli sconosciuti, mentre degli uomini nati liberi, dei cavalieri e dei senatori romani, senza essere sottoposti a tortura, tradivano ognuno le persone più care"

Giovanni Boccaccio la cita nel suo libro sulle donne illustri "De mulieribus claris".

Ippolito D’Aste, drammaturgo ligure (Recco 1809-Genova 1866), compose una tragedia intitolata “Epicari e Nerone”, proponendola come una poetessa greca convertitasi al Cristianesimo ma in realtà allontanandosi dalle fonti storiche. Il personaggio è stato riscoperto proprio negli ultimi anni. Federica Introna, filologa, docente e scrittrice, ne ha fatto la protagonista del suo romanzo storico “La Congiura”, ripresentandola secondo la lezione tacitiana come eroina della libertà.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Tacito, Annales, XV,57.

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